Dodi Battaglia, chitarrista dei Pooh e un’idea
Il gruppo di “Pensiero” e “Parsifal” in passato aveva già dato: contro la distrofia, l’Aids, le guerre e la fame nel mondo. «Con Roby, Stefano e Red tornerei a suonare anche domani mattina, a patto di “restituire” al pubblico quanto ci è stato regalato in cinquant’anni di attività», dice l’artista. Intanto ecco “Perle”, doppio cd con inedito di Giorgio Faletti (Un’anima).
Dodi Battaglia, un altro degli amici della nostra “radio”. Le parole e la musica viaggiano sul web, la lunga chiacchierata con una delle icone della musica pop degli ultimi cinquant’anni, ci accompagna un po’ ovunque. Nella beneficenza, innanzitutto. “Se un giorno i mei compagni di cinquanta e passa anni di musica, si rifacessero vivi per tornare a suonare, porrei una sola condizione – che non ho difficoltà a immaginare che ci troverebbe tutti in perfetta sintonia – quella di fare concerti ma solo per beneficenza”.
C’è da credere. “Del resto la storia dei Pooh – ricorda Battaglia – è stata un costante impegno dalla parte dei più deboli: durante i nostri tour con il nostro pubblico abbiamo raccolto fondi per combattere la distrofia muscolare (Telethon), l’Aids (Bonsai aid aids), schierandoci contro ogni guerra (Rock no war) e la fame nel mondo (Unicef): siamo andati personalmente sul posto a visitare le popolazioni in difficoltà per vedere come i soldi della nostra gente fossero stati impegnati per le popolazioni africane: riscostruire un intero villaggio, con scuole, acqua, suppellettili per dare a gente sofferente strumenti di crescita”.
Bello sentire un artista così importante che prima di una intervista rivolge un pensiero a chi vive in condizioni disagiate. Da qui scatta l’eventuale tour a una sola condizione, la formula magica è una sola: beneficenza. Ma torneremo a parlarne con lo stesso chitarrista di “Pensiero”, “Parsifal”, “Chi fermerà la musica” e “Amici per sempre”, a breve. Intanto, l’occasione dell’incontro. A braccia aperte, alla fine della presentazione ufficiale del doppio cd “Perle – Mondi senza età”.RICOMINCIO DA ME
Battaglia, dunque, storico chitarrista dei Pooh, quando si presenta in pubblico ha “l’emozione da recluta”. Come fosse un “deb”. Gli inizi con i Pooh, come quando l’immenso Valerio Negrini gli pronosticò un destino di successo. E il produttore Giancarlo Lucariello lo invitò ad andare oltre: a cantare sì, ma anche a scrivere canzoni. Decine di anni, poi, sullo stesso palco, con Roby Facchinetti, Stefano D’Orazio e Red Canzian, lo stesso Riccardo Fogli tornato in pista in occasione del Cinquantennale.
Battaglia alla “Feltrinelli” di Bari presenta doppio cd con allegato album, “non solo fotografico”. Almeno trecento i fan. Non c’è posto neppure fra gli scaffali. Seduti, in piedi, sul loggione del piano superiore, i sostenitori dell’ex Pooh occupano ogni centimetro della libreria. In mano, cellulari, “Nikon” e “Canon”. Non smettono un attimo di fare “clic”. Fissano il volto sorridente, disteso del protagonista della serata, che non nasconde la felicità nello stringere fra le mani qualcosa di importante. Perché lui, Dodi, in realtà non ha mai pensato di smettere. A cominciare dagli stessi Pooh. Fosse stato per lui, avrebbe spalmato gli impegni del gruppo fra tour e studio di registrazione, mai appeso la sua chitarra al classico chiodo. La musica è la sua vita, il numero di chitarre che ospita e coccola nel suo studio di registrazione, infatti, è salito a settanta.
Battaglia si presenta al pubblico. Spiega il “manufatto”, traccia dopo traccia. Fra i presenti, anche chi lo ha applaudito all’Auditorium Parco della Musica di Roma, in occasione della registrazione di “Perle”. «Se qualcuno avesse registrato qualcosa quella sera – dice Dodi – la confronti pure con l’intero lavoro: in studio non abbiamo “sistemato” nulla, i due cd riproducono fedelmente tutto ciò che è accaduto in quella magica serata, uno fra i miei più bei concerti».
C’è chi invoca il selfie corale, potenza dei social. Centinaia di “Perle” agitate a favore di “scatto”. Poi la gente in fila, in attesa di autografo e foto. E’ un bel successo. Poi una chiacchierata, per “Costruiamo Insieme”: il sito, la radio, youtube.NOSTALGIA CANAGLIA
Gli chiediamo subito se la selezione delle canzoni chiamate a raccolta, sia stata più lunga o più dolorosa. «Non ho avvertito dolore. Nostalgia, quella sì; malinconia, se vuoi, ma non dolore nel restituire al pubblico brani che stanno rivivendo una loro seconda giovinezza. Ricantandole mi capita spesso di avere gli occhi lucidi dall’emozione. Succede anche alla gente che a fine concerto viene a salutarmi».
Un mosaico di canzoni ricomposte dal sentimento. «Mai lanciato una sola occhiata al borderò: suddivisioni, percentuali e altri calcoli non fanno per me. Ho cercato, invece, di tracciare il percorso dei Pooh con canzoni che non avevano vissuto la stessa ribalta nonostante meritassero uguale importanza. Ho rivolto così il mio impegno a brani adolescenziali, impegnati, dedicati all’amore, ai viaggi, temi nei quali Valerio – come sappiamo – era un campione».
Non è un album di inediti, ma solo una “riappropriazione debita”. «Non escludo che a breve, medio termine, possa realizzare un album di inediti; anche se in molti al primo ascolto hanno pensato che alcune delle canzoni eseguite nel “live” fossero nuove; un esempio: due miei musicisti, uno di venti e l’altro di ventisei anni, ai tempi di molte di queste canzoni non erano ancora nati; per loro, come buona parte delle persone presenti ai miei concerti, molte di queste canzoni “suonano” come fossero inediti. All’interno del doppio cd, a breve un triplo vinile di colore bianco, solo un brano realizzato in studio: “Un’anima”, una mia musica scritta su un testo inedito del grande Giorgio Faletti. Intenso, profondo, come lui solo sapeva essere».
A fine corsa, è mancato il confronto di un tempo con gli altri Pooh. «Le scelte, anche quelle dolorose, presentano lati positivi: assumersi responsabilità in prima persona, per esempio. A dirla tutta, anche al tempo dei Pooh, mi confrontavo con altri amici e musicisti. Oggi, per esempio, lo faccio con i ragazzi del mio gruppo; con loro si è creato un tale rapporto di fiducia che certe scelte avvengono quasi automaticamente. Abituato a lavorare in team, insomma, continuo ad assaporare il gusto del confronto».DOVE SONO GLI ALTRI TRE…
Durante la presentazione, una battuta che non ti aspetti: «Mentre suono in concerto, mi capita di voltarmi come se cercassi uno dei colleghi di una volta», ha detto Dodi Battaglia. «Quando per cinquant’anni esegui “Piccola Katy”, “Tanta voglia di lei”, “Pensiero”, cose che fanno parte del tuo vissuto, è normale che la memoria corra a studi di registrazione, a dove abitavo, a dove abitavano i miei colleghi, le compagne di un tempo, locali e amici che frequentavamo insieme; ecco perché “Perle” è anche “Mondi senza età”: ogni canzone è uno spaccato di vita personale e trovo normale che il mio pensiero il più delle volte vada a loro».
Se i colleghi di sempre gli chiedessero di riprovarci. «Accetterei di corsa. Dico sempre che a decidere debba essere sempre il pubblico: se chiedi a chiunque cosa sono stati, cosa sono e cosa saranno i Pooh, la gente risponderà che il gruppo musicale e le loro canzoni hanno fatto parte della loro vita, anche l’Italia in qualche modo è cambiata con le nostre canzoni. Dunque, se la gente volesse ancora i Pooh, perché no? Sono a disposizione».
Questo il pubblico. Ma c’è anche di mezzo il sentimento di Battaglia, che si è detto disponibile e di corsa pure. «Confermo, anche domani mattina, ma a una condizione: visto che i Pooh hanno avuto tanto dal loro pubblico, stavolta restituiscano sotto forma di beneficenza il ricavato di eventuali concerti. Almeno su questo saremmo tutti d’accordo».