Bottio, cardiochirurgo, l’uomo dei record
Padovano, tifoso del Lanerossi, innamorato del Divin codino, esercita al Policlinico di Bari. «Per raggiungere un primato occorre essere una squadra, ognuno deve fare il suo». Affascinato dalla Puglia, bellezza, tavola, vini. «Prima i pazienti prenotavano al Nord, oggi operiamo più di quanto non facciano “su”: tre trapianti in un solo giorno, il nostro primato»
La notizia risale all’inizio dell’anno. A riprenderla è l’agenzia Ansa. Fa il paio con quella di un paio di anni fa. La prima riguarda tre trapianti di cuore in 24 ore. Eseguiti al Policlinico di bari, secondo quanto comunica la struttura sanitaria in una nota, evidenziando che «la maratona per la vita è partita la sera di giovedì 23 gennaio dall’ospedale universitario barese e si è conclusa poco dopo mezzanotte del giorno successivo. Gestisce gli interventi l’equipe cardiochirurgica dell’unità operativa guidata dal professor Tomaso Bottio, che si è occupata tanto delle operazioni di prelievo a Bari, Torino e Milano, quanto dei trapianti di cuore nel blocco operatorio di Asclepios.
«Condurre a termine tre trapianti di cuore in un arco di tempo così breve – aveva spiegato Bottio – è il risultato di un grande lavoro di squadra; deve esserci una perfetta sinergia tra cardiochirurghi, anestesisti, perfusionisti, infermieri e operatori di sala; solo questo ha reso possibile arrivare alla fine di questa maratona». Orgoglioso il direttore generale Antonio Sanguedolce. «Il Policlinico di Bari si conferma un centro di riferimento nazionale per la cardiochirurgia e i trapianti di cuore».

PIU’ MERIDIONALISTA DI TUTTI
Bottio, padovano, da quattro anni trasferito al Sud per dirigere l’Unità di cardiochirurgia del policlinico barese, confessa: «Sono diventato più meridionalista di tutti». Premessa plausibile, prima di spiegare come sia possibile raggiungere risultati così alti, nonostante al Sud il numero dei donatori sia molto basso. “Tanto per chiarire – scriveva un paio di anni fa il quotidiano l’Avvenire – la Lombardia ha 350 donatori l’anno, ma fa meno trapianti della Puglia con un centro solo”. «Se c’è la disponibilità degli operatori ad andare a prendere l’organo – aveva dichiarato allo stesso giornale Bottio – ovunque si trovi, si possono raggiungere questi risultati; su cinquantacinque trapianti, ventitré appartengono a donatori del Nord, sedici fuori dalla Puglia e tre dall’estero: ciò vuol dire che quest’anno abbiamo preso un aereo quarantadue volte». Bottio spiega che il percorso per arrivare alla sala operatoria e salvare la vita a un paziente non è affatto semplice.
«Per definire un organo idoneo – dice – vengono eseguiti diversi esami sulla funzionalità, la presenza di infezioni virali e batteriche e stabilire così il livello di rischio; poi l’organo viene accettato anche relativamente alle condizioni del proprio ricevente: se si ha un paziente di settant’anni va bene un organo di un donatore coetaneo, ma se il ricevente ne ha 36 posso accettare un organo di un settantenne solo se il mio paziente rischia di morire nelle successive ventiquattro ore». In questi casi, velocità e disponibilità segnano la differenza tra la vita e la morte. Come spesso accadeva in passato, era il Nord la meta di quanti necessitavano un trapianto. Oggi, ma diciamo anche da qualche anno, il numero di preferenze si è capovolto. «In passato la maggior parte degli utenti del Sud preferiva farsi inserire in lista per trapianto di organo nei centri del Nord che avevano un più alto volume di trapianto del cuore; ora riusciamo a trapiantare molto rapidamente gli utenti che mettiamo in lista ogni anno».

SUD, CHE PASSIONE
Il suo percorso di chirurgo lo ha spiegato nei giorni scorsi a Gianni Messa, giornalista di Repubblica in un ampio servizio per l’edizione di Bari. «Arrivo da associato nel gennaio del 2022, poi nell’estate del 2023 Milano va in pensione e io divento il facente funzione fino a un nuovo concorso, nel 2024, e la nomina a professore ordinario». Una compagna da 15 anni. E una bimba di sei. «Vivono a Padova: Jonida medico a Venezia; faccio il pendolare una volta al mese, anche se mi sono ripromesso di salire più spesso perché meritano entrambe la giusta attenzione».
Benvenuto al Sud. «Conoscevo la Puglia dai libri di storia dell’arte e dal vivo il Salento, ma non ero mai stato a Bari. Il primo impatto l’ho avuto con lo stadio San Nicola, l’astronave di Renzo Piano: una bella sorpresa». Gli chiedono della sua passione calcistica. «La stessa di quando ero un giovane ultrà: il Lanerossi Vicenza, quello del grandissimo Roberto Baggio». Ancora Puglia. «Ho scoperto paesi bellissimi – conclude Bottio – a cominciare da Sammichele di Bari con il suo centro storico, e piatti incredibilmente buoni, due vini su tutti: la verdeca fra i bianchi e il primitivo fra i rossi; poi c’è la signora che mi assiste per le pulizie che ogni tanto mi porta i suoi fagioli, i ceci o riso patate e cozze». Un classico.