A Bari in questi giorni, il gruppo dichiara il suo amore per questa regione
«L’emozione dei colori, l’armonia, le pietre bianche, i paesaggi e i borghi, i trulli. Lungomare di Bari, quello di Taranto, Gallipoli, che fascino il blu del mare che si intreccia con il bianco della pietra. Il Gargano, il Salento, due mondi diversi. Da qui non andiamo mai via senza l’immancabile “souvenir”: un paio di chiletti che proviamo a nascondere sotto la maglietta»
«Quando penso alla Puglia, sorrido: è più forte di me, amo questa terra; per dirne una: Bea, mia moglie, altoatesina, per il nostro viaggio di nozze ha voluto che venissimo anche in Puglia. Quest’estate, poi, dieci giorni di relax assoluto? Savelletri, non si batte…». Red Canzian, bassista della formazione musicale più amata del pop italiano, i Pooh, conferma tutto il suo amore per la Puglia. Come i suoi colleghi, il tastierista Roby Facchinetti, e il chitarrista Dodi Battaglia.
A sette anni di distanza dal loro ultimo tour, i Pooh tornano in Puglia, al Palaflorio di Bari, mercoledì 18 e giovedì 19 ottobre, con “Amici per sempre live 2023”. In odore di “nozze di diamante”, avendo debuttato nel lontano ‘66, tornano con Riccardo Fogli. Con loro, sul palco, anche Phil Mer (batteria) e Danilo Ballo (tastiere).
La Puglia nel cuore, Canzian prosegue. «L’emozione dei colori, l’armonia, le pietre bianche, i paesaggi e i borghi, i trulli: se vai sul Lungomare di Bari o su quello di Taranto, a Gallipoli, resti affascinato dal blu del mare che si intreccia con il bianco della pietra. Trovo che questa sia una terra baciata da Dio, lunga e stretta, cambia dal suo nord a sud: il Gargano al nord, il Salento al sud, due mondi diversi».
ERA ESTATE UN PO’ DI TEMPO FA…
Un concerto pugliese rimasto storico. «Estate ’79, Taranto, campo sportivo Mazzola – ricorda Battaglia – durante il concerto viene giù il diluvio, fuggi-fuggi generale e “live” recuperato il giorno successivo, con ingresso libero; una cosa buffa nonostante l’accesso fosse gratuito: i portoghesi del giorno prima, già che c’erano, scavalcarono daccapo con tanto di fune le mura di cinta del campo sportivo…».
Battaglia, cosa pensa quando viene da queste parti. «Al gemellaggio che la mia Emilia-Romagna ha con la Puglia: nella mia terra ci sono un sacco di pugliesi, studiano, lavorano, hanno messo su famiglia; in questo interscambio, molti artisti emiliani – fra questi, il sottoscritto e mio “fratello” Vasco… – hanno intrecciato vere liason con questo territorio: io con Bitonto, Rossi con Castellaneta Marina e via discorrendo. Poi, per dirla tutta, non andiamo mai via dalla Puglia senza l’immancabile “souvenir”: un paio di chiletti che tutte le volte proviamo a nascondere sotto la maglietta, perché qui si mangia così bene che ci facciamo prendere la…forchetta».
Torniamo a Canzian. Starvene lontani sette anni, gli uni dagli altri, che effetto vi ha fatto? «Ci siamo ritrovati meglio di come ci eravamo lasciati – spiega il bassista – ma con la grande voglia di tornare insieme, di capirci, anche grazie al fatto che, forse, avevamo scaricato cinquant’anni di lavoro, tensioni, preoccupazioni, avendo quattro caratteri da far combaciare: poi ci sono cose nella vita che ti fanno capire che i problemi sono altri; quando ti lascia uno come Stefano, anima pulsante della squadra, allora ti rendi conto che certe cose possono essere rilette, riviste, rifatte. Ed eccoci qua. Dopo un’altra serie di impegni ci fermiamo, ma non attacchiamo con un altro tour. Stiamo pensando, piuttosto, a come festeggiare i sessant’anni, quello sì, ma una cosa per volta…».
CHI POTEVA IMMAGINARSELO!
Facchinetti, uno dei primissimi Pooh. Ve lo immaginavate nel lontano ’66, che nel 2023 avreste ancora riempito teatri, stadi? «La cosa che ci fa sorridere, oggi – orgoglioso il tastierista – è che siamo in classifica con “Parsifal”, un album di cinquant’anni fa: forse è accaduto ai Pink Floyd con una riedizione di “The dark side of the moon”…».
Maestro, con l’eccezione delle canzoni-manifesto, c’è in particolare un titolo fra gli altri? «In questo tour avevamo messo insieme canzoni per quattro ore e mezza – conclude Facchinetti – ma tenere il pubblico lì per tutto quel tempo diventava un autentico “sequestro di persona”; alla fine cantiamo per tre ore, non immaginate il dolore nel selezionare i brani: quindici, venti successi purtroppo sono rimasti a casa, fra questi “Per te qualcosa ancora”, “Pronto buongiorno è la sveglia”, “Dove sto domani”; un titolo fra gli altri? Da autore: “Parsifal”, cinquant’anni portati alla grande, poi “La donna del mio amico”, una delle perle di Stefano, che insieme a Valerio Negrini, l’altro indimenticato autore dei Pooh, riusciva a parlare dello stesso argomento, l’amore, sempre da angolazioni diverse».