Triplice omicidio di via Anzio a Paderno, autore un diciassettenne
Sull’agghiacciante vicenda intervengono GLI psicologi Paolo Crepet e Matteo Lancini. «Quando proviamo a scuotere i genitori ci indicano come pessimisti, quando invece sono gli ottimisti ad essere male informati». «Un padre non sa dove sia suo figlio il sabato sera: non sa quanto stia bevendo, non sa se consuma cocaina: semplicemente non lo sa», dicono gli analisti
«Sharon uccisa a 33 anni senza un perché da una “risorsa”», titolava il direttore Belpietro su “La Verità”, quotidiano sempre critico nei confronti degli extracomunitari. All’arresto dell’assassino della povera barista, collaborano due giovani di origine marocchine. Non sappiamo quanti italiani lo avrebbero fatto, fatto sta che i due ragazzi indicano senza remore quello che poi si è rivelato il reo confesso dell’atroce delitto di Sharon Verzeni.
Sulla vicenda, a correggere il tiro, è nientemeno l’onorevole Roberto Vannacci, eletto nelle fila della Lega, severo ad ogni occasione nei confronti degli extracomunitari. «La vicenda dei testimoni nel delitto di Sharon – dice Vannacci all’AdnKronos – rappresenta un esempio significativo di immigrazione regolare che ha portato a una virtuosa integrazione nella società italiana; questi due giovani, di origini marocchine incarnano perfettamente i valori di un’immigrazione che segue i canali legali e si traduce in un’integrazione positiva e costruttiva».
DUE GIORNI DOPO…
Nemmeno due giorni dopo, la cronaca si insanguina ancora. Autore di una strage, stavolta non è un extracomunitario, ma un diciassettenne italiano, che trucida fratellino, padre e madre. Sulle prime prova a scaricare le colpe addosso al papà, poi gli investigatori lo inchiodano. E’ lui, invece, Riccardo, l’autore del triplice omicidio di Paderno. A dimostrazione che a qualsiasi essere umano, qualsiasi sia il colore della sua pelle, può andare fuori controllo.
«Perché Riccardo C. ha ucciso i suoi genitori e il fratellino a Paderno Dugnano?». Alessandro D’Amato attacca con una domanda il suo servizio firmato per “Open”, notiziario online fondato da Enrico Mentana con l’obiettivo realizzare un organo di informazione con giornalisti promettenti. Al centro di una interessante riflessione, l’opinione di psicologi che provano ad interpretare quanto accaduto in via Anzio, con ciò che accade all’interno della famiglia. «Ognuna di esse – secondo lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini – ha caratteristiche uniche e specifiche che difficilmente si possono generalizzare». Lancini, presidente della Fondazione Minotauro di Milano, rilascia alcune sue considerazioni al quotidiano con La Stampa.
L’ASPETTO EMOTIVO
«Sempre più spesso i fatti di cronaca – spiega – e il lavoro quotidiano che svolgiamo all’interno della nostra attività, ci restituiscono un quadro di ragazzi che faticano enormemente a esprimere gli aspetti emotivi, i conflitti e i sentimenti più disturbanti relativi al proprio contesto familiare e amicale in qualche cosa che diventi simbolo, parola e condivisione: la relazione viene annullata e si ricorre al gesto disperato».
Fra quanti interpellati e intervenuti sulla vicenda di Paderno, anche lo psicologo Paolo Crepet. «Non c’è più una regola – dice il noto analista – quanto accaduto in quella casa, è avvenuto perché non parliamo più: abbiamo scambiato i soldi con le parole; una non c’erano soldi e si parlava; oggi ci sono i soldi ma non si parla più». Severa la radiografia di Crepet. «Un padre non sa dove è suo figlio di quattordici anni – rincara la dose lo psicologo – sabato scorso mezza Italia non sapeva dove fosse il proprio figlio; se ne aveva una, bene, ne aveva una idea molto, molto vaga; un genitore non sa cosa stia facendo il proprio figliolo, non sa quanto stia bevendo, non sa se consuma cocaina, non sa se fa sesso con una tredicenne. Semplicemente non lo sa. Sa di cosa sanno i genitori? Di padel, della partita, del prossimo viaggio quando magari si parte sposati e si torna separati». Infine, una difesa d’ufficio dello stesso Crepet. «Poi mi dicono “lei è pessimista”: no, sono gli ottimisti che sono male informati».