“L’Espresso” e il nostro Giuseppe Cataldo, scienziato della Nasa
«Ho studiato a Sava, torno appena posso, ma sono stato subito affascinato dai programmi spaziali». Direttore della protezione planetaria inversa, è l’unico italiano ad aver ricevuto tre riconoscimenti prestigiosi: l’“Early Career Public Achievement Medal”, il “Group Achievement Award” e l’“Engineering Award”. Se non è una grande soddisfazione questa
Quel cervellone in fuga dall’Italia. Meglio ancora, da Lizzano. Da quella provincia ionica arida per i suoi figli, se non con quanti hanno scelto quello che un tempo era un “posto sicuro”. Barattare un diploma, che fosse di un istituto tecnico, un tempo – si diceva – “arte e mestieri”, con un sogno: quello di riuscire a sfondare nel proprio territorio, ma anche nel proprio Paese, per male che andasse.
La storia di Giuseppe Cataldo per larghi tratti l’abbiamo raccontata a suo tempo, qui sulle “colonne” di Costruiamo insieme. Oggi se ne accorge, in senso buono, non rivendichiamo la primogenitura, ce ne guarderemmo bene, il settimanale “L’Espresso”. Una delle riviste più seguite, che riesce comunque a registrare numeri importanti nonostante il cartaceo non se la passi bene (ma c’è anche di che abbonarsi al pdf, ve lo suggeriamo, costa meno e non dovete fare ricorso a una mappa per la caccia al tesoro in cerca della più vicina edicola). Il settimanale dedica al nostro conterraneo Giuseppe Cataldo un servizio importante. Trentasette anni, non una ma più lauree raccolte in giro per l’Europa e poi negli Stati Uniti – scrive “L’Espresso” – dove è capitato non per caso, ma per intuizione.
Oggi è uno degli uomini di punta della Nasa. Un ex ragazzo che scatenano l’orgoglio di appartenenza, un esempio di come si possa sognare anche in una cittadina di diecimila abitanti come Lizzano, in provincia di Taranto, ed arrivare a capo di uno dei progetti miliardari della Nasa.
Non una qualsiasi organizzazione di studi – insiste il settimanale di BFC Media – ma la Nasa, National Aeronautics and Space Administrations, agenzia governativa civile responsabile del programma spaziale e della ricerca aerospaziale degli Stati Uniti.
Sentimenti, emozioni di un ex ragazzo, che per i suoi concittadini resta, a pieno titolo, un golden boy. Uno al quale è stato affidato un progetto miliardario (non in lire…).
Quello di Giuseppe non è un percorso semplice. Fatto di scelte, a volte coraggiose, altre volte ambiziose. E’ lui a dirigere lo sforzo congiunto tra agenzie spaziali: americana, europea e canadese, impegnate in un progetto che ha richiesto dieci miliardi di dollari di investimento.
LIZZANO, SAVA, WASHINGTON!
Partito da Lizzano, cittadina in provincia di Taranto, diecimila abitanti, Giuseppe arriva alla Nasa. Giovanissimo, addirittura prima di laurearsi in “Ingegneria aeronautica” al Politecnico di Milano, realizzando il primo sogno che coltivava fina da bambino.
Ventitré anni, era il 2009, oggi unico italiano ad avere ricevuto tre riconoscimenti importanti per la realizzazione del telescopio «Webb» (per il contributo essenziale al progetto, per i risultati in fase di collaudo e per l’innovazione nei modelli matematici). Praticamente un genio. Gli esami che non finiscono mai, si infittiscono di sfide, come quella, accettata, in veste di Direttore della protezione planetaria inversa. Giuseppe sarà alla guida del team che progetterà tutti i sistemi di sicurezza necessari a portare sulla Terra i campioni prelevati da Marte e a isolarli durante l’analisi, senza che un’eventuale presenza di microrganismi alieni contamini il pianeta.
Non prima del 2027 l’inizio della missione, quando i campioni da porre sotto analisi arriveranno almeno sette anni dopo. Giuseppe Cataldo arriva alla Nasa dopo aver compiuto gli studi ai Politecnici di Milano e Torino e in Francia, all’Institut Supérieur de l’Aéronautique et de l’Espace di Tolosa. Ancora studente, ha vinto un concorso bandito dall’Esa per la Nasa Academy e dopo aver conseguito le lauree, nel 2010, è tornato nell’Agenzia aerospaziale americana dove lo aspettavano un ufficio al Goddard Space Flight Center, una borsa di studio messa in palio dal Nobel John Mather, lo scienziato a capo di «Webb», e la possibilità di frequentare in simultanea il MIT di Cambridge.
«GRAZIE PAPA’, GRAZIE MAMMA»
«Ho sempre desiderato studiare astrofisica – ha raccontato Cataldo – i miei genitori mi hanno sostenuto senza riserve, anche se questo significava trasferirmi a Milano. Dopo la maturità al liceo scientifico-tecnologico “Oreste Del Prete” di Sava, uno dei primissimi in Italia, mi iscrissi alla Statale. Proprio di fronte c’era la residenza Torrescalla di Fondazione Rui, che mi piacque subito: fortunatamente riuscii a entrare e a ottenere una borsa di studio per merito, poi confermata per quattro anni. Pensavo che nel mio futuro ci fosse la ricerca pura, invece un incontro di orientamento con un universitario che frequentava il quarto anno di ingegneria aerospaziale al Politecnico cambiò la mia vita: l’entusiasmo, la passione con cui ci parlò della missione dello Space Shuttle Colombia – purtroppo non andata a buon fine – mi conquistarono. Capii subito cosa volessi fare da grande: progettare, costruire, sporcarmi le mani come mi avevano insegnato mio padre e mio nonno, entrambi meccanici. Presa la decisione, occorreva trovare la maniera per cambiare ateneo e facoltà senza perdere l’anno».
Dell’importanza della Fondazione Rui, scrisse mesi fa la Gazzetta del Mezzogiorno. La Fondazione gestisce dodici Collegi universitari di merito: non fornisce solo vitto e alloggio, ma anche progetti formativi personalizzati: lezioni interdisciplinari del progetto JUMP-Job University Matching Project, incontri di orientamento con professionisti, serate e incontri con ospiti. Al quotidiano barese Giuseppe Cataldo aveva raccontato: «La vita in residenza e la dimensione comunitaria e internazionale, insieme alle iniziative di volontariato, fanno il resto».
«Gli incarichi in residenza sono determinanti – spiegava alla Gazzetta – io al terzo anno sono stato nominato Direttore Studi e questo mi ha fatto crescere moltissimo sotto il profilo della leadership: dovevo coordinare l’attività di una trentina di tutor, tra cui me stesso, studenti più avanti negli studi che aiutano gli altri a dare il meglio, a mantenere la rotta anche nei momenti di fatica e di difficoltà. Ero uno scout, avevo già avuto la responsabilità di guidare dei gruppi, ma quell’investitura ha accelerato moltissimo la mia realizzazione personale».
«TORNO QUANDO POSSO»
Non spesso, ma Giuseppe a Lizzano torna appena può. Scappa a trovare i suoi genitori, fa un po’ di vacanza, assapora il verde e i vigneti, la costa, il mare che da queste parti non ha eguali. Di questo ragazzo-prodigio ne parlavano già diversi anni fa. Non erano in molti a dare peso alla sua storia. Qualcuno, forse, pensava che quel coraggio trovato dal giovane fosse “a tempo” e che, alla fine, Giuseppe sarebbe stato assalito da quella botta di nostalgia e che fra il girare il mondo e restarsene a casa, avrebbe preferito la seconda ipotesi. Creandosi un futuro sì rispettabile, ma mai così importante.
Oltre all’italiano, il nostro scienziato parla e scrive correntemente l’inglese e il francese. Non chiosiamo la sua storia con un «…da non crederci». Intano perché crediamo fermamente che tutto possa accadere e che i sogni vadano inseguiti, accarezzati, sostenuti. Non c’è altro sistema per vederne concretizzare almeno uno e importante. E’ la sintesi della storia di Giuseppe Cataldo, lizzanese, che da piccolo faceva voli con la mente e, alla fine, anche se è solo l’inizio, è davvero volato negli Stati Uniti, destinazione Nasa, per diventare uno degli uomini di punta dell’Agenzia aerospaziale americana.
«Questo telescopio – spiega lo scienziato – cambierà i libri di scienze, ci permetterà di trovare la risposta a tante domande che ancora ci poniamo, scopriremo cose che oggi non riusciamo neanche ad immaginare; ci permetterà di capire le origini dell’universo, l’evoluzione delle prime stelle e galassie, quelle che si sono formate subito dopo il Big Bang. Gli strumenti a bordo sono stati concepiti per studiare la composizione chimica dell’atmosfera di questi pianeti. Riusciremo a capire di cosa sono fatti e soprattutto se possano ospitare qualche tipo di vita».
La Nasa gli ha conferito l’“Early Career Public Achievement Medal”, riconoscimento per il contributo essenziale alla realizzazione del telescopio; a seguire, il “Group Achievement Award” per i risultati raggiunti durante la fase di collaudo; e l’“Engineering Award” per l’innovazione portata nel processo di validazione dei modelli matematici. È l’unico italiano ad aver ricevuto tre premi così prestigiosi. Se non è una grande soddisfazione questa.