Roby Facchinetti, ancora in tour
«Canto le canzoni che hanno reso storico il mio gruppo, ma anche quelle incise da solo. Quelle più adatte alle mie corde. Ogni sera so a che ora salgo sul palco, ma non so a che ora ne scendo». «Nessuna reunion in vista, io e Stefano stiamo provando ad abbozzare un progetto, magari “Parsifal” diventa davvero un’opera»
Personaggio amatissimo da tre generazioni. Come minimo. Considerando che nel 2016 insieme con i suoi colleghi ha compiuto cinquant’anni di attività e fatto l’ultima tournée. Lui è Roby Facchinetti, gli altri tre, Stefano D’Orazio, Dodi Battaglia e Red Canzian, sono i Pooh. Tre su quattro vanno ancora per concerti (Roby, Dodi, Red), il quarto (Stefano), primo ad allontanarsi dal progetto ultradecennale, scrive musical e canzoni di successo.
Fondatore della formazione, Facchinetti. Lui arriva, Bob Gillot, musicista inglese, torna a casa. Ed è ancora lui, Roby, a circolare ancora spericolatamente in lungo e in largo per l’Italia. E’ più forte di lui. «Dopo tre giorni sul divano comincerei ad essere insofferente, devo fare qualcosa: scrivere, cantare, fare concerti», confessa. Così, prima che lo facessero altri, lo abbiamo intercettato noi con il nostro sito, “Costruiamo Insieme”. In Puglia viene spesso, per lavoro. Una volta in provincia di Lecce, un’altra in provincia di Foggia.
Canzoni scritte a centinaia, Roby.
«Talmente vero – condivide Facchinetti – che fare una selezione per cantarle in concerto è stato un atto di dolore, ma per farla breve ho adottato un sistema: ho scelto i brani più giusti per la mia vocalità: finché la buona stella mi accompagna, sottopongo ogni sera la mia voce a uno stress non indifferente: canto per due ore e mezza, ma a fine serata gli applausi sono la migliore medicina per le mie “corde”».
Voci incontrollate, l’esultanza dei fan: i Pooh tornano insieme.
«Smentisco in modo categorico, ho dovuto fare perfino un comunicato stampa per fare in modo che i più accaniti sostenitori dei Pooh non si illudessero: con i concerti di tre anni fa, quelli del cinquantennale, i Pooh hanno chiuso una storia irripetibile, non sarebbe il caso di tornare ancora insieme; personalmente sono legato alla formazione in qualche modo originale, quella con Stefano, uscito dal gruppo nel 2009 per accettare l’invito mio, di Dodi e Red, per una serie di eventi straordinari; da quel momento niente è stato più come prima: fra l’uscita di D’Orazio e l’addio definitivo alle scene, il 2016, abbiamo fatto anche cose interessanti, ma in un meccanismo nel quale quattro elementi – questi quattro elementi, non altri – sono complementari e insostituibili, i Pooh da quel momento non sono stati più quelli di Parsifal, Viva, Amici per sempre…».
“Parsifal”, più che un titolo una pallina di neve che scivolando dalla montagna rischiava di diventare valanga.
«Quel titolo è stato l’elemento scatenante che ha richiesto la precisazione di cui dicevo: io e Stefano stiamo lavorando a una mia idea, un progetto che avevo nel cassetto proprio da quel lontano 1973, quando Valerio Negrini sentendo quanto eseguivo al piano si ispirò a “quei cavalieri simili a dei” della Tavola rotonda celebrati da Richard Wagner, con particolare riferimento proprio al personaggio di Parsifal. Negli anni avevo messo da parte una serie di appunti con l’idea che un giorno sarebbe potuto uscirne qualcosa di più complesso, un’opera, qualcosa di simile: ho fatto ascoltare tutto a Stefano, ne abbiamo parlato, stiamo stendendo appunti, confrontando idee, nient’altro: magari ne faremo una vera opera, ma ritengo sia prematuro parlarne».
Nella serie di concerti di “Inseguendo la musica”, Facchinetti canta classici dei Pooh e brani dagli album “Roby Facchinetti”, “Fai col cuore” e “Ma che vita è la mia”. “Insieme” è, invece, l’album-raccolta pubblicato con Riccardo Fogli, anche lui ex Pooh, invitato speciale nella reunion del 2016 e con il quale Roby tenne un tour la scorsa stagione. Lunga la serie di successi dei Pooh, fra le hit: Tanta voglia di lei, Pensiero, Noi due nel mondo e nell’anima, Infiniti noi, Pierre, Io sono vivo, Chi fermerà la musica, Dammi solo un minuto, Cercami, Uomini soli, Amici per sempre, la donna del mio amico, Mi manchi.
La Puglia, una botta al cuore.
«Qui abbiamo fatto i nostri concerti più importanti, i teatri in inverno, campi sportivi e stadi in estate: mai meno di diecimila spettatori; siamo stati i primi a portare il pop su vasta scala con tour che si sapeva quando iniziassero e non si sapeva quando finissero, ecco la magia del contatto con il pubblico: finita la mia tournée estiva mi riposerò un po’ ma il giusto, niente divano, mano a quegli appunti, risentirò Stefano e se ne avrà voglia gli farò sentire altre cose, metti che mentre io ero “fuori” a lui sia passata la voglia…».
Adesso è diventata una questione di puntiglio. D’Orazio va marcato stretto. Del resto uno degli ultimi successi planetari dei Pooh, “La donna del mio amico”, è firmata Facchinetti-D’Orazio: Stefano autore del testo, Roby della musica. La coppia funziona.
«In veste di autore D’Orazio negli anni ha avuto una crescita esponenziale – conclude Roby con una battuta – forse lo stare lontano dai Pooh – sorride – lo ha migliorato; scherzo, l’ultima notte insieme, pianti ed emozioni dei Pooh sono stati veri: nel frattempo lui è diventato un grande autore, ha scritto canzoni e musical di successo, messo a frutto la sua enorme fantasia e una merce rara che in pochi hanno: la sensibilità. Spero prima o poi sentiate parlare di “Parsifal”, significherà che abbiamo portato a compimento questo progetto, almeno questo addolcirà la pillola a quei fan scatenati che nei miei concerti urlavano ed esibivano striscioni, cori e scritte simili a “Tornate insieme!”: quella storia lì è finita, un capitolo chiuso, se il Cielo vorrà ne apriremo un altro».