LA CONVIVENZA COME VALORIZZAZIONE DELLE DIVERSITÀ

 

Questa settimana, all’indomani della Festa del Sacrificio, ospitiamo nella rubrica Domenicale un contributo, una riflessione, inviataci dal Dr. Alessandro Catena, sociologo e educatore della riabilitazione psichiatrica oltre che essere impegnato nel lavoro di progettazione sociale collaborando con l’Assessorato al Welfare della Regione Puglia, il Centro di Servizio al Volontariato di Bari e svolgere il ruolo di Coordinatore dello staff di coordinamento dei centri territoriali per le famiglie del Comune di Bari. Inoltre, è Progettista e Project manager del Progetto “Itinerari verso Oriente” per la ricerca sulla qualità della vita degli immigrati nel quartiere San Pasquale di Bari e l’istituzione di servizi all’immigrazione, finanziato dall’Assessorato al Mediterraneo della Regione Puglia.

Dove sta andando la nostra civiltà?

Il nostro paese appare come attraversato da un vento di intolleranza che sembra rinforzarsi ogni giorno di più. Ed è un vento che raggiunge la sua massima intensità quando urla sui migranti ma che, in realtà, soffia forte su ogni diversità. Basti vedere l’episodio del cartello di Carugate, che non è da considerare un fatto isolato se si tiene conto dei tanti “cartelli” che appaiono tutti i giorni sui social. Tutte le conquiste sociali che negli ultimi decenni sembravano date per acquisite, dall’accettazione della diversità all’accoglienza alla convivenza, sembrano ora messe pericolosamente in discussione da un esaltarsi prepotente dell’intolleranza, generata o, più spesso, sollecitata dalla crisi, come ormai sentiamo dire da anni, tanto che sembra diventata una scusa buona per tutte le reazioni più negative. All’intolleranza, allora, occorre rispondere esaltando il concetto opposto di accoglienza. L’accoglienza è apertura, solidarietà, condivisione, è mettersi in gioco. Ogni volta che si leggono attacchi generati da presunti atti di favore rivolti ai migranti a dispetto degli italiani poveri, viene da chiedersi se chi attacca fa poi qualcosa per quegli italiani poveri che sui social difende con tanto ardore e tanta violenza verbale. Verso i migranti, poi, l’ospitalità è un “buon costume” ma rimane fine a se stessa se non viene superata dal rendersi partecipi e dall’aprirsi all’altro, alla sua diversità, facendola diventare ricchezza. E non si tratta di dare semplicemente conforto ma di condividere. Condividere per convivere, che è l’obiettivo finale. La convivenza come accoglienza e valorizzazione delle differenze e delle diversità, come arricchimento reciproco per giungere all’eguaglianza, quale valore imprescindibile per la democrazia. Un valore che ci riguarda da vicino, poiché la nostra rischia di diventare sempre di più la civiltà della disuguaglianza, di cui tutti noi rischiamo di essere vittime.  

Se è così, e purtroppo sembra questa l’evoluzione della realtà, è a rischio la stessa convivenza civile

(con una violenza verbale tale da portare la Presidente della Camera, ma non è la sola, alla decisione di denunciare le minacce ricevute in rete)

E le prime vittime sono i migranti.

Dr. Alessandro Catena