Cani e gatti, impariamo

Quando le bestie insegnano una serena convivenza

Matteo, già proprietario di un cane, si imbatte in una micina, Principessa. Prova solo ad accudirla, le costruisce perfino una cuccia, ma quell’anima, lui ancora non lo sa, lo ha già adottato. E per finire, la piccola seduce un cagnone che oggi si prende cura di lei. Gli uomini dovrebbero meditare sulla saggezza degli animali

 

Per una volta il nostro “domenicale”, rubrica che raccoglie curiosità che scaturiscono dalle colonne della stampa e dalla cronaca, racconta una piccola grande storia. La storia fatta di accoglienza, quella di un signore che si imbatte in un gatto, e di tolleranza, considerando che l’uomo avendo in casa già un cane, alla fine fa convivere il suo nuovo ospite, un micetto, con quelli che sulla carta sono i loro nemici giurati, e cioè il suo fido.

Ecco, talvolta, cosa c’è dietro ad una semplice storia. Basta saperla leggere, perché ad interpretarla, come avrete modo di constatare, saranno loro, cane e gatto, quelle che i dizionari definiscono “bestie”.

La storia è bella, divertente oseremmo dire, piena di significato, come in qualche modo già spiegato. Sta tutto nella capacità di persuasione di una gattina, che chiameremo Principessa. Minuscolo essere, smarrito, abbandonato, che una sera tende un agguato romantico ad un ignaro signore. Questo piccolo spaccato di vita che non ci ha trovato indifferenti. Tante volte è il caso di fermarsi a riflettere, perché spesso, come vedrete, c’è da imparare più da una storia così semplice che non da quei pistolotti esagerati, con applausi a comando, scaturiti da uno dei tanti talk show televisivi.

 

 

QUA LA ZAMPA

La menzione la merita a tutto tondo il quotidiano La Stampa, che ha una rubrica, molto interessante, dalla parte degli animali. Se le storie non trovano spazio sul cartaceo, ecco che una delle più autorevoli testate giornalistiche, rimedia on line. E non solo, La Zampa può essere seguita su Facebook, Instagram e X. Inoltre, per non perdere notizie e storie, è possibile iscriversi ad una newsletter settimanale, naturalmente gratuita.

Dunque, veniamo alla storia. C’è un signore, che noi chiameremo Matteo. Lavora in un albergo. La serata scorre lenta, non succede niente di particolare. E’ il caso di vivacizzarla facendo due passi, per sgranchirsi le gambe e stiracchiarsi un po’ all’aria fresca. E’ passata la mezzanotte, nel parcheggio all’ingresso dell’hotel, il massimo silenzio. E’ un attimo, quando quel silenzio, viene rotto da un miagolio disperato, che si fa largo fra le vetture. E’ una minuscola creatura. La sua “vocina” sottile chiede aiuto. Matteo, alla fine della storia, confesserà di non aver mai avuto a che fare con i gatti, prendendosi per giunta già di un cane al quale è affezionato tanto che non potrebbe mai infliggergli un colpo a sorpresa. E, invece…

La Zampa, riprende la confessione dell’uomo che si è imbattuto con quel gatto. «Miagolava forte, spaventata, era sotto un’auto: per un quarto d’ora ho provato a farla uscire, ma non si muoveva».

 

 

ACQUA E PAZIENZA…

Dopo tentativi, la gattina spaventata si è rifugiata in un cespuglio. Solo grazie a un po’ di acqua e pazienza, Matteo riuscì a guadagnarsi abbastanza fiducia così da poterla avvicinare. L’aveva in qualche modo rassicurata. «Missione terminata, posso allontanarmi, ho compiuto la mia buona azione quotidiana». E invece, no, Matteo, quella che a te sembrava conclusa, era solo un’incompiuta. Principessa, ormai, aveva fatto la sua scelta: non voleva più restare sola, così prese a seguire Matteo mostrandogli tutta la sua determinazione esplicata con un piccolo balzo aggrappandosi alle sue gambe.

Non consentiva all’uomo di fare un passo: ogni volta che Matteo cercava di liberarsi di Principessa, il suo miagolio si faceva più disperato. Matteo aveva pensato anche a un soluzione transitoria, creare attorno alla micina un rifugio con una scatola e una coperta. Questo nella mente dell’uomo, che non era evidentemente la stessa di Principessa: l’unico posto dove sembrava trovar pace, spiega il giornale on line, era la sua spalla, tanto da non perdere occasione per saltarci sopra.

 

 

«LA MIA SPALLA: CASA SUA»

«Era tranquilla – riprende l’uomo – solo se stava sulla mia spalla o sul petto: ogni volta che provavo a spostarla, miagolava e risaliva subito: ha passato così la notte, tra coccole, riposini sulla spalla e occhiate di gratitudine, quel piccolo spirito aveva finalmente trovato un rifugio».

Così, emozionato e convinto che la cosa che stava per fare era la più giusta, Matteo aveva deciso di portare Principessa a casa sua. Unica preoccupazione, il suo cane e un interrogativo: come, l’inquilino già accasato fra le mura domestiche, avrebbe reagito alla nuova presenza? Un primo controllo ha un che di incoraggiante: i due animali hanno avuto solo brevi incontri, ma il cagnolone di Matteo pare eccitato e incuriosito dai nuovi odori e suoni che provengono dalla stanza dove Principessa sta prendendo le misure di questa sua nuova e più stabile abitazione.

Con tanto di benedizione a Matteo e a quel cagnone che ha entusiasticamente accettato la convivenza. Anzi, pare che il cucciolone si stia prendendo cura di Principessa come fosse un suo simile. E qui ci vorrebbe daccapo quel dizionario cui alludevamo: simile. Analogo o affine nell’aspetto, nei caratteri. Nonostante uno dei detti più popolari – ma andrebbe sicuramente aggiornato – continui a recitare: «Si odiavano come cane e gatto». Gli uomini prendano esempio su come due, all’apparenza differenti fra loro, possano convivere, rispettarsi e prendersi cura l’un l’altro.

Il Salento ora “vola”

Consegnati ufficialmente i lavori per la realizzazione del collegamento ferroviario

«Premiato il lavoro di squadra: attendiamo quest’opera da decenni ed è fondamentale che sia rispettata la tabella di marcia», ha fatto sapere con una nota l’on. Andrea Caroppo, vicepresidente della Commissione Trasporti. Riqualificazione delle stazioni di Casarano, Gallipoli, Maglie, Novoli, Otranto, Tricase e Zollino. L’intervento di elettrificazione della linea ferroviaria regionale che collega le stazioni di Martina Franca a Lecce, Lecce a Gagliano del Capo, Maglie e Otranto

 

«La rivoluzione per la mobilità nel Salento può iniziare. I lavori possono finalmente entrare nel vivo». Ne ha dato notizia attraverso una nota l’on. Andrea Caroppo, vicepresidente della Commissione Trasporti. I lavori per il collegamento ferroviario con l’Aeroporto brindisino, possono considerarsi ufficialmente consegnati.

«Una bella notizia – prosegue Caroppo – che premia il lavoro di squadra portato con il collega Tullio Ferrante, sottosegretario con delega alle opere commissariate; nel Salento attendiamo quest’opera da decenni ed è fondamentale che sia rispettata la tabella di marcia. A tal fine organizzeremo un’azione di monitoraggio mensile affinché tutti i lavori vengano conclusi più presto secondo i tempi previsti».

La notizia, proprio per la sua ufficialità, è quella che si suol dire una “buona notizia”. Per il Salento, ma anche per l’intera Puglia, che proprio nell’estate appena finita aveva registrato gravi problemi nel fornire risposte sempre più adeguate a quella che ormai può considerarsi la sua maggiore forma di sostegno: il turismo. Proprio una serie di disservizi hanno messo a nudo la necessità di mettere mano ad un progetto già a buon punto, non solo nelle linee-guida, ma anche da accordi e finanziamenti approvati, come dichiarato dallo stesso vicepresidente della Commissione Trasporti.

 

 

LINEA ADRIATICA VELOCIZZATA

Inutile giraci intorno, grande importanza hanno sempre avuto gli interventi di velocizzazione della linea adriatica, che, estendendosi fino a Lecce, prevedono l’adeguamento dei requisiti tecnici che renderanno la linea idonea ad essere inclusa nella rete Core entro il 2050. Con la forte espansione del turismo, negli ultimi anni, si stava rendendo necessaria un’accelerazione in quella che doveva essere una svolta per una ulteriore crescita del Tacco d’Italia.

Nel maggio 2023 era stata RFI ad aggiudicarsi l’appalto dei lavori per la realizzazione del nuovo collegamento ferroviario tra la stazione di Brindisi Centrale e l’Aeroporto del Salento, intervento per un valore di circa 70 milioni di euro a valere sul Pnrr.

Sempre scrivendone al passato, segno che il tema è sempre stato vivo nei progetti della Regione, ricordiamo che sempre un anno fa (6 giugno) FSE aveva pubblicato il bando di gara per il completamento delle opere di attrezzaggio ERTMS (Sistema di gestione, controllo e protezione del traffico ferroviario), lavori che interessano in totale 215 Km di linea ferroviaria del valore complessivo di 130,8 milioni di euro a valere sul Pnrr.

Stessa fonte di finanziamento – aveva fatto sapere la Regione Puglia – per i lavori di realizzazione di hub intermodali e per la riqualificazione delle stazioni di Casarano, Gallipoli, Maglie, Novoli, Otranto, Tricase, Zollino, la cui sottoscrizione del contratto di appalto era già prevista entro la fine dello scorso anno.

 

 

STAZIONI “TRASFORMATE”…

Per intendersi, l’intervento è finalizzato alla trasformazione delle principali stazioni della rete FSE in “smart station” attraverso la realizzazione di veri e propri nodi intermodali con il potenziamento dei servizi di interscambio ferro-gomma-mobilità lenta, l’incremento del livello di sicurezza degli impianti di stazione, la realizzazione di segnaletica di sicurezza e di sistemi di videosorveglianza, nonché il miglioramento dell’accessibilità agli spazi delle stazioni e ai treni con l’eliminazione delle barriere architettoniche.

L’intervento di elettrificazione della linea ferroviaria regionale gestita da FSE che collega le stazioni di Martina Franca a Lecce, Lecce a Gagliano del Capo, Maglie e Otranto, è finanziato con il PSC-FSC 2014-2020, per un totale di circa 186 km. Il completamento delle opere è previsto, salvo contrattempi, per il primo semestre del 2026.

“Siamo in fase di approvazione del Piano attuativo 2021-2030 del Piano regionale dei Trasporti – aveva dichiarato lo scorso anno l’assessore ai Trasporti e alla Mobilità sostenibile, Anita Maurodinoia, assessorato oggi ricoperto da Debora Ciliento – documento di programmazione degli interventi in materia; avevamo sperato di inserire il nodo di Lecce come nodo della rete transeuropea di trasporto TEN-T, ma la Commissione europea non ha accettato la nostra proposta, pur rappresentando Lecce di fatto la parte terminale della Rete Comprehensive in Puglia; questo, però, non ci ha distolti dal programmare interventi in grado di potenziare la rete ferroviaria, di incrementare l’intermodalità verso le principali stazioni ferroviarie e l’aeroporto di Brindisi, e di ammodernare e rendere sempre più sicura e capillare la viabilità extra urbana”.

 

 

…E SVILUPPO TRAFFICO MERCI

Trasporti significa anche logistica per il trasporto merci, per dare impulso allo sviluppo del traffico merci su ferrovia e all’intermodalità ferro-gomma-mare, assicurando il raccordo tra la rete di interesse nazionale e i principali nodi intermodali, tra cui quello di Lecce Surbo.

E poi c’è il trasporto pubblico locale (TPL), che vede l’Assessorato regionale impegnato insieme ai concessionari del servizio su ferro e gomma a garantire mobilità tra i territori per i viaggiatori abituali, i pendolari per lavoro e studio, oltre che a trovare soluzioni come il biglietto o l’abbonamento unico in grado di far risparmiare tempo e denaro. “Puntiamo alla sostenibilità dei trasporti – ha detto l’assessore -, per cui ci stiamo impegnando nel rinnovo delle flotte su ferro e gomma con mezzi a basso impatto ambientale, ma anche sostenibilità in senso più ampio che coincida con una migliore qualità della vita. In questo modo cerchiamo di offrire infrastrutture e servizi utili ai viaggiatori in generale, come i turisti.

Italia, promossi e bocciati

Le città dove si vive meglio e peggio

E’ il Nord ad avere la meglio, il Sud in ripresa, ma la strada da compiere è ancora tanta. Un report dice che il divario si è ristretto, ma politica e impresa devono ancora lavorare. Money.it e Avvenire interpretano i risultati dei quattro saggi che hanno stilato la “chart” finale

 

Tutti pazzi per l’Italia, d’accordo. Stranieri, in particolare, matti per la Puglia. Ma non c’è solo il Paese del più e del meno, in Italia infatti esistono anche le zone intermedie. Fermo restando il meglio e il peggio, abbiamo preso in prestito lo studio, molto attento, aggiornato rispetto agli ultimi dodici mesi, svolto da Money.it

Come è stata stilata questa classifica. Il punteggio di ogni città è il risultato della somma di una serie di indicatori osservati dagli economisti interpellati per stilare la classifica definitiva: capacità di accoglienza, ambiente, turismo e cultura, capitale umano, demografia e famiglia, economia e inclusione, impegno civile, lavoro, legalità e sicurezza, salute, servizi alla persona.

L’indagine 2024 ha mostrato che le aree di osservazione circa legalità e sicurezza, salute e lavoro, sono migliorate. Gli indicatori che, invece, hanno registrato i livelli più bassi sono stati impegno civile, ambiente, cultura e turismo, accoglienza. Ambiti, questi, nei quali le città italiane sono risultate carenti.

 

 

BENE PORDENONE, SIENA E MILANO

La domanda che si pone il sito della rivista finanziaria americana e che in Italia, online, tratta problemi economici, parte dal meglio: “In quale città italiana si vive meglio in Italia?”. Il sito, come noi, setaccia il “Rapporto sul BenVivere e la Generatività delle province italiane 2024” pubblicato dal quotidiano L’Avvenire, che, puntuale, da sei anni aggiorna la sua classifica. In base all’indagine di un team di economisti italiani, il report in questione ha indicato, per esempio, miglioramenti sulla vivibilità al Sud. Il Sud, infatti, registra una riduzione della distanza fra nord e centro Italia rispetto a quanto riportato l’anno scorso.

Quando, però, si va a leggere la classifica, una sorta di Top 10, non solo la sensazione, ma le cifre e le indicazioni, nette, certificano che le città nelle quali si vive meglio si trovano in buona parte al Nord. Se pensiamo che le città più “giù”, in questa graduatoria, sono Siena e Firenze, va da sé che esiste ancora un certo squilibrio sul quale la politica e le imprese devono lavorare.

Nello scorgere la classifica 2024 delle città con la migliore qualità della vita in Italia, la prima osservazione che balza subito agli occhi è che è il Nord ad avere di gran lunga la meglio. In testa, saldamente, si colloca Pordenone. Sfila la testa di questa speciale classifica a Bolzano, città che non solo non conferma la sua leadership conquistata nella quinta edizione, ma addirittura perde nove posizioni, piazzandosi al decimo posto. A seguire la città friulana, Siena e Milano che formano il podio delle tre principali città con la migliore qualità della vita.

 

 

MALE REGGIO E CROTONE

Come Bolzano riesce a confermarsi per un soffio fra le prime dieci città italiane, ecco quattro città che fanno il loro ingresso in questa classifica. Nessuna sorpresa, sono sempre le città settentrionali a dire la loro: Trieste, Udine, Parma e Rimini. Questa la classifica completa: Pordenone, Siena, Milano, Trieste, Firenze, Trento, Rimini, Udine, Parma, Bolzano. Al Sud, degne di una certa attenzione, sono le città di Isernia e Benevento, comuni che hanno registrato un bel balzo in avanti nella qualità di vita.

Queste, dunque, le dieci città italiane dove si vive meglio. E se esiste una classifica “up”, per contro ce n’è una “up”, tanto che nel dare un’occhiata allo stesso rapporto, quello “sul BenVivere 2024”, osserviamo che Crotone e Reggio Calabria occupano ultimo e penultimo posto. Sempre secondo lo stesso report, le peggiori province italiane risultano essere Caltanissetta, Foggia, Catania e Napoli.

E’ Vieste la star del turismo

Bari registra il maggior numero di arrivi, Lecce quello delle presenze

“Arrivi” e “presenze” confermano che la Puglia è sempre più una destinazione di riferimento sia a livello nazionale che internazionale. «La crescita del turismo straniero, rafforzata dalle ottime performance di mercati emergenti come Polonia, Argentina e Brasile, testimonia l’efficacia della nostra strategia di promozione all’estero», sostiene Gianfranco Lopane, assessore al Turismo della Regione Puglia

 

La Puglia, turisticamente parlando, spicca il volo. Cambia, in qualche modo, la geografia delle città più visitate in questo 2024. I dati, secondo i dati forniti dall’Osservatorio regionale del Turismo della Puglia (PugliaPromozione), sono stati presentati al TTG Travel Experience di Rimini, considerato a ragione il punto di riferimento per le analisi legate al turismo.

In totale, raccontano i dati forniti dalla Regione Puglia, da gennaio ad agosto sono arrivate nella nostra regione ben 4.234.445 persone, per un totale di quindici milioni di presenze. Due dati sostanzialmente in crescita. Uno dei primi dati che salta agli occhi è un sensibile calo delle presenze degli italiani. Leggera flessione. Se c’è, invece, un exploit, bene, quello riguarda gli stranieri: +20,1% rispetto allo scorso anno, nel periodo da gennaio ad agosto 2023. Il mese con più arrivi, ma non avevamo dubbi a riguardo, è stato agosto. Nonostante i vantaggi più volti espressi riguardo vacanze ragionate e meno dispendiose, i turisti coniugano il periodo di vacanze con il mese di agosto. Dello stesso avviso, gli italiani.

 

 

TUTTI I NOMI

Facciamo i nomi. E’ Bari la città con più arrivi: 573.000 totali. Vieste si conferma come la località con più presenze. Sul podio degli “arrivi”, si conferma anche Vieste e Lecce. A seguire, Monopoli e Ostuni. Scorrendo la classifica dei primi posti, troviamo Gallipoli: nona. Se diamo un’occhiata alle “presenze”, scopriamo invece che Vieste ha la meglio su Bari e, a seguire, su Ugento, Lecce e Gallipoli, che se la giocano meglio in virtù delle vacanze più lunghe fatte nelle città di mare. A nostro avviso – ma non è confutare proiezioni e sondaggi di PugliaPromozione – mancherebbero cittadine come Alberobello, Martina Franca e Locorotondo. Ma è un punto di vista, nessuno in Puglia può lamentarsi. Tutt’altro.

Ma torniamo a cifre e percentuali fornite da PugliaPromozione. Nei primi otto mesi del 2024, si è registrato un significativo incremento sia degli “arrivi” (4.234.000) che delle “presenze” turistiche (15.339.000). Gli arrivi hanno fatto segnare un aumento pari al +9%, mentre le presenze hanno registrato un incremento del +4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La crescita ha interessato sia i turisti italiani che stranieri. Questi ultimi hanno evidenziato un aumento maggiore: +20% per gli “arrivi” e +15% per le “presenze”. I flussi turistici nazionali registrano un incremento del +3% per gli arrivi a fronte di un andamento stazionario delle presenze.

 

 

SETTEMBRE-OTTOBRE, PREVISIONI

Settembre e ottobre, in una sorta di previsione, descrivono una crescita degli arrivi del +4% e un mantenimento dei valori dello scorso anno per le presenze. Nel periodo gennaio-agosto 2024, in fatto di “arrivi” sono stati registrati incrementi superiori al 10% nei mesi di marzo (periodo pasquale), maggio e giugno. Nei mesi di luglio e agosto gli arrivi sono cresciuti del +3,5% e le presenze hanno mostrato una sostanziale stabilità (+1%), con una buona performance del mercato estero che ha compensato il rallentamento interno. «Siamo soddisfatti dei risultati ottenuti dal turismo pugliese nei primi mesi del 2024 – dichiara Gianfranco Lopane, assessore al Turismo della Regione Puglia – in quanto crescita di “arrivi” e “presenze” conferma che la Puglia è sempre più una destinazione di riferimento sia a livello nazionale che internazionale».

 

 

CONCLUDENDO…

«La crescita del turismo straniero – riprende Lopane – rafforzata dalle ottime performance di mercati emergenti come Polonia, Argentina e Brasile, testimonia l’efficacia della nostra strategia di promozione all’estero. Allo stesso tempo manteniamo alta l’attenzione sul mercato nazionale, sui flussi italiani, e lavoriamo per garantire una crescita sostenibile e rispettosa delle comunità locali e dell’ambiente, a partire dalle iniziative volte alla valorizzazione dei nostri Prodotti turistici di punta; adesso ci attende una nuova ed importante sfida, che passa anzitutto dalla collaborazione con gli operatori, le amministrazioni, le imprese pugliesi e le associazioni di categoria; puntiamo a favorire percorsi di qualificazione dell’offerta attraverso l’organizzazione turistica dei nostri territori; a breve avvieremo incontri mirati in questo senso e ci saranno novità interessanti».    

“Salvata” da un terremoto

Guardia Perticara, provincia di Potenza, cinquecento abitanti

A centotrenta chilometri da Taranto. Prima un salto a Matera, poi a Stigliano, fra paesini e colline. Finalmente ecco quella cittadina risorta dopo il disastro dell’Irpinia. Restituito il suo aspetto medievale, fra vicoli stretti e case di pietra. Da non perdere…

 

Niente da fare, i veri gioielli stanno a Sud. A Su dell’Italia e a Sud del mondo. Basta prendere la Puglia, e non per campanilismo, ma – un tempo si diceva – dove caschi, caschi bene: dalla provincia di Foggia al Tacco della regione, la provincia di Lecce. Poi vogliamo parlare delle altre località, dall’entroterra alle zone collinari e di mare? Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Ma il Sud è unico. Con il passare degli anni, dei decenni e, diciamolo, dei secoli, abbiamo assistito a una vera desertificazione dei nostri luoghi a causa di un motivo al quale non si può contrapporre nemmeno il più razionale dei ragionamenti: la fame. Se non mangiavi almeno un pasto al giorno, era finita. Abbiamo raccolto storie di famiglie numerose che mandavano i propri figlioli dalle nonne, dalle zie, a causa della scarsa disponibilità di materie prime: il cibo. Era triste.

Questo partire per il Nord in cerca di fortuna, ha fatto in modo che molte delle cittadine del nostro circondario non fossero rase al suolo e cementificate. Uno dei motivi: nell’immediato circondario non esistevano risorse per essere autosufficienti, in quello che era un tacito scambio “dare avere”: io produco più grano, ti do farina; tu olio e barbabietole, mi dai lo zucchero.

 

 

C’E’ UN MOTIVO, ANZI DUE…

E allora, secondo motivo: non c’erano risorse e nemmeno tempo per abbattere quelle cittadine desolate, avvitate in posti che nessuno si sarebbe lontanamente sognato. Premessa doveroso anche stavolta, per introdurre l’ultimo dei gioielli nel quale stavolta intendiamo accompagnarvi. La cittadina è Guardia Perticara, cinquecento abitanti, provincia di Potenza. Dunque Basilicata, ma confinante con altri piccoli comuni in provincia di Matera. Da Taranto dista centotrenta chilometri, poco più di un’ora di auto. Pare abbia compiuto e superato da poco il millennio, mille anni portati in modo rispettoso.  

Lo stemma, il gonfalone e la bandiera, come ci ricorda Wikipedia, sono stati concessi proprio di recente, aggiungiamo noi, e precisamente con decreto presidenziale nel 2004. Sfondo azzurro sul quale campeggia una torre d’argento su un monte verde a tre cime, sormontata da una stella dorata. Non è un caso che la cittadina oltre a Perticara, si chiama anche Guardia: la torre cui accennavamo, è una delle sette guardiole – quelle torrette con feritoie riservate alle sentinelle in difesa delle fortezze – poste a difesa del territorio comunale.

 

BENEDETTI SITI…

In questi giorni è tornata ad interessarsi a questo affascinante comune lucano anche il sito “True Riders”. Con un esaustivo servizio, se n’è occupato Alessio Gabrielli, che spiega: “il viaggio per raggiungere Guardia Perticara parte da Matera, la celebre città dei Sassi; quando ti trovi a Matera non puoi che ammirare le sue meraviglie; dopo una passeggiata per i vicoli di una delle città più famose al mondo (Matera, appunto n.d.r.) occorrerà percorrere strade panoramiche che attraversano la campagna lucana, un panorama  che vi accompagnerà per tutto il viaggio”.

Ad un certo punto, commenta il cronista, il paesaggio si fa più aspro, fino ad arrivare a Craco, il famoso borgo fantasma che sorge arroccato su un colle (e del quale qualche tempo fa abbiamo anche scritto (“Che tesoro che sei”, febbraio 2022 https://www.costruiamoinsieme.eu/che-tesoro-sei/).

 

 

…“COSTRUIAMO” COMPRESO

Dopo aver visitato Craco, la tappa successiva è Stigliano: colline, boschi e paesini, immersi in una natura incontaminata. Da Stigliano, verso Guardia Perticara: uno dei borghi più belli d’Italia: vallate, colline, un panorama che pare dipinto a mano tanto sprigiona fascino. Benvenuti a Guardia Perticara, gioiellino avvitato incastonato fra le montagne e noto per le sue case in pietra e i vicoli minuscoli, stretti e belli a vedersi.

Gli studi, indica ancora Wikipedia, fanno pensare ad una forte influenza greco-ortodossa attorno al X secolo.

Ma è nel XVIII secolo che Guardia Perticara entra a far parte del dipartimento di Maratea come feudo del marchese d’Altavilla, prima che fino al 1806 andasse nelle mani degli Spinelli. Purtroppo, nel 1857, un violento terremoto causa poco meno di un centinaio di vittime per danneggiare vistosamente la struttura urbanistica. Nel 1980, la svolta. Ancora un terremoto, quello dell’Irpinia. In quel momento il borgo trova la forza di progettare il recupero dell’antica dimensione architettonica e artistica, che restituisce al centro storico la sua antica forma medievale.

Sarah Scazzi, parte la fiction

“Avetrana: Qui non è Hollywood”, Disney+, da venerdì 25 ottobre

A nulla sono servite le rimostranze dell’intera cittadina in provincia di Taranto. La fiction sull’omicidio della quindicenne parte a breve. Quattro episodi, ognuno dei quali esplora un singolo punto di vista sull’omicidio della quindicenne: della cugina Sabrina Misseri e dei genitori di quest’ultima, Michele Misseri, Cosima e Concetta Serrano.

 

Nulla hanno potuto le levate di scudi dei cittadini di Avetrana riguardo la fiction “Qui non è Hollywood”. Non solo l’indignazione di sindaco, rappresentanti del commercio e cittadini del paese in provincia di Taranto, sono risultati irricevibili (arrivate in grave ritardo, ma al punto giusto nel dare una spinta alla produzione che si giova del can-can mediatico che circonda la serie televisiva), c’è di più: la messa in onda della prima puntata, proprio come fosse un istant-movie, ha già data e canale di programmazione: venerdì 25 ottobre, su Disney+.

La serie tv sul delitto di “Avetrana: Qui non è Hollywood” (questo il titolo completo sarà presentata alla Festa del Cinema di Roma, sta già scatenando i social e non solo. Sono tanti, infatti, i giornali, i siti che hanno ripreso le diverse posizioni messe in campo, si dice in questo caso dai vari attori (intesi come protagonisti del braccio di ferro mediatico). In particolare quelli pugliesi e i siti che si occupano di tv e cinema (fra questi, l’interessato thewom.it e everyyeye.it).

 

 

AVETRANA, LA SERIE…

La serie “Avetrana: Qui non è Hollywood” ha una sceneggiatura. E ispirata, come si dice in questi casi, al libro “Sarah la ragazza di Avetrana”, scritto a quattro mani da Carmine Gazzanni, molisano di Isernia, e Flavia Piccinni, pugliese di Taranto. Un libro edito da Fandango Libri che racconta del delitto di Avetrana in cui perse la vita la giovane Sarah Scazzi. La seie tv è suddivisa in quattro episodi, della durata di un’ora circa. La narrazione è molto semplice e, forse, anche per questo non mancherà di suscitare dibattiti e schieramenti per questo o quel protagonista di una vicenda torbida. Ogni episodio sarà il punto di vista di uno dei quattro protagonisti (Sarah, Sabrina, Michele e Cosima). In realtà, protagonista sarà l’intero can-can mediatico che scaturì, prima il “rapimento”, poi il ritrovamento, infine l’omicidio che coinvolse l’intero Paese (indimenticabile la puntata di “Chi l’ha visto?”, diventata non stop per via delle rivelazioni di Misseri padre).

“Avetrana – Qui non è Hollywood” diretta dal pugliese Pippo Mezzapesa (Bitonto), è una serie scritta dallo stesso regista insieme ad Antonella Gaeta e Davide Serino, ha come obiettivo il raccontare l’omicidio della quindicenne Sarah Scazzi avvenuto nell’omonima cittadina della provincia di Taranto.

 

 

QUATTRO PUNTATE

Ad Avetrana, un paese bruciato dal sole nella periferia pugliese – le note diffuse sui media – a ridosso del mare, è il 26 agosto 2010 quando una giovane ragazza di nome Sarah (interpretata da Federica Pala, attrice di “America Latina” Federica Pala) scompare. Tutto il paese è in subbuglio, in particolare la cugina di Sarah, Sabrina (Giulia Perulli, “Il sesso degli angeli”), che nella sua casa di via Deledda, proprio quel pomeriggio, l’aspettava per andare al mare insieme.

Sembra una fuga innocente, in realtà non lo è. Perché, mentre tutti la cercano, Sarah è già stata inghiottita dall’oscurità. Troveranno la sfortunata vittima in fondo a un pozzo, senza vita, mentre un paese lotta con l’imponente risonanza mediatica del caso e l’Italia intera assiste sgomenta ai risvolti di una triste vicenda “intrafamiliare”, come la definì Franco Sebastio a capo della Procura di Taranto che indusse Misseri alla confessione.

 

 

A CIASCUNO IL SUO…

Ciascun episodio, si diceva, esplora un singolo punto di vista delle persone coinvolte nella vicenda: quello di Sarah, di Sabrina Misseri e dei genitori di quest’ultima Michele Misseri (Paolo De Vita, “Don Matteo”) e Cosima Serrano (Vanessa Scalera, “Imma Tataranni – Sostituto procuratore”, “Palazzina Laf”). Completano il cast Imma Villa (“L’amica geniale”) nel ruolo di Concetta Serrano, la madre di Sarah; Anna Ferzetti (“Rocco Schiavone”) di Daniela, una giornalista; Giancarlo Commare (“SKAM Italia”) di Ivano Russo, un cuoco di Avetrana che Sabrina e Sarah avevano conosciuto alcuni mesi prima; e Antonio Gerardi (“I Leoni di Sicilia”) in quello del Maresciallo Persichella.

«E il Salento diventa set…»

Nuovi investimenti per realizzare resort e produrre film e serie tv

L’ultimo acquisto è quello di Marco Chimenez, uno che ha fiuto. In vacanza con la famiglia, è rimasto affascinato dalla bellezza dei luoghi, così da acquistare non una, ma due masserie. Una a Veglie, l’atra ad Ugento. Per ospitare personalità internazionali e girare sceneggiati e fiction per cinema e televisione

 

E anche Marco Chimenez, produttore dell’arcinoto e premiatissimo “Gomorra”, ci fa un pensierino. Anzi, due. Acquista nn una, ma due masserie in Salento. Ne farà, stando a quanto dichiarato al Nuovo Quotidiano di Puglia, in un servizio di Pierpaolo Spada, «un resort e un set per le serie tv». Insomma, tombola. Non è la prima masseria presa in seria considerazione per girare film o comunque una delle tante serie così di moda fra Netflix e Sky. Basti ricordare una delle ultime celebrate opere di Lino Banfi, protagonista insieme con Ron Moss (il Ridge del “Beautiful” più famoso), che sempre da queste parti – Martina Franca, masseria Don Cataldo, per la precisione – decise di realizzare un numero importante di riprese di “Viaggio a sorpresa”. Dunque, di che stupirsi.

Chimenz, produttore cinematografico, ha nel suo più o meno recente passato una serie indescrivibile di produzioni e di successi: “Gomorra”, “Romanzo criminale” e “Suburra”, tanto per citare alcuni titoli. Bene il suo ultimo successo, in fatto di investimenti, è l’acquisto di due masserie: “Vocettina” (Veglie) e “La Vecchia” (Ugento), con lo scopo di farne nel giro di due anni, attrattori per turisti deluxe e, al tempo stesso, alla bisogna, set cinematografici o produzioni televisive.

 

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«MASSERIE, CHE FASCINO!»

«In vacanza da queste parti – ha raccontato Chimenez al giornalista del quotidiano salentino primo nelle vendite in Puglia – con la mia famiglia, quando ebbi modo di visitare il Salento, fummo colpiti dalla bellezza di posti mai visti, fra questi Leuca, Gallipoli e Otranto. Fatale la sosta alla Masseria Diso – Il Tabacchificio, un’esperienza che considero unica; bene, quella masseria mi incantò al punto tale da convincermi non solo a tornarci, ma anche a cercarne una che potesse diventare di nostra proprietà».

L’intuizione di Chimenez è il riuscire a mettere insieme ospitalità, dunque un resort, e disporre di uno, due potenziali set, per realizzare riprese per una delle tante produzioni richieste in questi ultimi anni. Inutile girarci intorno, contributi cinematografici a parte, per le opere prime, un certo numero di sale che stanno chiudendo in tutta Italia, e non solo, il futuro risiede proprio nelle serie ospitate da Netflix, Sky, Mediaset, Rai e via di questo passo.

«L’idea principale – ha spiegato il produttore al Nuovo Quotidiano – è quella di utilizzare “Vecchia” e “Vocettina” intanto come strutture ricettive, ponendo anche attenzione a soluzioni complementari o alternative: ospitare personalità di statura internazionale o impiegare queste due accoglienti location come set per film o serie».

 

 

RITORNO ECONOMICO, NON SOLO…

L’eventuale ricaduta in fatto di immagine ed economia. «Dopo il successo di una serie – riprende Marco Chimenez – il pubblico si incuriosisce, anzi fa di più, visita quei luoghi, il set, fino a restare affascinato da quanto lo circonda». Fa un paio di esempi, il produttore, parte da “White Lotus”. «La seconda stagione – spiega – girata in Sicilia e ha interessato turisti arrivati dagli Stati Uniti; “Benvenuti al Sud”, prodotto da Cattleya, girato a Castellabate, in Cilento: il successo del film interpretato da Bisio e Siani cambiò l’economia del posto: la Puglia è già un marchio importante, va da sé che da un eventuale successo – parliamo di ipotesi – lo stesso territorio, principalmente il Salento, se ne gioverebbe».

Dunque, il Salento non come “Gomorra” o “Romanzo criminale”, ma una cartolina vista con gli occhi di un produttore. Uno che per fare questo mestiere deve avere innanzitutto fiuto, provare ad arrivare con il pensiero, il progetto, il sogno, laddove altri non possono neanche pensare di aggrapparsi minimamente. 

Golfo di Taranto, oasi protetta

Nati nelle nostre acque, i grampi nascono, crescono e tornano a “casa”

Culla dei cetacei, grazie al lavoro e allo studio della Jonian Dolphin Conservation. Nel mondo leggiamo e assistiamo ad autentiche mattanze, qui trovano rifugio delfini e altri mammiferi. Rispettiamo il mare e gli spazi di questi delfinidi che, a modo loro, manifestano affetto e riconoscenza

 

Meno male che c’è il Golfo di Taranto, gli studiosi della Jonian Dolphin Conservation (JDC), il Cielo ce li conservi. Ultima notizia: la presenza di grampi, qualcosa di simile ai delfini, già segnalata qualche mese fa: delfinidi, ma senza quel curioso e divertente muso dei “cugini”.

La mattanza, ennesima, contro i delfini, nelle isole Fær Øer, Nazione costitutiva del Regno di Danimarca (per motivi legati alla tradizione) e la caccia estesa alle balenottere nelle acque del Giappone (per motivi di carattere economico), sono notizie che nel fine-settimana per chi ama la natura, ci gettano nello sconforto. Ma l’uomo è così: si spaventa del cambiamento climatico, degli orsi che muoiono nel loro habitat naturale per via dei ghiacciai che si sciolgono; delle bombe d’acqua che scatenano alluvioni, seminano terrore e morte. “Colpa nostra”, ammette qualcuno. Ma siamo sempre al di sotto nella media e fino a quando non ci sarà chi farà rispettare regole che possano salvare il pianeta, il destino è segnato.

Hai voglia a firmare petizioni, a lanciare appelli: il così educato e civile Giappone, che fa lunghe file a teatro, in metropolitana (dove se una “metro” arriva con un ritardo di mezzo minuto, da un altoparlante c’è chi si scusa…), allo stadio, dove dopo aver assistito a un evento, fatto uno spuntino, raccoglie cartacce, borse e cibo di risulta, pulisce spalti e spogliatoi e lucida anche, proprio non vuol saperne. Le balene vanno cacciate, questione di danaro; anzi, adesso, che hanno avuto l’autorizzazione ad ammazzare anche le balenottere, il Cielo ce ne scampi.

 

 

MATTANZA CONTINUA…

E che dire delle Fær Øer, dove ogni anno pescatori a bordo di imbarcazioni spingono verso morte certa centinaia di delfini, socievoli e giocherelloni per antonomasia? In una insenatura ad attendere queste povere bestie, centinaia di “complici” che armati di tutto punto compiono una carneficina. Non esistono colpi proibiti: i delfini vengono giustiziati, fatti a pezzi. E’ l’usanza: per tradizione quello specchio d’acqua deve tingersi di rosso. Ma si può? In un’epoca nella quale sono diminuite drasticamente le corride, non si ammazza più per fare spettacolo, possibile che Paesi che si sentono così forti, non possano essere fermati?

I nostri appelli saranno regolarmente ignorati, figuriamoci. Non è, né sarà mai ignorato, invece, l’impegno di Carmelo Fanizza e i suoi colleghi della JDC, che in questi giorni ci hanno deliziato con un’altra delle loro notizie: questa estate, ci informano, il Golfo di Taranto si è confermato come la “culla dei cetacei”. Non solo per le colonie stanziali dei delfini più comuni, come la stenella striata e il tursiope, ma anche per i grampi, i simpaticissimi delfinidi caratterizzati dall’assenza del muso.

La conferma arriva dall’attività di monitoraggio svolta dalla Jonian Dolphin Conservation, l’associazione di ricerca scientifica che da quindici anni studia e tutela la presenza dei cetacei nel Golfo di Taranto e nel Mar Ionio Settentrionale.

Negli ultimi mesi nel Golfo di Taranto i ricercatori della JDC hanno avvistato due cuccioli di grampo appena nati che nuotavano vicino alle loro mamme, Cometa e Falco; nei cetacei sono le madri a prendersi cura dei cuccioli, uno per volta generalmente, allattandoli ed insegnando loro a nuotare e cacciare per tre o quattro anni.

 

UNO STUDIO COSTANTE…

Ma come fanno i nostri studiosi a conoscere e approfondire la loro conoscenza su questi ospiti ormai di casa nelle nostre acque? «Grazie a un algoritmo messo a punto dallo Stiima- CNR di Bari – spiega Francesca  Santacesaria, assegnista di ricerca Uniba e responsabile attività di ricerca della JDC – riusciamo a riconoscere i cetacei: sui loro corpi, e più in particolare sulla pinna dorsale o caudale, presentano dei segni caratteristici, dei marker naturali come cicatrici o tacche sui margini, che rappresentano delle vere e proprie impronte digitali: ad ogni animale è assegnato dalla JDC un nome che permette di identificarlo in futuro».

«Questa tecnica – riprende Santacesaria – si chiama foto-identificazione: ci basta una fotografia per capire se si tratta di un individuo “nuovo” o se abbiamo lo già incontrato in passato; in questo caso, confrontando le foto con quelle della nostra banca dati, possiamo anche risalire alla sua storia e studiarne le migrazioni; di ogni sinolo cetaceo riusciamo così anche a seguire la crescita di anno in anno, analizzare la struttura sociale e gli spostamenti del gruppo cui appartiene».

Ogni giorno i due catamarani della JDC escono in mare con a bordo i soci dell’associazione coinvolgendoli nelle attività di citizen science che, tra l’altro, prevedono proprio l’osservazione dei cetacei incontrati, raccogliendo così dati fondamentali per la loro tutela e la loro “identificazione”.

 

 

…DA QUINDICI ANNI

Così questa estate i ricercatori della JDC hanno osservato, oltre ad alcuni cuccioli new born, anche il ritorno nel Golfo di Taranto, dopo cinque anni di assenza, di tre grampi il cui primo avvistamento avvenne nel 2013: sono Erard, Svirgolo e Jonathan, tre maschi che hanno mantenuto un forte legame nel tempo.

Tra gli individui osservati quest’anno ci sono anche Alessandro e Mario, due giovani grampi maschi individuati per la prima volta nel 2018, quando, appena nati, nuotavano al fianco delle loro mamme, Dalmata e Surf.

In questi anni, Alessandro e Mario sono sempre stati molto carismatici e si sono fatti riconoscere per il loro comportamento esuberante. Ancora piccolissimi nuotavano con la mamma, curiosi si avvicinavano alle imbarcazioni degli studiosi. Giocavano con altri cuccioli e, perché no, “disturbavano” i maschi adulti tentando di attirare la loro attenzione. Grazie alla foto-identificazione, gli studiosi seguono la loro crescita e, ogni anno, ritrovarli e trovarli diversi, più grandi, più marcati, ormai indipendenti dalle mamme, fa emozionare. Parola di studiosi.

Americani, matti per la Puglia

Bari, Lecce, Fasano, Ostuni e Polignano a Mare le città più amate

PugliaPromozione snocciola una serie di dati. Tutti incoraggianti, indicano una crescita esponenziale di visitatori d’oltreoceano. Scelgono hotel e masserie, ma investirebbero volentieri anche nel “mattone”. Un’agenzia immobiliare ha invitato i pugliesi a farsi fare una stima su case e ville. Hai visto mai?

 

E’ qui l’America. Non è un’iperbole, nemmeno il tentativo maldestro di rovesciare un concetto che ormai ci accompagna, senza mai abbandonarci, da anni: la Puglia è la regione più amata dagli americani o statunitensi che dir si voglia. Per mille ragioni. Con ogni probabilità perché esistono radici secolari trapiantate negli Stati Uniti (non si contano i pugliesi andati a rifarsi una vita proprio lì), poi perché da qualche anno a questa parte quotidiani e riviste americane non perdono occasione per indicare come la “Regione più bella al mondo” proprio la Puglia.

Che vivessimo in una terra baciata dal Cielo, già lo sapevamo, ma che lo certificassero alcuni fra i giornali più importanti al mondo, questa è una cosa che ci ha fatto crescere in autostima. Come titolava nei giorni scorsi il Nuovo Quotidiano di Puglia, prendendo a prestito uno spunto fornito da PugliaPromozione: “Americani pazzi per la Puglia”. Venegono citati numeri, incontrovertibili se – come si dice – la matematica non è un’opinione. Statunitensi matti per la nostra terra, investono non solo nelle vacanze, ma anche negli immobili. Lo scorso anno sono stati circa centosessantamila gli statunitensi “sbarcati” in Puglia, per un totale di quattrocentomila (quattrocentomila!) notti di permanenza.

 

 

NUMERI DA CAPOGIRO

Numeri da capogiro che registrano un +40% negli arrivi e un +36% nel numero di notti. Per farla breve, gli Stati Uniti sono al quinto posto tra i Paesi per dati sul turismo in questo angolo d’Italia.

Ovviamente il numero di presenze registrato autorizza a una disamina città per città, o meglio, a fare una cernita fra i luoghi nei quali il turista americano si sente “a casa”. Lecce, per esempio. Non è passata inosservata la notizia di settimane fa, secondo la quale un’agenzia immobiliare aveva chiesto ai residenti di far valutare le proprie case per poi vendere – se avessero considerato congrua l’offerta – ai tanti americani interessati a investire nel Salento.

Insomma, tutti, ma proprio tutti gli americani che trascorrono le proprie vacanze in Italia, hanno un occhio particolare per la Puglia. Secondo PugliaPromozione sono cinque le città più gettonate: Bari, Lecce, Fasano, Ostuni e Polignano a Mare. I turisti a stelle e strisce, infatti, preferiscono il capoluogo di regione, Bari, in alternativa al Salento o a quella fascia sull’Adriatico che va da Ostuni a Polignano. Anche perché, pare che 57 su 100, propendono per soggiornare in una masseria o in un hotel.

 

 

DA OSTUNI A POLIGNANO…

Zone privilegiate, considerando le vacanze, le città di mare. Ma, attenzione, non è la sola estate il periodo preferito. Il turismo che si affaccia in Puglia dall’altra parte del mondo, spesso predilige – un po’ come i locali – maggio o settembre. Insomma: poco prima o poco dopo l’estate. Dato interessante fornito da PugliaPromozione: il 48% degli ospiti americani viaggia in famiglia, il 37% in gruppo e nel 15% dei casi sono viaggiatori singoli.

PugliaPromozione ha fornito questi numeri in occasione dell’Italian Festival di Hoboken nel New Jersey (USA). Un evento che fra due anni compirà il secolo, tondo tondo, posto che queste celebrazioni vanno avanti da novantotto anni. Il rito religioso si svolge sulle rive del fiume Hudson, con lo skyline di Manhattan ed è una festa per la comunità italo-americana. Si contano centomila – qualcuno più, qualcuno meno – visitatori tra eventi musicali e stand gastronomici, con l’Agenzia regionale del Turismo PugliaPromozione che per la prima volta ha rivolto una intensa attività per far crescere il desiderio di vacanze nella nostra regione.

 

 

AFFARE O PIACERE?

L’iniziativa rientra nel progetto “Puglia: Business or Pleasure”, “affare o piacere”. Un progetto interessante che unisce sinergicamente il lavoro dell’Assessorato allo Sviluppo Economico e quello dell’Assessorato al Turismo della Regione Puglia.

In occasione dell’evento di Hoboken, in New Jersey sono giunti il regista Alessandro Piva, cui spetterà la realizzazione dei video, e due funzionari di PugliaPromozione. Sempre per l’occasione, è stato realizzato uno stand della Regione Puglia, insieme al quale viaggiano le luminarie e la cultura pugliese dell’accoglienza. E alcune immagini della Puglia mostrate anche a Times Square.

Nel nome della “rosa”

Cresce e contribuisce autorevolmente allo sviluppo del Paese la quota delle donne in carriera

Annalisa Russo, CEO di Other Souls e imprenditrice martinese, si fregia del riconoscimento di StartupItalia. «Essere tra le donne innovatrici del nostro Paese è motivo di grande orgoglio e immensa felicità», dice l’interessata. «“Unstoppable Women”, “donne inarrestabili”, non è una celebrazione al femminile per quante hanno già raggiunto traguardi significativi, ma un impegno per restituire alla community storie di professioniste, artiste, scienziate, sportive da seguire», riporta il sito del nuovo polo digitale

 

C’è tutto un mondo al femminile che abbraccia le imprese. Oggi, più che mai, le donne in carriera ricoprono ruoli di grande responsabilità. E bene fa StartupItalia, il nuovo polo digitale dell’innovazione tecnologica,  ad incoraggiare e promuovere donne che hanno grandi qualità senza il cui contributo l’Italia sarebbe un Paese incompiuto.

Breve e doverosa premessa ad una delle notizie che circolano in questi giorni. Una di queste è la pubblicazione, anche quest’anno nel cuore caldo di agosto, sul sito StartupItalia dell’elenco di creative, imprenditrici, investitrici, ricercatrici, manager, professioniste, startupper italiane, ciascuna punta di riferimento del suo settore. Fra le imprenditrici di casa nostra, spicca il nome di Annalisa Russo, martinese, attiva nel campo dell’editoria con Other Souls, progetto innovativo nato con l’obiettivo primario di riscrivere le dinamiche che presiedono l’editoria e il publishing tecnologico: un ponte tra la letteratura moderna e la transizione digitale.

 

 

ANNALISA, IRREFRENABILE

«“Unstoppable Women”, “donne inarrestabili” – spiega il sito di StartupItalia, a firma di Chaiara Trombetta, a proposito della selezione dell’autorevole quota rosa che in modo così importante contribuisce alla crescita del nostro Paese – non vuole essere una celebrazione delle donne che hanno già raggiunto traguardi significativi, ma un impegno per restituire alla community storie di professioniste, artiste, scienziate, sportive da seguire, per ispirarsi, per trovare quel senso di appartenenza e di spazio di confronto aperto e senza filtri; l’obiettivo è essere sempre di più e non creare barriere o classifiche».

«Ringrazio Unstoppablewomen di StartupItalia – dice la Ceo di Other Souls – per questo importante riconoscimento; essere tra le donne innovatrici del nostro Paese è motivo di grande orgoglio e immensa felicità; vorrei rivolgere i complimenti alle mie compagne di viaggio, molte delle quali ho la fortuna di conoscere personalmente; essere una donna a capo di un’impresa innovativa in Italia, e nel mio caso al Sud, significa ancora oggi, abbattere muri e porsi spesso in posizioni scomode, ma creare degli obiettivi comuni, vincere il pregiudizio e lavorare strenuamente per il benessere di tanti e lo sviluppo del nostro Paese non ha prezzo; non dimentichiamo che le Unstoppable Women sono pioniere caparbie e coraggiose che hanno a cuore i bisogni di tanti».

 

 

DONNE IN CARRIERA, CRESCONO

Negli anni la lista si è allargata sempre più – riporta StartupItalia – per approfondire e raccontare le tante storie di sportive, artiste, scienziate, professioniste che si distinguono per il loro impegno e che troppo spesso vivono dietro le quinte e risultano invisibili. L’occasione fornisce un modo per confrontarsi, riflettere per comprendere a che punto ci si trova insieme e, viene sottolineato, fare un punto sullo stato dell’arte.

Le donne che hanno capacità e legittimamente aspirano a posizioni di potere, si trovano spesso in conflitto con un mondo che ancora fatica ad accettarle del tutto; è una realtà che a volte sembra bruciare, un’ingiustizia che prosegue nonostante i tempi e le tante tante parole spese in nome non solo della parità, ma anche del progresso.

In Italia, le imprese guidate da donne rappresentano appena il 23% del totale, una percentuale che esige un cambiamento. Siamo ancora lontani anche dalla media europea del 32%. Nel mondo delle startup invece si registra una crescita lenta: sono 2.200 le iniziative al femminile registrate a giugno 2024 (sul totale di oltre 15.000 startup). Si avanza con un passo incerto, ostacolato da barriere sia culturali che strutturali. Se guardiamo all’Europa, in questo caso i dati non migliorano, solo il 7% delle aziende è guidato da una CEO donna. Un numero ancora davvero troppo basso e le donne continuano a essere pagate meno dei loro colleghi maschi, una disparità che continua a ripetersi a dispetto della parità formale che a volte si racconta.