Maria Chiara, morta di overdose, il fidanzato le aveva regalato una “dose”
Francesco è accusato di omicidio preterintenzionale. «Lei aveva voglia di provare, l’ha voluto fare e io l’ho assecondata: se non lo avesse fatto con me lo avrebbe fatto con qualcun altro», confessa il ragazzo. Domanda: ma all’informazione è concesso proprio tutto, anche riportare frasi fuori controllo? Nessun tipo di rispetto. E nella chiacchierata, mai una parola di affetto per la povera diciottenne trovata priva di vita in un letto, dopo quella tragica esperienza. E, intanto, le cooperative sociali, senza grandi aiuti, si spendono ogni giorno per strappare anche una sola anima ad un tragico destino
«Tanti auguri a te, tanti auguri a te!». E, ancora, «Buon compleanno, Maria Chiara!». Maria Chiara, ha compiuto i suoi diciotto anni poche ore prima e il suo Francesco, come confessato dallo stesso ragazzo ad un organo di informazione, le fa scartare il “regalo” davanti ai suoi occhi: una dose di eroina. Una dose che risulterà mortale. «Buon compleanno, Maria Chiara!».
Da non crederci. E non tanto perché un giovanotto che ha cominciato il giro delle sette chiese, e ci riferiamo a quanti fanno passare per informazione una lunga teoria di frasi senza senso. Francesco che ha di fronte un giornalista e la sensazione che un dramma in qualche modo paga, racconta una tragedia senza un briciolo di rispetto per la famiglia della povera Maria Chiara. E il giornalista, la testata che pubblica la storia, ma soprattutto frasi da codice pensale, fa lo stesso. Facile dire «Facciamo i cronisti, c’è una notizia, un reo confesso e ci lanciamo a capofitto!». Esistono etica, buon senso, buon gusto. Forrest Gump, santa ingenuità, avrebbe esclamato «Sono un po’ stanchino». Come a dire: è complicato digerire certe modalità, far passare per “diritto di cronaca” simili esternazioni. E, invece, ne abbiamo le tasche piene. Per un lettore o uno share in più.
Cooperative sociali, associazioni e attività di volontariato si spendono per recuperare, tentare di strappare anche una sola anima ad un tragico destino, e che fanno un organo di informazione e un suo cronista? Attaccano un registratore, spianano un taccuino e usano strumenti di comunicazione come fosse un megafono, peggio, un programma in prima serata. Non ci importa perfino la rete che la programmerebbe una confessione così, anche se un’idea sulla trasmissione “a tutta rissa” ce l’avremmo.
«LEI AVEVA VOGLIA DI PROVARE…»
Sentite cosa dice Francesco, fidanzato o “tipo”, come usano dire i ragazzi di qualcuno con cui hanno una relazione, e cosa devono sentire i genitori di Maria Chiara. «Lei aveva voglia di provare, l’ha voluto fare e io l’ho assecondata: se non lo avesse fatto con me lo avrebbe fatto con qualcun altro». Lui che viene dall’esperienza del “buco” non si sogna nemmeno di dissuadere la ragazza, anzi la “roba” può essere il regalo di compleanno. Un pensiero in meno.
Il cronista, a quelle parole, non si indigna, raccoglie la seconda parte dello sfogo e scrive, registra, riverbera la seconda serie di sciocchezze. «Non ho nulla da nascondere – prosegue Francesco – mi voglio difendere: è vero faccio uso di sostanze stupefacenti ed è vero che quella dose di eroina a Maria Chiara l’ho fatta io!». E’ talmente chiaro che lui, generoso com’è, aveva intercettato il desiderio della sua “piccola”. «Lei aveva voglia di provare, l’ha voluto fare e io l’ho assecondata: se non lo avesse fatto con me l’avrebbe fatto con qualcun altro», garantisce dall’alto della sua esperienza il tipo.
Nessuno fa notare a Francesco che certe dichiarazioni il più delle volte sarebbero frasi fuori controllo. Puoi riportarle a un giudice, un inquirente che vuole vederci chiaro e non ad un giornalista. Lui, il fidanzato di Maria Chiara, studentessa, morta il giorno del suo compleanno, per una presunta “overdose” da eroina, non ci pensa su due volte e parla a ruota libera. Il giovane, accusato di omicidio preterintenzionale, per il momento unico indagato, quasi ribalta la sua posizione. «Voglio sapere anch’io come è morta – dice – anche io ho preso quella stessa roba e non mi è successo niente: ho comprato una dose a venti euro e l’ho divisa in due, una più piccola e una più grande; ce la siamo fatti a Roma: siamo tornati a casa mia, lei è andata a farsi un aperitivo con le amiche, poi siamo stati qui a farci una birra e andati a dormire».
«MAI VISTO UN MORTO…»
Prosegue il racconto di Francesco. «La notte aveva il respiro pesante, russava, ma era normale; solo la mattina verso le nove, quando l’ho chiamata per andare al bar visto che a casa non c’era caffè, ho visto che era bianca, l’ho trascinata in bagno e ho provato a rianimarla: non lo so se era viva, non l’ho mai visto un morto e così ho chiamato il 118…».
C’è attesa per l’autopsia di Maria Chiara. La posizione di Francesco si è aggravata. Non è omissione di soccorso, come era emerso fino a qualche giorno fa: il giovane è accusato di omicidio preterintenzionale. In attesa dell’esame autoptico la Procura ipotizza anche il “reato di morte come conseguenza di altro delitto”, ma in questo caso a carico di ignoti.
Maria Chiara è stata rinvenuta morta a casa del fidanzato, che ha raccontato di averle donato una dose di eroina come regalo per il compimento della maggiore età, diciotto anni. I due, dunque, avevano trascorso la notte insieme. Ora, per chiarire se il decesso sia stato provocato da un’“overdose”, saranno decisivi i risultati dell’autopsia. Le operazioni peritali, saranno accompagnate da un esame tossicologico. Questo l’aspetto formale di una brutta vicenda. In tutto questo, l’assenza di disperazione, commenti e, soprattutto, di una parola dolce all’indirizzo della vittima. A questa età non dovrebbe mancare. E invece, «Tesoro», «Amore», «Le volevo bene», «Non mi sembra vero» e via così, non pervenute.