“12eMezzo” e una griffe già nota: Varvaglione1921.
Lanciato sul mercato un progetto più moderno ed eco-compatibile.
Fra un po’ anche i media nazionali, si accorgeranno che Taranto non è “tutto fumo”. Dunque, acciaio, un’industria che proprio non riesce a liberarsi da una marcatura asfissiante di chi vuole sì il lavoro, ma non riesce in modo convinto, e unanime, a salvaguardare il bene primario: la salute.
Se poi alla salute vai incontro, come stanno facendo imprenditori illuminati che investono sulla ricchezza del territorio, coltivazioni senza contaminazioni, prodotti chimici, capisci che da queste parti ormai si suona un’altra musica.
Detto di masserie nei dintorni, degli “stretti” della Città vecchia, delle antiche vestigia di una bellezza senza tempo, ecco che dalla mente di investitori dalla vista lunga, scaturisce un altro prodotto delle nostre terre. L’ultimo brand dello nostro territorio è, infatti, una linea di vini completamente sostenibile. Dalla vigna alla bottiglia 12eMezzo: è questo, il progetto più moderno ed eco-compatibile lanciato sul mercato e che porta una griffe già nota: Varvaglione1921.
Grazie alla presenza a stazioni meteo che valutano tutta una gamma di parametri, in campagna non esistono più – come dire – “trattamenti” se non quelli realmente necessari e richiesti dalla pianta. Sostenibilità, la parola d’ordine. E’ l’unico passpartù che consente la scelta dei supporti riciclabili della RAF cycle, fino alle carte certificate FSC, marchio che identifica i prodotti provenienti da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.
Volendola fare breve: carte che provengono da foreste gestite in maniera sostenibile. Ciliegina sulla torta, meglio, tappo sul collo della bottiglia? Detto fatto, anche il tappo è frutto di una ricerca e di un investimento teso alla tutela dell’ambiente poiché si è optato per un prodotto, targato Normacorc, al 100% e prodotto in fibra di canna da zucchero.
Il brand è un impegno, onestà imprenditoriale e rispetto della clientela, che dall’attenzione all’ambiente passa all’unicità di un’etichetta che cambia per essere al passo con i tempi. Impercettibile, dirà qualcuno. Sostanziale, sostengono invece molti altri. Ecco la nuova immagine scelta da Varvaglione1921per la linea 12eMezzo.
«Siamo intervenuti graficamente – spiega Marzia Varvaglione – per valorizzare i dettagli e spingere sull’identità, per unificare il layout ma, attraverso alcuni particolari, evidenziare ancora più l’unicità di ogni bottiglia». Uniformati i colori delle capsule per differenziare la selezione dei rossi da quella dal resto della collezione per rafforzare l’appartenenza di ogni vino a quella che per Varvaglione1921 è una delle linee più amate in Italia e all’estero dove è presente in 60 Paesi.
«Ci sembrava importante dare un’idea di continuità – prosegue Marzia Varvaglione – anche grafica sugli scaffali delle enoteche o in qualunque luogo in cui le bottiglie vengono o verranno esposte: abbiamo differenziato il colore per ilPrimitivo e per il Negroamaro per dare a ciascuna bottiglia anche una vita propria nel segno della riconoscibilità e siamo intervenuti, graficamente, sulla laminatura che da color argento è diventata dorata».
In buona sostanza, un lavoro di rifinitura guardando ad una comunicazione efficace, immediata e moderna alla quale si è unito un lavoro che ha puntato sulle sensazioni che, su ciascuna etichetta, prendono la forma degli elementi che si sentono al naso dalla degustazione olfattiva.
La collezione 12eMezzo è il risultato di questo ultimo progetto. Un grande appeal che ha visto la collaborazione tra Varvaglione1921 con l’Università di Udine che, insieme, hanno lavorato affinché, partendo dai vitigni autoctoni di origine pugliese, si mettessero in bottiglia vini con il medesimo grado alcolico. Da questo, che si attesta sui 12,5% alc, è derivato anche il nome di quella che è una linea che sta riscuotendo un grandissimo favore da parte dei mercati italiani e internazionali.
12eMezzo riflette pienamente la filosofia della famiglia Varvaglione nell’utilizzo dei tradizionali vitigni autoctoni pugliesi, implementando al contempo un moderno processo di vinificazione. Questo dà origine a vini freschi e innovativi che sono unici nel loro packaging. Un progetto che a distanza di qualche anno ha ricevuto la giusta attenzione per renderlo più moderno e ancora più accattivante nella sua immagine.
Taranto è anche questa. Vuole essere soprattutto questa. Una ripartenza, dalla propria tradizione in poi. Quando il nostro territorio in fatto di “tavola” ha dato punti (e spunti) a chiunque.