Da Modena a Kongsfjord, un villaggio con ventotto abitanti
Trentanove anni, dall’Emilia a un villaggio norvegese. Da travel blogger, con racconti di viaggio condivisi, a fare accoglienza con esperienza da guida ambientale. “Una telefonata, il tempo di pensarci e via…”. Perché no, si è detta. “Ci ho pensato poco, così mi sono trovata con il mio team in viaggio per una nuova esperienza”. Il coraggio di una scelta e come “ribaltare” il Covid trasformandolo da sciagura a occasione di lavoro.
Valentina, dal precario a un lavoro stabile, dall’Italia alla Norvegia. Storia di una decisione maturata, più che all’ombra, alla luce dei disastri compiuti dal Covid. Ma c’è chi, come lei, travel blogger (qualcuno che ha un diario su racconti, foto, video e viaggi), da una sciagura, come quella provocata dalla pandemia, riesce ad uscirne fuori ancora più forte.
Valentina, guida ambientale, perde il posto di lavoro. Per sua stessa ammissione, come racconta in una intervista a Huffpost, uno dei siti più seguiti al mondo, trasforma il disagio in occasione. Reagisce di fronte agli ostacoli, il carattere determinato fa la differenza. «Il Covid ha stravolto la mia vita – racconta Valentina, dall’altro capo dell’Europa – ma ho voluto trasformare il disagio in opportunità». Trentasette anni, modenese, travel blogger e guida ambientale, “Vale” vola in Norvegia, nelle terre dell’Aurora Boreale, all’altezza di Capo Nord, oltre il Circolo Polare Artico, in un villaggio abitato da appena ventotto anime.
La sua doppia attività è messa in crisi dalla pandemia. Così, la ragazza, si reinventa, convinta ad accettare questa nuova scommessa. Il mondo sta cambiando. Chi meglio di lei può dirlo. Così, accetta questo nuovo lavoro: le toccherà fare accoglienza turistica nella storica guesthouse di Kongsfjord. Parliamo del cuore di un fiordo dai panorami lunari dove, nei prossimi mesi, la notte durerà ventiquattro ore, buio pesto per intenderci. «Ma la decisione è stata semplice – confida ad Adalgisa Marrocco – se avessi rifiutato l’incarico avrei passato il resto della mia vita a chiedermi “Ma cosa sarebbe successo se, invece, non avessi accettato?”». Come darle torto. Ma, attenzione, ci vuole sempre quel valore aggiunto che molti non hanno: il coraggio.
COME SI CAMBIA…
Spiega come è cambiata la sua vita dopo il Covid, tanto dal punto di vista lavorativo che da quello personale. «Ho trasformato il disagio in un’opportunità; improvvisamente non potevo più viaggiare da un continente all’altro; non potevo più dedicarmi ai miei viaggi di ricerca ed esplorazione». Un disastro. «Improvvisamente ho perso il lavoro come guida ambientale, accompagnavo gruppi di italiani all’estero. Un duro colpo, da cui mi sono rialzata in fretta».
Molto bello questo aspetto della storia di Valentina. «Non mi sono mai fatta prendere dallo sconforto e sono andata avanti col mio lavoro come travel blogger, scegliendo di scoprire l’Italia e dare voce alle piccole realtà di turismo sostenibile. Non mi sono lasciata sopraffare dalla situazione causata dalla pandemia, ho scelto di impiegare il mio tempo per migliorare le mie competenze professionali e per lavorare sulla crescita personale; mi sono concentrata sul benessere psico-fisico, dedicandomi alla mia formazione e alle mie passioni».
Ma ecco quella che lei, “Vale”, chiama “opportunità”. «Una mattina di settembre – racconta la trentanovenne modenese – vengo contattata da Skua Nature che mi rivolge la proposta di lavoro più bizzarra che abbia mai ricevuto: avevano notato i miei viaggi, progetti, e considerato la mia esperienza decennale nella ricettività turistica. Dunque, “Ti piacerebbe gestire la Kongsfjord Guesthouse?”, mi domandano. Kongsfjord è un piccolo albergo diffuso di casette colorate che si affacciano su un fiordo, all’estremo nord della Norvegia, sul Mar Glaciale Artico. È un luogo remoto, non è per tutti: conta solo ventotto abitanti; per capirci, il primo centro abitato è a quaranta chilometri e il primo ospedale a trecento».
Lì stanno lavorando a un progetto di turismo naturalistico, di cui la guesthouse sarà la base di partenza. «La mia risposta alla proposta è stata: “Ci penso un attimo”: due giorni ho accettato, disdetto il mio contratto d’affitto e, a un mese di distanza, ero su un furgone per raggiungere la Norvegia, in viaggio col team del progetto, passando per Lettonia, Estonia e Finlandia».
DECISIONE, DIFFICILE, ANZI NO
Una decisione apparentemente difficile. Valentina non è d’accordo. «La decisione, invece, è stata semplice: se avessi rifiutato avrei passato il resto della mia vita a chiedermi cosa sarebbe successo se avessi accettato. Ho alle spalle moltissimi lunghi viaggi in solitaria, anche in luoghi remoti e difficili, dal deserto del Sahara all’Amazzonia, dalle foreste del Borneo alle montagne del Nepal; durante i miei viaggi sono sempre stata accolta e quando ero a casa accoglievo viaggiatori nel mio agriturismo: gestire una guesthouse (una sorta di bed & breakfast, una pensione…) è un lavoro che conosco e che mi piace. Il fatto di aver perso il lavoro come guida e la consapevolezza che avrei potuto continuare il lavoro da travel blogger anche in Norvegia, mi hanno tolto ogni dubbio. Qui a Kongsfjord non sono sola, ci sono altre persone che lavorano in guesthouse, vivo con una collega che si occuperà del progetto di turismo naturalistico e nel paese il calore umano non manca: le persone sono poche, ma tutte solidali e socievoli».
Da Modena a Kongsfjord, che non è dietro l’angolo di casa. «In Italia ho sempre vissuto in zone rurali – spiega Valentina – non ho mai vissuto la socialità nelle città, quindi da questo punto di vista non è stato un cambiamento estremo; nella campagna modenese, come nel paesino di Kongsfjord, le persone vivono l’inverno nelle case, chiacchierando attorno a un tavolo, sorseggiando i liquori della casa, scaldandosi vicino a un focolare. È una socialità vissuta in maniera più intima rispetto ai locali in città, quindi le restrizioni si sentono meno. Forse in estate, quando arriveranno i turisti e il paesino si animerà, ci renderemo conto della situazione: per ora siamo davvero isolati dal mondo».
OGNI COSA HA UN SENSO
Norvegia, direttive anti-Covid molto rigide. «La densità di popolazione al di fuori della città è bassissima, la regione in cui vivo ha una media di 0.8 abitanti per chilometro quadrato. Insomma: non ci sono problemi di distanziamento sociale; la mia vita ultimamente è stata una continua reinvenzione: quattro anni fa ho dovuto chiudere inaspettatamente la mia azienda agrituristica perché i proprietari degli immobili non mi hanno rinnovato il contratto d’affitto; mi sono subito reinventata, trasformando il mio blog da amatoriale a professionale, investendo sulla mia formazione. A quel punto ho iniziato a collaborare con tour operator ed enti del turismo e mi sono creata un nuovo lavoro, anzi due, perché sono diventata anche guida ambientale».
Sembrava si fosse ripresa, purtroppo e inatteso, arriva una tegola pesante come il Covid che provoca dolore a chiunque. Non a Valentina. «Ho perso il lavoro come guida ed eccomi qui in Norvegia; non tutti sono abituati ad accettare cambiamenti così repentini e soprattutto non è facile farlo, a volte prevale lo sconforto. Sono fermamente convinta che ogni cosa che ci accade nella vita abbia un senso, che dobbiamo imparare da ogni evento, piacevole o spiacevole. È come reagiamo di fronte agli ostacoli che fa la differenza, che plasma il nostro carattere e la nostra vita». E brava, “Vale”, che la tua esperienza, soprattutto il tuo coraggio, possano essere presi da esempio.