Nel nome della “rosa”

Cresce e contribuisce autorevolmente allo sviluppo del Paese la quota delle donne in carriera

Annalisa Russo, CEO di Other Souls e imprenditrice martinese, si fregia del riconoscimento di StartupItalia. «Essere tra le donne innovatrici del nostro Paese è motivo di grande orgoglio e immensa felicità», dice l’interessata. «“Unstoppable Women”, “donne inarrestabili”, non è una celebrazione al femminile per quante hanno già raggiunto traguardi significativi, ma un impegno per restituire alla community storie di professioniste, artiste, scienziate, sportive da seguire», riporta il sito del nuovo polo digitale

 

C’è tutto un mondo al femminile che abbraccia le imprese. Oggi, più che mai, le donne in carriera ricoprono ruoli di grande responsabilità. E bene fa StartupItalia, il nuovo polo digitale dell’innovazione tecnologica,  ad incoraggiare e promuovere donne che hanno grandi qualità senza il cui contributo l’Italia sarebbe un Paese incompiuto.

Breve e doverosa premessa ad una delle notizie che circolano in questi giorni. Una di queste è la pubblicazione, anche quest’anno nel cuore caldo di agosto, sul sito StartupItalia dell’elenco di creative, imprenditrici, investitrici, ricercatrici, manager, professioniste, startupper italiane, ciascuna punta di riferimento del suo settore. Fra le imprenditrici di casa nostra, spicca il nome di Annalisa Russo, martinese, attiva nel campo dell’editoria con Other Souls, progetto innovativo nato con l’obiettivo primario di riscrivere le dinamiche che presiedono l’editoria e il publishing tecnologico: un ponte tra la letteratura moderna e la transizione digitale.

 

 

ANNALISA, IRREFRENABILE

«“Unstoppable Women”, “donne inarrestabili” – spiega il sito di StartupItalia, a firma di Chaiara Trombetta, a proposito della selezione dell’autorevole quota rosa che in modo così importante contribuisce alla crescita del nostro Paese – non vuole essere una celebrazione delle donne che hanno già raggiunto traguardi significativi, ma un impegno per restituire alla community storie di professioniste, artiste, scienziate, sportive da seguire, per ispirarsi, per trovare quel senso di appartenenza e di spazio di confronto aperto e senza filtri; l’obiettivo è essere sempre di più e non creare barriere o classifiche».

«Ringrazio Unstoppablewomen di StartupItalia – dice la Ceo di Other Souls – per questo importante riconoscimento; essere tra le donne innovatrici del nostro Paese è motivo di grande orgoglio e immensa felicità; vorrei rivolgere i complimenti alle mie compagne di viaggio, molte delle quali ho la fortuna di conoscere personalmente; essere una donna a capo di un’impresa innovativa in Italia, e nel mio caso al Sud, significa ancora oggi, abbattere muri e porsi spesso in posizioni scomode, ma creare degli obiettivi comuni, vincere il pregiudizio e lavorare strenuamente per il benessere di tanti e lo sviluppo del nostro Paese non ha prezzo; non dimentichiamo che le Unstoppable Women sono pioniere caparbie e coraggiose che hanno a cuore i bisogni di tanti».

 

 

DONNE IN CARRIERA, CRESCONO

Negli anni la lista si è allargata sempre più – riporta StartupItalia – per approfondire e raccontare le tante storie di sportive, artiste, scienziate, professioniste che si distinguono per il loro impegno e che troppo spesso vivono dietro le quinte e risultano invisibili. L’occasione fornisce un modo per confrontarsi, riflettere per comprendere a che punto ci si trova insieme e, viene sottolineato, fare un punto sullo stato dell’arte.

Le donne che hanno capacità e legittimamente aspirano a posizioni di potere, si trovano spesso in conflitto con un mondo che ancora fatica ad accettarle del tutto; è una realtà che a volte sembra bruciare, un’ingiustizia che prosegue nonostante i tempi e le tante tante parole spese in nome non solo della parità, ma anche del progresso.

In Italia, le imprese guidate da donne rappresentano appena il 23% del totale, una percentuale che esige un cambiamento. Siamo ancora lontani anche dalla media europea del 32%. Nel mondo delle startup invece si registra una crescita lenta: sono 2.200 le iniziative al femminile registrate a giugno 2024 (sul totale di oltre 15.000 startup). Si avanza con un passo incerto, ostacolato da barriere sia culturali che strutturali. Se guardiamo all’Europa, in questo caso i dati non migliorano, solo il 7% delle aziende è guidato da una CEO donna. Un numero ancora davvero troppo basso e le donne continuano a essere pagate meno dei loro colleghi maschi, una disparità che continua a ripetersi a dispetto della parità formale che a volte si racconta.

Madonna, meglio la Puglia

La popstar visita l’Italia, pensa al Salento

Un gestore romano. «Hanno ordinato Coca-Cola, aranciate, caffè e cappuccini freddi…». Con tutto il rispetto per la capitale, ma anche gli altri luoghi visitati, qui la grande artista ha solo avuto l’imbarazzo della scelta: riso, patate e cozze, orecchiette con le cime di rapa, cozze arraganate. E vino Primitivo, friselle con olio e pomodoro, focaccia barese, taralli, puccia pugliese, panzerotti al forno. Roba da diventare matti

 

Madonna stavolta non è apparsa in Puglia, ma ha consegnato ai suoi amici ed ai più stretti collaboratori, un messaggio consolante per tutti noi che amiamo questa stella di prima grandezza nel firmamento della canzone e del cinema. Per farla breve, in questi giorni pare si sia lasciata sfuggire, e nemmeno una sola volta, che la Puglia e il Salento occupano (e occuperanno) per sempre un posto privilegiato nel suo cuore.

«Amo questo angolo d’Italia», ebbe a dire l’artista statunitense di origini italiane, in più di un’occasione. Non appena i suoi impegni lo permettevano, ecco che Madonna Louise Veronica Ciccone, si fiondava in Puglia. Ufficialmente per tre volte, e per tre volte per festeggiare il suo compleanno.

Non lasciatevi ingannare dalla sintesi in tre righe. Pensate a una popstar, una donna piena di attività artistiche da qui ai prossimi dieci anni, non solo come produttrice, autrice, cantante, promoter di se stessa e dei brand a lei legati. Fatto? Bene, ora pensate alla sua personale agenda, zeppa di numeri telefonici, un interminabile numero di inviti, amici illustri e date su date. Bene, Madonna, mesi e mesi prima del suo compleanno, prende questa sua famigerata agenda – questa non un’altra – e va a trovare “16 agosto”, anniversario della sua nascita e lo cerchia in rosso. Non per un solo giorno, ma per diversi giorni, prima e dopo il suo compleanno. Una volta in Italia, è il caso di rilassarsi, festeggiare sì, ma anche godersi un sano relax, fra il proverbiale ritiro di Borgo Egnazia, a Savelletri di Fasano (Brindisi) e il circondario, fatto di barocco e vicoli, di gente appassionata e rispettosa.

 

 

MA IL SALENTO E’ NEL CUORE

Stavolta, però, Salento nel cuore, ha ceduto a pressioni, legittime – l’Italia è bella tutta, sette vite per visitarla non sarebbero sufficienti – e il 16 agosto è andato a festeggiarlo a Pompei. Con la discrezione che, però ammanta una popstar, qualcosa come una “coda” di otto van, una sorta di bus blindati, tanto che la gente non ha un solo indizio per comprendere dove la loro beniamina viaggi.  Dunque, Pompei. Madonna è arrivata la sera del 16 intorno alle 22,30 al Parco archeologico di Pompei. Qui era attesa per una visita privata agli scavi. All’ingresso, si diceva, otto van: una trentina di persone, fra queste il fidanzato Akeem Morris, le due figlie Ester e Stella e gli amici più cari.

Delusi i fan che hanno atteso per ore. La popstar non si è fermata – un percorso netto forse suggerito per motivi prudenziali dalle stesse forze dell’ordine – per dirigersi all’interno degli scavi archeologici, dove avrebbe visitato zone selezionate: il Quartiere dei teatri, la Casa del Menandro e la Casa dei Ceii.

Non solo Pompei, anche Roma. «Tutto mi aspettavo tranne che di vedere Madonna – ha raccontato all’AdnKronos Roberto Vanzo, titolare del Bibo, storico bar e ristorante di Piazza Santi Apostoli – certo, siamo abituati a vedere le forze dell’ordine che passano in massa davanti al nostro locale, tanto che pensavamo a una manifestazione, invece sono arrivati macchinoni e i primi assistenti di Madonna, che abbiamo accolto nel nostro dehors. Poi, è arrivata lei». Da non crederci.

 

 

PREFERISCO IL PRIMITIVO…

La regina del pop ha passato oltre un’ora in compagnia del suo staff. Nessun menù. «Solo da bere, e pochissimo alcol: Coca-Cola, aranciate, caffè e cappuccini freddi, qualche bottiglia d’acqua e molti frullati di frutta: sono fissati con questi milk shake e poi giusto qualche Spritz, null’altro».

«Foto-ricordo – conclude il titolare del Bibo, con una battuta che farà morire d’invidia lo stuolo di fan all’esterno del locale – ne abbiamo fatte una trentina: una giornata meravigliosa, una novità e un regalo con i fiocchi per un locale che compie sessant’anni…». Certo, qui, in Puglia, sarebbe stata un’altra cosa, ma va bene così, purché quel cordone ombelicale che lega la Ciccone alla “sua” Italia, continui ad esistere. Come continuerà ad esistere il suo legame con la Puglia e il Salento. Qui, i menù fanno a cazzotti. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Riso, patate e cozze, orecchiette con le cime di rapa, cozze arraganate. E, ancora, vino Primitivo, friselle con olio e pomodoro, focaccia barese, taralli, puccia pugliese, panzerotti al forno. C’è da diventare matti. E questo, Madonna lo sa.

«Trullo, magico rifugio»

Lucia Silvestri, creative director di “Bulgari”

Ci sono voluti cinque anni, un giro fra le campagne di Alberobello. Scovata la costruzione, decadente, l’intervento per restituire il manufatto a nuova vita e goderselo. «La sera qui è magico, m piace prendere un aperitivo nel cortile e guardare il cielo pieno di stelle…», ha confessato al periodico Bazaar

 

E anche il trullo ha la sua griffe. Con il massimo rispetto su quelle che sono le regole da rispettare e non possono derogare a piacimento. Ci pensa una griffe importante, il braccio creativo di “Bulgari”, Lucia Silvestri, a dare al trullo quello che è del trullo: una struttura povera, pensata ai suoi primordi come il deposito degli attrezzi da lavoro di contadini e agricoltori. Sia che lavorassero la propria, sia che lavorassero la terra altrui. Per poi diventare abitazioni, da monolocale a costruzioni di tre, quattro trulli insieme. La storia è lunga, meglio tenerci sulla notizia, scovata e rilanciata dalla rivista Bazaar, anche questa una griffe, sicuramente una delle più importanti in circolazione, in Italia e all’estero.

Ma il passo indietro, prima di parlare (scrivere, è meglio…) del trullo con tanto di griffe, è comunque necessario. Dunque. Fave e cicoria, frisella olio e pomodoro. Sono solo alcune delle soluzioni veloci e da qualche tempo anche costose, nonostante gli ingredienti, buonissimi non diciamo di no, non giustifichino prezzi esagerati.

Partiamo da una soluzione, più che una cucina balisare, basica direbbero quelli aggiornati e fagocitati da internet, per introdurvi a un ragionamento molto semplice: quanto piace ormai a chiunque la Puglia?

 

 

PASSO INDIETRO

Facessimo un passo indietro, fino ad arrivare ai primi innamoramenti della nostra Penisola – ci riferiamo al Tacco d’Italia – ci accorgeremmo che il fenomeno ci è letteralmente scoppiato fra le mani, senza che avessimo il tempo di accorgercene.

Bene, qualcuno se n’è accorto, voleva investire e cementificare ovunque, senza problemi e, una volta stoppato, ha avuto il barbaro coraggio di darci dell’“ignoranti”, solo perché difendevamo la natura, il numero chiuso di turisti sui quali la nostra economia si era sempre mantenuta.

La creative director di Bulgari, Lucia Silvestri – scriveva giorni fa Bazaar – trascorre molto tempo alla ricerca di gemme eccezionali; quando lo fa, non si concentra solo sul colore e sul taglio di un gioiello ma cerca anche vibrazioni positive. «Cerco pietre che mi parlino», dice la Silvestri, quando tiene in mano una gemma speciale. Perchè riesce a percepirne l’energia e, quando sei anni fa ha visitato per la prima volta la Puglia – aggiunge sempre Bazaar – ha sperimentato immediatamente le stesse sensazioni positive. «Quando sono arrivata in Puglia – dice – ho sentito un forte legame: mi sono subito rilassata e sentita a casa». Parole sue.

 

AMORE A PRIMA VISTA

E’ stato dopo uno dei suoi viaggi, stavolta a Sud della capitale, dove ha casa Lucia Silvestri, a spingere prima la sua curiosità, poi a lasciarsi andare ad un fascino così contagioso: quello per la Puglia, appunto, e per quanto la circonda e ha fatto diventare questa terra proverbiale: a cominciare dai trulli. «Sarebbe bello metterci mano – abbiamo pensato noi provando per un momento a sostituirci alla creative director – sempre nel rispetto della salvaguardia di queste opere secolari».

E’ qui che la donna ha conosciuto la vita in una di queste storiche case in pietra calcarea sormontate da un tetto conico, tipiche della Puglia e che sembrano uscite da una fiaba. Pensateci, sembra davvero che i trulli siano sbucati da una favola. Il resto lo ha fatto Alberobello, patrimonio mondiale dell’Unesco. E’ di tutto questo che l’elemento di punta di “Bulgari” è rimasto affascinato, per mettersi successivamente (e personalmente) alla ricerca di un trullo perché questo diventasse finalmente tutto suo.

 

 

«ECCOLO, E’ MIO!»

Infine, eccolo finalmente: costruito nel 1600, il fatiscente trullo in pietra era fatiscente. Era, insomma, in uno stato non troppo incoraggiante, tanto da rendere complicato il restauro. I trulli, infatti, spiegavamo, sono protetti da regole severe imposte dal governo, ma la casa – finalmente – è stata completata dopo una ristrutturazione durata cinque anni.

Cinque anni, alla fine dei quali Lucia Silvestri ha finalmente tirato un sospiro di soddisfazione. «La sera qui è magico, m piace prendere un aperitivo nel cortile e guardare il cielo pieno di stelle e le luci della valle sottostante: qui dormo molto bene, nessun rumore, solo qualche cinguettio di uccelli». «Non potete immaginare quanto ci sia da scoprire in questa regione», confessa a Bazaar. Confessa alcuni dei suoi luoghi preferiti per il fine settimana: Martina Franca, per la sua architettura barocca; Ostuni, conosciuta come la Città Bianca, per il suo meraviglioso mercato dell’antiquariato; i chilometri di spiagge di sabbia bianca della Puglia. Benvenuta a casa.

«Khaleesi? No, ci spiace»

Storia di un passaporto negato a causa di un nome “originale”

Lucy, mamma sui quaranta, appassionata della serie televisiva “Il trono di spade” chiama sua figlia con un nome in un primo momento “irregolare”. C’è di mezzo la Warner Bros che detiene il marchio di fabbrica sulla produzione tv su HBO. L’intervento di un avvocato, il lieto fine come uno di quei film americani…

 

Negato il passaporto a una ragazza. Ha il nome di un personaggio della serie televisiva di successo “Il trono di spade”. Succede anche questo, sì. Partiamo dal fatto che, restando nel rispetto delle leggi e senza offendere alcuno, uno attribuisce al proprio figlio, alla propria figlia, il nome che più gli o le aggrada. Del resto, una legge prevede che una volta diventato maturo il soggetto quel nome, qualora lo sentisse scomodo, può cambiarlo. Restiamo curiosi, per esempio, se Nathan Falco, proseguirà con questo suo doppio nome o farà un dispetto al celebre papà cambiandoselo. Ma questa è davvero un’altra storia. Ciò detto, basterebbe che un genitore riflettesse appena e scegliesse un nome più, come dire, normale. Ma sia fatta la sua volontà.

Ma torniamo a noi, alla storia sulla quale stavolta abbiamo voluto soffermarci. Mamma si chiama Lucy, il suo nome le sta anche bene, ma per la figlia ha pensato a qualcosa di originale, possiamo anche dirlo: Khaleesi. Originale, no? Troppo.

 

 

GALEOTTA FU LA SERIE TV…

Partiamo dal fatto che quando un qualcosa, al cinema o in tv in questo caso, appassiona fortemente lo spettatore, può creare una sorta di corto circuito. Colpa di una serie tv, a volte di una squadra di calcio, di basket: la voglia di creare un nodo con quella «benedetta roba che danno in tv» è troppo invitante. il desiderio di creare un legame è fortissimo.

E’ quanto succede a Lucy, si diceva, mamma prossima ai quarant’anni grande fan di una serie televisiva trasmessa dal canale americano HBO: Il trono di spade. E’ proprio questa serie ad ispirare mamma Lucy, che a un certo punto decide di chiamare la propria figliola appena nata Khaleesi. Lo stesso titolo che ha interessato Daenerys Targaryen dopo aver contratto matrimonio con Khai Drogo.

Una scelta che sulle prime lascia sbigottiti i parenti, ma Lucy è la mamma, Khaleesi è Khaleesi. Ben presto la scelta causa più di qualche contrattempo quando Lucy ha dovuto espletare per la sua bambina uno dei primi documenti personali, in particolare quando ha dovuto richiedere il passaporto.

 

 

«BENEDETTO AVVOCATO, GRAZIE!»

Mamma e figlia dovevano compiere il primo viaggio insieme, a Disneyland Paris, per essere precisi. E’ il primo viaggio importante di Lucy con sua figlia  Khaleesi. Sembra tutto apparecchiato quando giunge a casa della richiedente una lettera dell’ “Ufficio Passaporti”: «Ci spiace non poter espletare la pratica da Lei richiesta, in quanto occorre l’approvazione della Warner Bros in quanto è la Casa produttrice ad essere in possesso del “Marchio di fabbrica».  

Un fulmine a ciel sereno, racconta la donna alla BBC. «Era la prima volta che sentivo una cosa del genere, ma la gioia per la prima trasferta intercontinentale di Khaleesi sembrava veramente a un passo dall’esserle negata». Interviene, per fortuna, un avvocato: il trademark o marchio di fabbrica, non può essere esteso ai nomi. «Non capivo – prosegue Lucy nel racconto alla popolare tv – e mi sentivo frustrata; strano non si fosse creato alcun problema quando ho fatto richiesta del Certificato di nascita, anche quello era un atto formale». Ma tutto è bene ciò che finisce bene, così Khaleesi quando sarà più grandicella, oltre a qualche inevitabile sfottò da parte di qualche compagno di scuola, potrà rileggere un passaggio della sua giovane storia. Come il più classico dei film americani, finisce – provate a pensarci, mamma sulla soglia della porta, il postino che le ha appena consegnato una raccomandata – con una bella lettera di scuse da parte dell’Ufficio per il rilascio dei passaporti.

Spiagge, garantisce Vasco!

Nelle province di Lecce e Taranto, il mare più bello

Nel Salento spiccano Porto Selvaggio e Punta Prosciutto, in quello Ionico Marina di Pulsano e Castellaneta. E il rocker sceglie sempre questo angolo di Puglia, per le vacanze, ma anche per provare i suoi show

 

Le spiagge più belle sono qui, in Puglia. Dicono “Nel Salento”, ma con tutto il rispetto per i cugini leccesi, perché geograficamente questa zona cambia a seconda delle interpretazioni, tipo “privatizzare i profitti, socializzare le perdite”, le spiagge più belle sono in diverse delle marine, leccesi sì, ma anche tarantine, brindisine. Così quando proviamo a promuovere la Puglia, sarebbe più corretto dire che gli attrattori “marini” risiedono in tutto il Tacco dello Stivale, dalle Tremiti a Vieste, quando si parla della provincia di Foggia; Polignano a Mare e Lama Monachile, quando pensiamo a Bari; Marina di Pulsano, Lizzano e Leporano quando ci riferiamo alla provincia di Taranto, provincia ionica. Giusto per fare un paio di esempi.

Dunque, cominciamo dalla Baia di Porto Selvaggio, comune di Nardò (Lecce). La troviamo a metà tra Gallipoli e Porto Cesareo. Spiaggia rocciosa bagnata dal mar Ionio, la costa frastagliata si estende per sette chilometri in mezzo alla vegetazione, delimitata da Torre Uluzzo e Torre dell’Alto.

Punta Prosciutto è fra le spiagge più belle della costa salentina. Si trova nel comune di Porto Cesareo (Lecce), sabbia finissima e bianca, ma anche un breve tratto roccioso, vegetazione rigogliosa e selvaggia, anch’essa sul mar Ionio: alle spalle della spiaggia bianca, dune ricoperte della tipica vegetazione della macchia mediterranea.

 

 

PESCOLUSE, VERDE E PUNTA SUINA

Marina di Pescoluse (Lecce), vanta uno dei litorali più belli d’Italia. Sabbia finissima e mare trasparente: affaccia sul mar Ionio, sette chilometri di lunghezza, da Torre Pali fino a Torre Vado. Diversi gli stabilimenti balneari, che nelle serate estive si trasformano in luoghi della movida, per ballare sulla spiaggia fino a tarda notte.

Per restare in zona, Baia Verde, la spiaggia più celebre di Gallipoli (Lecce), una delle più note del Salento. Litorale bagnato dal mar Ionio, si estende per quattro chilometri si estende fino a Punta Pizzo. Anche qui, diversi stabilimenti, che si a tarda sera offrono musica e intrattenimento. Ancora Gallipoli (Lecce) con Punta Suina, una delle spiagge più affascinanti della Puglia. Bagnata dal mare ionico, caletta rocciosa, è una spiaggia attrezzata, ma offre anche un litorale “libero”. Il suo nome deriva dalla sporgenza che delinea le sembianze di un suino.

Il litorale di Torre Lapillo, Ugento (Lecce). Tredici chilometri di estensione, sabbia bianca finissima, si affaccia su uno dei punti più suggestivi del mar Ionio. Fondale basso, perfetto per famiglie con bambini, o anche ad attività come lo snorkeling(nuotare in superficie con maschera e boccaglio e ammirare le bellezze sottostanti).

 

 

VERSANTE TARANTINO

Passiamo ora sul versante “tarantino”, l’arco ionico per intenderci. Parliamo della sola Marina di Pulsano (Taranto) e di tre delle sue spiagge tra le più belle da visitare. La Spiaggia di Montedarena, da non perdere. Sabbia bianca, è un valore aggiunto a questo litorale: acque limpide, incorniciano il tutto al meglio, rendendo un semplice bagno un’esperienza piacevole ma allo stesso tempo sempre nuova.

Altra meta imperdibile, interessata di recente da un incendio doloso, la troviamo sempre in località di Marina di Pulsano (Taranto): Lido Silvana, costa orientale del Golfo di Taranto. Sabbia soffice e bianca, caratterizzata da una forma di semicerchio, ricoperto dalla macchia mediterranea. Fondali bassi e cristallini, ideale per grandi e piccoli, uno dei motivi che fanno di questa spiaggia una meta molto frequentata.

 

 

FIDATEVI DI VASCO!

E poi, la Baia del Pescatore, sempre Marina di Pulsano (Taranto). Autentica chicca, si trova nella baia di Luogovivo. Insenatura dalle caratteristiche suggestive, oltre alla costiera a forma di semicerchio, questa spiaggia viene utilizzata come sbarco e approdo dei pescatori che rientrano dalla pesca.

Castellaneta Marina (Taranto) è una località balneare situata a Ovest della provincia ionica, nel cuore del territorio delle gravine. La spiaggia di Castellaneta Marina è una delle più frequentate del Golfo di Taranto. Composta da sabbia fine e lambita da un mare cristallino, è contornata da una rigogliosa pineta. Uno dei maggiori promoter della Marina di Castellaneta, è Vasco Rossi: l’amore per la Puglia, e in particolare, per le spiagge della “sua” Castellaneta Marina di cui è cittadino onorario dal 2021, ogni anno lo riportano qui.

Taranto, Museo a cielo aperto

Nuove e importanti scoperte archeologiche nella Città dei Due Mari

E’ accaduto durante l’installazione delle linee elettriche di nella Città vecchia. Lo scavo archeologico è situato a Largo Arcivescovado, nei pressi della Cattedrale di San Cataldo, L’intervento ha rivelato un’area sepolcrale medievale. Non è che una delle ultime scoperte, nel gennaio scorso, infatti, nel rione Montegranaro di Taranto, furono rinvenute evidenze riferibili al periodo greco

 

Taranto, un Museo a cielo aperto. Ovunque scavi, ti accorgi quanto immenso e senza fine fosse l’insediamento Magna Greco nella Città dei Due Mari. Non è una novità che qualsiasi intervento svolto sul territorio di aziende e società di impianti di telefonia, elettrici, gas e acquedotto, venga in qualche modo fermato dalla Soprintendenza per verificare di fronte a quali nuove scoperte ci troviamo.

In questi giorni, ha documentato l’emittente televisiva Antenna Sud, nell’ambito dei lavori di installazione delle linee elettriche di e-distribuzione nella Città vecchia di Taranto, durante uno scavo stratigrafico di emergenza sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo, sono emerse nuove e importanti scoperte archeologiche. Ne ha dato notizia, con tanto di documentazione fotografica, “Ethra archeologia e turismo”.

 

 

LARGO ARCIVESCOVADO…

Lo scavo archeologico, situato a Largo Arcivescovado, a pochi metri dalla navata sud della Cattedrale di San Cataldo, ha rivelato un’area sepolcrale medievale riguardante la cattedrale stessa. Ovviamente i numerosi dati raccolti sono in fase di studio e analisi, in un importante lavoro collaborativo con la Soprintendenza Patrimonio Subacqueo e un team di studiosi. Informazioni più dettagliate circa la scoperta saranno presentate durante il Convegno Internazionale di Studi sulla Magna Grecia.

Un particolare ringraziamento è stato rivolto agli archeologi Vincenzo Stasolla, Silvia Cagnetta, Roberto Ferretti, Francesca Castellano e Riccardo Chiaradia, che ha coordinato le attività sul campo, oltre a Nadia Ruggieri per la gestione amministrativa e a “Professione 3D” per il rilievo archeologico.

 

 

…VIA D’ALO’ ALFIERI

Non è che una delle ultime scoperte. All’inizio dell’anno, per esempio, durante i lavori di posa della condotta elettriche di E-Distribuzione, avvenute nel rione Montegranaro di Taranto, svolti – come in altri casi – con sorveglianza archeologica, sono state trovate evidenze riferibili al periodo greco in via D’Alò Alfieri e in via Dante, più precisamente all’interno del cortile dell’istituto professionale Cabrini.

Lo scavo in via D’Alò Alfieri, come ha riferito con una nota la soprintendenza, “ha messo in luce una grande fossa di scarico quadrangolare, che conteneva ceramica a vernice nera, ceramica sovradipinta, materiale votivo, distanziatori riferibili alla produzione di ceramica in fornaci, ceramica da fuoco e acroma e persino un’antefissa con figura di Gorgone”.

Sempre secondo elementi forniti dalla Soprintendenza, da un primo studio svolto sui frammenti ceramici rinvenuti lo scorso gennaio sembrano coprire un arco di tempo compreso tra la fine del VI e il III sec. A.C.. All’interno dell’istituto Cabrini, l’intervento di scavo aveva messo in evidenza tre tombe a fossa scavate nel banco roccioso.

Puglia principesca…

Carolina di Monaco a Lecce per assistere a “Core meu”

Grande successo per lo spettacolo firmato da Antonio Castrignanò e nel quale era impegnato anche il balletto monegasco. La primogenita del principe Ranieri è stata stregata dal mare e dalla pizzica. Ma anche dal barocco, dal centro storico di Lecce dove si è intrattenuta per un invito a cena. Spaghettata al chiaro di luna

 

E’ qui, in Puglia, ad onorarci della sua principesca presenza. E’ Caroline di Monaco, la più nota delle principesse europee, sicuramente la più affascinante di tuttte. Sangue blu, il suo Principato è quello di Monaco, il più celebrato del continente, molto amato in particolar modo dai big, che vanno dallo spettacolo allo sport, dalla finanza alla politica. Perché il Principato è un porto sicuro, non solo per attraccarci uno yacht.

Ma non è questo che vogliamo raccontarvi, no. Bensì del fatto che la principessa, evidentemente attratta dalla bellezza di una regione che conosce e di cui le hanno raccontato un sacco di amici, ha colto l’occasione di spingersi da queste parti. L’approdo al “Marina” di Brindisi, perfettamente riuscito. Il suo yacht, il Pacha III, non passa inosservato, perché ha quasi cento anni e una classe, nemmeno a dirlo, principesca. Dopo aver espletato tutte le formalità del caso, aver compiuto quei passi che il protocollo impone, mercoledì sera la primogenita di Ranieri di Monaco e Grace Kelly, ha assistito allo spettacolo “Core Meu”, firmato da Antonio Castrignanò e nel quale era impegnato anche il balletto monegasco.

 

 

SPETTACOLO PRINCIPESCO

Spettacolo seguito con la massima attenzione, raccontano le cronache, le agenzie di stampa, i quotidiani regionali e locali. Carolina di Monaco, scrivono, è stata stregata dal mare e dalla pizzica, ma anche dal barocco, dal centro storico di Lecce dove si è intrattenuta per un invito a cena.

Non è stata una sorpresa la presenza della principessa. Carolina di Monaco nel fine-settimana a Lecce, era stata preannunciata da una nota degli organizzatori dell’evento, svoltosi in piazza Duomo in tre serate (giovedì 18, venerdì 19 e sabato 20 luglio).Quella nel cuore di Lecce, si diceva, era la prima italiana di “Core Meu”, lo spettacolo nato dall’incontro tra la danza classica della compagnia Les Ballets de Monte Carlo e la musica tradizionale di Antonio Castrignanò & Taranta Sounds.

Circa cinquanta ballerine e ballerini provenienti da diciotto Paesi hanno danzato al ritmo incessante e viscerale del tamburello, evocando le origini dell’antica danza popolare, usata, fino allo sfinimento, come rimedio contro l’ipotetico e metaforico morso della tarantola. “Core Meu”, dedicato a Maurice Béjart, rivoluzionario e innovativo danzatore e coreografo francese scomparso nel 2007, alterna – descrivono nella nota gli organizzatori – sensualità ed estasi fisica; un crescendo che propone una nuova interpretazione di questa danza tradizionale, che infonde alla danza classica nuove prospettive e culmina – è riportato – in un finale dionisiaco dopo il quale ballerine e ballerini cadono come un corpo solo.

 

 

BELLA CARTOLINA

L’evento, con il patrocinio del Comune di Lecce, è stato organizzato da Ponderosa Music&Art, Beatmi, Gente di Terra con il sostegno del Ministero della Cultura in collaborazione con il Principato di Monaco e la Regione Puglia.

E’ andata così, con una spaghettata, si dice, s’inventa, si va dietro ad una confidenza, ad un gossip. Qualche furbacchione suggerisce di esagerare, fa passare notizie di seconda mano con un «Ma ti pare? Io c’ero!»  e il giornalista, tenuto a distanza, alla fine porta a casa il “pezzo di colore”. Perché è questo, comunque, che reali e principi, alla fine, e nemmeno tanto, danno alla nostra terra: colore. Dunque, come non dare ragione a quel politico che prendendo spunto dal grande Enzo Jannacci, l’importante è esagerare. Perché alla fine, sono queste le cartoline che fanno il giro per il mondo e tornano cariche di turisti.

MArTA, il più bello del mondo

TripAdvisor Travellers’ Choice Award indica il Museo di Taranto tra le migliori attrazioni culturali esistenti

Podio per il quarto anno consecutivo. L’importante portale statunitense considera le decine di migliaia segnalazioni dei turisti riservate alle destinazioni culturali e naturalistiche. La soddisfazione della direttrice Stella Falzone. Non solo custode della storia Magno-greca, l’istituto ospita eventi straordinari, concerti, quadri sonori e artisti di statura internazionale

 

Per il quarto anno consecutivo, il MArTA, il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, conquista il prestigioso TripAdvisor Travellers’ Choice Award, che indica le migliori “attrazioni del mondo”. E’ così che il Museo tarantino conferma la sua leadership in fatto di mete fra le più belle e segnalate dai turisti. Sono proprio questi, che attraverso i propri apprezzamenti ed espressioni di voto incoraggiati da uno dei siti più importanti al mondo, dicono che il MArTA è una delle destinazioni turistiche del pianeta. Ciò significa un posto d’onore tra le migliori “attrazioni del mondo”.

Stando a quanto comunicato nelle scorse ore da TripAdvisor, l’importante portale statunitense, che conta oltre duecentomila recensioni su hotel, attrazioni turistiche e più di trentamila segnalazioni riservate alle destinazioni culturali e naturalistiche. Proprio queste ultime valutazioni, si diceva, hanno nuovamente premiato il museo con il “TripAdvisor Travellers’ Choice Award” per il quarto anno consecutivo.

 

 

GRANDE RICONOSCIMENTO

«Questo riconoscimento – dice Stella Falzone, direttrice del MArTA – è la conferma del buon lavoro svolto negli anni, non solo da chi mi ha preceduto alla guida di questa importante istituzione, ma anche da tutto il personale del museo, dagli apparati scientifici, tecnici e amministrativi, fino a quelli comunicativi e promozionali: dimostra non solo la competenza, ma anche l’amore per questo museo così ricco e affascinante».

Ovviamente, il Museo Archeologico Nazionale celebra questo importante riconoscimento con l’obiettivo di riconfermarsi anche per l’anno in corso, anche in virtù dell’ampliamento dell’esposizione permanente e dei servizi, compresi bookshope merchandising, e al lavoro continuo di esposizione di reperti poco conosciuti o mai visti, presenti nella vetrina d’ingresso della Temporary Art.

E’ bene ribadire che i premi “Travellers’ Choice” celebrano le destinazioni preferite dai viaggiatori in base a recensioni e opinioni espresse su TripAdvisor in un lasso di tempo di dodici mesi. Tale premio è rivolto a strutture e attrazioni che ottengono recensioni eccellenti in modo costante, rientrando così nel 10% dei migliori profili sul portale internazionale.

 

 

ORGOGLIO DEL MINISTERO DELLA CULTURA

Orgoglioso di questo ennesimo riconoscimento il Ministero della Cultura, che sul suo sito segnala il MArTA come uno degli attrattori culturali più importanti d’Italia. Istituito nel 1887 in conseguenza dell’urbanizzazione dell’area ad est del Canale Navigabile di Taranto con la costruzione del Borgo umbertino, da questo intervento scaturì la scoperta, ma anche la dispersione e la distruzione di molti materiali archeologici provenienti dalla città greca e romana e dalla vasta necropoli. Proprio a tutela delle antichità rinvenute, a Taranto fu inviato l’archeologo Luigi Viola che ottenne l’istituzione del Museo nell’ex convento dei Frati Alcantarini.

L’edificio, costruito poco dopo la metà del XVIII secolo, come spiega il sito del Ministero, è stato ingrandito e risistemato in varie fasi. A partire dal 1903, epoca della ricostruzione delle facciate su progetto di Guglielmo Calderini, mentre l’ala settentrionale è stata progettata da Carlo Ceschi e realizzata tra il 1935 ed il 1941.

 

 

E POI QUELLA COLLEZIONE…

Il Museo Archeologico Nazionale di Taranto offre ai visitatori una programmazione culturale varia e destinata a vari target di pubblico, tra cui i visitatori con disabilità. Una sala didattica, ubicata al piano terra del museo, ospita le attività didattiche per scuole, bambini ed adulti. Il Museo possiede un chiostro, luogo di eventi e di attività didattiche. Fra le varie offerte, anche aperture domenicali molto spesso arricchite da eventi musicali con orchestre di musica classica, artisti e musicisti del panorama musicale nazionale e internazionale che si esibiscono in una sala appropriata o nell’affascinante chiostro con prato inglese.

Il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, possiede anche una collezione di quadri che nel 1909 confluirono nelle collezioni del Regio Museo di Taranto per disposizioni testamentarie del Monsignor Giuseppe Ricciardi, vescovo di Nardò, che volle donarli alla sua città natale. Oltre ad una bellissima icona bizantina ed una Addolorata piangente su lastra di zinco, gli altri diciotto quadri, tutti con soggetti di ispirazione religiosa, sono dipinti ad olio su tela e si inquadrano fra XVII e XVIII secolo.

Scatto nel vicoletto…

Lucera, in provincia di Foggia lo “stretto” più piccolo di tutti

Oggetto di selfie da parte di turisti. Misura 45 centimetri, attraversa uno per volta. La cittadina in provincia di Foggia ha altri attrattori, ma “galeotto” fu un reportage e il gradimento dei visitatori. Dunque, la Puglia è bella per mare, sabbia, castelli e masserie, tavola e prodotti doc. Ma, come vediamo, anche per l’originalità di alcuni angoli dei suoi borghi antichi

 

Detto del mare, cristallino, baciato da decine di bandiere azzurre, simbolo di bellezza e pulizia, spiagge, sabbia, villaggi turistici, alberghi, masserie e quant’altro possa essere considerato a cinque stelle, la Puglia custodisce tante altre bellezze. “Ditecene un’altra!”, dirà qualcuno. Diciamo, allora, le città e cittadine, i borghi, le valli, i trulli, la cucina, i piatti tipici, le bontà – oltre alle bellezze appena elencate – licenziate con il marchio a denominazione di origine controllata: pasta, pane, mozzarelle, olio, vino. ma anche di città e cittadina delle più belle risorse della Puglia. Basta così?

Nemmeno per idea. Allora, a proposito di borghi e cittadine. Ognuna di queste ha una città “vecchia”, laddove l’aggettivo non sta per “superate” o da “malconce”, bensì custodisce una storia. Numerose sono state le invasioni subite nei secoli dei secoli, anche millenni volendoci allargare. La Puglia invasa, sì, ma che studiava contromisure. Castelli, fortezze, torri, bastioni e tanto altro ancora, a difesa del proprio territorio.

 

 

L’ABBIAMO PRESA LARGA…

In realtà, l’abbiamo presa larga, perché il nostro obiettivo non sono solo le cittadine, ma gli stretti: le viuzze, i violi, i vicoletti, le mura così strette da sembrare veri pertugi. Nati, sicuramente, per agevolare un sistema di difesa, ma anche – perché no – per assecondare diatribe fra vicini, dispute all’ultimo metro. Nascono così i vicoli, meglio ancora i vicoletti, stradine nelle quali diventa complicato compiere un percorso superiore alla singola unità. In due, proprio non si può. Quando se ne attraversa uno, si fa capoccella, si vede se dall’altro ingresso un altro voglia compiere il percorso inverso: “Passa prima lei, o passo prima io?”. Il solito minuetto per mettersi d’accordo e registrare un piccolo brivido, come un tempo. Quando quegli spazi venivano fatti di corsa, per evitare l’inseguimento di un nemico.

Così, stavolta scriviamo di un vicoletto. Introduzione d’obbligo, come è d’obbligo rivolgere i complimenti a Matteo Squillante (“Idealista”), giornalista che è andato a scovare di recente uno dei posti più affascinanti della Puglia, sicuramente il più originale. Dunque, detto che “ i centri storici dei borghi italiani spesso ospitano piccole vie e vicoletti, dove a volte non riescono a passare due persone alla volta, da qualche tempo alcuni comuni italiani sarebbero in gara per aggiudicarsi un titolo molto particolare: quello della strada più stretta d’Italia”.

 

 

INVECE, E’ UNO “STRETTO”

La competizione – si legge – è aperta, tuttavia è possibile dire che a Lucera si trova probabilmente il vicolo più stretto della Puglia. Questo vicoletto si trova a Lucera, cittadina in provincia di Foggia. Si chiama “vico” Ciacianella ed è situato in pieno centro storico, praticamente accanto alla cattedrale. Secondo misurazioni, vico Ciancianella misurerebbe 45 centimetri. Come a dire, che se un visitatore è “in salute”, cioè ha un’adipe da guinness, stesse lontano da quello “stretto”. Se non altro per evitare la calata di giornalisti e operatori di programmi tipo “La vita in diretta” o “Pomeriggio Cinque”. Insomma, questo vicoletto è attraversabile solo di profilo, un po’ come quattromila anni fa gli egiziani disegnavano gli esseri umani: di profilo, proprio così, né più, né meno.

Il motivo della costruzione di questa stradina così impraticabile, spiega Di Matteo nel suo puntuale reportage, è simile a quello di Ripatransone nelle Marche o la Ruetta d’Italia a Civitella del Tronto: molto probabilmente serviva a rifugiarsi in caso di attacco ostile.

Altra ipotesi. Pare che la strada sia nata a causa di una “lotta” fra i due costruttori degli antichi edifici. Nell’intento di posizionarsi sulla strada principale, i due palazzi sono finiti per schiacciare il Vico Ciacianella.

Qualunque sia la storia, resta il fatto che la stradina in questione – strano, ma vero – sia un’attrazione di questa accogliente cittadina del Foggiano. Pare che fra motori di ricerca e social circolino già centinaia e centinaia di selfie. Potenza della lirica, scriveva un poeta. Potenza di un “pezzo” unico e originale, scriviamo più modestamente noi.

Taranto, bella, bellissima…

Daily Express e National Geographic incoronano la Città dei Due mari

«Uno dei posti migliori da visitare in Europa quest’estate: votato come il più bello d’Italia», scrive la rivista inglese. Il notissimo magazine scientifico, invece, racconta la presenza di delfini che hanno ripopolato le acque del Mar Ionio. Anche grazie all’adozione di un provvedimento che ha segnato un passo significativo per la conservazione della biodiversità marina e l’uso sostenibile delle risorse

 

In principio gli australiani, poi gli inglesi. Per il quotidiano britannico Daily Express, la Città dei Due mari è stata eletta «il miglior posto in Europa da visitare quest’anno». Una bellezza segnalata anche sulle pagine della rivista australiana “Lonely Planet” che aveva dedicato una “visita guidata” alla città di Taranto.

Una volta i crocieristi erano solo di passaggio. Rispettando la loro volontà di fare scalo a Taranto, ma di visitare località vicine, trascurando le bellezze di una città che nulla ha da invidiare ad altre province del Sud, e non solo, oggi i tarantini si prendono una bella rivincita. E non sono solo quegli italiani che hanno conosciuto le spiagge, con una sabbia che nemmeno Miami o alle Isole Canarie, o il mare, bello, cristallino da fare invidia a coste italiane e internazionali, a riconoscere a Taranto una città da visitare e nella quale starci, perché no, per un periodo di vacanze o per visitarne siti archeologici. Castello aragonese, la Cattedrale di San Cataldo, le Colonne doriche, gli ipogei, gli “stretti” dell’accogliente Città vecchia, il Museo archeologico nazionale della Magna Grecia. Per visitare questi luoghi occorre qualche giorno.

 

 

DAILY EXPRESS…

Dunque, secondo il “Daily Express”, «Taranto è una bellissima città e uno dei posti migliori da visitare in Europa quest’estate, poiché il suo punto di riferimento è votato come il più bello d’Italia». Gli inglesi segnalano il Castello Aragonese, miglior punto di riferimento da visitare secondo gli esperti di “Pompei Tours and Tickets”. Per chi vuole conoscere la ricca storia di Taranto, il Museo archeologico nazionale, uno dei musei più importanti d’Italia. «Dedicato – è scritto sul Daily – all’archeologia dell’antica Taranto, con numerosi reperti da ammirare, tra cui la più grande collezione di figure in terracotta greca».

Poi, la Città Vecchia con la cattedrale dedicata a San Cataldo (Undicesimo secolo), collocata in uno degli edifici romanici più antichi della Puglia ed è una meta turistica apprezzata da chi visita la città.

Se poi a qualcuno venisse in mente di sedersi a tavola, bene, anche in questo campo i tarantini non sono secondi a nessuno. Tanto per dire qualche piatto tipico: le cozze gratinate al forno alla tarantina, ideali per aprire un pranzo o una cena a base di pesce e da abbinare ad un buon bicchiere di vino bianco. L’impepata di cozze tarantina, condita con pepe e prezzemolo tritato, servita insieme al brodino prodotto in cottura e condita con un sottile filo d’olio.

 

 

E LA GASTRONOMIA?

E il pesce? Quello buono, che molti turisti trovano anche a mezzogiorno in alcuni dei ristoranti più accoglienti di Capri e Ischia? Molti compratori vengono dalla Campania, alle prime luci dell’alba per assicurarsi cassette con dentro il pesce appena pescato. Ma in città, senza nulla togliere a un commercio all’ingrosso, resta il “pescato” da leccarsi le dita. Taranto vanta i migliori ristoranti che potranno soddisfare la voglia dei numerosi turisti che vogliono gustare dell’ottimo pesce fresco e i piatti tipici della tradizione.

In città è possibile stuzzicare l’appetito di quanti sono appassionati di carne, delle tipiche bombette di Taranto (involtini di carne ripieni di prosciutto e formaggio). Altro “articolo” stuzzicante, i tipici panzerotti di Taranto: farina, acqua, latte, olio, zucchero e lievito, un pizzico di sale. Una volta lievitato l’impasto, ecco preparare un disco di pasta lievitata, come fosse una piccola pizza, da farcire con pomodoro e mozzarella. E, infine, richiuderla su se stessa per darle la forma di una mezzaluna da cuocere nell’olio raccolto in una “frizzòla” (friggitrice). Insomma, secondo gli inglesi: «Taranto è l’emblema dell’Italia più bella e meno raccontata».

 

 

DAL “DAILY” AL NATIONAL GEOGRAPHIC

A confermare la notorietà del capoluogo ionico, anche la prestigiosa rivista National Geographic che di recente con un suo reportage in lingua inglese ha messo in luce come Taranto sia da ritenersi simbolo di un ecosistema marino rigoglioso.

Attraverso un servizio tanto esaustivo quanto approfondito, il notissimo magazine scientifico ha raccontato della presenza di delfini che hanno ripopolato le acque del Mar Ionio anche grazie all’impegno dell’Amministrazione comunale di Taranto, che ha confermato la sua massima attenzione verso la sostenibilità ambientale con l’adozione di un provvedimento che ha segnato un passo significativo per la conservazione della biodiversità marina e l’uso sostenibile delle risorse: l’istituzione dell’Area Marina Protetta (AMP). Una decisione che, come rimarcato anche dal servizio del National Geographic, si inserisce nel quadro del programma “Ecosistema Taranto”, delineando un futuro in cui la natura e lo sviluppo possono coesistere in armonia.