WhatsApp Image 2017-11-07 at 17.48.08Prima l’appello, poi via i cellulari, massima attenzione ai docenti. Due ore di lezione per gli extracomunitari iscritti ai corsi di alfabetizzazione e per il conseguimento del triennio di scuola media.

«Sanneh, Fofana, Zazou…». «Presenti!». Braccio alzato, mano aperta. I ragazzi il pomeriggio martedì 7 novembre, rispondono così al primo appello. All’ingresso della scuola “Colombo” sono decine gli extracomunitari iscritti ai due corsi promossi dal dirigente scolastico insieme con il corpo docenti dell’istituto di via Medaglie d’Oro.

Due corsi, pomeridiani si diceva. Il primo di alfabetizzazione, dunque per perfezionare i primi insegnamenti della lingua italiana che in molti comunque mostrano di conoscere abbastanza bene. E dove non arrivano subito a farsi comprendere, si aiutano a gesti. Alla fine, ma neppure tanto, arrivano a spiegarsi. Come a farsi ripetere una frase, un passaggio sfuggito. Forse per distrazione di uno stesso studente, forse per la velocità con cui il docente teneva lezione. Di sicuro un passaggio involontario subito recuperato.

Secondo corso per conseguire il titolo di scuola media. «Abbiamo frequentato il corso di alfabetizzazione lo scorso anno – spiegano Kamara e Sacko – così quest’anno ci siamo iscritti ancora per conseguire un titolo di studio che può essere già un motivo di vanto per noi». Si nota determinazione nelle parole e nei gesti dei ragazzi che prendono posto fra i banchi di scuola. Come studenti già esperti, chiedono a una responsabile della segreteria all’ingresso, quale sia la loro aula. «La prima sulla sinistra», indica ai primi ragazzi che hanno già risposto all’appello. Questi vengono accompagnati dagli operatori del Centro di accoglienza straordinaria di via Cavallotti che si è attivato per produrre i documenti ai migranti. Il primo appello, infatti, è di Francesca e Sillah, operatori. Passano in rassegna i ragazzi che già conoscono, prima di accompagnarli e consegnarli di fatto al docente di turno.

Ecco il primo passaggio. Prima lezione per quanti frequentano il corso di alfabetizzazione, alle 15. Due ore. Stessa durata della lezione per il “triennio” di scuola media, a partire dalle 17.

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Appena in aula, saluto ai docenti. Via cappellino con visiera, tipico dei giocatori di baseball; via gli auricolari e stop alla musica. Ascoltano rap «a palla», direbbero i nostri ragazzi. Altro passaggio, spegnere il cellulare. Per quanto dica il nuovo orientamento del Ministero, a proposito del ritorno all’uso dello smartphone in classe, per ora è bene prestare attenzione all’invito del docente.«Ragazzi – dice l’insegnante – abbiamo due ore di studio, mettete sotto il banco quanto può essere oggetto di distrazione, auricolari e cellulare per intenderci, e prestate attenzione alla lezione».

Sul banco, i ragazzi stendono il primo segnale di buona volontà: un quaderno. Qui scriveranno gli appunti utili per dare inizio all’anno scolastico. «A questa nostra prima avventura», dice un iscritto al corso di alfabetizzazione. “Avventura”, risvolto positivo per come viene riferito. Loro, ivoriani, senegalesi, maliani, somali, che di “avventure” ne hanno già trascorse. Prima, la fuga dal proprio paese, chi da miseria, chi dalla guerra; poi il viaggio della speranza a bordo di zattere o imbarcazioni di fortuna. L’alfabetizzazione, dunque, vista come un’altra scialuppa di salvataggio che i ragazzi invocano a un Paese ospitale.

Nei banchi dell’aula accanto, chi il corso di alfabetizzazione lo aveva frequentato con risultati brillanti lo scorso anno scolastico. Oggi è seduto fra i banchi. Attende la prima lezione, quella che porterà a fine corso con l’esame per conseguire il titolo di scuola media. La campanella suona, la porta dell’aula si chiude. E’ ufficialmente iniziato il loro anno scolastico. L’ultimo saluto è degli operatori. Lasciano gli studenti in buone mani. «Buon lavoro, ragazzi!».