Adler, ritrova i bambini cui salvò la vita
Durante la guerra, Bruno, Mafalda e Giuliana, si erano riparati in un cesto. Il militare americano non si dava pace, voleva “riabbracciarli” anche se attraverso il web. Una laboriosa ricerca, poi l’incontro virtuale. La commozione e quella frase d’affetto che sciolse la conversazione fra l’uomo e i tre fratellini. Un giornalista-scrittore, Matteo Incerti, ha dato il via alle ricerche. E tutto è bene…
Dopo settantasei anni quattro amici, un ex soldato americano e tre ex bambini, fratellini, oggi evidentemente in avanti con gli anni e, fortunatamente tutti vivi e vegeti, si rincontrano. Si riabbracciano virtualmente. L’uno, Adler, degli altri, Bruno, Mafalda e Giuliana, aveva perso le tracce. Da anni aveva questo chiodo fisso, ne aveva parlato più di una volta, negli anni, con gli amici, fino a quando non ha insistito nel raccontare la sua storia alla sua badante. «Voglio capire cosa stiano facendo quei tre bambini diventati adulti, cui ofrrii della cioccolata!».
Così, per una volta svoltiamo. Vale la pena raccontare una storia come questa. Tocca tutti da vicino, ma viene da lontano. Lontano negli anni, lo scenario è tutto italiano. E’ una scheggia di umanità che viene fuori dalle pieghe di una guerra che non conosce sentimenti, quando a volte le pallottole diventano “fuoco amico”.
Il ricordo di una cesta e due vecchie foto scattate in una piccola località di Monterenzio (Bologna). Testimoniano uno dei pochi momenti di umanità in un’epoca che di umano aveva poco o niente. In mezzo, un buco di settantasei anni, un lasso di tempo all’interno del quale le vite di quattro persone sono andate avanti, ognuna per la sua strada.
Fino a quando, questione di giorni, l’ex soldato americano Martin Adler, novantasei anni, originario del Bronx, si è ritrovato faccia a faccia (sullo schermo di un computer) con Bruno, Mafalda e Giuliana Naldi, rispettivamente di ottantatré, ottantadue e settantanove anni. Li aveva visti per la prima e unica volta nell’ottobre del ‘44, quando aveva vent’anni e combatteva sulla Linea Gotica.
MITRA IN PUGNO, CHE PAURA!
Un giorno, insieme al suo compagno d’armi John Bronsky, entrò mitra in pugno in un’abitazione dell’Appennino tosco-emiliano. Da una grande cesta provenivano strani rumori: i due militari del Trecentotrentanovesimo reggimento U.S.A. erano già pronti a fare fuoco, quando una donna corse loro incontro urlando «Bambini, bambini!». Ne uscirono tre fanciulli, due femminucce e un maschietto. E i due militari, sciogliendosi per l’emozione, chiesero il permesso alla mamma dei piccoli di farsi una foto con loro. Un breve momento di felicità, in un’epoca di orrori: non molto lontano da lì si consumò l’eccidio di Monte Sole.
Per settantasei anni le foto di quella minuscola “tregua” dall’incubo quotidiano della guerra sono rimaste in un cassetto dall’altra parte dell’Atlantico. Finché Adler non ha deciso di mettersi alla ricerca dei bambini, aiutato dalla figlia Rachelle. Non conosceva i loro nomi e non sapeva nemmeno il nome del paese in cui si trovava. Ma col suo appello social, che ha raccolto migliaia di condivisioni e commenti, è entrato in contatto anche con Matteo Incerti, giornalista e scrittore reggiano che già in passato ha aiutato persone a mettersi in contatto e riacceso i riflettori su storie quasi dimenticate (l’ultimo libro è “I pellerossa che liberarono l’Italia”).
E BRUNO SENTI’ IL “TG”
Le indagini sono state rapide. È stato Bruno Naldi, il più anziano dei tre fratelli, ad essere raggiunto dalla notizia della ricerca considerata «impossibile» da tg e stampa: ricordava di soldati americani che presero lui e i fratellini in braccio, donandogli anche dei dolci. E sua sorella Mafalda, in quella foto, si era riconosciuta subito. Bruno ne ha parlato con un suo amico, la cui badante ha poi scritto a Incerti. Chiudendo un cerchio larghissimo. La casa di Monterenzio è ancora in piedi, ma i Naldi non ci vivono più da tanto. Si trasferirono a Castel San Pietro (Bologna) nel ‘53 e vivono ancora lì. Mamma Rosa, che quel giorno gli salvò probabilmente la vita e poi li volle vestiti da festa per la foto con i militari, è morta vent’anni fa.
I tre fratelli, invece, ci sono ancora e in questi giorni hanno incontrato, in videoconferenza, Adler. Il vecchio soldato, alla notizia del ritrovamento, non stava più nella pelle. E oggi come allora, appena partito il collegamento chiede: «Ciao bambini! Vuoi cioccolata?». A raccontarlo è Incerti, nel ringraziare chi in questi giorni ha diffuso la richiesta d’aiuto del soldato Adler: «Come insegnano i miei amici nativi ojibwa e cree il segreto della vita è condividere, perché siamo tutti sull’orlo del tamburo».