Amare la Terra pensando al futuro
Nel 1970 iniziò la lunga marcia per coinvolgere le persone sulle tematiche ambientali, cercando di convogliare le loro energie e conoscenze per uno stile di vita più sostenibile. Quarantasette anni dopo gli ideali non sono cambiati, anche se la battaglia per la difesa del nostro pianeta si è fatta complessa, considerato il peso di cambiamenti climatici che sembrano inarrestabili.
Nata come movimento universitario il 22 aprile 1970, nel tempo, la Giornata della Terra è divenuta un avvenimento educativo ed informativo. I gruppi ecologisti la utilizzano come occasione per valutare le problematiche del pianeta: l’inquinamento di aria, acqua e suolo, la distruzione degli ecosistemi, le migliaia di piante e specie animali che scompaiono, unitamente all’esaurimento delle risorse non rinnovabili.
John McConnell, scomparso nel 2012, è stato il fondatore dell’Earth Day. Nel 1939 lavorava in una fabbrica di plastica con Albert Nobell a Los Angeles. Da allora si dedicò alla cura dell’ambiente e del bene comune lasciando, di volta in volta, contributi e riflessioni fra le quali questa: “La plastica sembrò subito una grande scoperta per tutti, per il mio collega, Albert Nobell, come per la popolazione mondiale, ma non per me. La plastica era il mio lavoro, ma cosa si nascondeva dietro a questo prodotto nuovo? Giorno dopo giorno capii che era un materiale dannoso per l’ambiente, nocivo per il nostro pianeta. Furono la plastica e la fabbrica di Los Angeles a farmi riflettere sulla Terra. Poi venne quella foto, qualche anno dopo. La vidi sulla copertina di Life Magazine e il mio cuore sussultò. Com’era bella quell’immagine della Terra scattata dai primi razzi che Stati Uniti e Russia mandavano nello spazio. Più la guardavo, più capivo che avrei dovuto fare qualcosa di forte e coinvolgente per tutti i popoli, per far capire loro che era tempo di riflettere e agire.
Proposi prima di tutto la campagna Minute for Peace, un minuto per la pace. Ma un minuto era davvero poco. Così pensai che si poteva, o meglio si doveva, dedicare un intero giorno alla nostra bella Terra. Lo chiamai Earth Day, la giornata della terra. Ci vollero anni per convincere i governi di tutto il mondo, ma nel 1970 ottenni un grande successo. Nella prima Giornata della Terra si suonò la campana della pace e quell’immagine del pianeta vista tempo prima su Life divenne il simbolo della nostra bandiera. Ogni 22 aprile, un mese e un giorno dopo ogni equinozio di primavera, nell’emisfero nord, come in quello sud, si celebra l’Earth Day.
Dopo molti anni, dopo tanti Earth Day, dopo aver scritto un documento che regola principi e responsabilità di ogni cittadino del mondo, mi trovo qui, a febbraio del 1995, a presentare la Earth MagnaCharta.
E il mio discorso include anche queste parole: Oggi, ogni individuo, ogni istituzione, deve pensare e agire con responsabilità verso il Pianeta, facendo scelte economiche, ecologiche ed etiche che possano assicurare un futuro sostenibile per tutti. Comportamenti volti ad eliminare l’inquinamento, la povertà e la violenza, azioni che facciano emergere la bellezza della vita e portino verso un progresso pacifico per l’intera umanità”.
In un Paese come l’Italia, colpita di recente da eventi naturali che hanno lasciato una profonda ferita, riflettere su un futuro sostenibile è solo il primo piccolo passo per non perdere la speranza che un altro mondo è possibile