Tutti a lezione!
Aspettando Olagbemi, che si è offerto di raccontarci la sua storia, mi sono intrattenuto qualche minuto con un gruppo di ospiti, quasi tutti arrivati da poco tempo, che ho incrociato nel salone delle attività collettive mentre, in maniera straordinariamente diligente, seguivano il corso di alfabetizzazione tenuto da Simona, una operatrice di Costruiamo Insieme che, nonostante il caldo torrido del pomeriggio, riusciva a tenere viva l’attenzione di una ventina di persone.
Tra loro, anche un paio di ospiti che ci hanno già raccontato le loro storie e che, con Simona, hanno spiegato il motivo della mia presenza in struttura.
E’ così che Mosa Mia, un ragazzo del Bangladesh seduto in prima fila, da soli 2 mesi in Italia ha detto di essere un bravo ceramista e di aver lasciato il suo Paese perché appartiene ad una famiglia molto povera.
Mohammad Uzzal, seduto di fianco a Mosa, racconta di aver viaggiato dal Bangladesh alla Libia in pulmann e che nel suo Paese svolgeva lavori di pulizia.
Mentre gli altri iniziano a lasciare la sala, Amadou, dal 2016 in Italia, dice di essere un bravo sarto.
Compreso che non tutti hanno gradito l’interruzione della lezione abbandonando la sala, Simona mi ha spiegato che “loro tengono molto a queste lezioni. Hanno capito che, oltre la burocrazia, l’ostacolo più grande è quello della conoscenza della lingua. E’ un gruppo che segue assiduamente le lezioni e ieri hanno fatto il loro primo compito in classe”.
A quel punto ho salutato con imbarazzo e mi sono allontanato con un altro operatore sempre in attesa che Olagbemi ci raggiungesse.
Dopo qualche minuto la classe si è ricomposta: tutti con i quaderni aperti e seduti ai propri banchi ad ascoltare Simona!
Senza nulla togliere alle capacità di Simona (che, peraltro, è solare, gentile, paziente e crede nel lavoro che fa), la situazione mi ha sorpreso: guardare senza essere visti con quanto interesse e attenzione questi ragazzi seguono le lezioni mi ha convinto della loro volontà di apprendere, di poter comunicare, di acquisire quello che è uno strumento vitale per restare in un Paese molto diverso e troppo lontano da quello di origine.
Ma Simona non è l’unica: tutti gli operatori dei CAS di Costruiamo Insieme hanno nel DNA una particolare dedizione per quello che diventa difficile definire “un lavoro”: è uno strano naturale rapporto fra dare e avere all’interno di un rapporto di convivenza che si basa sull’umanizzazione di quello che in altri luoghi si chiama produzione.
Finalmente ci raggiunge Olagbemi, un uomo di 37 anni nigeriano originario di Lagos che ci spiega di aver perso tempo perché con se ha portato tutti i documenti di cui è in possesso e, “per fare una intervista bisogna presentarsi bene!”.
Olagbemi è stato dichiarato dalla Commissione Territoriale con ottima scolarizzazione ma, nonostante sia in Italia dal 21 ottobre 2014, non conosce una parola della lingua italiana.
Ha lasciato in Nigeria la moglie e tre figli con i quali ha contatti frequenti.
Ma la sua storia è lunga e complicata per essere riassunta in poche righe. Merita uno spazio tutto suo.
Oggi, ho preferito raccontare un pezzo di vita vissuta in quei Centri di Accoglienza Straordinaria che in tanti, a turno, denigrano, definiscono ghetti, dormitori o “macchine per fare soldi”.
La storia di Olagbemi la rinviamo alla prossima puntata!