Toti e Tata, intervista esclusiva
Hanno interpretato spot e format in versione cartoon per promuovere il territorio. Raccontano le bellezze di una regione immensa e accogliente. Invogliano i pugliesi a «restarsene a casa!». Antonio Stornaiolo, «Restare qui, una scelta di vita». Emilio Solfrizzi, «Matto per la valle d’Itria, dai trulli alle masserie». «Accoglienti, non dimenticate, siamo stati i primi negli Anni Novanta ad aprire i porti all’ospitalità…». E i selfie da capire e da…ridere. «E in realtà, nessuno sa fare a meno dell’altro…»
«Fare i cartoni animati ci impegna di meno, fisicamente, fosse per noi faremmo i cartoon a vita!». Toti e Tata, al secolo Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo, hanno prestato il loro volto all’ultima campagna promozionale della nostra regione. I due volti più celebri della comicità pugliese prestano le loro espressioni a una sigla e, in realtà, un vero format in programma ovunque fino al prossimo 15 agosto.
Puglia, promossa. Esami superati brillantemente. Pensate di aver fatto tutto, invece l’attività di cartoon vi mancava.
«E’ la sigla un format dedicato ai pugliesi – dice Stornaiolo – che quest’estate per vicissitudini varie, non potranno andare fuori regione: a questi consigliamo di restare qui, perché la nostra terra è ricca di attrattive; dunque, cari corregionali, le ferie fatele a casa, perché alla Puglia non manca nulla. Poi ci piace strizzare l’occhio agli stranieri a superare l’Ofanto e venire da noi, la regione è lunga, c’è spazio per tutti nel rispetto delle distanze di sicurezza».
Dovessi indicare tre cose della Puglia, non necessariamente nell’ordine di preferenza, per cui vale la pena venire qui?
«Mi permetto di parlare anche a nome di Emilio – dice Antonio – a cui piace immensamente la Valle d’Itria, il suo tramonto, i trulli e le masserie in controluce, lo fanno letteralmente ammattire di gioia: anche io propongo per prima, la Valle d’Itria; poi con tutti i chilometri di costa che abbiamo, sicuramente il mare, fra i più puliti d’Italia; infine, sarà che è un luogo comune, l’enogastronomia. Chi vive in Puglia sa di cosa parlo, chi viene viaggio di piacere torna a casa carico di meraviglie e di qualche chiletto in più, resistere alla bontà e ai sapori genuini della nostra cucina, è impossibile».
Napoletano di nascita e barese d’adozione Antonio, barese al cento per cento, ma per lavoro scelto Roma. Ci sarà un motivo perché hai scelto di restare, anche a dispetto dei santi.
«Sono arrivato in Puglia, che avevo cinque anni: devo tanto, se non tutto alla Puglia, e pur essendo tirrenico nello spirito, sento di essere adriatico nell’animo; sono convinto che le potenzialità di questa terra non siano del tutto state espresse: si mangia bene, l’abbiamo detto, abbiamo 290 giorni all’anno di sole; siamo un popolo accogliente e lo abbiamo dimostrato a partire dagli Anni 90, quando siamo stati i primi ad aprire i porti, senza remore. Abbiamo tutto dalla nostra parte, anche se qualcosa ancora non gira del tutto, ma è uno step che prima o poi arriveremo a compiere: è l’industrializzazione che ci portiamo dietro da decenni e che spesso crea problemi ad una città, Taranto, che ritengo sia un paradiso in terra e che abbia condizioni e strumenti per riposizionarsi come uno dei principali attrattori “non solo pugliesi”; dobbiamo prendere coscienza delle buone pratiche, smarcarci da un’idea in qualche modo borbonica, pensando che la cosa pubblica sia del “re” e, invece, è nostra, però ancora due, tre piccole correzioni e diventiamo insuperabili».
Rai, Mediaset, il cinema. Quando lavori non vedi l’ora di tornare a casa, in serata stessa. E’ stato un limite o un pregio?
«Vero – sorride Stornaiolo – registravo le puntate del programma con l’Immenso Foggiano (Renzo Arbore, ndc) e tornavo subito a casa; adoro la famiglia, la vita di quartiere, mi manca perfino Paki, il mio cane… Non sono mai stato profondamente attratto dalle luci del varietà: preferisco vivere nella penombra, tranquillo, lavorare il giusto per campare piuttosto che passare a osservare dati d’ascolto o incassi al cinema, farmi fermare per strada per un autografo o un selfie. Sto bene così. Qualcuno potrebbe eccepire: grazie, non ti è capitata l’occasione, è comodo giustificarsi in questo modo. Sincerità per sincerità, qualcosina mi è capitata, però il successo non l’ho vissuto come un traguardo; il mio traguardo è avere a disposizione il tempo da dedicarmi e fare solo quello che mi piace».
L’ultimo selfie in ordine di tempo?
«Ne racconto due. Il primo con Emilio, lo abbiamo però rifiutato educatamente, per evitare che senza mascherine e senza il distanziamento necessario, la posa fosse strumentalizzata: ai tempi dei social devi pensare anche questo; noi, io ed Emilio, che ai tempi, a cena, dopo una spettacolo, ci alzavamo da tavola anche dieci volte: ci spiace se il rifiuto a questo signore con bambino appresso, possa essere stato confuso con un atteggiamento snob. Altro selfie, questo per dire la disponibilità: ero in giro con Paki, aveva appena depositato un bisognino che stavo raccogliendo com’è giusto che sia, quando un signore senza porre tempo in mezzo ha scattato una foto, piegato insieme a me, che dire: contento lui…».
Emilio e la Puglia, Antonio?
«Quando ne parliamo ad Emilio vengono i lucciconi – spiega – nonostante sia un grande attore, bene, questo sentimento di nostalgia non riesce a mascherarlo; così quando ci è arrivata questa proposta, non ci ha pensato su due volte, “Facciamola!”, mi ha detto. Oggi, grazie al Cielo, siamo sommersi di foto e video, siamo diventati una piccola comunità, che InchiostrodiPuglia programma; un “grazie” anche ad Annamaria Ferretti, che nella vita fa tutt’altro, ma che ho costretto a darci una mano: siamo una bella squadra, non c’è che dire…».
Per concludere. Cosa resta di una esperienza irripetibile come Toti e Tata?
«Resta tutto, anni importanti della nostra carriera, uno dei periodi importanti della nostra vita. Non rinneghiamo neppure una virgola, anzi, ancora oggi è vivo il ricordo di un’epoca in cui si coltivavano sogni e progetti».
Quante volte avete provato, tu ed Emilio, a convincervi a compiere un passo avanti o uno indietro e ritrovarvi a Roma, piuttosto che a Bari?
«Abbiamo due temperamenti diversi. Emilio un giorno disse “Voglio diventare un attore, non so se più Robert De Niro o Al Pacino… tu, Antonio, vieni a Roma con me e vediamo che succede?”. Io gli risposi, “No, grazie, come se avessi accettato…”, voglio restare a casa, con mamma, con la mia famiglia…».
E lui?
«“Anto’, allora io vado…”, e io: allora, vai, “quand’è” poi torni. E, in realtà, fra i mille impegni, è tornato; da cosa nasce cosa, abbiamo realizzato tre diversi lavori insieme, poi quest’ultimo progetto: in realtà, nessuno può fare a meno dell’altro. Però bene così, Emilio ha fatto una grande carriera, e io ho avuto la soddisfazione di aver campato sereno, tranquillo, cosa c’è di meglio della Puglia…».