Incongruenze funzionali o indifferenza diffusa?

Certo, il 2018 non si chiude nel migliore dei modi come, d’altronde, non è stato un anno che ha regalato grandi emozioni dal punto di vista di quelli che definiremmo “cambiamenti positivi”.

Ed è così che, per esempio, dopo lunghi anni di discussione sull’argomento, il 26 dicembre, in occasione della partita Inter-Napoli, un campo di gioco si trasforma in maniera premeditata in terreno di battaglia prima ancora che cominci la partita perché l’obiettivo non è certo quello di partecipare all’evento sportivo, ma quello di dare sfogo ad una guerra fra bande con un chiaro retrogusto delinquenziale che nulla ha a che fare con il calcio.

Ma non bastano un morto e quattro feriti: bisogna completare l’opera mettendo in scena il più squallido, illogico, retrogrado, incivile degli spettacoli: gli insulti razzisti a Koulibaly, preso a bersaglio per tutto il corso della partita!

Un filo conduttore, in realtà, esiste se sugli spalti vengono sventolate bandiere ed esposti striscioni con simboli neonazisti e il tutto viene consentito dalle Società di calcio per mantenere buoni i rapporti con quella che chiamano “tifoseria”.

Se il calcio si è trasformato in grande business era inevitabile che la mafia vi si infiltrasse con i suoi affari ormai noti: spaccio, bagarinaggio, riciclaggio, estorsioni e condizionamenti nei confronti delle Società.

Senza tralasciare il fatto che, i cosiddetti “gruppi organizzati”, quasi sempre riconducibili ad ideologie dell’ultradestra, rappresentano un bacino elettorale importante!

Il caso di Koulibaly, che non è un caso isolato, dimostra come atteggiamenti razzisti e xenofobi vengano derubrica a “ragazzate” senza cogliere la natura vera dell’intolleranza che, fuori dallo Stadio, si trasferisce tutti i giorni nelle strade, sugli autobus, nei treni, nelle scuole.

Come dire, non è stato un anno da ricordare positivamente e che si sta chiudendo anche peggio su più fronti: la settantaseiesima donna ha trovato la morte uscendo di casa per recarsi al lavoro per mano del suo ex marito dal quale era divorziata da sei anni.

Crivellata da dodici colpi di pistola da un maschio che, con tutta evidenza, in sei anni non ha elaborato il lutto della perdita di una proprietà, non di una donna!

67 femminicidi in una anno in Italia non sono il segnale di una società sana, anzi!

Una società che continua a calare la maschera mostruosa della cecità, di quella indifferenza che fomenta e rafforza atteggiamenti di intolleranza.

Quella stessa società che, attraverso la televisione, durante gli spot pubblicitari riesce ad affiancare la campagna fondi per i bambini che rischiano di morire di malnutrizione in Africa alla Befana che si pone il problema di quali prodotti di una grande marca di cioccolato mettere nella calza.

I più la chiamerebbero incongruenza funzionale al mercato, io la chiamo indifferenza e perdita di ogni senso di umanità.