Negli ultimi dieci anni, il Mediterraneo ha seminato solo dolore

I viaggi della speranza, a bordo a vere “carrette del mare”, diventano un cimitero. Ultima strage a largo di Lampedusa, quarantuno morti (tre bambini). «Ci siamo aggrappati alle camere d’aria, ma il barchino sul quale viaggiavamo s’è capovolto a causa di una violentissima onda», dicono i soli quattro superstiti

 

Il Mediterraneo è diventato il Cimitero dei migranti. Di quanti sperano di poter trovare un futuro e condizione umane. Con la sciagura registrata in questi giorni al largo di Lampedusa, i morti causati da incidenti, naufragi e altri episodi, negli ultimi dieci anni salgono a ventiseimila. È l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (l’Oim) a comunicare il numero di vittime scomparse, confermando quanto si sostiene ormai da anni: la rotta che collega Libia e Tunisia all’Italia è la più fatale in tutto il mondo.

A questo dato che ha del drammatico, aggiungiamo quanto riportato dall’Unicef, che ha stimato come dall’inizio dell’anno nel Mediterraneo siano morti o scomparsi trecento bambini. Il Mediterraneo, pertanto, si conferma come la rotta migratoria più pericolosa in Europa. Stime da paura: dal 2018 almeno millecinquecento bambini sono morti o scomparsi nel Mar Mediterraneo.

 

 

E così, come riportano agenzie, dall’Ansa ad Adn Kronos, e quotidiani, dal Sole 24 Ore all’Avvenire, ci tocca registrare un nuovo dramma, quello accaduto nei giorni scorsi: quarantuno migranti sono morti dopo che un barchino, salpato da Sfax in Tunisia, si è ribaltato ed è affondato durante la navigazione nel canale di Sicilia. A raccontarlo sono stati i quattro sopravvissuti, tre uomini e una donna, che sono stati salvati dalla motonave Rimona che li ha poi trasbordati su una motovedetta della Guardia costiera. I quattro profughi, originari di Costa d’Avorio e Guinea Konakry, sono stati accompagnati a Lampedusa.

Secondo il racconto dei superstiti, il viaggio era iniziato alle dieci del mattino. Dopo sei ore di navigazione, un barchino, un mezzo in metallo lungo sette metri si è capovolto a causa di una più grande delle altre. Stando a quanto riferito dai quattro superstiti tutti sono finiti in mare. Una quindicina di questi avevano con sé un salvagente, che purtroppo non è servito: sono annegati lo stesso. A bordo anche tre bambini.

«Ci siamo aggrappati alle camere d’aria – hanno raccontato i superstiti – lo hanno fatto anche tanti altri dopo che il barchino s’è capovolto a causa di una violentissima onda, ma con il passare del tempo, abbiamo visto i nostri compagni di viaggio prima allontanarsi, trasportati dalle forti correnti del mare, e poi sparire; alcuni li abbiamo visti venire inghiottiti dalle onde».

«Salviamoli, prima che sia troppo tardi», aveva invece segnalato Alarm Phone, sul suo profilo Twitter, informando di aver allertato tutte le istituzioni sulla presenza in mare di imbarcazioni in pericolo a causa del maltempo. «Il tempo peggiorerà – avevano aggiunto – temiamo che altrimenti molti non sopravviveranno alla notte! Un maltempo ampiamente previsto e che le autorità europee hanno ignorato, lasciando al loro destino decine di barchini».

 

 

«L’ennesima tragedia, nonostante tutti i proclami e i buoni auspici dell’Europa, nel Mediterraneo le persone continuano a morire e lo fanno quasi nell’indifferenza delle Istituzioni», ha dichiarato Filippo Mannino, sindaco di Lampedusa. Il Sandro Ruotolo della segreteria nazionale del PD, chiede «l’istituzione di una flotta europea di soccorso, il resto sono chiacchiere»; Italia Viva dal suo canto sollecita Bruxelles e Roma a intervenire. Cgil e società civile evocano l’inefficacia del decreto Cutro, ricordando l’altra drammatica tragedia di inizio anno.

La strage maggiore del Mediterraneo centrale, risale al 19 aprile del 2015: un peschereccio partito da una spiaggia ad una cinquantina di chilometri da Tripoli si ribalta nel canale di Sicilia. Un numero certo di quanti fossero a bordo non c’è, ma molte testimonianze concordano che fossero circa 850 persone, tra cui una cinquantina di bambini. I sopravvissuti furono solo 28. Due anni prima all’alba del 3 ottobre 2013, l’orrore si era materializzato a due passi dall’isola dei Conigli, la spiaggia paradiso di Lampedusa. Un barcone di 20 metri partito da Misurata, in Libia, si rovescia a mezzo miglio dall’isola. Il bilancio è di 368 morti accertati ed una ventina di dispersi. Otto giorni dopo, altra tragedia, nota come la “strage de bambini”: affonda un barcone con a bordo circa 200 persone, tra cui una sessantina di minorenni.

Proprio in seguito a questi eventi il Governo presieduto da Enrico Letta lancia la campagna Mare Nostrum, imponente missione di salvataggio in mare come navi ed aerei di Marina Militare ed Aeronautica. La sostituisce un anno dopo la missione a guida europea Triton. Si fa però strada il concetto di “pull factor”: assetti di salvataggio in mare, è la teoria, condivisa da molti nel Governo attuale, costituiscono un fattore attrazione delle partenze di migranti verso l’Europa. C’è stato quindi un progressivo depotenziamento dell’attività di soccorso Ue nel Mediterraneo.