Quanti vip da spiaggia!

Conte, Del Piero e Morandi i primi piombati in vacanza

Da Monopoli a Savelletri, circolano le stelle del calcio e della canzone. Antonio per riabbracciare un vecchio amico, Alex per partecipare a un torneo di golf, Gianni per godersi il mix, unico in Italia, fra spiaggia e mare. Con buona pace dei fans, tantissimi, a caccia di selfie e autografi

 

Che la Puglia sia la culla degli juventini lo dice la storia. Qui esistono numerosi club che organizzano trasferte da mille chilometri per portare sostegno alla squadra bianconera nell’Allianz Stadium. Ma lo dicono anche le stelle salentine passate dalla maglia giallorossa a quella a strisce verticali della squadra con sede a Torino: Causio, Brio, Conte.  Calciatori dei quali la Madama del calcio italiano si è sempre fidata ciecamente. Antonio Conte, poi, nella duplice veste di calciatore e allenatore (oggi è il tecnico del Napoli appena laureatosi campione d’Italia), ha vinto tutto, dalla Coppa Campioni agli scudetti di fila. Dunque, di Antonio Conte, l’altro juventino è Alex Del Piero.

Il primo, allenatore del Napoli campione d’Italia è stato avvistato a Monopoli, a lide Le Macchie, dove ha passato una giornata al mare, ospite Francesco Schiavone, imprenditore balneare fasanese e suo vecchio amico. L’allenatore leccese lo scorso anno e quest’anno è risultato il più corteggiato dai club italiani e internazionali (lo ha inseguito la “sua” Juventus, ma anche il Milan), da giorni è in Puglia. Prima di recarsi a lido Le macchie, pare sia stato notato al Tabù di Porto Cesareo. Insieme con lui, i fratelli Gianluca e Daniele.

 

 

DA CONTE A DEL PIERO…

Una scelta in qualche modo obbligatoria, invece, per Alex Del Piero, opinionista di Sky, che non ha proseguito la sua carriera nel calcio attivo, come il suo amico Antonio Conte, ma che nel tempo è diventato un grande appassionato di golf. Praticato, ovviamente. Obbligatoria perché da queste parti ci sono campi da golf e poi era stato organizzato e promosso un torneo al quale Del Piero si è iscritto. Alex ha soggiornato a Savelletri di Fasano per prendere parte al “San Domenico Golf alla Summer Pro-Am”, un torneo di grande richiamo per gli amanti del golf che si sfidano in una gara a squadre mista, nella quale si misurano, insieme, professionisti e dilettanti.

Trovandosi in Puglia, Alex ha realizzato in qualche modo ha coronato anche il desiderio di don Biagio Convertini, cinquantuno anni, cappellano dell’ospedale “S. Giacomo” di Monopoli, e grande tifoso bianconero. Prima una foto-ricordo, poi una dedica  sulla maglia storica indossata dalla Juventus nella storica finale di Champions del 1996 giocata a Roma e vinta contro l’Aiax. La maglia autografata da Del Piero è celebrativa, e gli amici del cappellano gliene avevano fatto omaggio lo scorso anno, in occasione del copleanno del parroco monopolitano.

 

 

PASSANDO PER MORANDI

Un habitué delle spiagge pugliesi è, invece, Gianni Morandi, icona della canzone italiana e internazionale, ha avuto anche un incarico di grande prestigio, quello di presidente onorario della squadra per cui ha sempre tifato: il Bologna. Un ruolo ricoperto dal 2010 al 2014 con grande impegno. Fra le mete preferite di Morandi, le spiagge salentine. L’artista emiliano, felicissimo di avere assistito alla finale di Coppa Italia vinta dal suo Bologna in una appassionata sfida contro il Milan, da trent’anni trascorre un periodo di vacanza sulle spiagge salentine dove non si sottrae all’abbraccio dei fan. Appassionato dei social in genere, ha pubblicato le sue prime foto fatte con i fans sul suo profilo Facebook, con un suo commento e via via quelli dei suoi fans.

Fra le mete di lusso, preferite dai vip, Polignano a Mare, con Borgobianco Resort & Spa e il Covo dei Saraceni; Ostuni, con La Sommità Relais & Chateaux e Masseria Torre Maizza; Gallipoli con l’hotel Palazzo del Corso e la masseria L’Antico Frantoio; Lecce, Risorgimento Resort e Patria Palace; Santa Maria di Leuca, con villa La Meridiana e il Messapia Hotel & Resort.

Puglia, bellezze fra cielo e mare…

Monopoli, Ceglie Messapica, Alberobello, Trani e Castel del Monte

Da visitare, di corsa, prima che arrivi il caldo canicolare. Ogni comune, il suo attrattore. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Le cattedrali, i castelli, le barche, gli angoli da scoprire. La star è Castel del Monte, nel cuore della Murgia. Non sottovaluteremmo, però, Monopoli, considerato crocevia di civiltà; Ceglie Messapica per la sua storia; Alberobello, fiaba in pietra nel cuore della Valle d’Itria; Trani, pietra bianca, mare e memoria nel cuore dell’Adriatico

 

Il calore delle Puglia, nel senso di accoglienza, ma anche come temperatura, è proverbiale. Allora, se non adesso, quando? Quando visitare questa regione incantevole in quei posti che hai sentito nominare, ma non avevi avuto il tempo di visitare, almeno con il pensiero. Con l’occhio, guardando tutto quello che internet, fra siti e Youtube, ma anche Facebook piuttosto che Instagram, ti propone non appena clicchi la parola magica: “Puglia”.

Dunque, la Puglia, il caldo, il calore. Prima che il caldo prenda il sopravvento e, allora, impedisca di visitare un luogo, una cittadina come si conviene, come un turista che fa turismo ragionato compie. E, allora, ecco svelata questa breve, ma doverosa introduzione. Il sito paesionline.it, in un ampio servizio a firma di Sonia Surico, ha compiuto una sua ricerca e ai suoi numerosissimi lettori e follower, stavolta ha suggerito una meta, anzi cinque, sulle quali fiondarsi da…ieri. Dunque, prima dell’estate, alle porte, è il caso, come suggerisce il sito dalla parte dei turisti prendere carta e penna, o affidarsi alla stampante, e scrivere: Monopoli, Ceglie Messapica, Alberobello, Trani e Castel del Monte.  

 

 

LE STELLE DA SCOPRIRE…

Monopoli, considerato crocevia di civiltà e meraviglia sul mare; Ceglie Messapica per la sua storia, come da origina del nome, da storia messapica, medioevo e barocco nel cuore della Valle d’Itria; Alberobello, ritenuta, a ragione, la fiaba in pietra nel cuore della Valle d’Itria; Trani, pietra bianca, mare e memoria nel cuore dell’Adriatico; infine, Castel del Monte, l’enigma di pietra nel cuore della Murgia.

«La Puglia – leggiamo su paesionline – è un mosaico di paesaggi sorprendenti, sapori autentici e borghi che sembrano sospesi nel tempo». Basta allontanarsi di pochi chilometri dalle città più conosciute per ritrovarsi immersi in uliveti secolari, coste selvagge o piccoli centri che custodiscono storie millenarie. «Che tu stia cercando una giornata di relax tra mare e natura, un viaggio tra le pietre bianche della tradizione o un assaggio della vera cucina pugliese, qui troverai l’ispirazione giusta». Ecco che si parte, alla scoperta di cinque gite fuori porta perfette per respirare l’anima autentica del “Tacco dello stivale”.

Monopoli, uno dei principali attrattori della Puglia. Pezzo di punta di questa cittadina che poi cittadina non è, in quanto il suo status è da città, non fosse che è troppo vicina a Bari.  Bello il porto antico, che scivola tra le mura del centro storico. I moli, le barche di pescatori. Poi il Castello di Carlo V, baluardo in pietra a difesa della città. Poi la Cattedrale, sorta in epoca medievale. Mare ed entroterra delle meraviglie, come a dire che ce n’è per tutti i gusti: calette tra le rocce, spiagge sabbiose, masserie storiche, uliveti, mandorli in fiore, frutteti e orti.

 

 

QUELLE DA RILANCIARE

Ceglie Messapica, Murgia meridionale, borgo antico della Puglia. Il centro storico si snoda fra vicoli in pietra chiara, archi e cortili che conducono fino al Castello Ducale, che nei secoli ha ospitato Normanni, Svevi e Aragonesi. A brevissima distanza, la Chiesa Collegiata del XVI, stile rinascimentale, poi la Chiesa di San Domenico, barocca, realizzata seguendo i canoni della scuola del Bernini.

Fra Bari, Brindisi e Taranto, un posto di grande suggestione, conosciuto in tutto il mondo per le sue costruzioni in pietra, calce e con un tetto a forma di cono: Alberobello.  Millecinquecento trulli, dal ’96 del secolo scorso, indiscusso Patrimonio dell’Umanità: un riconoscimento che ne celebra il valore storico e culturale. Costruiti a secco, potevano essere facilmente smontati: un escamotage studiato dalla popolazione che in questo modo riusciva ad evitare tasse previste sui nuovi insediamenti imposte dal Regno di Napoli.

 

 

CATTEDRALI, MUSEI, UN ENIGMA

Trani, una città mozzafiato. La bellezza della Cattedrale di San Nicola Pellegrino, una delle più alte espressioni del romanico pugliese. Di fronte alla cattedrale, ecco il Castello Svevo, costruito da Federico II di Svevia. Barche, pescherecci e locali affacciati sull’acqua, si possono ammirare la facciata severa di Palazzo Caccetta. Piazza Duomo, il “salotto” che accoglie la cattedrale, ospita due musei: quello della Macchina per scrivere (Palazzo Lodispoto) dedicato ad Adriano Olivetti, e il Museo Diocesano che conserva opere d’arte sacra.

A pochi chilometri da Andria, si erge uno dei monumenti più misteriosi e affascinanti d’Europa: Castel del Monte. «Con la sua forma perfetta e geometrica, questo castello del XIII secolo è molto più di un’opera architettonica medievale: è un enigma in pietra, carico di simbolismi e interrogativi ancora irrisolti», scrive Sonia Surico (paesionline). Una struttura ottagonale, rigorosa e armoniosa, otto torri, anche queste di forma ottagonale. Anche questo straordinario manufatto è legato a Federico II di Svevia, imperatore-filosofo del Sacro Romano Impero. «Castel del Monte – conclude il reportage – è un’opera unica nel panorama dell’architettura medievale europea; la sua pietra calcarea, che cambia colore con la luce del giorno, e la posizione dominante sulla valle sottostante ne fanno un luogo dal forte impatto visivo ed emotivo». 

Puglia, venti milioni di turisti

Cifra record prevista nel 2025, numeri da record

Da dieci anni, e più, la Puglia è diventato un brand nazionale. Un attrattore per quanti vengono in Italia. Da restarci secchi, per come si vive da queste parti: mare, collina, gastronomia, senso di accoglienza e tradizione. Dalla Taranto Magno-greca alla Lecce barocca. Castel del Monte, Trani, Polignano a mare, Alberobello. Il mare, le spiagge: Pescoluse, Torre dell’Orso, Marina di Pulsano, Marina di Lizzano. E la tavola: orecchiette, cime di rapa, olio extravergine, vino Primitivo di Manduria

 

Quest’anno, il trend, dirà qualcuno a cui piace parlare e scrivere “bene”, è sempre lo stesso: la Puglia. La Puglia nel cuore. E non solo dell’Italia, ma di tutti. Dei turisti di tutto il mondo, anche celebri, tanto che molti di loro hanno preso casuccia da queste parti.

Puglia, come fosse una passione, una di quelle che si seguono d’istinto, perché non ti fanno ragionare. Irragionabile, ecco cos’è la Puglia. Una passione per quanti amano il bello, la bellezza oggettiva e mozzafiato del mare, ma anche la campagna, le masserie, la collina, la cucina. La gastronomia è irresistibile, è il piatto forte, verrebbe da dire se non arrossissimo a una battuta ingenua, ma che comunque rende perfettamente l’idea di come sia messa la nostra regione.

E, allora, c’è, per esempio, chi si domanda cosa renda questa terra così irresistibilmente affascinante; s’interroga in che modo la Puglia si differenzi dalle altre regioni italiane. Una indagine interessante sulla nostra regione, l’ha condotta, per esempio, visitaly, uno dei siti più autorevoli in fatto di turismo e di affidabilità in termini di documentazione. Nei giorni scorsi della Puglia se n’è occupata Giacinta Navarra, una collega, che come poche ha analizzato il perché “tutte le strade portino in Puglia”.

 

 

NON E’ SOLO UNA VACANZA…

Nel suo ricco reportage, infatti, si interroga su quali siano i motivi alla base dell’enorme boom turistico che interessa questa regione e perché, sempre la Puglia, risulti essere la regione preferita tra le mete vacanziere italiane.

Fra le risposte plausibili a domande che solo in apparenza possono sembrare scontate, bene, emerge subito che in questa area la vacanza non viene vissuta solo come tale, ma rappresenta una immersione totale, se si può dire, nell’emozione. Accade che l’emozione, come segnala visitaly.it, ti prenda quando attraversi i nostri paesini bianchi dipinti con la calce; quando osservi la pasta fatta a mano dalle nonne, quella pasta messa ad asciugare fuori la porta di casa, quando conosci le persone del luogo che ti accolgono come se fossi uno di famiglia. Anche questa, e perché no, soprattutto, è la Puglia.

Appena lo scorso anno la Puglia è diventata una delle mete turistiche più amate d’Italia, superando numeri da capogiro, tanto che il 2024 ha autorizzato a stimare la presenza di ben venti milioni di turisti, con un forte incremento di quelli stranieri.

 

 

LA PUGLIA E’ UN’EMOZIONE

Quali sono, allora, i punti di forza della Puglia. Cominciamo da Castel del Monte, “simbolo dell’architettura medievale europea” e Trani con la sua cattedrale romanica vicino al mare, “bellissima quando la luce accarezza il calcare bianco rosato di cui è fatta”. Proseguendo nel viaggio pugliese ideale, Navarra ci suggerisce una Polignano a Mare, “arroccata su scogliere e più a sud”, nella Valle d’Itria, dove la fanno da padrone “i famosi trulli di Alberobello, case in pietra dalla forma conica uniche al mondo”.

E il cuore del Salento? Lecce, “città del barocco, con le facciate delle chiese e dei palazzi che raccontano secoli di ricchezza decorativa”. E il mare, le spiagge: Pescoluse, Torre dell’Orso, Marina di Pulsano, Marina di Lizzano. Taranto, con la sua civiltà Magno-greca, il Museo archeologico nazionale, il Castello aragonese, la Città vecchia, il Duomo, le Colonne doriche.

 

 

TUTTI A TAVOLA, PROSIT!

La Puglia a tavola. “Altra esperienza imperdibile, semplice ma ricca di sapori, fatta di prodotti freschissimi, legati all’agricoltura e al mare pescoso”, scrive visitaly. Pasta fresca con le  orecchiette fatte a mano, simbolo della regione, spesso condite con cime di rapa; l’olio extravergine d’oliva pugliese, considerato tra i migliori d’Italia, utilizzato dalla bruschetta  al pesce alla griglia; non mancano i formaggi tipici, come il caciocavallo podolico o la burrata di Andria, e i vini locali come Primitivo di Manduria o il Nero di Troia.

Dunque, un brindisi per una regione che nel giro di pochi anni ha saputo imporsi a livello nazionale e internazionale. Prosit!

«Oro per il Battaglini di Taranto!»

Olimpiadi nazionali di Matematica

Medaglia per Ciro Urselli (singolarista), Menzione d’onore per Mirko Saracino. Applausi meritatissimi per Gianluca Maggi, Lorenzo Tittarelli, Carlo Albano, Daniele Calia, Ciro Urselli, Mirko Saracino e Daniele Maggi, che hanno sfiorato il podio a squadre. La cronaca e le emozioni raccontate dalla docente Giuseppina Serafica e le congratulazioni della dirigente scolastica Patrizia Arzeni agli studenti del prestigioso liceo tarantino

 

Il Liceo scientifico trionfa nella fase finale delle Olimpiadi nazionali svoltesi nei giorni scorsi a Cesenatico, conquista il podio più alto e porta a casa la Medaglia d’Oro. In particolare, si sono messi in luce: Ciro Urselli (Medaglia d’oro singolarista) della classe 4H e Mirko Saracino della 3M (Menzione d’onore).

Che il liceo scientifico “Battaglini” fosse uno dei fiori all’occhiello di Taranto, questo era risaputo. Lo dice la storia, dal Dopoguerra in poi, gli studenti che hanno conseguito la maturità liceale nella scuola con la storica sede di Corso Umberto, hanno proseguito gli studi universitari, contribuito alla crescita culturale e sociale di Taranto. Quanti, poi, per motivi di lavoro sono rimasti fuori sede o trasferiti all’estero, anche se a distanza, hanno dato lustro alla città. Così, quando sei in un’altra città, parli di Puglia, di studio, scuole, non puoi sbagliarti: mostri, fiero, il petto e dici “Battaglini”, non puoi che pensare a Taranto, ai prèsidi, ai dirigenti scolastici, ai docenti, severi – secondo qualcuno, che non sa quanto sia importante una certa intransigenza nello studio, che ancora oggi a queste latitudini viene considerata “cosa seria” – sicuramente preparatissimi. Del resto, solo un buon insegnante può fare di uno studente con delle qualità, un grande professionista.

 

 

UNA GIORNATA, UN’EMOZIONE

Una giornata pienissima in fatto di impegni, descrive il sito del “Battaglini”. Una mattinata nel corso della quale le professoresse Serafica e Iorio hanno accompagnato i due singolaristi del liceo tarantino, Mirko Saracino (3M) e Ciro Urselli (4H) nell’enorme sala della Colonia Agip, che ospitava trecento ragazzi selezionati fra milleduecento scuole e centocinquantamila studenti.

«L’aula in cui i ragazzi svolgono la prova nazionale, sembra sconfinata – confessa, emozionata, la professoressa Giuseppina Serafica – ogni volta ho quasi timore nel lasciarli lì, tanto mi sembrano troppo piccoli, per una cosa tanto grande da fare; quest’anno, poi, la sensazione è stata particolarmente forte: nessuno dei due ragazzi è maggiorenne e, come accaduto in passato, mi sono chiesta: e se non dovesse andare come i ragazzi desiderano? Alla fine sono stati proprio loro, con un risultato straordinario, a rasserenarmi a distanza, dimostrandomi quanto siano grandi come “matematici in erba”, due giganti».

La professoressa Giuseppina Serafica, oltre ad essere docente storica del “Battaglini”, ricorda il sito scolastico, è anche responsabile distrettuale delle Olimpiadi di Matematica. Anche lei, infatti, in prima persona, è stata protagonista in questa edizione. Su invito della Commissione Olimpiadi, la prof del liceo tarantino ha tenuto una conferenza agli altri responsabili sul tema “Teoria dei giochi”. L’incipit dell’incontro è stato dedicato ad alcuni problemi classici di John Nash, dal dilemma del prigioniero alle applicazioni della teoria dei giochi nei problemi olimpici e alle metodologie per affrontare problemi che sicuramente esercitano enorme fascino. Un interesse talmente elevato da aver registrato numerose richieste da parte di colleghi interessati nel ricevere il suo intervento articolato ed esaustivo.

 

 

UNA SCUOLA, UNA SQUADRA

Nel pomeriggio dei “Giochi”, la giornata è proseguita con la semifinale a squadre. Gli alunni del “Battaglini”, anche loro orgoglio del liceo tarantino, hanno partecipato alla prima delle quattro semifinali, conducendo la gara con grande capacità e sicurezza, restando sempre nelle squadre di testa della classifica per concludere la partecipazione alle Olimpiadi nel gruppo delle squadre convocate per la finale.

Finalissima a squadre che si è svolta il giorno dopo. Uniche squadre del Sud ammesse: Il “Battaglini” di Taranto e lo “Scacchi” di Bari. Una gara entusiasmante, con continui capovolgimenti di classifica con gli studenti del liceo tarantino in grande evidenza nel giocarsi le carte giuste al momento giusto, senza mai mollare il terreno della battaglia, anche quando la risoluzione di qualche problema ha rischiato di metterli all’angolo. Alla fine è arrivato un riconoscimento per la loro brillante prestazione con l’accesso alla premiazione. Questa la squadra dei giovani talenti matematici: Gianluca Maggi (Capitano), Lorenzo Tittarelli (Consegnatore), Carlo Albano, Daniele Calia, Ciro Urselli, Mirko Saracino, Daniele Maggi.

 

 

TU CHIAMALE, SE VUOI, EMOZIONI…

Il momento più emozionante, lo racconta la professoressa Gisueppina Serafica: «E’ stato con la premiazione dei singolaristi: come sempre nessuno sapeva nulla circa i ragazzi che avrebbero avuto accesso ai premi o circa i cut-off, e cioè i punteggi minimi, che avrebbero dato accesso ai vari tipi di medaglia. Quindi la cerimonia è iniziata con l’introduzione alla premiazione a cura del Presidente della Commissione Olimpiadi prof. Ludovico Pernazza. Tra il serio e il faceto, anche per stemperare gli animi dei partecipanti in trepidante attesa, Pernazza ha compiuto una disamina su come era andata globalmente la prova. Una suspence altissima: i punteggi andavano in crescendo e del nome di Ciro Urselli nemmeno l’ombra, fino a quando non è arrivata la proclamazione sullo stile “the winner is…”:  “Ciro Urselli – Liceo Battaglini di Taranto, Medaglia d’oro!”. Esplosione di gioia incontenibile, con il cuore di tutti a mille e gli occhi emozionatissimi: Oro, oro, orooo!».

Soddisfazione anche per Mirko Saracino. Pur non essendo arrivato in zona–medaglia, lo studente del liceo tarantino ha avuto una meritatissima “menzione d’onore”, avendo svolto perfettamente due quesiti molto impegnativi, tanto che la sua giovane età fa ben sperare per il suo futuro nelle Olimpiadi.

 

APPLAUSI E CONGRATULAZIONI

La professoressa Giuseppina Serafica, infine, grande docente, una insospettabile stoffa da cronista nel trasmettere grandi emozioni, ha rivolto il suo ringraziamento a tutti i ragazzi, ai loro genitori, che li hanno sostenuti in questa avventura ed alla dirigente del Battaglini, dott.ssa Patrizia Arzeni, che ha fatto del Progetto Olimpiadi, uno dei momenti di punta della Programmazione scolastica. Infine, proprio la dott.ssa Arzeni, insieme a tutta la comunità scolastica del “Battaglini”, nel congratularsi con gli studenti, ha rivolto i più fervidi auguri a quanti hanno partecipato al progetto, perché questo sia il primo passo verso un futuro ancora più radioso.

Miggiano, la Polinesia a un passo

Frazione di San Cesareo Terme, in estate diventa attrattore irresistibile

A volte paragonate ai Caraibi, le nostre spiagge non temono confronti. Basta sapersi organizzare. E per chi viene da fuori, ecco il percorso in auto. E se uno arriva da più lontano, aeroporto, ferrovia e bus. Per sole e mare come in nessuna altra parte del mondo, se escludiamo…le isole dell’Oceania

 

Quella dei Caraibi è la regione che più di altre, riesce a richiamare turisti da tutto il mondo. La bellezza delle spiagge, Cuba, Repubblica Dominicana, Aruba, Giamaica, Bahamas: ovunque caschi, caschi bene. Abbiamo fatto più volte paragoni, in passato, perfino con Miami e la Florida, per accoglienza e serie di servizi, superati nel tempo da altri posti. Ma, c’è un ma, che, servizi a parte, non puoi trasformare a meno che non entrino in ballo le odiatissime trivelle o pale eoliche, perché ce ne sarebbero da farsele…girare, eccome: la bellezza di un posto, la suggestione di un angolo, di una spiaggia interminabile, la vegetazione a ridosso delle spiagge, l’acqua cristallina a perdita d’occhio.

Non più tardi di qualche giorno fa, un angolo della Puglia è stato paragonato, a ragione, dalla giornalista Annarita Faggioni (statodonna.it) alla Polinesia, una delle regioni in cui tradizionalmente viene divisa l’Oceania, compresa più o meno, in un triangolo di isole: Nuova Zelanda, di Pasqua e Hawaii.

 

 

INSENATURA DA SOGNO

E, allora, la località che mentalmente ci fa fare le valigie e disporre sulla battigia fatta di sabbia sottile, ombrellone e sdraio è in Puglia, perché dalle nostre parti c’è un angolo di sole che è stato ribattezzato “la Polinesia italiana”. Brava la curatrice dell’articolo a pareggiare i conti con uno dei posti, rispetto alla Puglia, più lontani al mondo, che con questa località costiera può avere similitudini (e lo diciamo senza vergognarci neanche un po’, perché è bella!): trattasi di Porto Miggiano, località costiera del comune di Santa Cesarea Terme, anche quest’ultima una bella e accogliente località.

Porto Miggiano, scrive statodonna.it, Porto Miggiano, scrive statodonna.it, «non sarebbe tra gli itinerari tradizionali e potresti trovare meno folla se prenoti con un certo anticipo: è una meravigliosa insenatura, il posto perfetto per chi cerca quiete: mare pulito e fondali da esplorare con maschera e boccaglio». Se preferisci, suggerisce il sito, non passare via terra: puoi arrivare in pedalò o in barca dal vicino porticciolo (notizia riportata da tuttonotizie.eu).

 

 

COME ARRIVARCI…

Miggiano, diciamolo senza giri di parole, è una località che si anima praticamente nel periodo estivo. Possiede un piccolo porto turistico e una torre (XVI secolo, a difesa dagli attacchi dei saraceni). Fino al 1913 Porto Miggiano era parte delle marine di Vignacastrisi. La nascita del comune di Santa Cesarea Terme, avvenuta proprio in quell’anno, ha fatto in modo che Porto Miggiano diventasse una sua frazione (come Vitigliano e Cerfignano).

Porto Miggiano in auto. Dalla SP358 in direzione Santa Cesarea Terme. Una volta lì, percorrere via Umberto I. Per chi giungesse in Puglia da località più lontane, può beneficiare dell’aeroporto di Brindisi, farsi accompagnare da un mezzo in stazione e prendere un treno per Lecce, proseguendo con le Ferrovie del Sud Est fino a Poggiardo. Una volta a Poggiardo, un autobus accompagnerà a destinazione. «Per goderti – scrive Faggioni – panorama, mare limpido e natura selvaggia». Ma, attenzione, il suggerimento: «il Salento è pieno anche di spiagge meno note o affollate: occorre ingegnarsi e cercare per risparmiare».

«Papa io? No, grazie…»

Francesco, il pontefice in una biografia di Fabio Marchese Ragona

Da ieri il libro “Life: La mia storia nella Storia, (HarperCollins) anche in edicola, presto un film. I retroscena, le anticipazioni in una bella intervista di Virginia Piccolillo per il Corriere della sera. «Inconsciamente non volevo essere eletto, il mio pensiero andò a mia nonna ai poveri in Argentina», spiega il vaticanista di Mediaset

 

Simpatico, catturato dalla battuta, tanto era il senso dell’ironia che aveva, ma anche determinato. Carattere forte, quando c’era da tirare fuori la grinta e non ci riferiamo al pugno che mostrò a un giornalista quando confessò che se gli avessero offeso la mamma avrebbe risposto con un “cassotto, con quel suo tipico accento argentino. Jorge Mario Bergoglio, per tutti Papa Francesco, il pontefice amato da tutti e scomparso il 21 aprile scorso, farà parlare ancora per tanti anni di sé. Ieri, sabato 3 maggio, per esempio, grande iniziativa del Corriere della sera e della Gazzetta dello sport. Insieme con una copia dei due giornali, ad un prezzo contenuto, in edicola è stato pubblicato il libro “Life: la mia storia nella Storia” di Fabio Marchese Ragona. Un testo dal quale sarà tratto un film prodotto dalla Casa di produzione Lucky Red.

Proprio il Corriere della sera, in un bell’articolo di Virginia Piccolillo, riporta alcune impressioni dello scrittore e autore della biografia di Papa Francesco. Marchese Ragona racconta di un pontefice sempre pronto alla battuta, buono sì, ma non ingenuo.

 

 

«SENSIBILE, IRONICO, DETERMINATO»

«Sensibile, ironico e determinato», dice il vaticanista Mediaset Fabio Marchese Ragona.Sulle prime Papa Francesco era restio nel rilasciare una biografia. Forse gli sembrava un atto di presunzione, o forse pensava che non fosse il caso di farlo per via di qualche questione, sia chiaro non a causa sua, rimasta irrisolta. Eppure l’autore di “Life: la mia storia nella Storia”, è riuscito nell’impresa. «Gli dissi che sarebbe stato bello ascoltare la sua storia attraverso i grandi eventi – rivela alla Piccolillo – ma accettò in quanto, da anziano, gli interessava che fossero i giovani a leggerlo, ascoltarlo: a loro, Sua Santità, voleva lasciare un messaggio». Un bilancio, anticipa per quanti ancora non avessero fra le mani il libro appena pubblicato ieri, fatto di gioie, dolori, successi e anche sconfitte.

Senza tanto anticipare i temi, trattati con puntualità e competenza nel libro, la giornalista del Corsera, ricava il titolo della sua intervista ripresa dalle agenzie e dai siti di tutto il mondo. Un “retroscena del Conclave”, domanda Virginia Piccolillo. «Mi ha detto di aver capito – le risponde Fabio Marchese Ragonasubito dopo pranzo, quel giorno, che sarebbe stato eletto; non voleva entrare nella cappella Sistina: si soffermò con il cardinaleRavasi a discutere di libri sapienziali, tanto che li richiamarono: “Inconsciamente – ammette Bergoglio – non volevo essere eletto”».

 

 

LA GUERRA, LA PACE, L’ELEZIONE

Papa Francesco e lo scoppio della guerra. «Aveva solo tre anni, gli ho chiesto come facesse a ricordare – dice il vaticanista al quotidiano edito da Cairo – si apriva e confessava di avere dei flash: “Mamma e papà urlavano: ‘Hitler è un mostro’; Margherita Musonero, amica di nonna, ci raccontava cosa succedesse ai parenti in Italia; a noi bambini ci mandavano via, ma origliavamo e sentivamo di storie di piccoli separati dalle mamme: un trauma”». Poila fine della guerra e la pace. «Ricordava una vicina che gridava a sua mamma: “Signora Regina, esca, è finita la guerra”. Vedere quelle donne semplici piangere, felici, per la pace, diceva, lo ha segnato e convinto a lottare sempre contro le guerre».

Virginia Piccolillo domanda se Papa Francesco si sia mai commosso nel suo racconto. «Sì, della dittatura in Argentina: “Un genocidio generazionale”. Ha detto di aver fatto tutto ciò che poteva». Le accuse di complicità con il regime. «Andò da Videla – dice Marchese Ragona – a celebrare messa, per liberare due confratelli gesuiti; ci riuscì ma non poténemmeno salvare la sua amica Esther».

E per concludere, anche se l’intervista è molto più lunga (da recuperare, lo stesso il libro pubblicato ieri, ma ancora in edicola), a proposito degli scherzi che gli piaceva fare e il primo pensiero davanti alla folla che lo acclamava alla sua elezione a pontefice. «Una volta mi chiamò dicendo: “Sono el Coco che significa l’Uomo nero – anche se mi vesto di bianco”; una volta eletto il suo pensiero lo rivolse alla nonna, alla mamma e ai poveri di Buenos Aires che non avrebbe rivisto».

Di sole e d’azzurro…

Casamassima, la Città blu della Puglia

Borgo che lascia senza parole per la sua bellezza. Aggirarcisi è come circolare sul set di un film. Qui ci hanno girato anche fiction, perfino “Zorro”. E poi, Totò, un bel giorno, in uno dei suoi classici tirò in mezzo la cittadina in provincia di Bari. Visitate la chiesa di Santa Croce, il Monastero di Santa Chiara, i portali antichi. Bella tutto l’anno, ha un fascino speciale in primavera e autunno

 

Casamassima, provincia di Bari. Un borgo magico di colore blu. Lasciatevi guidare da una, due, cento suggestioni. Ma andiamo per ordine, breve introduzione. «Trombetta, Trombetta, questo nome non mi è nuovo…». Totò, inventore di battute rimaste scolpite nella storia del cinema e in quella di tutti i giorni, era inarrestabile. Battute delle quali il pubblico se ne impossessava a piene mani così da tramandarsele per decenni. Una di queste, ai più passata inosservata, riguarda il film “La banda degli onesti”, film nel quale il Principe della risata interpreta Totò, il portiere del palazzo nel quale i tre aspiranti falsari abitano. Sfogliando la posta da imbucare nella cassetta delle lettere degli inquilini, Totò menziona proprio la cittadina pugliese: “Altobelli… Casamassima”. Renato Altobelli, proiezionista di un cinema a Bari, successivamente fotografo di Casamassima, era un grande amico di Totò, così il Principe fece un doppio omaggio: ad Altobelli e a Casamassima.

Non si può dire fosse di casa da queste parti, ma Totò in Puglia, per esempio, a Cerignola, aveva già girato “Gambe d’oro”. Turi Vasile, regista siciliano, talmente legato alla nostra regione aveva voluto successivamente girare un film anche a Taranto, “Promesse di marinaio”, con Renato Salvatori e Antonio Cifariello, due belli del cinema di allora.

 

 

CITTA’, BLU E IRRESISTIBILE

Dunque, Casamassima, città blu della Puglia. Qui ci hanno girato anche “Il segno di Zorro” (‘62), “Ricchi di fantasia” con Castellitto e la Ferilli, ma anche fiction Rai. Ma questa, come si dice, è un’altra storia. E’ un borgo dove le case sono davvero azzurre, colorate perché così ha voluto la storia tanto da averne fatto una cittadina viva sui muri e nei vicoli, tanto da sembrare un posto appena uscito da un sogno. Se ne è occupato anche l’autorevole sito “travel.thewom.it” (provate a visitarlo, informazioni senza fine…). Casamassima è la famosa Città blu: case azzurre, vicoli storici e una leggenda, questo borgo regala un’esperienza unica e autentica. Ideale per una gita slow tra colori, silenzi e tradizione, scrive la redazione del sito.

Casamassima, circa ventimila abitanti, sorge ai piedi delle Murge. Confina con Turi, Adelfia, Sammichele di Bari, Acquaviva delle Fonti, Noicattaro, Valenzano, Capurso, Cellamare e Rutigliano. Borgo antico, medievale, sviluppandosi a partire dall’Ottavo secolo attorno ad una torre normanna, poi ampliata, fino a trasformarsi in un castello.

 

 

TUTTO NASCE DA UNA LEGGENDA

Ma perché “paese azzurro”, dirà qualcuno. Ad una epidemia di peste si moltiplicarono leggende, fino a che una di queste racconta come il borgo antico diventò tutto azzurro. Il paese aveva superato il pericolo del contagio e doveva così onorare il voto che nel frattempo aveva fatto il signore di Casamassima, Michele Vaaz alla Madonna, che aveva preservato il borgo dall’epidemia mortale diffusasi in tutto il territorio. Per riconoscenza il duca Vaaz avrebbe ordinato di dipingere il caseggiato a calce viva aggiungendo il colore azzurro del manto della Madonna, oggi raffigurata sotto l’arco di via Santa Chiara.

Passeggiare per Casamassima è un’esperienza molto interessante. Oltre al centro storico dipinto di blu, ci sono chiese barocche, palazzi storici e piccole botteghe dove si respira ancora l’aria di paese. Fra i siti che travel.thewom.it segnala: la Chiesa di Santa Croce, con i suoi stucchi e decorazioni preziose; il Monastero di Santa Chiara, oggi sede culturale e spazio espositivo; i portali antichi, segni nobiliari e agricoli di una comunità legata alla terra. Casamassima, bella tutto l’anno – scrive travel.thewom.it – ha un fascino speciale in primavera e autunno, quando la luce esalta i toni del blu sulle facciate. Ogni stagione ha il suo ritmo, e il borgo è perfetto per una gita fuori porta slow. Infine, suggerimento da raccogliere senza farvelo ripetre una seconda volta: se ami la fotografia, porta con te una buona lente: il gioco di luci tra le vie strette e il contrasto tra cielo e muri blu regalano scatti incredibili.

Le stelle sono tante…

Yoji, giapponese, da allievo di Bottura ad imprenditore avveduto

La sua storia comincia da un “no” secco. I genitori vorrebbero facesse il farmacista. Lui ringrazia, ma la vita vuole costruirsela lui. Sfonda a Milano, una serie di locali, poi il riconoscimento Michelin. Lui, però, non ci sta dentro, vuole imprimere al suo futuro un altro colpo di coda, così come racconta Gambero Rosso, nel capoluogo meneghino spettina i giochi

 

Un riconoscimento inorgoglisce, ci mancherebbe pure che a un complimento qualcuno rispondesse con una linguaccia, stile-Einstein, ma Yoji, chef giapponese affermato e molto conosciuto a Milano, un bel giorno capovolge il cielo. Rinuncia a rimettersi in gioco e fregiarsi di una, due, tre preziose stelle Michelin, guida fra le più autorevoli nel campo della ristorazione, per fare di testa sua, nonostante fosse in odore di palmares. Lo chef dagli occhi a mandorla che si è fatto le ossa sotto la guida di Massimo Bottura all’Osteria Francescana, infatti, ha già deciso su qual è la sua strada, quale percorso intraprendere, tant’è che a metà mese ha aperto, meglio dire ha trasformato, la sua attività.

E’ un’idea che arriva dal Sol Levante, non è una novità, ma a Milano dove Yoji ha debuttato in questi giorni pare stia già facendo proseliti e abbia già superato l’esame-curiosità. Insomma, meglio di così non poteva andare, tanto da aver attirato le attenzioni di uno dei “giornali” e dei siti più autorevoli, tanto che l’ottimo Eugenio Marini a Yoji ha dedicato un ampio servizio. Pare che trattoria e ristorante classico non funzionino più rispetto al passato. Anzi per dirla, come scrive Gambero Rosso, questo tipo di locali, seppure ancora gettonati, cominciano ad annoiare un po’.

 

 

«GRAZIE BOTTURA, UN MAESTRO!»

Così, «in una città come Milano, sempre a caccia di novità, adesso il “divertimento” viene offerto dalla dimensione dei listening bar, che coinvolgono a tutto tondo l’ospite», scrive Marini. «Il format di successo in Giappone – scrive – lì dove sono nati negli Anni Cinquanta i jazz kissa caffè, ha preso ormai piede anche qui in Italia». Lo chef fa immersione totale a Tokyo, studia in profondità, come viene facile a chi ha mentalità giapponese, spartana diremmo noi. Yoji ha deciso di prendere questa “nuova” strada rispetto al suo locale in qualche modo superato dalla sua stella filosofia, quella che non ci sta ad allinearsi a ristoranti e trattorie per quanto molto frequentate.

Lui intende valorizzare un certo stile, tanto che al suo annuncio di apertura, avvenuta lo scorso 16 aprile, l’“opening” del suo Hi-Fi bar e dining, risponde un pubblico a metà fra il classico e il “moderno”: succede, e questo Yoji lo sa. Il progetto, come anticipa Gambero Rosso ha un nome preciso: Mogo.

 

 

FARMACISTA MANCATO, GENIO DELLA TAVOLA

Ma chi è Yoji Tokuyoshi. Ce lo spiega in due battute lo stesso Eugenio Marini. «I genitori per lui avevano pronosticato un futuro da farmacista, ma quello che sarà un futuro chef, sceglie un’altra strada: la cucina. In patria si fa le ossa acquisendo metodo e rigore culinario, ma maturità professionale arriva in Italia, sotto la guida, si diceva, di Massimo Bottura all’Osteria Francescana, dove si consacra nei panni di sous chef fino al 2014».

L’afferma milanese, prima con il suo Tokuyoshi (stella Michelin nel 2015), poi conBentoteca, locale dalla storia particolare, partita da una lunch box, una formula d’asporto pensata ai tempi della pandemia per stare “vicino” alle persone con preparazioni comfort della tradizione nipponica.

Avere identità e saper comunicare il proprio pensiero a volte può valere più del resto, persino del fascino travolgente della grande materia prima. Al vecchio allievo di Bottura non va giù la storica rappresentazione italiana della cultura culinaria del Sol Levante, condizionata dalla subcultura del sushi all you can eat – scrive il Gambero Rosso, e dipinta come “economica”, nel senso anglosassone di “scarso valore”. E perciò distorta, «senza cultura (conoscenza)». La stessa filosofia anima gli altri progetti: Alter Ego a Tokyo, Katsusanderia al Mercato Isola e Pan, bakery di recente apertura. Non sarà diverso per Mogo, new entry in casa Kazoku, la società di Tokuyoshi e Alice Yamada. E che buon pro gli faccia. 

Patrizia Conte in black…

Una tarantina vince “The Voice senior”, il talent di Raiuno

Meritatamente si aggiudica il talent di Raiuno condotto da Antonella Clerici. «Scusatemi, non volevo vincere!», ha detto l’interprete tarantina, visibilmente emozionata dopo per aver conquistato il pubblico da casa. Affettuosamente ripresa e benevolmente scossa dalla presentatrice: «Patrizia, ma cosa dici?! Ti meriti tutto!». Condividiamo

 

Patrizia Conte, tarantina, vince a mani basse “The Voice senior”, andato in onda su Raiuno venerdì sera. Tarantina, trasferitasi a Milano, corista e insegnante di canto, originaria di Taranto, artista del team di Gigi D’Alessio, con la sua interpretazione di “Oggi sono io” di Alex Britti (cantata sul registro di Mina, che ne ha fatto una sua versione), ha conquistato il pubblico da casa aggiudicandosi vittoria e un contratto con un’etichetta discografica multinazionale. Emozionatissima, a fine gara, com’è nel suo stile, quello di tutti i giorni, Patrizia ha dichiarato: «Non ho mai vinto niente nella vita, oggi mi sento un’altra!». Emozione.

Una vittoria meritata, lei che prima di misurarsi col pop ha impegnato tutta la sua attività nel jazz. Le voci alle quali si è ispirata, lo scrive uno che l’ha conosciuta tanti, ma tanti anni fa, quando proprio non voleva saperne di cambiare appena registro: Ella Fitzgerald e Aretha Franklin, conosciutissime; lei, però, cocciuta, andava ad ascoltare, studiare, riprendere anche Billie Holiday, Bessie Smith, Sarah Vaughan e Betty Carter, giusto per fare qualche nome.

 

 

«ELLA E ARETHA NEL CUORE»

Strizzando l’occhietto a una musica più leggera, avrebbe moltiplicato serate, poi tour e contratti discografici. «Preferisco dieci, venti persone che ascoltano le canzoni che mi piace interpretare, piuttosto che cento che mi ascoltino cantare…», diceva Patrizia, ogniqualvolta le si consigliava una strada evidentemente più breve per abbracciare il successo, quantomeno la popolarità. «Vado avanti per la mia strada, punto». E punto, per Patrizia, non era un segno di interpunzione buttato lì, tanto per provocare: era il suo modo di fare. Mai scelto il grigio, mai stata con due piedi in una scarpa: o bianco o nero; le sfumature esistevano solo sul tono della voce, quando ci metteva, ci mette, ci metterà, il suo punto di vista, che poi è quello vocale. Fra il bianco e il nero, ovviamente vince il nero. La sua è una voce “black”, non si scappa, lo avrà compreso anche Gigi D’Alessio, il suo capitano, che trovandosi al cospetto di una pietra preziosa, nemmeno da lavorare, mediante taglio o lucidatura: è tutta lì, da ammirare.

«Dieci, venti che ascoltano le canzoni che mi piace interpretare, piuttosto che cento che mi ascoltino cantare…». «Cantare, interpretare». In apparenza, ma solo in apparenza, due verbi che sembrano parenti stretti. Non è così, c’è una bella differenza, come il giorno e la notte. La luce del mattino e la sera, notte fonda, nera, come l’anima che questa ragazza dal sorriso così contagioso da emozionare, riesce a trasmettere. Mamma mia, cos’è ‘sta ragazza quando canta Aretha o Ella!

 

 

«SCUSATEMI SE HO VINTO!»

«Scusatemi, non volevo vincere!», ha detto Patrizia Conte, visibilmente emozionata per aver conquistato la vittoria, affettuosamente ripresa, benevolmente scossa da Antonella Clerici, conduttrice del talent: «Patrizia, ma cosa dici?! Ti meriti tutto!». Condividiamo. La finalissima del programma vedeva a contendersi il titolo definitivo solo donne, ben quattro concorrenti: Monica Bruno e Maura Susanna (Team Arisa) e Graziella Marchesi (anche lei nel team di Gigi D’Alessio). Una sfida tra due soli coach, considerando che Clementino e Loredana Berté non avevano aspiranti vincitori in gara.

Sin dall’inizio del talent, Patrizia è stata indicata tra le favorite, conquistando il cuore del pubblico, ma anche dei giudici, cantando “Oggi sono io” di Britti, ma, come si diceva, nella versione di Mina, la star che ancora oggi carica l’ugola con tre ottave di estensione vocale. La sua interpretazione è stata decisiva per potersi aggiudicare il podio e, dopo questo traguardo, Patrizia potrà pubblicare un inedito con una multinazionale, che si occuperà anche nel confezionare un vinile con tutte le cover con cui l’interprete tarantina si è esibita durante l’edizione del talent.

«Non ho mai vinto niente nella vita, sono stra-strafelice, mi sento un’altra: grazie, sono felice!», ha detto dichiarato a caldo dopo la proclamazione. «Questa partecipazione mi ha liberata, ho capito che la gente sa chi sono davvero attraverso la mia voce; mi piacerebbe lasciare un segno anche piccolo, ma importante». Da venerdì sera ci sta già lavorando.

Italia, qui non nasce più nessuno

Istat, i dati raccontano di un Paese che invecchia

Aumentano gli anziani, il saldo fra nascite e morti è preoccupante. Un giro fra regioni e città dove si vive più a lungo (al Nord) e dove si vive meno (Sud e Isole). Bolzano l’ideale, Napoli e Caserta così e così. E, fra uomini e donne, vince il gentil sesso: quattro anni in più

 

Non sarà un Paese per vecchi, solo per parafrasare uno dei libri Cormac McCarthy, cui si è ispirato il film, stesso titolo, dei fratelli Re Mida del cinema hollywoodiano, ma poco ci manca. Le ultime stime, riprese dai siti, dai giornali e sui quali La Stampa realizza un vero focus, non sono incoraggianti. In Italia si invecchia, si vive evidentemente più a lungo, ma non si nasce. Lo confermano i dati Istat dello scorso anno: il trend è di quelli, per prenderla alla larga, che preoccupano. Si muore di più e si nasce di meno, con un saldo fra defunti e neonati sul quale riflettere: nasce 6,3 su mille abitanti; la percentuale sui decessi, invece, sale a 11,0 su mille residenti. Bolzano mantiene, per fortuna, un saldo positivo. Lo stesso, però, non si può dire di Roma e Milano, le due metropoli italiane, che registrano una differenza sostanziale, in negativo, fra nati e morti.

“Il caso più allarmante – scrive Ugo Leo – è rappresentato dalle province del Piemonte, della Liguria e del Friuli Venezia Giulia, dove il declino demografico è particolarmente evidente. In città come Genova, Biella e Trieste, il tasso di mortalità supera di gran lunga quello di natalità, segnando un progressivo spopolamento. Il record negativo è di Isernia: nel 2024 è stata la provincia con meno nati in assoluto, circa 400 circa”.

 

 

QUI SI VIVE DI PIU’…

Il nostro Paese si conferma una delle nazioni al mondo in cui si vive di più: la media racconta di ultraottantenni (81,4), anche se non ovunque, in Italia, è possibile registrare la stessa longevità. Le province in cui si vie di più, le troviamo al Nord: Treviso, Lecco e Monza e Brianza. Qui si superano gli 83 anni di media: bel primato. Per quanto anche  due regioni come Trentino-Alto Adige e Veneto forniscono numeri confortanti. E al Sud? E’ la classica coperta. Se al Nord c’è un picco alto, del Sud non si può dire la stessa cosa: situazione critica in Campania e Calabria. Qui dove l’aspettativa di vita scivola addirittura sotto gli 80 anni. Province più rappresentative di un trend sicuramente preoccupante Napoli e Caserta.

Abbiamo visto il Nord, dove si vive più a lungo; una porzione di Sud, dove si vive un po’ meno rispetto alla media. E al Centro? Tasso medio di natalità: 5,8. Ma come in ogni parte d’Italia, dal settentrione al meridione, si riscontrano cifre a contrasto. Qualche esempio: a A Napoli, rispetto a Milano, nascono 1,1 bambini in più ogni mille abitanti. Catania tasso di natalità superiore di 1,5 punti rispetto a Roma. A Bolzano, si diceva, si nasce molto di più rispetto a Torino. La Calabria, invece, fa la differenza con la Liguria: DUE bambini in più ogni MILLE abitanti.

 

 

DONNE & UOMINI

L’aspettativa di vita delle donne. Netta differenza tra Nord e Sud. Intanto, le donne vivono mediamente quattro anni in più rispetto agli uomini. Nello specifico: Treviso fa registrare il dato più alto: 87 anni. A ruota Milano, Verona, Vicenza, Forlì-Cesena con 86 anni. Più bassa la media a Napoli e Siracusa: 83 anni.

L’aspettativa di vita degli uomini. Il record italiano è per la provincia di Lecco. Secondo i dati Istat, gli uomini hanno raggiunto una media di 83 anni. Sulla stessa media anche Monza e Brianza, idem Ravenna. La provincia con la speranza di vita più bassa: Caserta, 79 anni. Lo stesso, si diceva, per Siracusa e Napoli. In buona sostanza, i dati Istat dicono che le province del Nord e del Centro hanno in media una speranza di vita più alta rispetto al Sud e alle Isole.