E’ una bella domanda dopo una settimana passata intensamente a riflettere su quanto i rapporti fra le persone possano reggersi sulla fiducia reciproca, sulla condivisione di progetti e prospettive, sulla costruzione di percorsi possibili.
Ma è anche un momento di riflessione introspettiva. E’ come mettersi di fronte ad uno specchio e interrogarsi, interrogare se stesso nel profondo senza tralasciare il trasporto dell’istinto che guida spesso gli atteggiamenti quotidiani.
E, ammetto, senza idee o ispirazioni, vi propongo la lettura di un articolo che lessi tempo fa che fu per me fonte di ispirazione e di riflessione.
Alla fine, mi sono riconosciuto a pieno in quella dimensione umana definita da Eric Schwitzgebel “stronzaggine”.
Proviamo a fare un gioco: quanti di voi ritengono di appartenere a questa categoria?
Buona lettura domenicale.
Il manuale del perfetto arrogante.
Di Oliver Burkeman, The Guardian, Regno Unito
“Secondo voi è possibile che siate degli stronzi? Lo so, è una domanda scortese, ma non completamente assurda. Dopotutto, siamo circondati da persone così – se non mi credete, date un’occhiata ai titoli dei giornali, provate a guidare all’ora di punta, o a scorrere Twitter – perciò, statisticamente, è plausibilissimo che tra loro ci siate anche voi. Sono sicuro che non avete la sensazione di esserlo, naturalmente. Ma nessuno ce l’ha. In parte perché a ben poche persone piace pensare cose negative di se stesse.
Ma come sostiene il filosofo Eric Schwitzgebel in diversi suoi saggi, è anche perché l’essenza della stronzaggine (che, secondo lui è ben distinta da altre forme di sgradevolezza) è “vedere il mondo attraverso lenti che offuscano l’umanità degli altri”.
Gli stronzi considerano le altre persone “strumenti da manipolare o gente da ingannare piuttosto che loro pari dal punto di vista epistemico e morale”. Di conseguenza, se vi comportate male con gli altri, e quelli reagiscono in modo prevedibile – con rabbia, irritazione o, se siete fortunati, con critiche amichevoli – di solito non prendete sul serio la loro reazione, sempre dando per scontato che siate stati a sentirli. Perché? Perché siete stronzi.
E non finisce qui, spiega Schwitzgebel. Se aspirate sinceramente a capire se lo siete, probabilmente comincerete a chiedervi se trattate regolarmente gli altri con arroganza, considerando i loro desideri e le loro idee inferiori alle vostre, utili solo nella misura in cui servono ai vostri scopi.
Ma il fatto stesso che vi state ponendo la domanda significa che, almeno in quell’istante, non lo siete. “Se qualcuno si preoccupa sinceramente di essere uno stronzo, la sua stronzaggine momentaneamente scompare”, scrive Schwitzgebel. “Se tremate di paura e di vergogna alla possibilità di esservi comportati male con qualcun altro, in quel momento, proprio in virtù di quella sensazione, state vedendo la persona come un individuo che ha diritto al vostro rispetto”.
Smettete di fare introspezione e riflettete su come vedete gli altri.
Ma non rilassatevi troppo: se pensate che questo significhi che non potete assolutamente essere stronzi, dato che siete abbastanza sensibili da porvi il problema, tornerete a essere compiaciuti di voi stessi, creando il terreno più adatto per diventarlo di nuovo.
Quindi, in parole povere: forse non vi sentite stronzi solo perché lo siete. E se fate un piccolo esame di coscienza, scoprirete sicuramente di non esserlo, anche se di solito lo siete. Allora esiste un modo oggettivo per stabilire la verità? Schwitzgebel pensa di sì: smettete di fare introspezione e riflettete su come vedete gli altri.
Avete spesso la sensazione di essere circondati da idioti? Dato che gli stronzi in genere hanno questa opinione di tutti, dovrebbe squillarvi un campanello d’allarme. “Dovunque vi girate, siete circondati da cretini, noiose nullità, masse senza volto, nemici, deficienti e… stronzi? Siete l’unica persona competente e ragionevole che conoscete?”.
Se è così, devo darvi una brutta notizia: probabilmente siete stronzi, almeno in alcune circostanze. Nei giorni in cui avete praticamente da ridire su tutti quelli che incontrate, potete scommetterci che il motivo è la cosa che tutti quegli incontri hanno in comune: voi”.