Bari, arriva la norma per regolamentare le pastaie di Bari Vecchia

Stretta del Comune, ci sono norme che vanno rispettate. Le pastaie rispondono per le rime. Fanno la Scia, si mettono in regola, ma in attesa del benestare chi paga acqua e farina, tempo, luce, mano d’opera? Fare promozione, ma a spese di chi? A breve le risposte del sindaco Leccese e dell’assessore Petruzzelli

 

Ci spiace cara Nunzia, ma a Bari vecchia dovrete inventarvi qualcos’altro. Ricorrere, per esempio, a una iscrizione alla Camera di commercio del Comune di Bari, farti una partita IVA, consultarti con un commercialista per trovare la strada più indolore per far fronte alla norma voluta dal sindaco. Certo, il primo cittadino, Vito Leccese, ci ha messo di suo. Forse vedeva nelle pastaie di bari vecchia un aspetto folkloristico, promozionale, se vogliamo, ma così proprio non andava. I ristoranti e le rivendite vicine hanno dovuto attendere un servizio televisivo, più di un articolo a livello nazionale, perfino un articolo in prima pagina del New York Times, per capire che le pastaie baresi non potevano proseguire con il loro tavolino a cielo aperto a continuare a fare gli “affari loro”. Intanto le norme igieniche, a cui ha fatto riferimento il popolare quotidiano americano; i controlli dei Nas, il Nucleo Antisofisticazioni e Sanità, l’organo di controllo dei carabinieri che dipende dal Ministero della Salute e conduce la lotta contro le sofisticazioni alimentari, sono arrivati puntuali; così il sindaco, nonostante avesse chiuso un occhio, considerando che i problemi a Bari sono altri, ha dovuto prenderne atto.

 

 

NON FINISCE COSI’

Non è finita su due piedi. Ne abbiamo scritto la scorsa settimana: Nunzia, la pastaia barese più famosa al mondo, e le sue colleghe avevano perfino minacciato uno sciopero, subito rientrato. La scusa con cui erano scese in piazza le “produttrici” di uno dei piatti più appetitosi della Puglia, non reggeva. A chi aveva asserito che le norme igieniche erano rispettate, aveva risposto più di qualche ristoratore elencando il numero dei controlli ai quali, lui e i suoi colleghi, venivano sottoposti. Non solo, Nunzia, rilasciando interviste a manetta, aveva perfino respisto una delle ultime accuse, di sicuro la più grave: la vendita di orecchiette già essiccate. Cartoni di un Centro di produzione commerciale pugliese erano stati rinvenuti nei pressi di Via delle Orecchiette: secondo le accuse di una tv e di più di un blog, qualche “collega” di Nunzia, aveva fatto ricorso all’aiutino per vendere un prodotto confezionato su larga scala. Qualcuno, ci dicono, avrebbe suggerito ai soliti personaggi che proprio di lavorare “pulito” non vogliono saperne, “Fatevi furbi!”. E’ la solita ricetta meridionale. Le richieste sono tante, le orecchiette vanno via come il pane, bene, allora dove “mangiano” in cinque, possono mangiare in dieci, in venti, perché no?

E’ così che va. Dunque, niente più pasta fresca lavorata in strada se non a scopo dimostrativo. Le pastaie di Bari Vecchia potranno produrre le orecchiette solo in casa. Da oggi esistono linee-guida volute dal Comune di Bari e dalla Asl insieme con le associazioni di categoria per regolamentare l’attività delle pastaie di Bari vecchia.

 

 

ANSA E LE AGENZIE…

Secondo quanto riportato dall’Ansa, gli aggiornamenti su questa attività sono state illustrate dopo la cosiddetta “mappatura” di chi in casa fa pasta fresca per la vendita diretta e le proteste delle scorse settimane, dopo l’accusa rivolte alle pastaie ree di vendere ai turisti orecchiette industriali e non artigianali.

Alla luce di quanto deciso a Palazzo, pertanto, le pastaie saranno considerate operatori del settore alimentare, tanto che a tutti gli effetti dovranno rispettare le norme appena rese ufficiali. Dal punto di vista amministrativo, l’attività di ciascuna delle pastaie è “impresa domestica” con tanto di Scia, la Segnalazione certificata di inizio attività da presentare al Comune. Stando così le cose, le Nunzia e le compagne non potranno impastare, produrre orecchiette con la pasta fresca in strada se non a scopo dimostrativo.

«Le pastaie di Bari vecchia rappresentano una straordinaria risorsa della nostra comunità e come amministrazione comunale, faremo tutto il possibile per continuare a valorizzare le tipicità enogastronomiche del nostro territorio e salvaguardare le nostre tradizioni culturali e culinarie garantendo, allo stesso tempo, la tutela degli aspetti igienico-sanitari», ha dichiarato Pietro Petruzzelli, assessore allo Sviluppo locale del Comune di Bari.

 

 

COMUNE, LE LINEE-GUIDA

Nelle linee guida del Comune di Bari è stato inserito un sistema di autocontrollo semplificato, con indicazioni specifiche per la pasta fresca, ma anche le condizioni d’igiene dei locali e delle attrezzature utilizzate. Gli operatori del settore alimentare dovranno, inoltre, conservare i documenti fiscali relativi all’acquisto della materia prima e quelli che riguardano clienti, tipologia, lotto di appartenenza ed eventualmente quantitativo di prodotto fornito. Non è la madre di tutte le soluzioni, ma almeno è una stretta in un sistema da Far West, nel quale bastava alzarsi la mattina, mettere una tavola all’aperto, impastare, fare orecchiette e venderle tanto al chilo, senza norme sanitarie e senza scontrino fiscale, con tutto quanto dovrebbe esserci a monte (dalla Scia in poi…).

A proposito delle strette riguardo la produzione di orecchiette, prevista anche la formazione obbligatoria. «Con questa decisione – ha detto ancora Petruzzelli – intendiamo sostenere la crescita economica della nostra città, contribuendo allo stesso tempo anche alla tutela della sua identità: come si dice in questi casi, il percorso che ha preso il via oggi richiede una grande determinazione da parte di tutte e tutti, e, alla luce dell’incontro di posso assicurare che l’impegno da parte di tutti sarà massimo». Le pastaie sono avvisate. Idem i turisti, che in caso di controlli dovranno fare attenzione a giustificare per i primi giorni (in attesa dei documenti appositi) cosa ci sia in quella busta di plastica e quale titolo portano via le orecchiette.

Per contro, Nunzia e le sue colleghe. «Possiamo fare orecchiette solo a scopo dimostrativo? Insomma, produrre decine di chili di orecchiette “al gratis” per fare bello il Comune di Bari, gli stessi baresi, orgogliosi delle nostre orecchiette, per giunta a spese nostre?». Infatti. E gli ingredienti, acqua e farina, il tempo, la luce, la mano d’opera, chi paga? Anche questa è una bella domanda.