Yoji, giapponese, da allievo di Bottura ad imprenditore avveduto
La sua storia comincia da un “no” secco. I genitori vorrebbero facesse il farmacista. Lui ringrazia, ma la vita vuole costruirsela lui. Sfonda a Milano, una serie di locali, poi il riconoscimento Michelin. Lui, però, non ci sta dentro, vuole imprimere al suo futuro un altro colpo di coda, così come racconta Gambero Rosso, nel capoluogo meneghino spettina i giochi
Un riconoscimento inorgoglisce, ci mancherebbe pure che a un complimento qualcuno rispondesse con una linguaccia, stile-Einstein, ma Yoji, chef giapponese affermato e molto conosciuto a Milano, un bel giorno capovolge il cielo. Rinuncia a rimettersi in gioco e fregiarsi di una, due, tre preziose stelle Michelin, guida fra le più autorevoli nel campo della ristorazione, per fare di testa sua, nonostante fosse in odore di palmares. Lo chef dagli occhi a mandorla che si è fatto le ossa sotto la guida di Massimo Bottura all’Osteria Francescana, infatti, ha già deciso su qual è la sua strada, quale percorso intraprendere, tant’è che a metà mese ha aperto, meglio dire ha trasformato, la sua attività.
E’ un’idea che arriva dal Sol Levante, non è una novità, ma a Milano dove Yoji ha debuttato in questi giorni pare stia già facendo proseliti e abbia già superato l’esame-curiosità. Insomma, meglio di così non poteva andare, tanto da aver attirato le attenzioni di uno dei “giornali” e dei siti più autorevoli, tanto che l’ottimo Eugenio Marini a Yoji ha dedicato un ampio servizio. Pare che trattoria e ristorante classico non funzionino più rispetto al passato. Anzi per dirla, come scrive Gambero Rosso, questo tipo di locali, seppure ancora gettonati, cominciano ad annoiare un po’.

«GRAZIE BOTTURA, UN MAESTRO!»
Così, «in una città come Milano, sempre a caccia di novità, adesso il “divertimento” viene offerto dalla dimensione dei listening bar, che coinvolgono a tutto tondo l’ospite», scrive Marini. «Il format di successo in Giappone – scrive – lì dove sono nati negli Anni Cinquanta i jazz kissa caffè, ha preso ormai piede anche qui in Italia». Lo chef fa immersione totale a Tokyo, studia in profondità, come viene facile a chi ha mentalità giapponese, spartana diremmo noi. Yoji ha deciso di prendere questa “nuova” strada rispetto al suo locale in qualche modo superato dalla sua stella filosofia, quella che non ci sta ad allinearsi a ristoranti e trattorie per quanto molto frequentate.
Lui intende valorizzare un certo stile, tanto che al suo annuncio di apertura, avvenuta lo scorso 16 aprile, l’“opening” del suo Hi-Fi bar e dining, risponde un pubblico a metà fra il classico e il “moderno”: succede, e questo Yoji lo sa. Il progetto, come anticipa Gambero Rosso ha un nome preciso: Mogo.

FARMACISTA MANCATO, GENIO DELLA TAVOLA
Ma chi è Yoji Tokuyoshi. Ce lo spiega in due battute lo stesso Eugenio Marini. «I genitori per lui avevano pronosticato un futuro da farmacista, ma quello che sarà un futuro chef, sceglie un’altra strada: la cucina. In patria si fa le ossa acquisendo metodo e rigore culinario, ma maturità professionale arriva in Italia, sotto la guida, si diceva, di Massimo Bottura all’Osteria Francescana, dove si consacra nei panni di sous chef fino al 2014».
L’afferma milanese, prima con il suo Tokuyoshi (stella Michelin nel 2015), poi conBentoteca, locale dalla storia particolare, partita da una lunch box, una formula d’asporto pensata ai tempi della pandemia per stare “vicino” alle persone con preparazioni comfort della tradizione nipponica.
Avere identità e saper comunicare il proprio pensiero a volte può valere più del resto, persino del fascino travolgente della grande materia prima. Al vecchio allievo di Bottura non va giù la storica rappresentazione italiana della cultura culinaria del Sol Levante, condizionata dalla subcultura del sushi all you can eat – scrive il Gambero Rosso, e dipinta come “economica”, nel senso anglosassone di “scarso valore”. E perciò distorta, «senza cultura (conoscenza)». La stessa filosofia anima gli altri progetti: Alter Ego a Tokyo, Katsusanderia al Mercato Isola e Pan, bakery di recente apertura. Non sarà diverso per Mogo, new entry in casa Kazoku, la società di Tokuyoshi e Alice Yamada. E che buon pro gli faccia.