
Il muro
Il muro non è solo una costruzione fatta di pietre e cemento, una barriera realizzata per porre un confine, per tenere stretto e al sicuro ciò che pensi sia tuo. E’ la trasposizione di una idea, la versione materializzata di una verbalizzazione che ha la necessità di rafforzarsi attraverso una simbologia visibile, magari il più possibile, anche al tatto. Se il solo udito non risulta sufficiente, ti devo far vedere, toccare, ti devo far sentire anche l’odore, se posso, della mia repulsione nei tuoi confronti: “Non ti voglio!”. Anche a costo di dimenticare il passato e di rinnegare, manipolandola, la storia. La propria storia.
Gli Stati Uniti d’America (non come erroneamente si sente dire o si legge l’America) hanno costruito la loro potenza economica sull’immigrazione fino a quanto è stata funzionale ed era un valore aggiunto. Si, un valore aggiunto, un valore umano aggiunto.
Quando le macchine a controllo numerico facevano solo parte di un futuro lontano e non bastava spingere un bottone per avere la produzione c’era bisogno di forza lavoro, di braccia che, sottopagate e costrette a vivere in ghetti che con il tempo sono diventati quartieri, arrivavano da “oltre il muro”. Oltre quel muro, al tempo, c’erano l’Europa e il sud del continente americano.
Centinaia di migliaia di persone hanno affrontato viaggi di una durata temporale che è estranea a noi e, ancora di più, ai nostri figli: portando nelle loro valigie di cartone non solo le poche cose necessarie, ma le loro competenze, i loro saperi, l’unico vero patrimonio a loro disposizione. Muratori, falegnami, fabbri, partiti con bambini destinati a fare i garzoni o i semplici manovali. Anche chi semplicemente sapeva fare una pizza o cucinare un piatto di pasta ha contribuito alla costruzione del grande sogno americano. Tanti erano italiani che hanno attraversato un Oceano con le stesse aspettative di vita di chi oggi rischia la vita in mare aggrappato ad un gommone. Da una costa all’altra, spesso per sfuggire ad una morte certa o inseguendo un sogno: su una rotta diversa, dall’Africa verso l’Europa.
La storia dell’umanità è fatta di migrazioni, non esiste epoca che non ha conosciuto migrazioni!
Oggi gli USA sono pronti a spendere milioni di dollari per erigere un muro ai confini con il Messico e ai cittadini di sette Paesi è precluso l’ingresso. In Europa non spira un vento diverso.
Se esiste una risposta possibile o una domanda possibile per darsi una risposta a tutto questo, in maniera semplice ma altrettanto diretta, la trovi solo in una frase storica di Antonio De Curtis (in arte Totò): “Siamo uomini o caporali?”.