Mogol, il più grande di tutti, 88 anni, ritira una Laurea ad honorem

«Riprendo Battisti in uno spettacolo che debutta il prossimo 3 novembre a Milano», racconta Giulio Rapetti. «Ho scritto per Lucio, ma anche per Celentano e Cocciante; scoprii Gaber e lanciai Tenco». Una, dieci, cento storie, lo stesso numero di canzoni: Emozioni, La canzone del sole, Acqua azzurra acqua chiara, Il mio canto libero…

 

«Oggi è il giorno più bello della mia vita». In mano la preziosa pergamena, sulla testa che ha pensato mille canzoni, il tocco accademico, il copricapo che i laureati indossano unitamente alla toga. Lunedì scorso l’Università Iulm di Milano a Mogol, al secolo Giulio Rapetti, ha conferito il master ad honorem in Editoria e Produzione Musicale.

Come a dire, che gli esami non finiscono mai. Lo scriveva e recitava in una delle sue più celebri commedie un altro grande autore, Eduardo, a dimostrazione che far lavorare la mente non porta a grandi risultati culturali, titoli di studio che mai prima d’ora, ma anche ad essere longevi. Studiare, pensare, tenersi in esercizio, come recitava una compagnia telefonica tanti anni fa, “allunga la vita”.

Mogol, ottantotto anni, più che suonati, scritti. Alla musica ci pensava un altro genio, Lucio Battisti, che insieme con Rapetti ha costituito la coppia di autori di maggior successo, “finché Grazia Letizia – moglie dell’artista di Poggio Bustone – non ci separi”, verrebbe da dire.

 

 

«HO STUDIATO TANTO…»

La laurea, tiene a sottolinearlo, raccontandosi ad Andrea Spinelli in un bel “botta e risposta” rilasciato al quotidiano Il Giorno. «Ho studiato tanto, una delle mie scoperte: Giorgio Gaber, aveva stoffa, quando gli proposi un contratto pensò a uno scherzo…».

Battisti, un giorno, raccontò del suo incontro con Mogol a Milano, alla Ricordi, dietro l’insistenza di Pietruccio Montalbetti dei Dik Dik. «Mi chiese di fargli ascoltare alcune cose condite da un inglese maccheronico: “Fanno schifo, mi disse schietto”; in realtà un po’ anche a me, gli confessai; la cosa non ci scoraggiò e andammo avanti». La storia dette ragione ai due artisti di “Emozioni”, “Acqua azzurra acqua chiara”, “La canzone del sole”, “Il mio canto libero” e decine di grandi successi cantati e ricantati in tutto il mondo.

«Ma attenzione – confessa sempre Rapetti – nessuno nasce con la penna in mano; la prima canzone scritta, “Mamma guitar”, faceva davvero pena: veniamo al mondo con un talento da individuare, ma poi bisogna crescerlo con la passione, il lavoro, l’autocritica».

 

 

NON SOLO BATTISTI, PERO’…

Dici Mogol e pensi, inevitabilmente, a Battisti. Ma di canzoni, ne ha scritte a bizzeffe: per Celentano, Zero, Cocciante e tanti altri. Indietro nel tempo, prima di Battisti che era lì lì per esplodere. «“Se stasera sono qui” la scrissi con Tenco, primi anni Sessanta, ma Luigi – che aveva una voce molto interessante e un’attitudine alla Nat King Cole – non era del tutto convinto: un giorno, mentre andavamo in trattoria, ci fermammo nel mio studio in Corso Buenos Aires, gliela feci registrare. Quel brano, era il ’67, Wilma Goich lo presentò al Disco per l’Estate; qualche mese dopo recuperammo il provino originale, lo completammo con gli arrangiamenti orchestrali di Gian Piero Reverberi, lo pubblicammo trasformandolo in uno dei grandi successi di Tenco».

Mogol potrebbe raccontare ancora tanto, un’infinità di cose. Ma, si dice, una cosa per volta. Lui, Doc Mogol, non ha fretta. Cominciamo dall’impegno più immediato. Il 3 novembre al Lirico presenterà “Emozioni, la mia vita in canzone”, spettacolo in cui con Gianmarco Carroccia (provate a trovare su internet una delle sue tante interpretazioni, chiudete gli occhi e ascoltate e poi diteci…) tra i successi scritti con Lucio Battisti. Sul palco anche l’Emozioni Orchestra, un ensemble composto da venti elementi diretti dal maestro Marco Cataldi, che ha curato gli arrangiamenti.