Alvaro Vitali, da star degli incassi ad una pensione modesta

Anni 80, guadagnava anche novanta milioni di vecchie lire a film. Poi il declino. «Ringrazio Verdone per avermi chiamato per la sua serie televisiva, “Vita da Carlo”: persona splendida, grande sensibilità». E l’attore-regista: «Non è solo Pierino, è Fellini, una biblioteca di aneddoti, ricordi di un cinema ormai lontano». Nonostante la necessità ha detto no al Grande Fratello: «Grazie, nun me serve…»

 

«Con Alvaro Vitali pronti per girare una scena di un sogno che diventerà un incubo: Alvaro non è solo Pierino, è Fellini!». Non solo. «E’ una cara persona, una biblioteca di aneddoti, ricordi di un cinema ormai lontano». Carlo Verdone, due parole sui social a proposito della presenza di “Pierino” nella quarta serie di “Vita da Carlo” in onda su Paramount+. Ci arriviamo a breve. Prima un passetto indietro. «Posso dire che a Taranto sono di casa, lo stesso nel resto della Puglia, per quanti film ho girato qui con Lino Banfi e Gianfranco D’Angelo: non solo Taranto, ma anche Martina Franca, Alberobello, Locorotondo, Trani…». Nostalgia di quei tempi. «Al cinema c’era spazio per qualsiasi progetto, film seri, importanti, ma anche commedie, quelle con il sottoscritto e quelle con lo stesso Banfi, Verdone, Celentano, Abatantuono, Boldi e De Sica; poi arrivò “Pierino”, una delle maschere del nostro cinema, checché se ne dica, campione d’incassi, me la giocavo con tutte le produzioni importanti: con me i produttori investivano dieci e guadagnavano cento…». Altri tempi. Poi, finalmente, è arrivato Verdone, che ha riposizionato Alvaro Vitali fra i nomi di spicco di una tv che ha soppiantato il cinema di cassetta.

 

 

VERDONE, CORE DE ROMA…

Verdone dimostra una volta di più grande tatto e un cuore altrettanto grande. Non lo dice, mai lo dirà a chiare lettere. Semplice. «Se non avessi avuto un’idea funzionale alla mia serie tv, non lo avrei invitato: non l’ho chiamato per aiutarlo, Alvaro non ha bisogno di Verdone, sa perfettamente quello che vuole e può ancora dare; io gli ho dato questa occasione…». L’idea al centro. Altrimenti l’artista che ha strappato risate a buon mercato negli Anni 70 e 80 al cinema, non avrebbe fatto parte del cast. Per due motivi: la gente se ne accorgerebbe, ma prima del pubblico lo stesso Vitali, che non è personaggio di primo pelo. Il primo, il regista, l’attore, l’autore di se stesso, ha superato brillantemente anche quella critica che lo accusava di stanchezza. Verdone, un intellettuale, viene dal liceo e dall’università, da una famiglia di docenti, il papà Mario, insegnante di Storia e critica del cinema, e direttore del Centro sperimentale di cinematografia a Roma.

Verdone, cuore grande. Durante le riprese di “Troppo forte”, seppe che Mario Brega, caratterista di altri suoi film di successo, c’era rimasto male una volta che aveva saputo che in quel film lui non era nel cast. Così si inventò “Sergio”, boss delle scommesse clandestine. Poche pose, ma significative. C’era di mezzo anche Sergio Leone, che dava spesso un colpo al cerchio e uno alla botte. La storia della pensioncina da milletrecento euro, dopo guadagni milionari ai tempi della lira, insomma, deve aver colpito Carlo. Così ha imbarcato Alvaro.

 

 

«MI SPEZZO MA NON MI PIEGO…»

Vitali è uno scaltro, si spezza ma non si piega. Si mette in gioco. Lo invitano in tv, talvolta cercando di fare ascolti col “dolore” dal quale puntualmente il “Pierino” cinematografico sfugge. Si smarca con stile. Visto che c’è racconta di un Banfi che si sarebbe dileguato. Certo, parla anche di “coppia irresistibile”, ma il Lino nazionale era ormai lanciato nei movie-movie, nelle commedie all’italiana: suoi partner, Dorelli, Celentano, Villaggio, Pozzetto, Abatantuono

Vitali in una intervista rilasciata al Corriere della sera e ripresa da “Open”, giornale online fondato da Enrico Mentana, dice che Carlo Verdone gli ha «ridato ossigeno». Non ha passato un buon periodo, tanto da sentirsi «ignorato dal mondo del cinema e dello spettacolo». Il mitico “Pierino” della commedia all’italiana ha spiegato la sua reazione alla chiamata del regista romano per la quarta stagione di Vita da Carlo su Paramount+. «Una persona meravigliosa – ha spiegato Vitali al Corsera – la sua telefonata è stata una sorpresa: lo ringrazio tantissimo, ci voleva aria nuova per me, lui mi ha ridato ossigeno».

 

 

FELLINI, IL SALTO, LA CADUTA

Il primo Alvaro Vitali aveva preso parte a film diretti da Fellini: Satyricon, I clowns, Roma e Amarcord. Poi il successo popolare e anche economico con la serie su “Pierino” e le commedie sexy. «Ora sono cult: la gente mi ferma per strada per chiedermi di farne altri; altro che le vacanze di Natale, questo è il genere che manca». Ha il dente un po’ avvelenato, ma ci sta tutto.

Vitali guadagnava bene. «Ero solo, i soldi all’epoca avevano un certo valore, se mi piaceva una macchina la compravo: con cinquanta milioni di lire comprai il duetto dell’Alfa». Esame di coscienza. «Oggi mi dico: che stupido, se li tenevo, li avevo ancora: sperperati quasi tutti, poi ho capito e ho cominciato a compare case, cose che restano».

Anni Ottanta, anche novanta milioni di lire per un solo film. Oggi, purtroppo, prende una pensione: «Buona, arrivo a milletrecento, millequattrocento euro, ma francamente per aver fatto qualcosa come centocinquanta film è bassa, le produzioni fregavano sui contribuiti: io facevo un mese di riprese, loro segnavano due settimane». Ma adesso c’è Carlo, la serie televisiva, una sorta di ritorno. Magari il successo lo pone daccapo al centro di altre produzioni fra cinema e tv, chi può dirlo. A Carlo ha detto subito sì; a Signorini, per il Grande Fratello, ha risposto no. «Con tutto il rispetto, lì vanno quelli che vogliono farsi conoscere o farsi i soldi: per ora nun me serve».