
Giornata mondiale del rifugiato: una occasione per riflettere
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha scelto di celebrare la Giornata Mondiale del Rifugiato il 20 giugno di ogni anno con la Risoluzione 55/76.
L’obiettivo di quest’anno è quello di chiedere ai Governi di tutti i Paesi di garantire che ogni bambino rifugiato possa accedere all’istruzione, che ogni famiglia rifugiata abbia un posto sicuro in cui vivere e garantire che ogni rifugiato possa lavorare o acquisire nuove competenze per dare il suo contributo alla comunità.
Questa giornata, verso la quale Papa Francesco ha sempre mostrato grande attenzione, si celebra all’insegna di lacerazioni e radicalizzazioni sempre più profonde che partoriscono contraddizioni paradossali soprattutto in quel mondo respingente che si richiama alle radici cristiane e guarda all’Islam come un pericolo.
«Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Con queste parole gli Evangelisti ricordano alla comunità cristiana un insegnamento di Gesù che è entusiasmante e, insieme, carico di impegno.
Sempre Papa Francesco, nello scorso gennaio, ha proposto l’ennesima riflessione sul tema delle migrazioni con particolare attenzione ai bambini: “Per questo, in occasione dell’annuale Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, mi sta a cuore richiamare l’attenzione sulla realtà dei migranti minorenni, specialmente quelli soli, sollecitando tutti a prendersi cura dei fanciulli che sono tre volte indifesi perché minori, perché stranieri e perché inermi, quando, per varie ragioni, sono forzati a vivere lontani dalla loro terra d’origine e separati dagli affetti familiari. Le migrazioni, oggi, non sono un fenomeno limitato ad alcune aree del pianeta, ma toccano tutti i continenti e vanno sempre più assumendo le dimensioni di una drammatica questione mondiale. Non si tratta solo di persone in cerca di un lavoro dignitoso o di migliori condizioni di vita, ma anche di uomini e donne, anziani e bambini che sono costretti ad abbandonare le loro case con la speranza di salvarsi e di trovare altrove pace e sicurezza. Sono in primo luogo i minori a pagare i costi gravosi dell’emigrazione, provocata quasi sempre dalla violenza, dalla miseria e dalle condizioni ambientali, fattori ai quali si associa anche la globalizzazione nei suoi aspetti negativi. La corsa sfrenata verso guadagni rapidi e facili comporta anche lo sviluppo di aberranti piaghe come il traffico di bambini, lo sfruttamento e l’abuso di minori e, in generale, la privazione dei diritti inerenti alla fanciullezza sanciti dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia”.
Abbiamo parlato, e continueremo a farlo, dello ius soli, il riconoscimento del diritto di cittadinanza che conferirebbe un status civile a quanti sono già parte integrante della nostra società e del nostro quotidiano ma che, contrariamente a quanto auspicato, continuano ad essere vissuti come l’altro, il diverso, un “pericolo”.
Ci auguriamo che questa giornata mondiale possa indurre tutti, governanti e non, ad una riflessione più profonda su un fenomeno strutturale volutamente relegato nei canoni dell’emergenza al fine di rinviare sine die il confronto vero con questa realtà.