Venti migranti dispersi, un attentato e l’arresto di una giornalista italiana
Il nuovo anno non si presenta nel migliore dei modi. A largo di Lampedusa un “barchino” si inabissa, venti migranti dispersi, salvi sei persone e un bimbo. Un ex militare americano si lancia a bordo di un mezzo e compie una strage (quattordici finora le vittime accertate). Infine, in Iran una cronista è reclusa dallo scorso 19 dicembre. Si fa il possibile per ricondurla in Italia
Non una, ma più storie, a sfondo drammatico si intrecciano fra loro. Il 2025 si apre con una tragedia, un film già visto, come l’affondamento a largo di Lampedusa di un barcone con a bordo numerosi extracomunitari alla ricerca di una vita migliore. E poi, fine 2024, l’arresto di Cecilia Sala, la giornalista italiana fermata a Teheran lo scorso 19 dicembre per aver “violato la legge della Repubblica islamica”, secondo il governo iraniano. E, ancora, altra tragedia, fine anno, New Orleans: un uomo, ex militare americano, a bordo di un’auto si lancia sulla folla ammazzando almeno quattordici persone e ferendone decine, la matrice secondo agenzie americane sarebbe di matrice terroristica. Ci sarebbero altri fatti, ma questi, per lo spazio di cui disponiamo, bastano e avanzano.
Cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata in Iran il mese scorso, ha rivelato alla sua famiglia le condizioni in cui è detenuta. Vive in isolamento, non vede nessuno, neppure le guardie che la terrebbero sotto controllo. Gli alimenti le vengono somministrati attraverso una fessura dalla porta d’accesso alla sua cella. Non dispone di alcun materasso, ma solo due coperte: la prima le serve da appoggiare a terra, per dormire, la seconda per ripararsi dal freddo.

LE AGENZIE DI STAMPA
Fra le ultime notizie diffuse dalle agenzie giornalistiche italiane, fra queste l’Ansa, non corrisponderebbe al vero la notizia secondo la quale la giornalista avrebbe ricevuto generi alimentari, prodotti per l’igiene e libri, che non avrebbe potuto leggere avendole sequestrato gli occhiali da vista.
I genitori di Cecilia, in costante contatto con la figlia, descrivono la figlia molto provata, che ha ripetuto loro che “occorre fare molta fretta”. Cecilia Sala è in isolamento completo da poco più di due settimane nel penitenziario di Evin, nella periferia della capitale iraniana.
Finora Cecilia ha incontrato solo l’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, per una mezz’ora. Secondo notizie diffuse dal sito, “la cella d’isolamento è un sistema di detenzione usato per punire i detenuti: non vedere nessuno per periodi di tempo prolungati genera sofferenza, ansia e una forte sensazione di disagio. Questo tipo di detenzione, vale a dire in regime di isolamento, rappresenta da tempo immemore uno strumento di pressione psicologica sui prigionieri. Dalla vicenda si attendono sviluppi a breve, in quanto i vertici del governo in queste ore hanno convocato l’ambasciatore dell’Iran in Italia.

USA NEL PANICO, ATTENTATO
Fino a ieri sera, il bilancio era di quattordici morti con un numero elevato di feriti. Il presidente americano Joe Biden conferma, che Shamsud-Din Bahar Jabbar, ex militare Usa, responsabile dell’attacco in pieno centro a New Orleans, era “cittadino americano, aveva prestato servizio nell’esercito Usa ed era stato nella riserva fino a qualche anno fa”.
Biden ha inoltre aggiunto che l’autore della strage sarebbe stato “ispirato dall’Isis e che gli investigatori continueranno a cercare qualsiasi connessione o complice: le forze dell’ordine stanno indagando se l’attacco col pick-up a New Orleans è collegato in qualche modo all’esplosione di un Tesla Cybertruck davanti al Trump Hotel a Las Vegas, che ha causato la morte di una persona”.
Fra le notizie, la diffusione di un video da parte di Jabbar in cui fa riferimento al suo divorzio. Pare che inizialmente avesse pianificato di riunire la sua famiglia per una “festa” con l’intenzione di ucciderli. Questo è quanto dichiarato da due funzionari informati sulle registrazioni.

VENTI DISPERSI, CI RISIAMO
Infine, ma non minore per importanza, ma solo rispettare la cronologia degli episodi, l’incidente in mare del “barchino” che una volta inclinatosi avrebbe rovesciato in mare decine di migranti. Venti i dispersi, fra questi un bambino. Stando a un ricostruzione svolta nelle ultime ore, una ventina di persone sarebbe caduta in mare. Tutto questo, a circa 20 miglia dalle coste libiche.
Sei migranti adulti (due siriani, due sudanesi, due egiziani) hanno dato la loro versione dei fatti. Il “barchino” salpato dalla costa libica, lunedì sera, per giungere a Lampedusa con i sette migranti superstiti al naufragio (fra questi, un bimbo siriano di otto anni).
Dopo che il “barchino” di circa metri è salpato, dopo circa quattro ore di mare aperto, ha cominciato a imbarcare acqua. E’ stato in quel momento che le ventisette persone a bordo, hanno cominciato ad agitarsi. “Non abbiamo capito più niente, eravamo tutti in preda al terrore; la barca si è inclinata e molti sono caduti in acqua”. Venti le persone finite in acqua, fra queste: cinque donne e tre minori. Con aereo è stata pattugliata l’area. L’esito, purtroppo, si è rivelato negativo. I superstiti si allontanati velocemente a causa di una forte corrente del mare. E’ quanto i sei uomini superstiti e un bimbo di otto anni, hanno confermato anche una volta a bordo del traghetto di linea che li ha sbarcati a Porto Empedocle.