Lettera dal mondo di mezzo.
Fra il tutto e il niente esiste una via di mezzo: è il nulla!
Quella dimensione del “non essere”, la mortificazione nel suo significato più profondo e puro (vivere da morti o essere morti dentro in quanto privati della capacità di agire).
La distruzione di qualsiasi aspettativa, di un progetto di vita. Magari, il dissolvimento di ciò che avevi sognato, di un traguardo per il quale hai sacrificato e messo a rischio anche la vita stessa pensando: o tutto, o niente!
Poi, ti ritrovi nel nulla, ne tutto, ne niente!
Nell’assenza dell’efficacia e della validità: una nullità!
Sogno, aspettative, idealizzazione: tre parole uscite dal mio vocabolario perché inutili, come tutto ciò che produce sofferenza, per lasciare spazio ad una parola che di per se rappresenta una dimensione dell’essere: disillusione!
Ma, la disillusione rappresenta, nei suoi tratti anche strani, una situazione di equilibrio, un modo di rapportarsi agli altri e al mondo in maniera diversa, scevra da emozioni e libera da vincoli.
Scappare, essere cacciati o “allontanati”, oggi sei dentro domani sei fuori, oggi sei una persona domani un fastidio, una cosa di troppo perché quando qualcuno decidendo cosa è meglio per se ha deciso del tuo destino non ti fa star bene.
Non starebbe bene nessuno.
E, allora, quando cerchi di indagare una dimensione dell’essere che senti anche tua, nascono spontanee alcune riflessioni, spesso represse e viene fuori una…..
LETTERA DAL MONDO DI MEZZO
“Ma non sei tu quello che da tanto tempo è entrato in casa mia, nel mio Paese, hai fatto scempio di tutto ciò che mi apparteneva, ti sei arricchito delle mie ricchezze, mi hai reso anche schiavo per un pezzo di pane?
E se non ho mai avuto neanche una macchina, sono stato io a fare il buco nell’ozono e subire la desertificazione delle mie terre?
In Italia la televisione la guardo e vederti ridere sul tema delle migrazioni per cause climatiche e ambientali mi mortifica e mi disillude perché so che non hai coscienza ne conoscenza di ciò che dici.
Fossi morto vivo a casa piuttosto che in terra straniera avrei risparmiato almeno l’umiliazione, il rifiuto, il rigetto.
Sono cresciuto fra le piante e gli animali e ho sempre avuto rispetto per ciò che mi circondava e mi dava da vivere.
Poi, siete arrivati voi e tutto è finito.
Voi che non avete rispetto neanche delle persone: ci chiamate profughi, immigrati, migranti, clandestini, neri, richiedenti asilo….
Persone mai!
Pensando al mio viaggio, al netto della necessità, fatto di sogni, di aspettative, di illusioni e guardando all’Italia come uno dei fulcri della cultura, mi viene in mente Dante e la sua Commedia. Sopra ogni cosa, la figura di Caronte, il traghettatore da un mondo all’altro.
Voi italiani dovreste sapere che con Caronte senza obolo non si passava e si era costretti ad errare in un eterno senza pace nella nebbia del fiume Acheronte.
E se, sempre restando sul tema dell’antica cultura, nessuno mai che non fosse un Dio, una Dea o un eroe è passato dall’altra parte della dimensione umana, perché io mi ritrovo all’inferno?”.
“Le stelle stanno in cielo.
i sogni non lo so,
so solo che son pochi
quelli che si avverano!”
Vasco Rossi