All’interno dell’Avviso anche la Qualificazione dei servizi pubblici a supporto dei cittadini dei Paesi terzi.
Asilo, migrazione e integrazione, temi nei quali “Costruiamo Insieme” si è spesa con la massima professionalità. Argomenti nei quali può tornare utile un’esperienza maturata, come si dice, sul campo. Dunque, fra i progetti cui la cooperativa è interessata, figura quello dell’avviso pubblico “Asilo, migrazione e Integrazione 2014-2020” nel quale è presente anche la qualificazione dei servizi pubblici a supporto dei cittadini dei Paesi terzi.
Il Bando Qualificazione dei servizi pubblici a supporto dei cittadini di Paesi terzi (Capacity building) cui si fa riferimento, è stato pubblicato dal Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’ Interno. “Costruiamo Insieme”, impegnata nelle azioni di accoglienza dei migranti nella Regione Puglia, ha pertanto inteso partecipare candidando una proposta progettuale relativa ad un percorso che introduca la pratica dell’etnopsichiatria sul territorio arricchendo l’offerta dei servizi erogati dalle strutture sanitarie pubbliche e private.
Considerto che l’Avviso pubblico in questione prevede che il capofila/proponente sia un Ente Pubblico, ricomprendendo fra essi le ASL o loro diramazioni/Dipartimenti, “Costruiamo Insieme” ha già avviato interlocuzioni a livello locale e nazionale con lo scopo di individuare una partnership ampia, capace di coinvolgere più operatori dello specifico settore di intervento.
Di seguito, proponiamo passaggi del ragionamento alla base dell’idea progettuale.
Partiamo dalle pratiche di accoglienza che rappresentano il momento dell’arrivo, dell’incontro con i migranti su un territorio che non può più essere considerato terra di approdo e di passaggio, ma deve essere riletto come luogo di stanzialità.
Va da sé la necessaria presa di coscienza che la società nella quale viviamo è una società ibrida, condizione intrinseca alla storia dell’uomo che da sempre ha moltiplicato intrecci culturali di fronte ad una persistente riduzione delle distanze geografiche. E’ necessario, quindi, porre l’attenzione sul tema della convivenza. Questo comporta il fondamentale superamento del modello “occidentalocentrico” che rappresenta, di per sé, un “muro”, una barriera nella prospettiva di un processo di convivenza e di integrazione. Oggi, è bene ribadirlo, non si è più di fronte ad un rapporto ospite/ospitante, ma si è già dentro una dinamica di rapporto fra persone che impone il confronto e il rispetto di patrimoni culturali differenti.
Tale riflessione rappresenta il punto di partenza per ragionare in termini di sistema sulle politiche per la salute dei migranti evidenziando alcune criticità:
– Il problema della conoscenza della lingua. Da sempre al centro di ogni riflessione, è un problema bilaterale: se è vero che i migranti non conoscono la lingua italiana, è altrettanto vero che nei nostri Presidi Ospedalieri, nei Pronto Soccorso, nei Distretti Socio Sanitari, fra i Medici di Medicina Generale non sempre è facile imbattersi in qualcuno che conosca quantomeno inglese o francese.
– Il deficit rappresentato dalla conoscenza della lingua introduce un ulteriore argomento di riflessione relativo alla mediazione rilanciando una questione fondamentale: la mediazione non è solo un fatto linguistico (ovvero di traduzione), ma anche, e soprattutto, culturale.
– Ricucire un taglio, fare un’appendicectomia o praticare interventi di routine talvolta può necessitare di un semplice traduttore. Prendere in carico e curare patologie diverse, sviluppare la capacità di comprenderne gli esordi per evitare cronicizzazioni è un’altra storia, che trova ulteriore ostacolo della diffidenza nei confronti della medicina occidentale a medicalizzare e a curare farmacologicamente tutto. Nel caso specifico della Salute Mentale, assolutamente non secondario nella fattispecie di persone che hanno un vissuto “pesante”, filoni quali l’etnopsichiatria, l’etnopsicologia sono, a differenza che in altre Regioni italiane, assolutamente estranee al sistema sanitario pugliese. E sono branche specifiche che, per svilupparsi qualora introdotte nel SSR (Servizio sanitario regionale), necessitano di due elementi:
– Formazione congiunta fra operatori sanitari e operatori a vario titolo impegnati nella filiera delle migrazioni;
– Creazione di una rete distrettuale/territoriale che ponga in stretto contatto, attraverso protocolli operativi, operatori sanitari e operatori a vario titolo impegnati nella filiera delle migrazioni.