Quando le bestie insegnano una serena convivenza
Matteo, già proprietario di un cane, si imbatte in una micina, Principessa. Prova solo ad accudirla, le costruisce perfino una cuccia, ma quell’anima, lui ancora non lo sa, lo ha già adottato. E per finire, la piccola seduce un cagnone che oggi si prende cura di lei. Gli uomini dovrebbero meditare sulla saggezza degli animali
Per una volta il nostro “domenicale”, rubrica che raccoglie curiosità che scaturiscono dalle colonne della stampa e dalla cronaca, racconta una piccola grande storia. La storia fatta di accoglienza, quella di un signore che si imbatte in un gatto, e di tolleranza, considerando che l’uomo avendo in casa già un cane, alla fine fa convivere il suo nuovo ospite, un micetto, con quelli che sulla carta sono i loro nemici giurati, e cioè il suo fido.
Ecco, talvolta, cosa c’è dietro ad una semplice storia. Basta saperla leggere, perché ad interpretarla, come avrete modo di constatare, saranno loro, cane e gatto, quelle che i dizionari definiscono “bestie”.
La storia è bella, divertente oseremmo dire, piena di significato, come in qualche modo già spiegato. Sta tutto nella capacità di persuasione di una gattina, che chiameremo Principessa. Minuscolo essere, smarrito, abbandonato, che una sera tende un agguato romantico ad un ignaro signore. Questo piccolo spaccato di vita che non ci ha trovato indifferenti. Tante volte è il caso di fermarsi a riflettere, perché spesso, come vedrete, c’è da imparare più da una storia così semplice che non da quei pistolotti esagerati, con applausi a comando, scaturiti da uno dei tanti talk show televisivi.
QUA LA ZAMPA
La menzione la merita a tutto tondo il quotidiano La Stampa, che ha una rubrica, molto interessante, dalla parte degli animali. Se le storie non trovano spazio sul cartaceo, ecco che una delle più autorevoli testate giornalistiche, rimedia on line. E non solo, La Zampa può essere seguita su Facebook, Instagram e X. Inoltre, per non perdere notizie e storie, è possibile iscriversi ad una newsletter settimanale, naturalmente gratuita.
Dunque, veniamo alla storia. C’è un signore, che noi chiameremo Matteo. Lavora in un albergo. La serata scorre lenta, non succede niente di particolare. E’ il caso di vivacizzarla facendo due passi, per sgranchirsi le gambe e stiracchiarsi un po’ all’aria fresca. E’ passata la mezzanotte, nel parcheggio all’ingresso dell’hotel, il massimo silenzio. E’ un attimo, quando quel silenzio, viene rotto da un miagolio disperato, che si fa largo fra le vetture. E’ una minuscola creatura. La sua “vocina” sottile chiede aiuto. Matteo, alla fine della storia, confesserà di non aver mai avuto a che fare con i gatti, prendendosi per giunta già di un cane al quale è affezionato tanto che non potrebbe mai infliggergli un colpo a sorpresa. E, invece…
La Zampa, riprende la confessione dell’uomo che si è imbattuto con quel gatto. «Miagolava forte, spaventata, era sotto un’auto: per un quarto d’ora ho provato a farla uscire, ma non si muoveva».
ACQUA E PAZIENZA…
Dopo tentativi, la gattina spaventata si è rifugiata in un cespuglio. Solo grazie a un po’ di acqua e pazienza, Matteo riuscì a guadagnarsi abbastanza fiducia così da poterla avvicinare. L’aveva in qualche modo rassicurata. «Missione terminata, posso allontanarmi, ho compiuto la mia buona azione quotidiana». E invece, no, Matteo, quella che a te sembrava conclusa, era solo un’incompiuta. Principessa, ormai, aveva fatto la sua scelta: non voleva più restare sola, così prese a seguire Matteo mostrandogli tutta la sua determinazione esplicata con un piccolo balzo aggrappandosi alle sue gambe.
Non consentiva all’uomo di fare un passo: ogni volta che Matteo cercava di liberarsi di Principessa, il suo miagolio si faceva più disperato. Matteo aveva pensato anche a un soluzione transitoria, creare attorno alla micina un rifugio con una scatola e una coperta. Questo nella mente dell’uomo, che non era evidentemente la stessa di Principessa: l’unico posto dove sembrava trovar pace, spiega il giornale on line, era la sua spalla, tanto da non perdere occasione per saltarci sopra.
«LA MIA SPALLA: CASA SUA»
«Era tranquilla – riprende l’uomo – solo se stava sulla mia spalla o sul petto: ogni volta che provavo a spostarla, miagolava e risaliva subito: ha passato così la notte, tra coccole, riposini sulla spalla e occhiate di gratitudine, quel piccolo spirito aveva finalmente trovato un rifugio».
Così, emozionato e convinto che la cosa che stava per fare era la più giusta, Matteo aveva deciso di portare Principessa a casa sua. Unica preoccupazione, il suo cane e un interrogativo: come, l’inquilino già accasato fra le mura domestiche, avrebbe reagito alla nuova presenza? Un primo controllo ha un che di incoraggiante: i due animali hanno avuto solo brevi incontri, ma il cagnolone di Matteo pare eccitato e incuriosito dai nuovi odori e suoni che provengono dalla stanza dove Principessa sta prendendo le misure di questa sua nuova e più stabile abitazione.
Con tanto di benedizione a Matteo e a quel cagnone che ha entusiasticamente accettato la convivenza. Anzi, pare che il cucciolone si stia prendendo cura di Principessa come fosse un suo simile. E qui ci vorrebbe daccapo quel dizionario cui alludevamo: simile. Analogo o affine nell’aspetto, nei caratteri. Nonostante uno dei detti più popolari – ma andrebbe sicuramente aggiornato – continui a recitare: «Si odiavano come cane e gatto». Gli uomini prendano esempio su come due, all’apparenza differenti fra loro, possano convivere, rispettarsi e prendersi cura l’un l’altro.