Fobie e timori inspiegabili
L’avversione ne trovarsi in uno spazio chiuso, la presenza di animali anche se innocui (cani, gatti). Secondo studiosi, reazioni causate da un’attivazione anomala di una piccola fondamentale struttura dei circuiti cerebrali. Si chiama amigdala, gestisce stimoli percettivi visivi sia auditivi che attiverebbero inconsapevolmente segnali di pericolo.
«A che piano abita, undicesimo? Non se ne parla nemmeno, i piani alti mi provocano uno stato di agitazione!». E poi, «L’ascensore non la prendo mai, gli spazi chiusi mi provocano ansia!». Per contro, «In strada, cammino incollato ai muri, gli spazi aperti mi provocano capogiro…». E’ l’essere umano, il più delle volte coraggioso anziché spavaldo, altre volte pauroso. E non c’è distinguo fra chi ha un fisico da campione e uno che un peso, in palestra, lo porterebbe a spasso solo con un carrello. Gli uomini sono così, capaci di affrontare grandi rischi e facili a spaventarsi, spesso senza un motivo. Vogliamo aggiungerci “apparente”?
Attenzione, non è insita in ogni essere umano. Ma esiste una forma che ha del patologico e si accentua partendo dalla normale e ragionevole paura. Si chiama fobia, cioè avversione. Come può esserle quella a ragni, cani, gatti, ascensore, altitudine o aereo. Forme associate al termine fobia, il più delle volte sono disturbi a sé stanti: la fobia sociale (disturbo d’ansia sociale) o l’agorafobia (paura degli spazi aperti), riferita in realtà all’evitare situazioni nelle quali si teme che possa scatenarsi un attacco di panico e non si possa essere soccorsi.
Esistono, poi, fobie più specifiche, comuni e riguardano l’esposizione a certi animali, ai temporali, ai luoghi elevati, all’acqua, alla vista del sangue, la paura di prendere l’aereo, di soffocare, delle iniezioni, del dentista. Praticamente ogni fobia ha un nome, il più famoso è forse quello della claustrofobia, la paura cioè degli spazi confinati.
ALLARME, DISGUSTO…
Sempre a proposito di fobie, tanto per capirsi. A volte basta pensare all’oggetto temuto o sentirne pronunciare il nome per provare un senso di allarme o di disgusto. Di fobie specifiche soffre almeno il 10% della popolazione. Secondo gli studiosi, in maggior parte donne, anche se alcuni studiosi hanno sollevato più di un dubbio su questa teoria.
Stando a uno studio realizzato da una equipe medica di specialisti portoghese, questa differenza potrebbe essere in parte spiegata dal fatto che gli uomini hanno una certa riluttanza a mostrare paure e debolezze rispetto alle donne. Un uomo può prestarsi a rincorrere e allontanare un topo o un serpente anche quando in realtà ne è terrorizzato, ma il più delle volte è a causa del condizionamento culturale che lo vuole coraggioso.
Fobie specifiche. Sono influenzate dalla complessa interazione di fattori biologici, psicologici, sociali e ambientali. Le fobie specifiche tendono ad aggregarsi all’interno delle famiglie. I parenti di primo grado di chi soffre di una fobia hanno un rischio aumentato di soffrirne fino al 31% per cento invece del 10%. Comunque, la specifica fobia trasmessa è tipicamente diversa, anche se spesso dello stesso tipo: un genitore, per esempio, può avere la fobia dei cani, il figlio può avere quella dei serpenti. Le prove della trasmissibilità genetica indicano che il rischio può variare a seconda del tipo di fobia e sembra più elevato per la fobia di sangue e iniezioni.
Studi realizzati con la risonanza magnetica funzionale hanno consentito di scoprire che le fobie potrebbero essere correlate a un’anomala attivazione dell’amigdala, piccola fondamentale struttura dei circuiti cerebrali destinati a gestire gli stimoli percettivi sia visivi sia auditivi che possono veicolare segnali di pericolo. In particolare sono stati studiati soggetti con fobia dei ragni, esposti con o senza preavviso a questi piccoli animali: nel primo caso si è avuta un’attivazione dell’amigdala, mentre nel secondo caso si sono attivate altre strutture cerebrali, tra cui la corteccia cingolata anteriore, importante per il controllo degli impulsi e delle emozioni. La corteccia cerebrale prefrontale, deputata al controllo cognitivo superiore, in questi casi risulta invece disattivata, e quindi sembrano prevalere comportamenti più primordiali, di lotta o fuga.
STUDIO ITALIANO, CONCLUSIONI DIVERSE
Una analisi realizzata da ricercatori italiani è giunta a conclusioni un po’ diverse. Lo sviluppo delle fobie non dipenderebbe solo da fattori neurobiologici. Per esempio, chi tende a essere disgustato facilmente è più esposto al rischio di sviluppare la fobia degli insetti, che un po’ in tutti generano un senso innato di repulsione.
Lo stesso dicasi per la tendenza a vedere ovunque pericoli, dunque manifestando una predisposizione all’ansia, che faciliterebbe lo sviluppo di fobie. Si sa anche che chi ha avuto un’esperienza personale negativa ne può trarre motivo per farne seguire una fobia. Come accade a chi è stato una volta morso da un cane o ha avuto un incidente d’auto: una parte di queste persone da quel momento può sviluppare una fobia dei cani o del viaggiare in auto. In chi è particolarmente predisposto, il fenomeno può verificarsi anche soltanto per aver sentito racconti di tali avvenimenti o essere stato esposto a notizie riportate dai media.
C’è chi soffre di una fobia specifica e ne è solitamente del tutto consapevole, eppure non sempre cerca aiuto per tentare di superarla. È, infatti, più facile che provi a mettere in atto delle strategie di comportamento che aiutano a conviverci se la fobia è molto specifica. Ad esempio: chi ha la fobia dei ragni eviterà di inoltrarsi troppo nell’ambiente naturale e tenderà a tenere le finestre sempre chiuse, chi teme di volare eviterà di prendere aerei, chi teme i cani girerà al largo quando li vede. Strategie spesso sufficienti, quando però il problema si fa molto penalizzante è inevitabile ricorrere a una delle diverse cure disponibili. E come in qualsiasi cura, conta molto l’applicazione, la determinazione, l’impegno che siamo pronti a metterci per provare ad uscirne fuori. Sono patologie, dunque ramo di una scienza medica impegnata a scoprire una causa all’origine e alla natura della malattia. Il confronto degli studi ha portato a compiere passi in avanti, ma molti dei misteri provocati dalla mente umana continuano ad essere oggetto di discussioni e dibattiti da parte degli studiosi.