Akinsanmiro, calciatore, vittima di cori razzisti domenica scorsa a Brescia
Centrocampista della Sampdoria, ha risposto al pubblico che lo aveva offeso con la “danza della scimmia”. Ammonito per provocazione, sostituito dal suo tecnico per evitare scontri. “Non doveva rispondere in quel modo ai nostri tifosi”, dice l’allenatore dei padroni di casa. Sanzioni previste: solita ammenda e tiratina d’orecchie
Altro che calcio al razzismo. Gli episodi contro calciatori extracomunitari nel nostro calcio professionistico non accennano a diminuire. Nonostante le iniziative anche a livello internazionale promosse dalle istituzioni.
Ultimo episodio della serie, domenica, a Brescia, dove la squadra di casa ha affrontato la Sampdoria. Durante la gara, cori razzisti, “buuu” all’indirizzo di un calciatore ospite preso costantemente di mira, Ebenezer Akinsanmiro, venti anni, nigeriano. A “Ebe”, saltano i nervi, alza le braccia, non ne può più, si rivolge all’arbitro della gara, che fino a quel momento aveva lasciato proseguire l’incontro.
Interruzione del gioco e invito del direttore di gara a invitare dagli altoparlanti dello stadio quella parte di pubblico scorretto. La vendetta, dicono, è un piatto che si gusta freddo. E così per il calciatore africano arriva il momento di scaricare tutta la tensione accumulata fino a quel momento.
“ORA BASTA!”
Per Ebe ecco la reazione. Magari in modo sproporzionato, ma a tratti, comprensibile. Visto che la Lega calcio anni fa aveva introdotto nel regolamento, mai applicato, sospensione della gara in corso e sconfitta d’ufficio per la società macchiatasi di “atti di razzismo” mediante il comportamento antisportivo dei propri tifosi.
Ebenezer, calciatore sampdoriano, stizzito per gli insulti e gli ululati razzisti ricevuti da una parte dei tifosi lombardi – scrive Fanpage.it – festeggia il gol dei liguri esibendosi in un balletto particolare, imitando una scimmia, mimandone la postura e il verso, battendosi che il petto.
“Non puoi provocare così il pubblico – le parole dell’allenatore del Brescia, Pierpaolo Bisoli – non avevo sentito niente prima, ma a prescindere, è giusto avere rispetto”. Non sappiamo se le intenzioni dell’allenatore fossero quelle di ribaltare le colpe fino a coloevolizzre l’avversario, ma ci sembra un intervento incompleto. Mancano, comunque, le scuse a “Ebe”.
EBE, AMMONITO
Quel suo gesto impulsivo viene sanzionato con un’ammonizione. Considerata, inoltre, la tensione, l’allenatore dei blucerchiati ha deciso di sostituirlo così da evitargli conseguenze peggiori.
Sul campo finisce 1-1, ma quanto accaduto a Brescia mette da parte l’esito sportivo e riaccende i riflettori sugli episodi di intolleranza che avvengono all’interno degli stadi.
“Sull’episodio e sull’arbitraggio non aggiungo altro, perché potrei risultare inopportuno…”, le ultime dichiarazioni rese al Giornale di Brescia da Bisoli. Cosa rischierebbe la società lombarda? Niente di particolarmente grave, che non sia scontabile con un’ammenda. Al solito. E… indietro così.
Nato in Nigeria il 25 novembre del 2004. La vita di “Ebe” cambia nel 2023, quando il 31 gennaio firma un contratto quadriennale con l’Inter, che per averlo batte la concorrenza di Liverpool e Real Madrid, per mandarlo in prestito alla Samp.
Israele e Hamas più vicini. Usa, Quatar ed Egitto a fare da garanti. Al centro della trattativa il rilascio degli ostaggi da ambo le parti. Poi si procederà con la firma. Nessuno sconto, da quel momento in poi per chi trasgredisce
Tregua a una svolta. Ma, attenzione, prima fuori gli ostaggi, poi il via al negoziato per porre solide basi e scrivere una volta per tutte la parola fine all’eterno conflitto sulla Striscia di Gaza. In campo, Usa, Qatar ed Egitto a mediare un negoziato sempre complicato, comunque articolato, per dirla in politichese.
Secondo quanto stabilito nella bozza degli accordi, la liberazione di tre donne civili e due bambini, di cui non si hanno più notizie da oltre un anno. Secondo Hamas, donneve bambini sarebbero morti in uno dei raid israeliani.
Settimana prossima toccherà alle cinque soldatesse e alle liste umanitarie delle quali fanno parte donne, anziani, feriti, trentatré ostaggi in tutto. Secondo fonti fonti israeliane gran parte degli ostaggi cui Hanas fa riferimrnto, sarebbe viva.
Insomma, in linea trorica ci sarebbe una buona base di partenza.
SCIOLTI ULTIMI NODI
Sciolti i principali nodi della trattativa, si passerà a stilare l’intero accordo nei minimi particolari.
Come, per esempio, il fatto che durante la prima parte della tregua a Gaza resteranno prigionieri altri ventidue ostaggi.
Secondo quanto riportato dall’Agenzia giornalistica Ansa, “nessun terrorista coinvolto nel massacro dello scorso 7 ottobre sarà rilasciato, come da veto imposto da Israele, così come il corpo di Yahya Sinwar non farà ritorno a Gaza”.
Fra le tante notizie che si sono rincorse nella giornara di ieri, quella che Hamas avrebbe dato il suo benestare al Piano previsto dalla tregua.
Benyamin Netanyahu, intanto, nella serata di ieri ha convocato una riunione d’urgenza con i vertici della sicurezza, senza rilasciare dichiarazioni riguardo la trattativa. Le parole del premier israeliano, sempre secondo l’Ansa, sarebbero state riferite indirettamente dai familiari degli ostaggi incontrati in due diversi momenti:
“Sono pronto per un cessate il fuoco prolungato – quanto raccolto da fonti vicine a Netanyahu – a condizione che tutti i rapiti vengano rilasciati; è questione di giorni o ore: attendiamo la risposta di Hamas e poi lo stop al fuoco può pure iniziare”.
NON CI SARANNO VIOLAZIONI
“Inoltre – è stato aggiunto – quando Donald Trump entrerà alla Casa Bianca, le regole del gioco cambieranno sostanzialmente: :ogni violazione del cessate il fuoco riceverà una risposta dura e potente, e una forma di combattimento che non abbiamo ancora visto”.
Nella serata di ieri, i Paesi mediatori, Usa, Qatar ed Egitto, hanno riferito ad Israele un ritardo nella risposta ufficiale di Hamas, su cui stanno esercitando pressioni. In risposta a questa considerazione, da parte palestinese immediata la risposta mediante l’agenzia tedesca Reuters: “A Gaza – hanno fatto sapere – siamo in attesa della mappa del ritiro dell’Idf dalla Striscia”. Controrisposta: i funzionari di Gerusalemme hanno alleggerito la tensione dichiarando alla tv pubblica Kan che “la risposta potrebbe arrivare in qualsiasi momento: siamo agli sgoccioli”.
Liberata la giornalista italiana fermata a Teheran
Trattative serrate, alla fine fra Iran e Italia viene raggiunto l’accordo. Tre settimane prigioniera nella capitale estera. Le telefonate fra la blogger e i genitori. Governo e Ministero degli Esteri in campo
È finito dopo tre settimane l’incubo vissuto da Cecilia Sala, la ventinovenne giornalista italiana chiusa in una cella in Iran, nel carcere di Teheran. Ventuno giorni di tensione per i familiari della Sala e i diplomatici del governo italiano per portare a casa nel più breve tempo possibile la giornalista del Foglio. L’arresto di Cecilia Sala lo scorso 19 dicembre in Iran, un fermo quasi ad orologeria: il giorno prima del suo ritorno in Italia. La giornalista viene bloccata dai pasdaran, a Teheran, dove si trovava con regolare visto per raccogliere sul posto materiale da pubblicare sul suo podcast (“Stories”). Il suo fermo e l’avvenuta detenzione nel carcere di Evin, a Teheran, vengono resi noti solo dopo Natale, il 27 dicembre. Notizie ufficiali da parte del governo iraniano parlano solo di generici “comportamenti illegali”.
I PRIMI CONTATTI
Durante i primi giorni di detenzione, Cecilia Sala parla due volte con i genitori invitando chi si sta occupando della trattativa ad essere sollecito nel condurre il dialogo per il suo rilascio. Primo incontro con Paola Amidei, ambasciatrice italiana in Iran. La conversaziine dura mezz’ora. “È in buona salute – le prime dichiarazioni ufficiali rilasciate dal ministro degli Esteri Antonio Tajani riportate dall’Ansa – Cecilia è in una cella da sola, a differenza della giovane Alessia Piperno che, invece, nella sua detenzione era in cella con altre persone che non parlavano nessuna lingua se non la loro; adesso riceverà attraverso il Ministero degli esteri dell’Iran, su consegna della nostra ambasciata, beni di prima necessità”. I pacchi con i beni, però, non sono ammessi e in una successiva telefonata con la famiglia, Cecilia dice che sta dormendo a terra senza materasso, con una coperta contro le fredde notti iraniane e senza gli occhiali per leggere o per ripararsi dalla luce sempre accesa. Sono le condizioni cui è sottoposta la giornalista a fare accelerare anche interventi politici, attività social e manifestazioni di solidarietà in tutto il Paese.
ARRIVA L’ACCELERATA
Ancora un’accelerata: Tajani convoca alla Farnesina l’ambasciatore iraniano, mentre la premier, Giorgia Meloni, un vertice a Palazzo Chigi. Fino al 3 gennaio, quando l’ambasciatrice italiana, Paola Amadei, viene ricevuta al ministero degli Esteri di Teheran. Renato Sala e Elisabetta Vernoni vengono ricevuti a Palazzo Chigi dalla premier che assicura il massimo impegno per riportare a casa la giornalista. A sorpresa, lo stesso 2 gennaio, la premier vola a Mar-a-Lago per incontrare il presidente americano Donald Trump. Lunedì 6 gennaio, giorno dell’Epifania, la portavoce del governo di Teheran afferma che l’arresto di Sala non vuole essere una ritorsione del suo Paese per il fermo di Mohammad Abedini Najafabad. Infine una nota di Palazzo Chigi. Annuncia la liberazione di Cecilia Sala, non appena l’aereo che riporta a casa la giornalista si alza a volo da Teheran.
Schiarite nella zona sottostante la regione, a partire da oggi, ma nel fine-settimana, tornano le temperature basse.Da ieri (martedì) si sta registrando un aumento dell’instabilità. Nella giornata di oggi (mercoledì) le temperature potrebbero subire una nuova flessione.Fine-settimana. Se la perturbazione sabato prossimo porterà piogge diffuse e neve sulle montagne, per domenica si prevedono ampie schiarite
Il tempo instabile è arrivato anche in Puglia. E non senza preavviso. Qualche annuncio nei giorni scorsi c’era già stato. Quello che “colonnelli” o meteorologi che si improvvisano tali, ci avevano riempito le orecchie di “anticiclone”. Che detto così può sembrare tutto, può sembrare niente. Insomma, per dirla in soldoni: senza anticiclone, evidentemente elemento di contrasto, ecco che è arrivato il gelo in Italia.
Perturbazioni di origine polare, stanno per abbattersi sull’Italia, e non solo, abbassando in modo drastico temperature. In Puglia, da ieri, si sta registrando un aumento dell’instabilità. Nella giornata di oggi, mercoledì, le temperature potrebbero subire una nuova flessione. Possibile neve anche a bassa quota.
OGGI, COSI’ COSI’…
Nella mattinata di oggi, tiriamo un piccolo sospiro di sollievo: sole, con massime tra 13 e 18°C, nel resto d’Italia; lo stesso nella nostra Puglia. Su Daunia, murge, Tavoliere, litorale adriatico settentrionale e litorale ionico cieli in prevalenza sereni o poco nuvolosi per l’intera giornata; sul litorale adriatico meridionale giornata in prevalenza poco nuvolosa, salvo presenza di nubi sparse al mattino. «Sul Salento – riporta il Nuovo Quotidiano di Puglia – cieli in prevalenza poco nuvolosi o parzialmente nuvolosi, salvo maggiore variabilità nelle ore centrali della giornata. Venti deboli dai quadranti sud-orientali in attenuazione e in rotazione ai quadranti sud occidentali; Zero termico nell’intorno di 2600 metri. Basso Adriatico mosso; Canale d’Otranto da molto mosso a mosso».
Fra giovedì e venerdì, in Puglia l’alta pressione va indebolendosi, motivo che favorirebbe l’arrivo di aria più umida responsabile di un lento aumento della nuvolosità dal pomeriggio, sino a cieli nuvolosi dalla sera. «Nello specifico – riporta sempre il Nuovo Quotidiano – sulla Daunia nubi sparse alternate a schiarite per l’intera giornata; su murge e litorale adriatico meridionale cieli in prevalenza poco nuvolosi o parzialmente nuvolosi, salvo maggiore variabilità nelle ore centrali della giornata». Nel nord della Puglia, sul Tavoliere, tanto per intendersi, nubi in progressivo aumento con deboli piogge dal pomeriggio; sul litorale adriatico settentrionale cieli inizialmente poco o parzialmente nuvolosi ma con nuvolosità in aumento a partire dal pomeriggio, responsabile di deboli piogge serali; su litorale ionico e Salento cieli inizialmente poco o parzialmente nuvolosi ma con nuvolosità in aumento a partire dal pomeriggio. Venti moderati meridionali in rotazione ai quadranti sud occidentali; Zero termico nell’intorno di 3050 metri. Basso Adriatico da poco mosso a mosso; Canale d’Otranto mosso».
…FINE SETTIMANA, BRIVIDI
E veniamo al fine-settimana. Se la perturbazione di sabato porterà piogge diffuse e neve sulle montagne a quote più basse, per domenica si prevedono ampie schiarite al Centro-Nord. Va appena un po’ meglio al Sud. Ma appena, perché è previsto cielo grigio con pioggia debole. Sull’adriatico, cielo coperto con pioggia debole sul litorale, nubi sparse con ampie schiarite sul litorale ionico e sulla dorsale lucana. Infine nuvoloso con locali aperture sulle Murge.
Per chi si mettesse in viaggio per il ritorno dopo un lungo ponte festivo, sappia che sulla strada del ritorno troverà cielo coperto con pioggia debole sui litorali e sulle pianure. Coperto con pioggia debole sul litorale adriatico, nubi sparse con ampie schiarite sul litorale ionico, nuvoloso con locali aperture sulle Murge. Chiusura con lo stesso tipo di apertura. Il meteo non è, per come dire, “allegro”. Pare che anche in coda alla domenica per le località pugliesi non sarà una passeggiata. Cielo coperto con neve debole o moderata, interessa la Puglia, come dire, di rimbalzo, considerando che la neve si potrebbe posare sulla dorsale molisana e su quella lucana.
Giorgia ha deciso di investire in un locale salentino
A breve, a Galatina, nel centro storico, l’inaugurazione. Intanto è iniziata la ricerca dello chef. La cantante è alla ricerca di un professionista «deve avere talento e passione». E soprattutto esperienza per unirsi all’elegante struttura nella quale la faranno da padrona cucina, vini del territorio e ottima musica
Dici Giorgia, pensi a uno dei più grandi successi di Ray Charles, va bene, ma a noi vengono in mente canzoni interpretate da una delle più belle voci della canzone italiana: Come saprei, E poi, Di sole e d’azzurro, Girasole, Strano il mio destino, Gocce di memoria, e tante altre ancora. Fra Ray Charles e il nome Giorgia, c’è in qualche modo una certa attinenza, ma questa è un’altra storia. E se ci sarà spazio, ne scriveremo.
Dunque, perché Giorgia. Perché la stella del pop italiano, come altri artisti, produttori, personaggi dell’alta finanza, ha deciso di investire in una attività in Puglia. Infatti, dopo aver registrato il suo personale successo come brillante presentatrice dell’ultima edizione di X Factor e aver annunciato la partecipazione al prossimo Festival di Sanremo, ha deciso di investire nella ristorazione aprendo a breve un bistrot a galatina, nel cuore del in Salento.
GIORGIA, COLPO DI TACCO
Che fosse innamorata del Tacco d’Italia era cosa risaputa, visto che sono anni che insieme con la sua famiglia fa lunghe vacanze da queste parti. Stavolta, però, ha deciso di compiere un passo ancora più importante e spendersi per una terra che, ormai, considera a ragione la sua seconda casa: un attrattore per quanti amano la cucina pugliese con particolare attenzione rivolta alle “tentazioni” salentine.
In questi giorni sono apparsi articoli su Repubblica (edizione di Bari), Nuovo Quotidiano di Puglia, Gambero Rosso e altri siti che hanno ripreso la notizia. Non è ancora nota, come scrive Repubblica, la data di inaugurazione non è ancora nota, ma la macchina organizzativa è bene avviata. Giorgia ha scelto i locali, già in ristrutturazione. Già postati, come accade in questi casi, gli annunci per la ricerca di chef e personale. Per la figura centrale del bistrot, Giorgia non fa giri di parole. Vuole un professionista che abbia «talento e passione», esperienza per unirsi all’elegante struttura di prossima apertura nel suggestivo centro storico di Galatina.
Stando alle prime notizie che trapelano in questi giorni, il locale, la cui collocazione è nel centro della cittadina salentina, sorgerà accanto a Palazzo Baldi, manufatto storico che risale al 1500 e oggi diventato un albergo stellato.
Secondo il Nuovo Quotidiano di Puglia, il locale di Giorgia non dovrebbe essere il classico bistro, bensì «un locale moderno dove la cucina salentina e i vini pugliesi la faranno da padrone e si uniranno all’esperienza musicale». Un’occasione che potrebbe convogliare in questo accogliente angolo di Puglia, colleghi e comunque artisti interessati alla tavola pugliese.
GAMBERO ROSSO, SUGGERISCE
In coda, infine, gli autorevoli suggerimenti del Gambero Rosso. Il bistrot di Giorgia, va ad arricchire già il parterre di locali presenti a Galatina. Ma, attenzione, scrive il sito, «se dopo un bicchiere di buon vino e un aperitivo al bistrot ci si vuole dedicare a una pizza, allora la tappa è da “Tipozero”, la pizzeria di Samuel Facecchia, sempre, nel centro storico della città. Se, invece, ci si vuole concedere un dolce si può fare un salto da “Eros Bar”, sempre nel centro di Galatina accanto alla chiesa di San Pietro, dove assaggiare il tipico pasticciotto salentino, anche nella versione “tipicciotto”, con grano autoctono».
Prima di chiudere, la curiosità a cui alludevamo all’inizio: Ray Charles-Giorgia. Figlia di Elsa Giordano e del cantante e musicista Giulio Todrani, fondatore del duo canoro Juli & Julie e del gruppo soul e rhythm and blues “Vorrei la pelle nera”, papà Giulio decise di chiamare la sua piccola proprio Giorgia, in onore a “Georgia on my mind”, uno dei cavalli di battaglia dell’immenso Ray Charles.
Venti migranti dispersi, un attentato e l’arresto di una giornalista italiana
Il nuovo anno non si presenta nel migliore dei modi. A largo di Lampedusa un “barchino” si inabissa, venti migranti dispersi, salvi sei persone e un bimbo. Un ex militare americano si lancia a bordo di un mezzo e compie una strage (quattordici finora le vittime accertate). Infine, in Iran una cronista è reclusa dallo scorso 19 dicembre. Si fa il possibile per ricondurla in Italia
Non una, ma più storie, a sfondo drammatico si intrecciano fra loro. Il 2025 si apre con una tragedia, un film già visto, come l’affondamento a largo di Lampedusa di un barcone con a bordo numerosi extracomunitari alla ricerca di una vita migliore. E poi, fine 2024, l’arresto di Cecilia Sala, la giornalista italiana fermata a Teheran lo scorso 19 dicembre per aver “violato la legge della Repubblica islamica”, secondo il governo iraniano. E, ancora, altra tragedia, fine anno, New Orleans: un uomo, ex militare americano, a bordo di un’auto si lancia sulla folla ammazzando almeno quattordici persone e ferendone decine, la matrice secondo agenzie americane sarebbe di matrice terroristica. Ci sarebbero altri fatti, ma questi, per lo spazio di cui disponiamo, bastano e avanzano.
Cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata in Iran il mese scorso, ha rivelato alla sua famiglia le condizioni in cui è detenuta. Vive in isolamento, non vede nessuno, neppure le guardie che la terrebbero sotto controllo. Gli alimenti le vengono somministrati attraverso una fessura dalla porta d’accesso alla sua cella. Non dispone di alcun materasso, ma solo due coperte: la prima le serve da appoggiare a terra, per dormire, la seconda per ripararsi dal freddo.
LE AGENZIE DI STAMPA
Fra le ultime notizie diffuse dalle agenzie giornalistiche italiane, fra queste l’Ansa, non corrisponderebbe al vero la notizia secondo la quale la giornalista avrebbe ricevuto generi alimentari, prodotti per l’igiene e libri, che non avrebbe potuto leggere avendole sequestrato gli occhiali da vista.
I genitori di Cecilia, in costante contatto con la figlia, descrivono la figlia molto provata, che ha ripetuto loro che “occorre fare molta fretta”. Cecilia Sala è in isolamento completo da poco più di due settimane nel penitenziario di Evin, nella periferia della capitale iraniana.
Finora Cecilia ha incontrato solo l’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, per una mezz’ora. Secondo notizie diffuse dal sito, “la cella d’isolamento è un sistema di detenzione usato per punire i detenuti: non vedere nessuno per periodi di tempo prolungati genera sofferenza, ansia e una forte sensazione di disagio. Questo tipo di detenzione, vale a dire in regime di isolamento, rappresenta da tempo immemore uno strumento di pressione psicologica sui prigionieri. Dalla vicenda si attendono sviluppi a breve, in quanto i vertici del governo in queste ore hanno convocato l’ambasciatore dell’Iran in Italia.
USA NEL PANICO, ATTENTATO
Fino a ieri sera, il bilancio era di quattordici morti con un numero elevato di feriti. Il presidente americano Joe Biden conferma, che Shamsud-Din Bahar Jabbar, ex militare Usa, responsabile dell’attacco in pieno centro a New Orleans, era “cittadino americano, aveva prestato servizio nell’esercito Usa ed era stato nella riserva fino a qualche anno fa”.
Biden ha inoltre aggiunto che l’autore della strage sarebbe stato “ispirato dall’Isis e che gli investigatori continueranno a cercare qualsiasi connessione o complice: le forze dell’ordine stanno indagando se l’attacco col pick-up a New Orleans è collegato in qualche modo all’esplosione di un Tesla Cybertruck davanti al Trump Hotel a Las Vegas, che ha causato la morte di una persona”.
Fra le notizie, la diffusione di un video da parte di Jabbar in cui fa riferimento al suo divorzio. Pare che inizialmente avesse pianificato di riunire la sua famiglia per una “festa” con l’intenzione di ucciderli. Questo è quanto dichiarato da due funzionari informati sulle registrazioni.
VENTI DISPERSI, CI RISIAMO
Infine, ma non minore per importanza, ma solo rispettare la cronologia degli episodi, l’incidente in mare del “barchino” che una volta inclinatosi avrebbe rovesciato in mare decine di migranti. Venti i dispersi, fra questi un bambino. Stando a un ricostruzione svolta nelle ultime ore, una ventina di persone sarebbe caduta in mare. Tutto questo, a circa 20 miglia dalle coste libiche.
Sei migranti adulti (due siriani, due sudanesi, due egiziani) hanno dato la loro versione dei fatti. Il “barchino” salpato dalla costa libica, lunedì sera, per giungere a Lampedusa con i sette migranti superstiti al naufragio (fra questi, un bimbo siriano di otto anni).
Dopo che il “barchino” di circa metri è salpato, dopo circa quattro ore di mare aperto, ha cominciato a imbarcare acqua. E’ stato in quel momento che le ventisette persone a bordo, hanno cominciato ad agitarsi. “Non abbiamo capito più niente, eravamo tutti in preda al terrore; la barca si è inclinata e molti sono caduti in acqua”. Venti le persone finite in acqua, fra queste: cinque donne e tre minori. Con aereo è stata pattugliata l’area. L’esito, purtroppo, si è rivelato negativo. I superstiti si allontanati velocemente a causa di una forte corrente del mare. E’ quanto i sei uomini superstiti e un bimbo di otto anni, hanno confermato anche una volta a bordo del traghetto di linea che li ha sbarcati a Porto Empedocle.
Abbiamo fatto un breve passo indietro. La cronaca che ha scandito l’anno appena archiviato. Dall’attacco di Istraele al ferimento di Tump durante la campagna elettorale. La notizia più letta, secondo l’agenzia giornalistica Ansa, l’alluvione di Valencia. Rispetto allo scorso San Silvestro, clima migliore, niente pioggia, temperature sopportabili. Un primato: la scorsa estate è stata la più calda in assoluto
Capodanno, uguale Cenone. Potremmo fare un elenco di menù e cifre, e magari lo faremo anche, ma solo per dare un tocco leggero a una riflessione sull’anno appena finito fra un brindisi, tanti, e un botto, pochi rispetto alla recente media.
L’ideale, in questi casi, è una ricognizione fra le notizie che hanno scandito nel bene e nel male un anno finito in archivio, senza lodi e senza infamia per molti. Senza un guizzo, atteso ma non troppo, da una minoranza. Non la buttiamo, insomma, in caciara – come direbbeo nella capitale – anche perché Destra e Sinistra, mai come in questo periodo, non sembrano poi così distanti anni-luce come un tempo. Farsi un’idea rispetto a quanto detto dai politici, da chi governa a chi sta all’opposizione, mai come in questo periodo è operazione complicata, se non impossibile. Così, prima di addentrarci in una disamina, facciamo questa “benedetta” (perché ci dà modo di svicolare eventuali considerazioni) cernita di notizie che, in qualche modo, hanno scandito il 2024.
Dunque, inutile girarci attorno, ce lo ricorda l’agenzia giornalistica italiana più autorevole, l’Ansa, è stato l’alluvione di Valencia ad essere l’argomento più seguito, con quella scia di danni e sangue. Una città letteralmente invasa dall’acqua. C’è poi l’attentato a Donald Trump, nel corso di una campagna elettorale molto chiacchierata, a seguire l’attacco dell’Iran a Israele, la storia dell’ingegnere congolese che ha chiamato il suo quarto figlio come il primario dell’equipe di medici italiani che gli ha salvato la vita.
I FATTI, UNO DOPO L’ALTRO
Martedì 12 marzo – Storia a lieto fine con Bufole Mugisho, operato per un tumore al cervello. Operazione perfettamente riuscita, il caso dovrà essere ottenuto sotto osservazione, intanto il paziente chiama il suo quarto figlio come il chirurgo che lo aveva operato.
Sabato 13 aprile – Attacco a Israele da parte dell’Iran. La reazione sarebbe stata la ritorsione al bombardamento del Consolato iraniano a Damasco.
Giovedì 11 luglio – Giacomo Bozzoli, latitante, dopo la condanna definitiva all’ergastolo per l’omicidio dello zio, viene tratto in arresto. Non era fuggito all’estero come si pensava in un primo momento, ma a casa sua. I carabinieri durante la perquisizione della villa nel Bresciano trovano l’uomo nel cassettone del letto matrimoniale.
Sabato 13 luglio – L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, candidato per il Partito repubblicano resta ferito ad un orecchio durante un comizio elettorale, soccorso, scortato e accompagnato nel più vicino ospedale: le sue condizioni non risultano critiche.
Giovedì 1 agosto – Olimpiadi di Parigi. Angela Carini si rifiuta di affrontare il match contro la pugile “iper-androgina” algerina Imane Khelif. L’atleta napoletana si inginocchia al centro del ring e piange. Fioccano critiche polemiche, l’incontro finito sul nascere diventa anche un caso politico.
Martedì 29 ottobre – Un violento alluvione si abbatte su diverse città della Spagna, la più colpita è Valencia, che conta decine di morti. Aveva tenuto incollati ai notiziari milioni di persone quanto era stato riportato in un primo momento da alcune agenzie: il parcheggio di un centro commerciale che avrebbe bloccato centinaia di persone: allarme infondato.
ITALIANI, A TAVOLA!
E veniamo alla spesa e al Cenone. Gli italiani, secondo la stima del Centro Studi Confcooperative, avrebbero speso 2,3 miliardi per sedersi a tavola, ieri, giorno di San Silvestro. Pare siano stati spesi cento milioni in più rispetto allo scorso anno e ben 350 milioni in più prima del Covid. Secondo lo studio, l’aumento della spesa sarebbe stato “condizionato” più che da una maggiore propensione agli acquisti, dal caro vita.
Per molti italiani è stata una festa votata alla spending review, vale a dire un processo teso a migliorare l’efficienza e l’efficacia della spesa pubblica. Un italiano su due avrebbe atteso la mezzanotte in casa, propria o di amici o parenti; tre su dieci, stando sempre allo studio compiuto da Confcooperative, hanno brindato all’ingresso del 2025 in viaggio, mentre e due su dieci hanno trascorso la serata in cenoni organizzati da ristoranti e hotel.
BEL TEMPO SI SPERA
Infine, un po’ di meteo. Un anno fa San Silvestro si era presentato con piogge sparse, al Centro-Nord e in Campania. Ieri, in buona parte dell’Italia, la vigilia sarebbe stata asciutta e serena. Nei prossimi giorni, alta pressione, ma anche stabilità, ristagno di inquinanti e nebbie in pianura. Dopo giornate con buona visibilità, si prevede peggioramento in val Padana e nelle valli del Centro con presenza di nebbie notturne a tratti anche fitte.
Il brindisi di mezzanotte a Torino ha fatto registrare 1°C. Milano, Bologna e Venezia, invece, nottata in compagnia della nebbia e 2-3°C; Firenze 4°C, Roma 7°C, Napoli foschia e 9°C; per concludere, Cagliari cielo grigio e 12°C. Nel resto d’Italia, 3 gradi a L’Aquila, 7°C Bari, 11°C a Reggio Calabria, Catania e Palermo. Il 2024 si è chiuso, però, con un primato: è stato l’anno più caldo della storia.
Bari, arriva la norma per regolamentare le pastaie di Bari Vecchia
Stretta del Comune, ci sono norme che vanno rispettate. Le pastaie rispondono per le rime. Fanno la Scia, si mettono in regola, ma in attesa del benestare chi paga acqua e farina, tempo, luce, mano d’opera? Fare promozione, ma a spese di chi? A breve le risposte del sindaco Leccese e dell’assessore Petruzzelli
Ci spiace cara Nunzia, ma a Bari vecchia dovrete inventarvi qualcos’altro. Ricorrere, per esempio, a una iscrizione alla Camera di commercio del Comune di Bari, farti una partita IVA, consultarti con un commercialista per trovare la strada più indolore per far fronte alla norma voluta dal sindaco. Certo, il primo cittadino, Vito Leccese, ci ha messo di suo. Forse vedeva nelle pastaie di bari vecchia un aspetto folkloristico, promozionale, se vogliamo, ma così proprio non andava. I ristoranti e le rivendite vicine hanno dovuto attendere un servizio televisivo, più di un articolo a livello nazionale, perfino un articolo in prima pagina del New York Times, per capire che le pastaie baresi non potevano proseguire con il loro tavolino a cielo aperto a continuare a fare gli “affari loro”. Intanto le norme igieniche, a cui ha fatto riferimento il popolare quotidiano americano; i controlli dei Nas, il Nucleo Antisofisticazioni e Sanità, l’organo di controllo dei carabinieri che dipende dal Ministero della Salute e conduce la lotta contro le sofisticazioni alimentari, sono arrivati puntuali; così il sindaco, nonostante avesse chiuso un occhio, considerando che i problemi a Bari sono altri, ha dovuto prenderne atto.
NON FINISCE COSI’
Non è finita su due piedi. Ne abbiamo scritto la scorsa settimana: Nunzia, la pastaia barese più famosa al mondo, e le sue colleghe avevano perfino minacciato uno sciopero, subito rientrato. La scusa con cui erano scese in piazza le “produttrici” di uno dei piatti più appetitosi della Puglia, non reggeva. A chi aveva asserito che le norme igieniche erano rispettate, aveva risposto più di qualche ristoratore elencando il numero dei controlli ai quali, lui e i suoi colleghi, venivano sottoposti. Non solo, Nunzia, rilasciando interviste a manetta, aveva perfino respisto una delle ultime accuse, di sicuro la più grave: la vendita di orecchiette già essiccate. Cartoni di un Centro di produzione commerciale pugliese erano stati rinvenuti nei pressi di Via delle Orecchiette: secondo le accuse di una tv e di più di un blog, qualche “collega” di Nunzia, aveva fatto ricorso all’aiutino per vendere un prodotto confezionato su larga scala. Qualcuno, ci dicono, avrebbe suggerito ai soliti personaggi che proprio di lavorare “pulito” non vogliono saperne, “Fatevi furbi!”. E’ la solita ricetta meridionale. Le richieste sono tante, le orecchiette vanno via come il pane, bene, allora dove “mangiano” in cinque, possono mangiare in dieci, in venti, perché no?
E’ così che va. Dunque, niente più pasta fresca lavorata in strada se non a scopo dimostrativo. Le pastaie di Bari Vecchia potranno produrre le orecchiette solo in casa. Da oggi esistono linee-guida volute dal Comune di Bari e dalla Asl insieme con le associazioni di categoria per regolamentare l’attività delle pastaie di Bari vecchia.
ANSA E LE AGENZIE…
Secondo quanto riportato dall’Ansa, gli aggiornamenti su questa attività sono state illustrate dopo la cosiddetta “mappatura” di chi in casa fa pasta fresca per la vendita diretta e le proteste delle scorse settimane, dopo l’accusa rivolte alle pastaie ree di vendere ai turisti orecchiette industriali e non artigianali.
Alla luce di quanto deciso a Palazzo, pertanto, le pastaie saranno considerate operatori del settore alimentare, tanto che a tutti gli effetti dovranno rispettare le norme appena rese ufficiali. Dal punto di vista amministrativo, l’attività di ciascuna delle pastaie è “impresa domestica” con tanto di Scia, la Segnalazione certificata di inizio attività da presentare al Comune. Stando così le cose, le Nunzia e le compagne non potranno impastare, produrre orecchiette con la pasta fresca in strada se non a scopo dimostrativo.
«Le pastaie di Bari vecchia rappresentano una straordinaria risorsa della nostra comunità e come amministrazione comunale, faremo tutto il possibile per continuare a valorizzare le tipicità enogastronomiche del nostro territorio e salvaguardare le nostre tradizioni culturali e culinarie garantendo, allo stesso tempo, la tutela degli aspetti igienico-sanitari», ha dichiarato Pietro Petruzzelli, assessore allo Sviluppo locale del Comune di Bari.
COMUNE, LE LINEE-GUIDA
Nelle linee guida del Comune di Bari è stato inserito un sistema di autocontrollo semplificato, con indicazioni specifiche per la pasta fresca, ma anche le condizioni d’igiene dei locali e delle attrezzature utilizzate. Gli operatori del settore alimentare dovranno, inoltre, conservare i documenti fiscali relativi all’acquisto della materia prima e quelli che riguardano clienti, tipologia, lotto di appartenenza ed eventualmente quantitativo di prodotto fornito. Non è la madre di tutte le soluzioni, ma almeno è una stretta in un sistema da Far West, nel quale bastava alzarsi la mattina, mettere una tavola all’aperto, impastare, fare orecchiette e venderle tanto al chilo, senza norme sanitarie e senza scontrino fiscale, con tutto quanto dovrebbe esserci a monte (dalla Scia in poi…).
A proposito delle strette riguardo la produzione di orecchiette, prevista anche la formazione obbligatoria. «Con questa decisione – ha detto ancora Petruzzelli – intendiamo sostenere la crescita economica della nostra città, contribuendo allo stesso tempo anche alla tutela della sua identità: come si dice in questi casi, il percorso che ha preso il via oggi richiede una grande determinazione da parte di tutte e tutti, e, alla luce dell’incontro di posso assicurare che l’impegno da parte di tutti sarà massimo». Le pastaie sono avvisate. Idem i turisti, che in caso di controlli dovranno fare attenzione a giustificare per i primi giorni (in attesa dei documenti appositi) cosa ci sia in quella busta di plastica e quale titolo portano via le orecchiette.
Per contro, Nunzia e le sue colleghe. «Possiamo fare orecchiette solo a scopo dimostrativo? Insomma, produrre decine di chili di orecchiette “al gratis” per fare bello il Comune di Bari, gli stessi baresi, orgogliosi delle nostre orecchiette, per giunta a spese nostre?». Infatti. E gli ingredienti, acqua e farina, il tempo, la luce, la mano d’opera, chi paga? Anche questa è una bella domanda.
Tijjani, da ciclofattorino ad Amsterdam a stella del calcio nella capitale
Noslin, elemento di punta della Lazio, ha iniziato facendo il rider. «Volevo crescere, il mio pensiero fisso era diventare un professionista. Mi ha aiutato mia madre, poi una leggenda dell’Inter, Wesley Sneijder, cominciò a prendersi cura di me. Prima nell’Ajax, poi a Verona, infine a Roma». La tripletta al Napoli di Conte in Coppa Italia lo ha posto all’attenzione dei grandi club
«Lavoravo sotto la pioggia, ma anche quando nevicava; il mio compito era quello di preparare panini: facevo le consegne in scooter, in auto o in bici; ero io ad aprire e chiudere l’attività, lo facevo però pensando che non era proprio quello che avrei voluto fare nella vita; professionale ero professionale, ma avrei voluto crescere, diventare un calciatore professionista: non nascondo, però, che a volte ho avuto paura che il mio sogno non si avversasse, insomma che non ce l’avrei fatta, ma è stata la fede in Dio ad avermi aiutato nel viaggio della vita».
Tijjani Noslin, calciatore olandese nato ad Amsterdam, proveniente da una famiglia giunta in Europa dal Suriname, stato indipendente dell’America meridionale. Così si è raccontato Tijjani prima di diventare un giocatore professionista, al Corriere della Sera. Fino a poco tempo prima si era guadagnato da vivere facendo il rider per Subway, una nota catena di fast food olandese. «So cosa significa essere dall’altra parte – riprende il venticinquenne calciatore della Lazio – lavorare duramente tutti i giorni; mi dico sempre che non voglio tornare indietro: voglio dare tutto quello che ho fino alla fine della mia carriera, infine guardare indietro e vedere che la mia è stata una bella storia».
FORZA LAZIO!
Oggi Tijjani è uno degli elementi più rappresentativi della Lazio. Fino a quattro anni fa preparava panini in un fast food a pochi isolati dallo stadio dell’Ajax, la sua squadra del cuore: non è diventato calciatore per caso, forse da piccolo non era ancora il suo chiodo fisso, ma più avanti lo è diventato, tanto da martellargli la testa. Forse, a fargli cambiare decisamente idea, cioè a convincerlo che è il calcio il suo “lavoro”, la clamorosa tripletta in Coppa Italia inflitta al Napoli di Antonio Conte. Un percorso, il suo, non proprio rose e fiori. Per farcela, giungere a certi livelli, occorre sudare sodo. «Mai arrendersi – racconta – quando ero nelle giovanili dell’Ajax, a causa di un errore amministrativo, non poterono tenermi; da quel momento mia madre ha contattato letteralmente tutti i club professionistici olandesi per segnalargli il mio nome».
Le cose non andarono subito bene. «Dicevano che ero troppo gracile fisicamente; non navigavamo nell’oro, tutt’altro, per gli standard olandesi non rientravamo nella categoria benestanti: mamma ha sempre combattuto molto con quel poco che aveva». Dopo attesa e sacrifici, tanti, la svolta, nel 2020. «Nell’estate del Covid finii al DHSC, quinta serie olandese, una squadra sconosciuta; non avevo grandi aspettative, l’importante a quel punto era giocare al pallone; ben presto scoprii che era il club di Wesley Sneijder».
GRAZIE WESLEY!
Tijjani cominciò a segnare gol a raffica, facendosi notare dalla leggenda dell’Inter del Triplete che promise a sua madre di aiutare personalmente il ragazzo. Tramite la conoscenza del proprietario del Fortuna Sittard, Sneijder diede la possibilità al classe 1999 di spiccare il volo in un club professionistico. Poi, a gennaio 2024, il trasferimento al Verona di Marco Baroni con cui conquistò una salvezza sul filo di lana. Oggi i due lavorano ancora insieme, ma alla Lazio. Dalla quinta serie olandese, il sogno di Tijjani vola in Europa League.
«Voglio far vedere a tutti quello che so fare – dice oggi il giovanotto ormai più di una promessa – naturalmente quando sei nella tua città ti vengono a guardare molti amici, lo stesso parenti e conoscenti a cui vuoi mostrare sempre qualcosa in più; ovviamente darò sempre tutto e lo farò anche contro l’Ajax, ma la cosa più importante è vincere le gare, non importa come, se con i miei gol, i miei assist…». La vita è maestra, Noslin conferma. «Se hai attraversato periodi difficili fin da piccolo, questo può aiutarti; quanto impari per strada puoi trasferirlo anche nel calcio».
Gli italiani impegnano di più i loro risparmi. Aumentano quanti si mettono in viaggio, ma anche la spesa per comprarsi o comprare prodotti a parenti, amici, conoscenti. Rispetto a due anni fa si è registrata una discreta impennata nei consumi. Lo spiegano i sondaggi di Confcommercio, Confesercenti e Codacons. C’è, però, chi resta a casa, non ha ferie, preferisce “investire” in abbigliamento o beni di consumo, privilegiando la tavola…
Cominciamo intanto con l’augurare un Buon Natale a tutti. A quanti fanno parte di questa squadra, quella di “Costruiamo”, e a quanti ci seguono, leggono, commentano, in questa serie di articoli e riflessioni. Speriamo sia stato un Natale fatto di soddisfazione, piuttosto che di malinconia. Le feste sono belle, in particolare quella del Natale, ma ogni momento di grande emozione nasconde sempre quell’accento di malinconia. Inutile farne mistero, ci sono ragazzi accolti da “Costruiamo” che vengono da molto lontano. Vengono in Italia, qualcuno prosegue il viaggio per l’estero, alla ricerca di un lavoro, di una vita migliore rispetto a quella che faceva nella sua città di origine, talvolta anche villaggio. Di storie ne abbiamo raccontate, continueremo a raccontarne. Molte di queste, lo dicono gli italiani per primi, che in quanto a romanticismo non li batte nessuno, sono permeate di una certa malinconia, perché costruirsi una vita lontano dalla propria casa, dalle proprie abitudini porta grandi sacrifici: lasciare la propria terra, i propri cari, innanzitutto. E poi, la fame, la sete, le violenze.
In questi spazi più o meno giornalieri ci raccontiamo e ci conosciamo un po’ meglio. Un po’ meglio di ieri, un po’ meno di domani. Ecco, il Natale, come lo trascorriamo in Italia, non solo fra italiani, ma anche con i fratelli che vengono dal Continente di fronte al nostro. Quando parliamo o scriviamo, come in questo caso, di italiani, parliamo anche di quanti da poco o da molto abitano il nostro Paese. Dunque, quando raccontiamo l’Italia, raccontiamo del Paese di tutti.
PONTE FESTIVO
E, allora, come avete trascorso o pensate di trascorrere le festività cominciate con il Santo Natale? Qui lo chiamiamo “ponte festivo”, perché il periodo festivo è di due settimane. Tutto riprende a ritmo sostenuto a partire dal 7 gennaio, o male che vada il 2 gennaio. L’Italia i questi giorni è ferma? No, c’è chi lavora; chi, intanto, ha la fortuna di averlo un lavoro e, pur di avere un reddito, mettere su famiglia, ha rispetto delle festività, ma non ne fa una malattia se un giorno, invece di brindare, mangiare una fetta di panettone o brindare, lavora e guadagna.
Secondo il focus di Confcommercio, la Confederazione dei commercianti italiani, fra Natale, Capodanno ed Epifania prossima, dunque 2025, le vacanze saranno più segmentate, spezzettate. Più partenze, con una tendenza a spostarsi al di fuori dei periodi consueti con lassi di tempo evidentemente più brevi. In questa ricerca di Confcommercio ripresa dall’agenzia Ansa, il 25% degli italiani ha dichiarato dichiara che si muoverà sia fra Italia ed estero, compiendo pertanto più viaggi. Una parte più contenuta, calcolabile in un 12%, partirà per l’estero, specie a Capodanno e in vista dell’Epifania (una percentuale sensibilmente migliorata rispetto a due anni fa). Quanti non saranno impegnati o avranno investito i propri risparmi nelle vacanze, il 20% attribuisce a questa “scelta obbligata” a motivi economici, mentre il restante 13% alla mancanza di ferie disponibili. Spesa complessiva prevista: oltre otto miliardi di euro, con un impegno economico maggiore indirizzato al Capodanno, che conferma di essere il momento di maggiore spesa per gli italiani: spesa media per persona, 390 euro; numero complessivo di viaggiatori, 9 milioni.
MEGLIO DEI PRECEDENTI
Il Natale che stiamo vivendo, pare non sia più quello dello scorso anno, giocato sul risparmio. Pare, infatti, che le famiglie italiane fino alla fine del Natale, avranno speso nove miliardi di euro, fra gli acquisti anticipati (Black friday) e il rush finale agli acquisti nel fine-settimana. Sotto l’albero troveremo, dunque, più regali sotto l’albero, con le festività che potrebbero arrivare ad un costo di 25 miliardi di euro, fra viaggi, spostamenti e spesa alimentare, dove i rincari hanno registrato picchi mai registrati in una simile percentuale: il 20%.
Secondo Codacons e Confesercenti-Ipsos, il recupero dei redditi reali, per quanto faticoso, e la frenata dell’inflazione incoraggeranno agli acquisti: 9,5 miliardi di euro (Codacons), a 8,1 miliardi (Confesercenti) con una spesa media di regali pari a 225 euro a persona. Secondo Confesercenti, il clima di incertezza pesa su famiglie e imprese, ma gli italiani non rinunciano al Natale. Quest’anno, sempre secondo Confesercenti, le vendite per le festività hanno scontato una partenza lenta, e la speranza che ci sia un rialzo a fine corsa, sul filo di lana.
Fra gli investimenti in regali: capi di abbigliamento, moda, con particolare riferimento alle borse, sono in cima alle preferenze degli italiani. Fra i cinque doni più scelti, anche libri (33%) e tecnologia (32%). Per un 30%, dono gastronomico, mentre il 23% su un prodotto da enoteca. Sugli acquisti dell’ultima ora, pare che i negozi una volta tanto avranno la rivincita sulle vendite online. Il 61% degli acquisti nell’ultima settimana prima di Natale, pare sia avvenuta nel punto-vendita fisico: il 46%: in un negozio, di vicinato o in un centro commerciale; il 10% in un negozio monomarca di una grande catena e il 4% in un mercato o mercatino.