Un dipendente Maserati respinge la proposta di Stellantis
«Scorso anno solo settanta giorni di lavoro, persi settemila euro secchi: non ho potuto festeggiare i trent’anni di matrimonio con mia moglie», dice Gino, sindacalista sì, ma dipendente determinato, irremovibile dalle sue posizioni. Il suo sfogo sul Corriere di Bologna. «Nel 2023 proposero tre mesi a Mirafiori: chi accettò è ancora lì», rivela
Storie di tutti i giorni. Forse non ancora, ma la traiettoria che stiamo prendendo, specie nel settore automobilistico (e qui la Ferrari c’entra poco, anche se riconducibile alla Real casa), è di quelle preoccupanti. Fra gli inviti ai dipendenti scaturiti in queste settimana dai vertici della Maserati, quello di riempire le valigie, svuotare ancora di forza-lavoro il nostro Paese e “ande’ a lavura’ fur!”. E dove, se non in una comoda Serbia, dove tutto costa meno e puoi vivere principescamente. Come i nostri pensionati in Portogallo (una volta, però!).
E, allora, un po’ per il ruolo, un po’ perché cocciuti si nasce, ecco che il Gino che non ti aspetti, sindacalista, invece di mercanteggiare tira la voce fuori dal coro. Cinquantasette anni, sindacalista, da trentacinque dipendente della Maserati a Modena da 35 anni. L’anno scorso, scrive Alessandra Testa per il “Corriere di Bologna”, dorso del Corriere della sera, quotidiano autorevole ed imparziale, Gino ha lavorato solo una settantina di giorni, il resto del tempo è stato in cassa integrazione.

DUE STIPENDI IN UN ANNO
«Stipendio pieno solo due volte», racconta alla giornalista, cui sottolinea che anche quest’anno non si può dire che stia andando meglio. «Non so cosa sia un cartellino da timbrare», ha dichiarato sostanzialmente il dipendente Maserati che non nasconde quel pizzico di disappunto di chi ha dato tanto, tutto diremmo, considerando i trentacinque anni suonati fa assi, bulloni, cerchioni e quant’altro.
Un’occasione per tornare in fabbrica. «Dopo mesi di stop, mi hanno richiamato per una settimana, in virtù di una piccola commessa sulla Mc20: lavoro al testing, la fase finale della produzione della supersportiva», ha spiegato Gino.
«Nel 2024 ho perso almeno settemila euro di entrate: tagliamo qua e là: niente viaggio per festeggiare i trent’anni di matrimonio con mia moglie!». Puntuale, la domanda della cronista, a proposito di una delle proposte dei vertici aziendali, secondo alcuni considerate irricevibili, a proposito del prendere in considerazione la proposta di andare in Serbia. «Alla mia età non ci penso proprio – risponde il dipendente richiamato per una settimana – a preparare la valigia e a lasciare la mia famiglia: sono padre, marito e anche nonno di una bambina». La Serbia è lontana, e come se non bastasse, aggiunge, «sta vivendo una situazione geopolitica preoccupante».

PROPOSTA CON WHATSAPP
Come spesso accade, in tempi di social, il tatto va a farsi benedire. e la proposta della Serbia arriva con un clic. «Il nostro responsabile – racconta – ha mandato un messaggio nel gruppo Whatsapp; i componenti del reparto sono una decina e nessuno per ora ha deciso di accettare». Gino, senza tanti giri di parole: «Riteniamo la proposta della serie “Se avete voglia di lavorare, andate in Serbia” quantomeno inopportuna».
Proposta a prima vista “incoraggiante”. Nemmeno per sogno e il sindacalista ce lo spiega, passo dopo passo. «Sei mesi di trasferta con possibilità di rientrare a casa ogni 45 giorni: vitto, alloggio e indennità di trasferta di 25 euro; prenderei il mio stipendio pieno di 1.700 euro più circa 1.000 euro: la cosa inaccettabile è che la proposta è arrivata senza alcun passaggio preventivo con noi rappresentanti sindacali: messaggi, indistintamente, a tutti i lavoratori del reparto di competenza».

SE PERO’ DA MIRAFIORI…
“Ci sono operai di altri reparti che stanno valutando di accettare la trasferta in Serbia?”, insiste la giornalista. «Con gli ammortizzatori sociali in corso, non ci vediamo tutti insieme da mesi; con buste paga sempre più sottili e i prezzi alle stelle, non escludo che qualcuno in difficoltà alla fine lo faccia; non è la prima volta che Stellantis propone trasferte del genere».
Due anni fa un’offerta simile. «Nel 2023 proposero tre mesi a Mirafiori; chi accettò è ancora lì, la trasferta è su base volontaria, ma resta il “ricatto” del “se torni, ti rimettiamo in cassa”. Situazioni che abbiamo già vissuto». Infine, per Gino e colleghi modenesi, una notizia incoraggiante. Meno buona, evidentemente, per i “milanesi”. «Il trasferimento da Mirafiori della produzione delle GranCabrio e GranTurismo potrebbe essere una buona notizia per riportare a Modena tutta la divisione delle auto di lusso».