Pene severe in Brunei, lo ha deciso il sultano
Stupro, adulterio, sodomia, blasfemia e rapina, avranno come massima pena anche la condanna a morte. Rapporti lesbici saranno puniti con un massimo di 40 frustate e dieci anni di carcere. Prevista l’amputazione degli arti in caso di furto.
Lapidazione, taglio della mano e del piede. Sono le pene previste per omosessuali, adulteri e ladri nel Brunei. E’ in questo piccolo regno che il sultano ha introdotto severe pene come parte dell’attuazione di un nuovo codice penale basato sulla Sharia.
Hassanal Bolkiah, patrimonio da 20 miliardi di dollari, tanto da farne uno degli uomini più ricchi del mondo, considera un grande risultato l’applicazione delle nuove norme mentre si moltiplicano le critiche di organizzazioni umanitarie come Amnesty International e il piccolo Stato.
Già cinque anni addietro, il sultano del Brunei aveva annunciato l’ingresso della Sharia. Dopo aver vietato il consumo di alcol, sono state proibite celebrazioni come il Natale. E ancora, chi non partecipasse alla preghiera del venerdì o avesse figli fuori del matrimonio viene punito con multe e carcere. Queste misure saranno applicate ai soli musulmani, praticamente i due terzi di una popolazione che conta 450 mila abitanti. Secondo quanto riportato da alcuni organi di informazione, però, anche il sultano avrebbe qualche peccato da farsi perdonare. Un fratello, Jefri, principe e Ministro delle Finanze, non solo negli Anni 90 si sarebbe appropriato in maniera indebita di 15 milioni di dollari, ma sarebbe stato coinvolto in più di qualche scandalo che poco avrebbe a che vedere con il rigore legislativo, come la “proprietà” di un harem di escort straniere e una collezione di sculture erotiche.
Ovviamente l’introduzione di queste norme restrittive è stata accolta con grande stupore dalle organizzazioni per i diritti umani, tanto che Amnesty avrebbe avanzato al sultano richiesta di sospensione dell’applicazione delle nuove pene considerate “profondamente sbagliate”. Alcune di queste, secondo Amnesty, non dovrebbero nemmeno essere considerate reati, compresi i rapporti consensuali tra adulti dello stesso sesso. Sempre secondo Amnesty, non solo sono norme crudeli, disumane e degradanti, queste infatti limitano i diritti alla libertà di espressione, religione e opinione e sostanzialmente codificano la discriminazione contro donne e ragazze.
Detto della posizione della nota organizzazione umanitaria, non sarà semplice far cambiare opinione al sovrano. La posizione intransigente di Bolkiah, trovano conferma su quanto riportato dal sito del governo. «Non ci attendiamo che altri siano d’accordo con la nostra posizione – è scritto – l’importante è che il Paese venga rispettato per lo stesso modo in cui questo rispetta le norme».
L’omosessualità era già un reato in Brunei, punibile con pene fino a dieci anni di carcere. Le nuove misure fanno parte di un processo avviato cinque anni fa per una progressiva introduzione della Sharia nel piccolo paese asiatico. Il nuovo codice sarà applicato a tutti i musulmani che abbiano raggiunto la pubertà (alcune misure coinvolgono anche i non musulmani). Reati come lo stupro, l’adulterio, la sodomia, la blasfemia e la rapina, ora avranno come massima pena la condanna a morte. I rapporti lesbici verranno, invece, puniti con un massimo di 40 frustate e dieci anni di carcere. Per il furto è prevista l’amputazione degli arti.