Puglia, spiagge belle e sorridenti

Melendugno e Marina di Pescoluse secondo una analisi intrigante

La prima selezione l’hanno fatta grazie alle segnalazioni dei turisti, la seconda, sembrerà strano, dalle espressioni delle foto, dei selfie dei visitatori, tutti entusiasti oltre ogni limite. La nostra regione, insomma, batte tutti e non solo sul filo di lana. Dopo i quotidiani, anche online, ecco due siti italiani autorevoli che dicono la loro

 

Provi a trovare argomenti interessanti, dove per “interessanti” sta per “convincenti”, e, invece, ti imbatti in un paio di siti. A prima vista l’informazione può sembrare superficiale, come dire, allegra – e di questi tempi occorre studiare tecniche sempre più raffinate, convincenti per catturare followers o semplici visitatori – e, invece, ti accorgi che oltre alla voglia di inoltrarti a leggere una, due, tre righe, perché l’articolo è scritto bene, c’è della sostanza. Tecnica e sostanza. Tecnica nella comunicazione, avveduta; sostanza nella profondità delle informazioni che, alla fine della fiera, si dice, hai raccolto e portato a casa.

E, allora, qual è l’argomento, il tema più interessante nel quale ci siamo imbattuti dopo un semplice clic. Bene, “la spiaggia”. O meglio, le spiagge, visto che avanzando su Truriders e Mondo Balneare abbiamo compiuto una pesca doppia, portando a casa, praticamente, i classici “due piccioni con una fava”.

 

seascape and sun on blue sky background

 

SOLE, MARE E VENTO: MELENDUGNO…

Paolo Albera, autore di contenuti per Trueriders, per esempio, con il suo reportage ci accompagna a scoprire quella che, secondo lui, è la spiaggia più bella della Puglia. Punti di vista, sia chiaro, ma sotto certi aspetti analisi condivisibile, perché il cronista compie un’analisi accurata, intelligente: in una parola, “molto soddisfacente”.

E, allora, parte dal Salento, una parola magica che apre le porte all’immaginario. A partire da frasi, locuzioni, che solo quelle basterebbero a sedurti: “sule, mare, ientu”, “suole, mare, vento”, con il sogno di un’estate di bagni e relax.

Melendugno, a detta del “viaggiatore”, pare sia la destinazione perfetta. “Il tratto di mare offre spiagge bellissime, come San Foca e altre ancora – scrive – e tutto questo nonostante il crescente afflusso turistico. Perché, presto detto, la località salentina ha saputo mantenere intatta la sua anima autentica, ed è proprio questo ciò che cerchiamo”.

Melendugno, pochi minuti da Lecce. Una decina di minuti per raggiungere il mare basta una decina di minuti. Altra spiaggia famosa per il suo nome originale, ma anche per stile e accoglienza, nella quale ti imbatti, è Torre dell’Orso.

 

The Blue Flag is an international award for beaches and marinas.

 

BANDIERE BLU A GO-GO!

Melendugno, comune di circa diecimila abitanti è situato lungo la costa adriatica della Puglia. Famoso per le sue spiagge, che hanno registrato in più occasioni il riconoscimento della Bandiera Blu, presenta la spiaggia di San Foca, antico borgo marinaro che oggi si distingue per il suo porto turistico e le spiagge dalla sabbia finissima. Torre dell’Orso è conosciuta per la sua spiaggia dorata e per la la Baia delle Due Sorelle, due faraglioni gemelli, qualcosa che ha a che fare, con le debite proporzioni, con Capri e, perché no, visto che siamo in Puglia, con Pizzomunno (Pezzo di mondo), a Vieste, o se preferite i faraglioni di Mattinata, due rocce calcaree che si trovano di fronte alla baia del Parco Nazionale del Gargano, vicino a Foggia.

Breve digressione, visto che ci troviamo: “faraglione” deriva dal greco pharos, “faro”. Sulla punta dei faraglioni, anticamente venivano accesi grandi fuochi durante le ore notturne, con lo scopo di segnalare la corretta rotta ai timonieri e la presenza di eventuali ostacoli pericolosi per la navigazione. Insomma, sostanzialmente il moderno faro.

 

 

SORRIDI, SEI A MARINA DI PESCOLUSE

Assegnato il titolo di spiaggia più bella, secondo Truriders, veniamo alla “spiaggia più felice”. “Ma come, una spiaggia che si fa grasse risate?”, dirà il lettore spiritoso. E, invece, a questo giro ci facciamo accompagnare da un altro sito altrettanto brillante: Mondo balneare. Dunque, anche secondo questo sito “la spiaggia più felice del mondo si trova in Puglia”. Dice, ma l’aggettivo “felice” da dove scaturisce? Bene, un’agenzia di viaggi ha utilizzato la tecnica del “riconoscimento facciale”. Ad essere in cima a questa speciale classifica che oseremmo dire “divertente”, c’è la spiaggia di Marina di Pescoluse. Anche questa in Salento, guida la graduatoria delle spiagge più felici al mondo.

L’agenzia di viaggi che ha reso nota questa speciale classifica, e che merita una segnalazione e un applauso, è “CV Villas”, che ha studiato un sistema per redigere questa speciale classifica “secondo un metodo inedito e innovativo”, spiegano. “CV Villas”, è spiegato, “ha selezionato le spiagge che, secondo il punto di vista degli esperti di turismo e dei viaggiatori, offrono il migliore mix di bellezza naturale, comfort e atmosfera positiva”.

In cima alla classifica: Marina di Pescoluse, che i turisti definiscono “Maldive del Salento”: acqua cristallina e sabbia bianca come l’affascinante isola dall’altra parte del mondo. Affacciata sul Mar Ionio, la spiaggia di Marina di Pescoluse, scrivono “è famosa per essere grande, comoda e amatissima dai turisti: secondo il riconoscimento facciale è questa spiaggia salentina ad avere strappato i sorrisi più grandi nel campione di persone analizzato, meritandosi il titolo di “spiaggia più felice del mondo”. In questa speciale classifica, Marina di Pescoluse, però, non corre da sola. Come riporta Mondo Balneare, ecco le altre spiagge, belle a vedersi e prenotare: la spiaggia di Sitges in Spagna e la Praia de Falésia in Portogallo. 

Diciamolo con i Trulli…

Alberobello si candida a Capitale della cultura per il 2027

Finalista, attende il responso entro il prossimo 28 marzo. Fra le prime dieci, sono tre le candidate pugliesi: speranza anche per Brindisi e Gallipoli. «La Puglia, grande protagonista delle audizioni di quest’anno», ha dichiarato Viviana Matrangola, assessore regionale alla Cultura. «Alberobello deve essere a disposizione della collettività e creare un turismo rispettoso del territorio», secondo il sindaco Francesco De Carlo

 

Alberobello potrebbe diventare autorevolmente Capitale Italiana della Cultura 2027. La Città dei Trulli ha presentato la sua candidatura nel corso di un’audizione pubblica a Roma. Dedicata alle città pugliesi, la seduta ha visto anche la presenza e l’illustrazione delle proposte di Brindisi e Gallipoli, come la stessa Alberobello fra le dieci finaliste ad ambire al ruolo di capitale. Il nome della città vincitrice sarà indicato il prossimo 28 marzo.

«La Puglia – ha dichiarato Viviana Matrangola, assessore regionale alla Cultura – è la grande protagonista delle audizioni di quest’anno; tre città finaliste su dieci nelle proposte avanzate al Ministero della cultura, confermano la forza di un territorio che sogna, progetta e prova a costruire il suo futuro attraverso la cultura; grazie a candidature molto ricche e rappresentative delle bellezze e della storia del nostro territorio, Alberobello, Brindisi e Gallipoli si giocano una sfida importante».

 

 

NON SOLO SIMBOLO

«Essere Capitale della Cultura – ha proseguito l’assessore – non è solo un riconoscimento simbolico, ma è un’occasione di trasformazione concreta del territorio perché, attraverso i progetti messi in campo, si può generare crescita, innovazione e una nuova consapevolezza del proprio patrimonio. E queste città hanno dimostrato di avere la visione, l’energia e il coraggio per farlo: la Regione Puglia sarà al loro fianco, qualunque sia l’esito della selezione, in quanto la vera vittoria è l’aver messo in moto idee, progetti e comunità pronte a puntare sulla cultura per scrivere il loro futuro».

Come da bando, tutte le candidature erano state valutate lo scorso dicembre, quando la giuria aveva selezionato le dieci città finaliste, fra queste, appunto, le tre pugliesi: Alberobello, Brindisi e Gallipoli. Ora, come riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, entro il prossimo 28 marzo, sarà “incoronata” la città vincitrice, destinataria di un contributo finanziario di un milione di euro per realizzare gli obiettivi perseguiti dal progetto. In questo modo il dossier si trasformerà in un programma di azione, attraverso il quale mettere in mostra la propria ricchezza culturale e attuare le possibilità di sviluppo offerte dalla nomina.

 

 

ALBEROBELLO CI PROVA…

Ecco cosa propone Alberobello, a partire dal suo marchio di fabbrica: i trulli, trent’anni dal riconoscimento attribuito dall’UNESCO. Fra le attività indicate nella proposta, manifestazioni consolidate come il Festival Folklorico Internazionale Città dei Trulli (quaranta edizioni) e l’Alberobello Light Festival, che ogni anno attraverso i suoi suggestivi giochi di luce colora in modo originale la città e i suoi luoghi più iconici.

«Alberobello, città nota non solo in Puglia – aveva dichiarato al quotidiano diretto da Mimmo Mazza, il sindaco di Alberobello, Francesco De Carlo – deve essere a disposizione della collettività, riuscendo anche ad anticipare le buone tendenze, come, per esempio, quella di creare un turismo rispettoso del territorio».

Per De Carlo, questo è soltanto un bellissimo punto di partenza, non escludendo affatto l’avvio di una “seconda fase” che possa, prima o poi, estendere la rete della sinergia intercomunale anche ad altri territori.

Ecco il “paese dell’acqua”

Alberona, borgo pugliese pieno di fascino

Solcato dai torrenti Salsola e Vulgano, Marano e Casanova, e dai Canale dei Tigli. Appena ottocento abitanti, che possono arrivare fino a mille, è in provincia di Foggia. Sembra un manufatto in miniatura, per bellezza e ricchezza nei dettagli. Rovistando su internet, una serie di preziose indicazioni che portano in una cittadina a due passi da Lucera.

 

Ottocento abitanti, c’è chi dice seicento. E’ Alberona, provincia di Foggia. Stando nell’ordine delle centinaia, due al massimo, cambia poco. Poco rispetto alla bellezza di un paese, che definiremo borgo, per semplificare, ma anche perché è più aderente. E poi fa così tanto presepe, uno scenario suggestivo fatto di ninnoli. Un paesaggio al quale, al primo sguardo, avrebbe messo mano un miniaturista, uno di quegli artisti che pongono massima attenzione ai dettagli.

Le note ricercate un po’ qua e un po’ là, danno Alberona come “paese dell’acqua”, in seguito alla presenza di sorgenti naturali che arricchiscono il suo territorio. Un territorio reso caratteristico, come se qualche presepista di passaggio si fosse divertito a costruire ruscelli per assegnare un volto, una caratteristica all’intero paesaggio locale fino a farne, a ragione, uno dei borghi più belli del nostro Paese tanto da essere stato insignito in più di un’occasione con la Bandiera arancione, riconoscimento attribuito ogni anno dal Touring Club.

 

 

DA “WIKI” a TRUERAIDERS”

In questa nostra ricerca, per esempio, oltre alle note che troviamo sparse un po’ qual e un po’ là, troviamo un bellissimo reportage scritto da Adriano Bocci, uno degli autori di contenuti di uno dei siti italiani più invitanti quando si tratta di approfondire una conoscenza sulle bellezze italiane: TrueRiders, portale di riferimento dei motociclisti, con tanto di percorsi, informazione, notizie, eventi e tanto altro ancora.

«Alberona – scrive Bocci – non è solo un borgo in Puglia ma è anche un luogo ideale per staccare un po’ la mente e godersi un po’ di sano relax; qui la storia si respira in ogni angolo: il paese risale all’anno 1000, tuttavia la sua storia si incrocia a quella della più famosa Lucera agli inizi del XIII secolo; Federico II, lo Stupor Mundi, una volta conquista la Puglia fondò una comunità musulmana a Lucera, la quale, colma di gratitudine, gli giurò fedeltà a tal punto che l’Imperatore decise di nominarla sua guardia personale». In tutto questo, Federico concesse alcuni diritti per il legnatico su Alberona, legando così indissolubilmente la storia dei due centri, con somma soddisfazione della stessa Lucera.

 

 

SETTECENTO SUL LIVELLO DEL MARE

Alberona si trova a poco più di settecentotrenta metri sul livello del mare, fra i monti della Daunia, alle pendici del monte Stillo al confine con la Campania e, per dirla tutta, in una posizione dominante rispetto al Tavoliere delle Puglie. In gran parte boschivo, il territorio comunale è solcato da due torrenti: la Salsola a nord, il Vulgano a sud, nonché dai torrenti Marano e Casanova e da ruscelli come il Canale dei Tigli. Ecco spiegato il “paese dell’acqua”.

Dopo la proclamazione del Regno d’Italia, scrive l’enciclopedia Wikipedia, la questione ecclesiastica si risolse con il passaggio di Alberona dalla diocesi di Volturara a quella di Lucera. A partire dalla fine del XIX secolo questo borgo così delizioso è stato interessato dal fenomeno migratorio tipico dei piccoli comuni in quel periodo storico. Dagli inizi del nuovo Millennio, però, il fenomeno migratorio si è in gran parte concluso stabilizzando la popolazione tra i novecento e i mille residenti.

 

 

MONUMENTI E CHIESE…

Ma, ancora per qualche istante, torniamo a Bocci e TrueRiders. «Percorrendo i suoi vicoli – scrive l’estensore del reportage suggerendolo ai suoi lettori – potrete ammirare le tipiche abitazioni in pietra chiara; la Torre del Priore un tempo appartenuta ai Cavalieri Templari, è uno dei pezzi forti, accompagnata dalla meravigliosa Chiesa di San Rocco, incredibile resistenza di gotico del XVI secolo in un mondo che già da tempo parlava la lingua del Rinascimento». Non è finita. «Per concludere la Fontana Muta, del XIX secolo, ove in anticamente si abbeveravano i cavalli (la muta), vi saluterà quando lascerete questo incantevole borgo».

Costituito prevalentemente da caratteristiche case in sassi, pietra bianca o in muratura, fra i principali monumenti di Alberona, spicca la Torre del Priore, appartenuta prima ai Cavalieri templari e divenuta nel XIV secolo residenza del Gran Priore dell’Ordine dei Cavalieri di Malta di Barletta, donata nel 2002 a Italia Nostra che ne ha fatto la propria sede. Altri monumenti: la chiesa di San Rocco (XVI secolo), la chiesa madre di fondazione più antica, la chiesa di San Giuseppe (XVII secolo), il Museum Antiquarium, l’arco dei Mille, il tutto circondato dalle caratteristiche stradine e dai vicoli del centro storico.

Possibile, infine, compiere escursioni lungo i sentieri che tagliano il bosco del Subappennino e raggiungono il canale dei Tigli, il parco eolico in direzione di Volturino, il Crocione in direzione di Roseto Valfortore.

«Come te non c’è nessuno…»

Pane di Altamura, prodotto DOP, Denominazione di origine protetta

Giunge dall’antica tradizione contadina. Le donne impastavano, disponevano le pagnotte su tavole e le portavano nei forni pubblici. All’alba il panettiere, si aggirava per le strade, e urlava l’avvenuta cottura. Contadini e pastori, che lavoravano lontano da casa portavano con sé vere scorte. Oggi con la produzione “industrializzata”, avvalendosi degli stessi ingredienti, rigorosamente pugliesi, produzione e costi sono stati abbattuti. Tutto, tranne il sapore: inconfondibile

 

La Puglia, una regione dalle mille e una risorse. Forse anche di più a ripensarci bene. Qui non esiste solo il sole, il mare, le colline, i trulli, gli stretti, la Valle d’Itria, il Tavoliere, le Tremiti, il Petruzzelli, il Barocco, la Magna Grecia, i Castelli, da centomila visitatori l’anno. Qui c’è la tavola, infinita. Per tutte le stagioni, per chi preferisce la burrata piuttosto che le fave con cicoria, oppure una frisella con un filo d’olio, con altra variante, altrettanto invitante, quel filo d’olio – anche questo rigorosamente pugliese – sottile, fatto scivolare su una bruschetta, che altro non è che una fetta di pane. Meglio se questo è di Altamura, uno dei tanti prodotti da panetteria nella quale la cittadina in provincia di Bari eccelle, non a caso riconosciuto con il marchio DOP, Denominazione di origine protetta. E, non se ne abbiano a male i cugini, se questa se la gioca con il pane di Laterza, che gode di un acronimo altrettanto importante: il PAT, Prodotto agroalimentare tradizionale.

Comunque restiamo sul pezzo, quello del pane di Altamura e quello, altrettanto importante, stilato in questi giorni da Marianna Di Pilla per l’autorevole sito www.paesidelgusto.it . «Se c’è una cosa assolutamente da non perdere durante una visita ad Altamura – scrive – è la sua straordinaria tradizione culinaria; che nel pane DOP riconosce il suo signore e protagonista indiscusso e che, magari, ha contribuito a rendere la cittadina pugliese il regno dei centenari». Centenari. C’è una spiegazione, meglio, un’analisi, sulla quale torneremo a breve.

 

 

SEMOLE E GRANO DURO DELLA MURGIA

Il pane di Altamura, spiegano gli esperti, è ottenuto dall’impiego di semole, rimacinate con varietà di grano duro coltivato nei territori dei comuni della Murgia e cotto negli storici forni a legna. Il riconoscimento nell’elenco di prodotti DOP risale al 2003. Nella sua forma tradizionale, pare fosse impastato in casa dalle donne e portato, da queste, come si sarebbe fatto più avanti con biscotti e dolci, a cuocere in forni pubblici. Qualcuno dirà, ma non subentrava una certa confusione nel cuocere tutto quel pane insieme? Si ricorreva ad un antico sistema, tante volte osservato al cinema o alla tv dove vengono replicati clamorosi western nei quali è protagonista un mandriano che altro non fa che marchiare il suo bestiame per evitare che si confonda o gli venga sottratto. Dunque, come ci spiega in una battuta wikipedia, «per evitare che le pagnotte si confondessero, il fornaio procedeva a marchiarle con le iniziali del proprietario o del capofamiglia, impresse su un timbro di ferro: solo allora procedeva ad infornarle». Un’operazione semplice che si svolgeva sotto gli occhi delle stesse interessate, le donne che una volta visionato il rituale, autorizzavano affinché le pale infornassero il pane appena prodotto.

L’operazione non si svolgeva quotidianamente, in quanto impegnare un forno pubblico si sarebbe rivelato un impegno dispendioso. Infatti, una caratteristica del pane di Altamura, era proprio la durevolezza, indispensabile, ciò per assicurare a contadini e pastori nei brevi periodi trascorsi lontano da casa la massima freschezza del pane. Sempre come spiega wikipedia, «fino alla metà del secolo scorso si udiva per le strade di Altamura il grido del fornaio che all’alba annunciava l’avvenuta cottura del pane».

 

 

CHI MANGIA DOP CAMPA CENT’ANNI

«Nel Sud Italia – documenta invece Marianna Di Pilla – è ancora viva la tradizione della panificazione casalinga; la forma di pane più comune è quella rotonda, di grosse dimensioni alcune delle quali possono superare i 10 kg di peso, come a Ischitella nel Gargano, dove si raggiungono i 12, e a Laterza, dove si sfiorano i 20 kg». La tecnologia attuale ha permesso di ottimizzare tempi e ridurre i costi di produzione del pane. Il grosso del lavoro lo svolge l’impastatrice la farina, cui vengono aggiunti il lievito acido stemperato in acqua tiepida, il sale e il malto. Quando l’impasto è omogeneo si lascia lievitare per alcune ore per riprendere a lavorarlo per formare pagnotte dal peso desiderato e infornare il prodotto desiderato.

Altamura, paese dei centenari, dicevamo. «I dati aggiornati ai primi mesi del 2024 – scrive Di Pilla – dicono che ad Altamura c’è un centenario ogni 3.600 residenti; numero ancora più significativo se si pensa che i residenti di Altamura sono poco più di 70.000; come si spiega la concentrazione di persone che hanno superato il secolo di età? Buona parte del merito potrebbe essere attribuito al clima favorevole di cui Altamura gode tutto l’anno, ma – e non è detto, conclude la cronista – a determinare questo record potrebbe aver concorso anche la qualità e la genuinità dei suoi cibi, primo fra tutti il pane DOP». Quello, appunto, di Altamura.

San Giovanni Rotondo, primo!

Classifica degli Ospedali migliori al mondo

L’ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” si conferma primo al Sud. Lo attesta l’annuale classifica italiana dei World’s Best Hospitals. In Puglia, seguono il Policlinico di Bari, il Perrino di Brindisi, il San Paolo di Bari, il Vito Fazzi di Lecce, il Riuniti di Foggia, il Santissima Annunziata di Taranto (penultimo sul territorio nazionale). «Soddisfatti di aver ottenuto nuovamente un riconoscimento che ci conferma come il primo ospedale», commenta Gino Gumirato, direttore generale dell’IRCCS

 

L’ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo, anche quest’anno si conferma come primo tra gli ospedali dell’intero Sud nell’annuale classifica italiana dei World’s Best Hospitals (“I migliori ospedali del mondo”) realizzata dalla rivista americana “Newsweek”, una chart molto rigorosa. Tra gli altri parametri, sono stati presi in considerazione: il Rapporto pazienti/medici–infermieri, Qualità dell’assistenza per trattamenti specifici e Misure di igiene e sicurezza, Tempi di attesa. Per il sesto anno consecutivo, dunque, l’ospedale fondato da San Pio da Pietrelcina si è classificato al primo posto tra tutti gli ospedali del Sud Italia confermando la trentacinquesima posizione nazionale, la medesima dell’anno precedente (133 gli ospedali italiani censiti per la classifica valida per il 2025).

«Siamo molto soddisfatti di aver ottenuto nuovamente il riconoscimento di “World’s Best Hospitals” dalla rivista Newsweek anche per il 2025, che ci conferma come il primo ospedale del Sud Italia per il sesto anno di fila», commenta Gino Gumirato, direttore generale dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo.

 

 

WORLD’S PRESS HOSPITAL, COS’E’…

Cos’è il “World’s Best Hospitals”, se non una classifica, una delle tante, ma in questo caso attenta, molto accorta, ripresa dalle riviste di tutto il mondo e, per prima, dal settimanale Newsweek. La chart, come la chiamano gli americani, scaturisce dall’idea di far sentire il fiato sul collo agli addetti ai lavori di tutto il mondo. Di classifiche se ne stilano tante, tanto al chilo, tutti i giorni: su tutto, ma proprio tutto. Quella sulla Sanità, in generale, però, è materia delicata. Si parla, scrive, redige di salute: c’è un voto, competente, al massimo fra addetti ai lavori e pazienti. Ne parliamo a breve, intanto entriamo nel vivo del ragionamento.

Intanto, su quale sia il migliore ospedale al mondo, non avevamo dubbi: primi, gli Stati Uniti d’America. «E in Italia?», si domanderà qualcuno, beh, non ci sarebbe nemmeno da chiederselo: ha la meglio il Nord (avevate dubbi?). Ma, attenzione, lo scrivevamo prima, introducendo il tema con la dichiarazione del portavoce dell’ospedale pugliese più importante del Sud, che anche stavolta mantiene il primato: l’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo.

«Questo risultato – conferma Gumirato – è frutto dell’impegno costante di tutti gli operatori sanitari dell’Ospedale ai quali vanno i più sentiti ringraziamenti di tutto il Consiglio di Amministrazione. Nel perseguire l’eccellenza, i professionisti di Casa Sollievo mettono l’ammalato sempre al centro dell’attenzione sia nell’assistenza clinica e chirurgica, sia nel campo della ricerca scientifica, affinché l’obiettivo resti invariato: rispondere ai bisogni di salute dei cittadini offrendo prestazioni sanitarie fortemente integrate, ad alta specialità, e caratterizzate da un alto contenuto tecnologico, professionale e umano».

 

 

OSPEDALI PUGLIESI, GLI ALTRI…

Sempre in Puglia, il Policlinico di Bari si piazza al trentanovesimo posto in Italia. Tra gli altri ospedali pugliesi: il Perrino di Brindisi (cinquantaseiesimo), il San Paolo di Bari (sessantanovesimo), il Vito Fazzi di Lecce (settantaseiesimo), il Riuniti di Foggia (ottantatreesimo) 83simo, il Santissima Annunziata di Taranto (centotrentaduesimo, penultimo).

Come si diceva, secondo quanto riportato da Neewsweek, dalle riviste nazionali e dalle agenzie di stampa, la metodologia utilizzata per il ranking del 2025 ha considerato: Sondaggi tra decine di migliaia di colleghi, medici e professionisti in ambito sanitario, principalmente nazionali (peso attribuito 40%); metriche di Qualità ospedaliera sul rapporto pazienti/medici-infermieri, Qualità dell’assistenza per trattamenti specifici e misure di igiene e sicurezza, Tempi di attesa (37,5%); esperienze dei pazienti (17,5%); misure di esito riportate dal paziente (5%).

«Ditemi la verità, sempre…»

Papa Francesco ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma

Sotto osservazione da venerdì 14, reagisce, sorride, prega, domanda, fa battute. «Mantiene il suo buonumore: al mattino, quando lo salutiamo, con un “Buongiorno Santo Padre” lui risponde “Buongiorno santo figlio”», spiega alla stampa il prof. Sergio Alfieri. «Il Pontefice vuole conoscere le sue condizioni: “mi rendo conto che la situazione sia grave, ma ditemi tutto…”»  

 

«Non è fuori pericolo, Sua Santità vuole gli si dica la verità: noi possiamo solo dire, e lo abbiamo riferito allo stesso Papa Francesco, che la degenza potrebbe essere lunga». E’ uno dei concetti del prof. Sergio Alfieri, coordinatore dell’equipe medica che si occupa del Pontefice. Sono le prime dichiarazioni rilasciate dallo specialista nell’incontro con la stampa organizzato all’interno del Policlinico Gemelli di Roma, dove Papa Francesco è ricoverato dallo scorso 14 febbraio.

Qualche giornalista insiste, Alfieri risponde, perché la domanda è quella che attende per prima. «Come sta? Come un signore di ottantotto anni che ha patologie polmonari croniche». Una domanda tira l’altra, risposta breve, secca: «Non è fuori pericolo; è un papa, ma è anche un uomo».

Se non lo fa un portavoce della Santa sede o un cronista, ci pensa lo stesso professionista. Anticipa un’altra domanda, perché una di quelle spontanee riguarda l’umore del Pontefice. «Mantiene il suo buonumore: per dirne una, al mattino quando si mette in poltrona, lo salutiamo con un “Buongiorno Santo Padre” e lui, persona di grande spirito, per dire quanto sia presente, risponde “Buongiorno santo figlio”».

 

 

SE TUTTO ANDASSE PER IL MEGLIO…

Breve conversazione a parte, quello che sta a cuore a milioni di fedeli di tutto il mondo, è quanto durerà il ricovero del Papa: se tutto dovesse andare per il meglio, sicuramente per tutta la prossima settimana». Il rischio, dicono i bollettini medici, è che i germi presenti nei polmoni, nonostante le terapie che il papa sta facendo, possano passare nel sangue; al momento non sarebbe così, ma in quel caso avrebbe una sepsi e alla sua età potrebbe essere difficile uscirne: è questo il rischio che il Pontefice correrebbe.

Alla luce di queste notizie, è normale che Papa Francesco con celebrerà l’Angelus di questa mattina. «Sarà diffuso, però, il testo preparato dal Santo Padre, secondo quanto già avvenuto domenica scorsa; anche l’omelia della messa di oggi nella Basilica di San Pietro, in occasione del Giubileo dei Diaconi, è stata fornita da Papa Bergoglio. La leggerà il celebrante delegato da Francesco, l’arcivescovo Rino Fisichella».

Nelle scorse ore era stato diffuso un briefing informativo con i giornalisti accreditati alla Sala stampa con rappresentanti dell’equipe medica che ha in cura il Papa. Fra questi, lo stesso Alfieri, capo dell’equipe medica, e dal professor Luigi Carbone. «Non è attaccato a nessun macchinario; quando ha bisogno, mette i naselli per un po’ di ossigeno, ma ha respiro spontaneo e si alimenta; occorre restare concentrati per superare questa fase». La conferma su tempra e spirito.

 

 

«CONOSCE LA GRAVITA’, IL PERICOLO»

«Il Santo Padre non è persona che molla: resterà qui almeno tutta la prossima settimana: il Papa – viene ribadito – non è fuori pericolo, ma nemmeno in pericolo di vita, tanto che si è recato in cappella a pregare».

Nessun giro di parole, parlano i medici. «Il Papa – hanno dichiarato – ha sempre voluto che dicessimo la verità; la malattia cronica rimane, questo Sua Santità lo sa». Lui stesso avrebbe detto: «Mi rendo conto che la situazione è grave, a volte gli manca il respiro e la sensazione non è piacevole per nessuno». Questo l’aggiornamento fortemente desiderato da Bergoglio.  voluto fortemente dallo stesso Papa: «, ma desidera che si sappia la verità, basta con le fake news».

Continua intanto il pellegrinaggio dei fedeli al Policlinico Gemelli, per rivolgere una preghiera al Pontefice. Fedeli di ogni età, fra questi i giovani, anche studenti di Medicina che approfittando di una pausa dallo studio, osservano che in questi giorni si è registrato un certo movimento, specie in occasione del Capo del Governo, Giorgia Meloni.

Trani, una, cento suggestioni…

Uno dei Borghi pugliesi più belli

Dal Duomo “nell’acqua” al Castello svevo. Dalla cultura alla cucina. Per chi possiede il bernoccolo per la scoperta di località particolari, questa è una esperienza imperdibile. Un angolo di paradiso, autorevolmente eletto “una delle mete più amate del Sud”. Una fiorente industria di calzature, abbigliamento, metalmeccanica e del legno

 

Puglia, uno spettacolo. Non lo scriviamo solo noi. Provate a digitare su internet, scrivete la parola “Puglia” sul vostro motore di ricerca di riferimento, digitate “invio” e il gioco è fatto. Appare una sfilza di località dalla bellezza mozzafiato. Una più bella dell’altra.

Del resto, quante volte abbiamo scritto che venire a visitare la Puglia, non è solo un’esperienza, ma un tuffo nella bellezza e nella sostanza; nella storia, come nella tavola; nel passato, pieno di riferimenti, molti dei quali ancora esistenti, e nel presente e, perché no, anche in un futuro fatto di conforto e di tentazioni. Il mare, la collina, la campagna, le masserie, i castelli, la storia che comincia dall’Antica Roma per proseguire nel Risorgimento. E non solo. Insomma, se c’è una regione ricca di bellezza e nella quale qualsiasi turista la eleggerebbe a seconda residenza, bene, questa è la Puglia. Ma di cosa scriviamo oggi. Ci ha colpito un servizio ripreso e pubblicato da Bitontotv.it . Un bel servizio, a firma di Daniela Pisapia – perché è bene dare pane al pane, vino al vino, si dice così da queste parti… –  nel quale si segnala uno dei borghi più belli della provincia di Bari: Trani. E’ qui che piombano visitatori e turisti provenienti non solo dal resto della Puglia, ma anche d’Italia e da un po’ di anni, tanti, dal resto del mondo. Trani, una delle mete più ambite e più consigliate, a giusta ragione.

 

 

LOCALITA’ PIENA DI FASCINO

Se avete il bernoccolo per la scoperta di località particolari, Trani diventa una meta imperdibile. Come a dire che non potete perdervi un borgo pugliese così affascinante. Un angolo di paradiso, tanto da averlo autorevolmente eletto “una delle mete più amate del Sud”. Trani, una location da sogno, lontana dal traffico e dall’inquinamento acustico provocato dalle grandi città. Questo comune della Puglia è perfetto da visitare tutto l’anno, in estate come in inverno.

Avrete sentito parlare della sesta provincia pugliese, dopo Bari, Lecce, Taranto, Brindisi e Foggia. Bene, la sesta è BAT, acronimo di Barletta, Andria e, appunto, Trani, che consideriamo a tutti gli effetti provincia di se stessa. Un Borgo bello e suggestivo, con il suo quartiere ebraico e il suo centro storico, destinazione ideale per una immersione totale fra relax e bellezza. Qui è possibile visitare due splendide sinagoghe: la Sinagoga Museo Sant’Anna e la Scolanova. Come imperdibile è da considerare la splendida Villa comunale a picco sul mare.

Fra le principali attrazioni per i turisti, e non solo, oltre al bellissimo Castello svevo, la chiesa a pochi passi dall’acqua: il Duomo di Trani (ufficialmente Basilica Cattedrale di Maria Santissima Assunta, detta anche di San Nicola Pellegrino), che, senza tema di smentita, possiamo indicare come un esempio di architettura romanica pugliese. La cucina tranese, come nel resto della Puglia, con le dovute sfumature “locali”, è una tentazione per i palati con pietanze a base di agnello o capretto (come iturcineddi), oppure a base di specialità di pesce azzurro, come le irresistibili alici arrancate.

 

 

TRANI, LA CORTE, UN DETTO…

Trani, inoltre è anche sede di tribunale e di sezione di Archivio di Stato. A partire dal 1586, Trani per due secoli è stata sede della Regia udienza provinciale, con funzioni di capoluogo e di principale centro amministrativo e giudiziario per l’antica provincia di Terra di Bari, per poi diventare sede della Corte d’Appello delle Puglie (da qui l’esclamazione tipicamente pugliese: “Meglio avere a che fare con la Corte di Trani…”).

Oltre all’estrazione e lavorazione dalle sue cave della pietra di Trani, qui risiede una fiorente industria di calzature, abbigliamento, metalmeccanica e del legno. Detto della produzione del Moscato di Trani, negli anni hanno registrato un significativo sviluppo il settore terziario e, appunto, quello del turismo, da quello culturale a quello balneare. Non è un caso che sia riconosciuta tra le città d’arte della Puglia. E questo, grazie ad una importante rilevanza storica e artistica del Borgo antico e di monumenti, a cominciare dalla Cattedrale romanica proseguendo con il Castello svevo. Anche questo imperdibile per chiunque. 

Lecce, capitale della primavera

Il Times di Londra elegge il capoluogo salentino

Il famoso quotidiano britannico invita a visitare il Salento. Un periodo non troppo affollato, per girare il centro storico. Visitare la basilica, guardare la città dall’altro, andare al mare. Poi la gastronomia, ma soprattutto colazione e dolci, che invitano al peccato di gola. Senza trascurare il caffè lecce, altrimenti che colazione è?

 

In questi giorni a Milano si tiene la Bit, la Borsa internazionale per il turismo promossa da Fieramilano. La Puglia, con autorevolezza, non sappiamo quanti stand o, comunque, quanti spazi abbia occupato o stia occupando, considerando il trasferimento di armi e bagagli che starebbe avvenendo in queste ore, partenza da Bari destinazione Milano.

Bene fa la Puglia con le sue istituzioni a presentarsi a Milano con l’abito buono e le intenzioni, altrettanto buone, che poi sono quelle di perpetuare il segno positivo che il Tacco d’Italia ha registrato meritatamente in questi anni.

Ciò detto, per amor di cronaca, ci piacere però sottolineare chi svolge un lavoro con grande onestà intellettuale e non avendo interessi, che non siano quelli dei propri lettori, pone la Puglia, in particolare il Salento, e ancora più in particolare Lecce, all’attenzione dei suoi tanti lettori. Parliamo del Times, il quotidiano londinese, che la domenica pubblica l’altrettanto celeberrimo Sunday Times. Potremmo scrivere altro, senza mai fermarci un attimo, sul Times, quotidiano grandi firme e non solo perché scrive bene di noi pugliesi. Anzi, per una volta approfittiamo piuttosto di segnalarvi l’attento lavoro che svolge un sito come “SiViaggia” e una giornalista, Angelica Losi, esperta in viaggi, che riprende con la solita professionalità i contenuti segnalati, appunto, dal Times, che indica Lecce come “la meta perfetta per la prossima primavera”: una città che ha tanto da offrire, dal barocco al cibo tipico.

 

 

PERCHE’ IL CAPOLUOGO SALENTINO

Dunque, il quotidiano londinese indica Lecce. Senza tanti giri di parole suggerisce la “Firenze del Sud”, come in molti conoscono il capoluogo salentino, “come meta da visitare in un weekend di primavera”. Inutile nasconderlo, il nostro Paese in lungo e in largo vanta un patrimonio artistico e culturale ricchissimo, che proprio per questo motivo offre maggiori opportunità per scoprire ancora di più un territorio uscendo dai classici itinerari turistici.

Cosa ha sedotto il Times fino a scriverne così bene, sbilanciandosi al punto tale da suggerire non un solo giorno, ma da trascorrerci almeno un buon fine settimana. Intanto Lecce e il fascino del suo centro storico, un grande esempio di stile barocco. Una caratteristica, questa, che ha conquistato il Times tanto da averla inserita tra le perle d’Italia più suggestive da visitare in primavera. I motivi sono diversi, ma i principali sono da ricondurre al clima, sicuramente mite, che già a partire da aprile dà modo a chiunque di godersi un po’ di aria di mare e le giornate soleggiate tipiche del Salento.

 

 

CAFFE’…LECCESE

Una volta scelta Lecce, il buongiorno si vede dal mattino, dunque ecco la colazione. Qualsiasi bar, dal centro alla periferia va bene. La giornata passa dal “caffè leccese”, a base di caffè freddo e sciroppo di mandorle. La colazione può essere affrontata con il classico cornetto, anche se, trovandosi a Lecce, è consigliabile lasciarsi tentare da un rustico o una puccia, prima di avvicinarsi al centro storico. Disponendo di un fine-settimana, possibile anche andare al mare, non molto lontano dalla città. In breve è possibile raggiungere località di grande fascino: Porto Cesaro, Torre dell’Orso e Punta Prosciutto, approfittando del fatto che non è ancora stagione piena. Per restare in tema, a proposito del grande quotidiano che ha indicato Lecce come meta ambita, fra le ragioni che hanno fatto “capitolare” il Times: i collegamenti low cost. Sono tanti i voli economici che consentono di raggiungere il capoluogo del Salento a prezzi abbordabili.

Scrive il Times: il periodo di aprile e maggio è il più indicato per scoprire Lecce. La temperatura è piacevole rispetto all’estate e, in più, non c’è pericolo di imbattersi in un numero esagerato di viaggiatori che arriva puntualmente in estate per prendere d’assalto il mare che da queste parti non ha eguali.

 

 

BASILICA E PANORAMA

Da visitare, parola del Times. Intanto la Basilica di Santa Croce: l’edificio, capolavoro del XVI secolo, custodisce la reliquia della vera croce e al suo interno è un tripudio di decorazioni scolpite con grandissima maestria.

Consigliato dal Times: Palazzo Vernazza. Pavimenti che lasciano il visitatore a bocca aperta. Scavi archeologici hanno fatto emergere fondamenta risalenti all’età del ferro e con l’aiuto della tecnologia e la realtà virtuale si può esplorare arrivando fino ai tempi dei romani.

Sosta obbligatoria al Duomo, capolavoro dell’arte barocca. Un’ascensore conduce in cima da dove è possibile ammirare la città dall’alto. Ben settantadue metri d’altezza che regalano il panorama più suggestivo su Lecce.

 

DICE ANCORA IL “SAGGIO”

Sempre secondo il Times, c’è un museo da non lasciarsi sfuggire: quello di Sigismondo Castromediano, un viaggio tra reperti storici e dipinti che attraversano secoli.

Altra tentazione, sicuramente Villa Reale: edificio Anni Venti progettato dal paesaggista Pietro Porcinai. Oltre a visitare gratuitamente i giardini è possibile avere accesso all’interno a discrezione del proprietario, che darà modo di vedere le opere di design che arredano le stanze.

Infine, tentazione della gola. Il pasticciotto è un peccatuccio nel quale farsi trascinare (guscio di frolla croccante con crema pasticcera). Variazione sul tema: crema e amarena, pistacchio e cioccolato, senza rinunciare a una fetta di torta di mandorle, spesso servita con un gustoso gelato al limone. 

Pioggia di miliardi

Finalmente Cipess conferma uno stanziamento importantissimo

Riguardano Taranto e la sua provincia: dalla litoranea interna Talsano-Avetrana a Spazioporto di Grottaglie, proseguendo con il potenziamento dell’impianto di depurazione di Taranto-Gennarini. Ma anche la realizzazione dell’impianto di dissalazione delle acque salmastre delle sorgenti del Tara, proseguendo con la realizzazione di nuovi corpi di fabbrica nell’area dell’ospedale San Cataldo. «Con l’approvazione del Cipess si chiude un impegnativo e lungo percorso di confronto con il Governo nazionale, che consente l’avvio di importanti investimenti in aiuti alle imprese», ha dichiarato Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia

 

Il Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile), in questi giorni ha confermato lo stanziamento di circa sei miliardi di euro per il finanziamento della litoranea interna Talsano-Avetrana, facendo seguito alla richiesta avanzata dalla Regione Puglia.

Con tale intesa, altrimenti noto come Accordo per la Coesione, la Regione ottiene dal Governo centrale un finanziamento importante (5,8 miliardi, per l’esattezza). Queste risorse economiche daranno nuovo impulso alla nostra provincia rafforzando in questo modo infrastrutture, imprese e sviluppo territoriale. La notizia giunge da una fonte autorevole, e cioè dal sottosegretario Alessandro Morelli, dopo la delibera, appunto, del Cipess che riconosce alla Puglia 4,4 miliardi (Fondo Sviluppo e Coesione 2021-2027), ai quali vanno aggiunti 1,4 miliardi (Fondi nazionali complementari).

 

 

LA NOSTRA PROVINCIA

In particolare, fra i finanziamenti resi operativi dal Cipess e riguardanti Taranto e la sua provincia, si evidenziano lo Spazioporto di Grottaglie (70 milioni di euro), il potenziamento dell’impianto di depurazione di Taranto-Gennarini (37 milioni), la realizzazione dell’impianto di dissalazione delle acque salmastre delle sorgenti del Tara (70 milioni 805mila 991 euro), la realizzazione di nuovi corpi di fabbrica nell’area dell’ospedale San Cataldo da adibire a polo ospedaliero universitario (28 milioni), il completamento del Centro nautico, struttura che sarà realizzata in occasione dei Giochi del Mediterraneo, riguardante l’accesso veicolare e i parcheggi (11 milioni 735mila 140 euro e 95 centesimi), i lavori di riqualificazione dell’area adiacente al centro servizi da adibire a spazio polifunzionale a  Martina Franca (7 milioni).

Il piano perseguito per anni e sostenuto dalle varie forze politiche in campo, prevede investimenti importanti, a cominciare dal potenziamento della rete stradale e ferroviaria, con particolare interessamento della litoranea interna Talsano-Avetrana, il Corridoio Plurimodale Adriatico, la strada Camionale di Bari (che collegherà l’autostrada A14 al Porto di Bari) e lo Spazioporto di Taranto-Grottaglie. Investimenti importanti saranno fatti anche per la gestione delle risorse idriche, fra questi, progetti come l’impianto di dissalazione delle sorgenti del Tara e l’Acquedotto del Fortore.

 

 

TASSELLO FONDAMENTALE

Il sottosegretario Morelli nel suo intervento ha posto l’accento su un’assegnazione che, oggi, rappresenta un tassello fondamentale del nuovo modello di governance delle politiche di coesione, a garanzia di interventi mirati per la crescita economica e sociale del territorio.

Ma andiamo per ordine. Il cosiddetto “via libera” è arrivato nel corso della riunione svoltasi giovedì scorso, 30 gennaio, a Palazzo Chigi del Cipess alla quale ha presieduto Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia. Il “via libera” sull’accordo per la coesione era stato sottoscritto il 29 novembre a Bari, tra il presidente del Governo, Giorgia Meloni, e il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Il ciclo di investimenti (2021/2027) assegna alla Regione risorse per oltre 5 miliardi di euro (4 miliardi 588 milioni 810mila 310 euro a valere sul Fondo sviluppo e coesione, per essere precisi) ai quali si aggiunge 1 miliardo 770 milioni di euro a favore del Programma operativo complementare a valere sul Fondo di rotazione (ex legge 183/1987) e sul cofinanziamento della Regione Puglia.

Diversi i commenti riguardo una decisione attesa da tempo. «Con l’approvazione del Cipess – dice il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano – si chiude un impegnativo e lungo percorso di confronto con il Governo nazionale, che consente l’avvio di importanti investimenti in aiuti alle imprese, nei trasporti, nelle risorse idriche, nell’ambiente, nel welfare, nello sviluppo delle attività culturali e della promozione turistica, nello sviluppo urbano e nelle politiche del lavoro. Ci aspettano ancora mesi di duro lavoro, ma la Puglia spenderà presto e bene tutto quello che è a disposizione, come ha sempre fatto negli ultimi vent’anni di governo. Per il risultato, ringrazio la struttura tecnica guidata da Pasquale Orlando e tutti i direttori di dipartimento».

 

 

GRANDE SODDISFAZIONE

«Dopo un lavoro tecnico durato due mesi per chiudere il quadro generale degli investimenti – dichiara l’assessore Delli Noci – l’Fsc è stato approvato dal Cipess; adesso saranno necessari ancora circa due mesi per la bollinatura del decreto da parte della Corte dei Conti e subito dopo le risorse saranno a disposizione delle comunità; ribadiamo la necessità di istituire una apposita cabina di regia regionale per supportare le amministrazioni sia da un punto di vista tecnico, affinché utilizzino le risorse nei tempi dovuti e le rendicontino adeguatamente, ma anche da un punto di vista qualitativo affinché le risorse vengano utilizzate nel miglior modo possibile, con un impatto che generi coesione e crescita territoriale».

Sempre nella riunione dello scorso 30 gennaio si è anche riunita la cabina di regia Fsc che, tra i diversi provvedimenti, ha definitivamente approvato la proposta di riprogrammazione del Piano sviluppo e coesione della Regione Puglia per complessivi 50,3 milioni di euro. Investimento finalizzato ad assicurare copertura finanziaria a progetti di investimento in ricerca e sviluppo presentati da grandi, medie e piccole imprese a valere sugli avvisi Por Puglia 2014-2020 e relativi ai Programmi Integrati di Agevolazioni (PIA) Piccole e Medie Imprese e ai Contratti di Programma (CdP).

«La destinazione di queste risorse – commenta l’assessore Delli Noci – verso progetti di ricerca e sviluppo destinati allo svolgimento di attività ad elevato valore aggiunto, particolarmente rilevanti nel sostenere le strategie competitive delle imprese operanti sul territorio regionale, avrà conseguenze significative anche per l’ampliamento della base occupazionale, con specifico riferimento a profili di elevata competenza».

Italia, prima nel mondo

E’ Roma la città in cui si mangia meglio, seconda Londra, terza Marrakech

La capitale bissa il successo di due e tre anni fa. Meritatamente, segnala TripAdvisor in una rassegna ripresa dal free-press “Leggo”. «La città stessa è come la sala espositiva di un gigantesco museo all’aperto. Un vero e proprio collage di piazze, mercati all’aperto, e siti storici sbalorditivi». Getti una monetina nella Fontana di Trevi, resti a bocca aperta davanti al Colosseo e al Pantheon. E prosegui, per fare il pieno di cappuccino per un pomeriggio di shopping in Campo de’ Fiori o a Via Veneto

 

Stilata la classifica delle città, al mondo, nelle quali si mangia meglio. Restate di stucco, senza fare ricorso al proverbiale “barbatrucco”, ma in questa speciale classifica redatta grazie a mezzo milione di opinioni raccolte in un anno di “radiografie” sulle tavole di tutto l’emisfero, da TripAdvisor, bene, la città in cui si mangia meglio è proprio qui in Italia: è Roma. C’è il free-press “Leggo” che mette insieme gli sforzi compiuti dal sito di importanza mondiale. Mette insieme un numero infinito di recensioni, le shakera e le serve ai lettori che, evidentemente, si fidano non solo del quotidiano, ma anche di quanti manifestano giornalmente il loro punto di vista in qualità di clienti di ristoranti nel mondo.

Dunque, si diceva: la città in cui si mangia meglio, è proprio qui in Italia. Non solo elogiata, ma anche invidiata e, infine, anche premiata, scrive il quotidiano, meritatamente aggiungiamo noi: basta aggirarsi nella capitale per comprendere quanto sia ancora percorribile e a costi tutto sommato ragionevoli un menù – come dire – fatto in casa.

 

 

CAPUT MUNDI

Roma, dunque, caput mundi anche a tavola. Regna incontrastata nella classifica delle città in cui si mangia meglio al mondo. Lo hanno decretato gli utenti di TripAdvisor hanno indicato la capitale d’Italia talmente tanto da farle assegnare il primo posto nella classifica che comprende altre venticinque città al mondo. Detto che la cosa non può che farci piacere, è bene anche ricordare che da queste colonne non più tardi di qualche tempo fa abbiamo segnalato che Roma aveva ottenuto il gradino più alto del mondo anche due e tre anni fa. Insomma, una conferma: negli ultimi quattro anni, Roma è medaglia d’oro tre volte. Un primato.

Come viene assegnata la palma di città più “invitante” al mondo. La medaglia d’oro viene attribuita a chi riceve il maggior numero di recensioni positive nell’arco dei dodici mesi. Un titolo che Roma, ripetiamo con merito, ha conquistato i milioni di visitatori ingolosendoli con i numerosi piatti della sua tradizione.

Cosa scrive TripAdvisor nella sua autorevole recensione. «Un giorno non è bastato per costruire Roma, ma non basterà neanche per girarla tutta: la città stessa è come la sala espositiva di un gigantesco museo all’aperto, un vero e proprio collage di piazze, mercati all’aperto, e siti storici sbalorditivi».

 

 

UNA SUGGESTIONE DOPO L’ALTRA

Getti una monetina nella Fontana di Trevi, resti a bocca aperta davanti al Colosseo e al Pantheon e fai il pieno di cappuccino per un pomeriggio di shopping in Campo de’ Fiori o a Via Veneto. Infine, scrivono: «rifocillati con un piatto di pasta fresca, assaggiando succulenti carciofi fritti o una tenera coda alla vaccinara, gustando uno dei migliori pasti della vostra vita». E come dargli torto.

Ma fra le città che prendono il turista per la gola, c’è un’altra città italiana. E anche qui non avevamo dubbi: è Napoli, che si classifica al quinto posto. Accanto a Roma, sui due gradini sottostanti, si accomodano al secondo posto Londra, mentre Marrakech si piazza al terzo. Parigi scivola al quatro posto e precede di un gradino il capoluogo campano. Volendo sbirciare le altre top, ecco che vediamo alle spalle della città del Vesuvio, altre cucine votatissime quasi quanto le altre più avanti: Barcellona e Atene, per esempio. Ma, attenzione, anche Lima (Perù), New Orleans (Stati Uniti), Buenos Aires (Argentina).