Messaggi che restano e soddisfazioni che si raccolgono.

Non mi vergogno a dire che sono stato combattuto nella scelta del tema da affrontare in questo domenicale e, alla fine, è proprio un “Tema” che ho scelto anche spinto dalle parole di Papa Francesco sulla prossimità e sul messaggio che quotidianamente si può trasmettere anche senza accorgersene, frutto semplicemente dell’essere incontaminato che non frappone barriere o limiti fra il credo e il lavoro.

E il “tema” è quello che ha scritto Enrico, 16 anni, studente italiano che ha confessato quella che è una difficoltà diffusa ma superabile a ragionare su alcuni argomenti.

Voglio condividere con voi questa esperienza riportando integralmente il suo tema.

Qualche volta capita che viene a trovarci e si ferma a pranzo un vecchio amico di mia madre che fa il sociologo, è laureato in lettere e filosofia, scrive articoli e fa pubblicazioni, lavora con i pazienti psichiatrici e con i migranti e disprezza la parola “immigrati” perché dice che tutti siamo cittadini del mondo.

E, questa volta, è capitato nel momento giusto perché non avevo molte argomentazioni per affrontare il tema in oggetto e lui è sempre ricco di spunti di riflessione.

Ho approfittato dell’occasione e, devo ammettere, ho giocato anche sporco perché quando ho introdotto l’argomento ho registrato la conversazione di nascosto per non perdere nulla di ciò che avrebbe detto in proposito.

La sua prima riflessione mi ha stupito perché è convinto che i nuovi mezzi di comunicazione producono un divario profondo fra generazioni per la velocità con la quale si riproducono e che si tratta di una comunicazione anaffettiva nel senso che lo “strumento” allontana le persone piuttosto che aggregarle anche se in apparenza le fa sentire vicine e sempre raggiungibili.

Quando gli ho chiesto cosa volesse dire con queste affermazioni mi ha risposto che lui se ha voglia di sapere come sta una persona, o vuole sentirla o vuole fare semplicemente gli auguri per il compleanno la chiama o la incontra, ci parla direttamente e non usa SMS o W.A.

Su questo modo di fare nutre un disgusto profondo per esempio sulle persone che mandano, come dice lui in maniera “massiva” (che poi mi ha spiegato cosa significa ma non lo posso scrivere!) gli auguri per qualsiasi evento.

Mi porge il suo telefonino e mi chiede di guardarci dentro: ha 420 messaggi non letti! Sono rimasto stupito e ho chiesto perché non legge i messaggi e lui mi ha risposto in maniera secca: “Se qualcuno ha qualcosa da dirmi viene a trovarmi o mi chiama! Io intrattengo rapporti con le persone, non con il telefono!”.

Poi, tira fuori dalla sua borsa un mucchio di carte e dice: “Vedi, questi sono i miei appunti, le bozze dei miei articoli, le mie riflessioni, le cose che annoto di volta in volta. Senti il profumo della carta e dell’inchiostro quanto è intenso? Prova la sensazione che si sente a toccare questi fogli. Loro resteranno e invecchieranno, si ingialliranno e non moriranno quando qualcuno li riscrive su un PC . E guarda la bellezza delle cancellature fatte con la penna, sotto ci trovi i ripensamenti, la traccia di una riflessione che un PC non ti da”.

Io resto ad ascoltare mentre registro tutto per fare questo compito e lui, che si era accorto di tutto, mi dice: “Le nuove tecnologie ci stanno rendendo vecchi prima del tempo, ovvero fuori o vittime dei nuovi sistemi di comunicazione. E io in tutto questo vedo la degradazione e la mortificazione dei rapporti fra le persone!”

Ridendo e facendomi capire con un gesto che si era accorto che stavo registrando la conversazione con il telefonino per scrivere questo tema mi ha detto:”Non era più semplice e onesto chiedermi una intervista?”.

Ho provato vergogna perché poi abbiamo parlato, anzi ha parlato, della materializzazione di qualsiasi cosa, anche dei sentimenti, perché dire ad una persona “ti voglio bene” è diverso da mandare una faccina anonima sul telefono.”

Qualche giorno dopo ci siamo rivisti e gli ho chiesto del “tema” sul quale non aveva argomenti.

Mi ha dato la “brutta copia”, quella scritta a mano, quella che profuma.

Quella che conserverò fra le tante carte che profumano.