Una settimana fa il documento contestato dalla sindaca di Monfalcone

La prima cittadina, Anna Cisint, aveva invitato le donne musulmane a presentarsi in spiaggia in costume da bagno. Da qui la protesta di alcune associazioni, fra queste, la promotrice, l’Associazione Monfalcone Interetnica. «Ringrazio quanti hanno partecipato a questa iniziativa allegra e determinata, tanto che perfino i sindaci del Veneto hanno dichiarato che l’inclusione è importante anche per il turismo», ha sottolineato il presidente dell’associazione, Arturo Bertoli

 

Ne abbiamo scritto nei giorni scorsi, a proposito dell’uscita infelice della sindaca di Monfalcone, la leghista Anna Cisint. La risposta alle sue parole, contro sostanzialmente a quelle donne di fede musulmana che si presentavano in spiaggia vestite o con il burqa. Bene, o peggio, ci verrebbe da dire, in risposta alla vibrata protesta della prima cittadina è andato in scena un flash mob (una protesta pacifica protesta di gruppo) sulla spiaggia di Marina Julia, un passo da Monfalcone. Obiettivo, si diceva, la protesta contro il provvedimento della Cisint, che aveva considerato «inaccettabile il fatto che stranieri musulmani entrino abitualmente in acqua vestiti».

Così, quando tocchi il filo scoperto della libertà individuale, può succedere che qualcuno dalle parole passi ai fatti. Promotrice della protesta ripresa dalle tv, non solo locali, agli organi di informazione e dalle agenzie di stampa, è stata l’Associazione Monfalcone Interetnica (AMI) che ha organizzato il flash-mob con tanto di bagno per quanti hanno partecipato. Partecipanti, ovviamente, rimasti vestiti come se andassero ad una festa, per tutto il tempo per assistere alla reazione di sindaca e Amministrazione comunale. La manifestazione pacifica messa in campo (e spiaggia) dall’AMI per prendere le distanze dall’Amministrazione locale e dal suo primo cittadino che vorrebbero impedire l’uso del burkini in spiaggia.

Prima di passare dalla teoria alla pratica, l’appello lanciato attraverso i social. La locandina dell’iniziativa riporta il logo dell’Associazione Monfalcone Interetnica accompagnato dallo slogan, ovviamente condiviso, “Il mare è di tutte/i e il costume è mio”.

 

 

PARTE LA CRONACA…

Per la cronaca, la provocazione – da alcuni considerata “forte”, secondo noi solo un “atto civile” – è stata condivisa su Facebook dal consigliere comunale del Pd Sani Bhuiyan, che ha voluto legittimamente sottolineare che il modo in cui le donne si vestono è solo una questione personale.

A controllare che le operazioni di “contestazione” fossero civili, senza eccessi, sono intervenuti carabinieri, poliziotti e uomini della Digos. Come ha scritto Giuseppe Pietrobelli sulle pagine de Il Fatto Quotidiano nei giorni scorsi, il “flash mob” è stato una risposta all’annuncio della sindaca, che aveva scritto in un documento inviato agli organi di informazione quanto segue: «È inaccettabile il comportamento degli stranieri musulmani che entrano abitualmente in acqua con i loro vestiti. Una pratica che crea insopportabili conseguenze dal punto di vista della salvaguardia del decoro del luogo. Chi viene da realtà diverse dalla nostra ha l’obbligo di rispettare le regole e i costumi che vigono nel contesto locale e italiano. Non possono essere accettate forme di ‘islamizzazione’ del nostro territorio, che estendono pratiche di dubbia valenza dal punto di vista del decoro e dell’igiene, generando il capovolgimento di ogni regola di convivenza sociale».

 

PROTESTA CHE VA…IN RETE!

Vestiti, in acqua, si sono fiondati in molti, fra questi alcuni amministratori locali, evidentemente di segno opposto. Tutto è proseguito nella massima correttezza, anche per non toccare la suscettibilità dei bagnanti, alcuni dei quali non sapevano neppure dell’ordinanza sindacale. Dunque, il presidente di AMI, Arturo Bertoli, ha raccomandato ai numerosi partecipanti di dividersi in gruppetti di quattro cercando di non disturbare chi, in quel momento era lì, a combattere calura e un sole che nei giorni scorsi proprio non voleva saperne di mollare la nostra Penisola.

I partecipanti all’iniziativa si erano ritrovati tutti assieme davanti ad una delle concessioni del lido, “scortati” da due vigili urbani. I bagnanti, spettatori del fuori-programma, a quel punto, hanno seguito il tutto con la massima curiosità.

«L’associazione ringrazia tutti coloro che hanno voluto partecipare a questa iniziativa – ha dichiarato Bertoli – allegra e determinata a contrastare le sparate intolleranti e fuori tempo della sindaca Cisint. Che ancora una volta si è coperta di critiche da mezza Italia; perfino i sindaci del Veneto hanno dichiarato che l’inclusione è importante anche per il turismo, mentre la prima cittadina di Monfalcone vuole sempre e solo dividere la città cavalcando e diffondendo intolleranza».

 

 

UN CORO DI DISSENSI

Di seguito la sintesi di articoli pubblicati su quotidiani regionali e nazionali sulla vicenda e, puntualmente, ripresi dal consultatissimo sito informazione.it :

«Tutti in acqua contro la crociata lanciata dalla sindaca leghista di Monfalcone, Anna Cisint, che vorrebbe impedire alle donne musulmane di andare in spiaggia vestite con i burqini, in ossequio alla loro religione e ai loro costumi. A Marina Julia, frequentatissimo punto del litorale giuliano, alcune centinaia di persone si sono date appuntamento il 23 luglio per iniziativa dell’Associazione Monfalcone Interetnica». (Il Fatto Quotidiano)

«Quando siamo stati a Monfalcone, lo scorso inverno, in occasione dell’inaugurazione della mostra su Goli Otok realizzata con l’Unione degli istriani e esposta dal Comune, abbiamo notato una cosa, passeggiando per le vie della città: le persone straniere erano molte». (ilGiornale.it)

«È un richiamo alle “regole della convivenza civile” quello che ha voluto fare il sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint, finita al centro delle polemiche politiche per aver definito “inaccettabile” la tradizione dei cittadini musulmani residenti nel suo Comune di fare il bagno vestiti nelle spiagge di Marina Julia e Marina Nova». (AGI – Agenzia Italia)

«Anna Maria Cisint, sindaca leghista di Monfalcone, in provincia di Gorizia, ha sollevato una questione che sta facendo discutere le spiagge di mezza Italia: “È inaccettabile – dichiara Cisint – che stranieri musulmani entrino in acqua abitualmente vestiti”». (Today.it)

«A Monfalcone circa 200 persone hanno partecipato, nella mattinata di oggi, 23 luglio al sit-in “Il mare è di tutte-i e il costume è mio” promosso dall’associazione Monfalcone interetnica contro la linea adottata dal sindaco di Monfalcone, Anna Cisint che vuole porre un freno all’immersione nel mare di Marina Julia con i vestiti». (Il Piccolo)

«La risposta è arrivata oggi, con il flash mob organizzato dall’Associazione Monfalcone interetnica. Nei giorni scorsi, il primo cittadino della città dei cantieri navali ha puntato il dito contro la pratica della comunità musulmana di fare il bagno con i vestiti addosso». (Il Friuli)