Qualità della vita quarta edizione, la fuga dei giovani

Le classifiche a cura del Sole 24 Ore misurano le “risposte” dei territori. In predicato le esigenze specifiche dei tre target generazionali più fragili e insieme strategici. I servizi a loro rivolti e le loro condizioni di vita e di salute. Taranto è penultima, al posto numero 106. Non se la passano meglio Brindisi (105), Foggia (103), Barletta Andria Trani (97), Bari (93) e Lecce (92)

 

Taranto fanalino di coda. Sarà una città in ripresa, dicono i politici e quei cittadini che proprio non vogliono saperne di vedere la loro città ad essere spesso presente nelle classifiche stilate dagli esperti. L’ultima chart, così chiamano le classifiche gli americani – ma sinceramente per noi pugliesi cambia poco – raccontano una Taranto che è al 106mo posto, staccata di poco da le corregionali Brindisi (105), Foggia (103), BAT (97), bari (93) e Lecce (92). Fossimo al Giro d’Italia, la rassegna ciclistica in programma in questi giorni nel nostro Paese, saremmo gli “inseguitori”, sostanzialmente il gruppo di coda, che si dibatte con improbabili colpi di coda, scatti in piedi sui pedali, magari solo per fare scena. Per i commentatori saremmo “maglia nera” designata.

 

 

CENTOSEIESIMA, SENZA APPELLO

Accade da tempo e, sinceramente, non ci aspettavamo niente di buono, considerando che già sapevamo dell’emorragia registrata dal nostro territorio negli ultimi anni. In Puglia c’è una fuga senza ritorno da diverso tempo, a Taranto pare siano almeno in cinquantamila i “residenti”, ma fuori provincia. Per mille motivi: fra questi, lo studio e il lavoro. Uno trascina l’altro: fattuale. Andare al Nord per laurearsi, per poi tornare e non trovare lavoro, è una delle tante riflessioni che si sono posti i ragazzi intervistati nel sondaggio. Una radiografia, sempre puntuale, del Sole 24 Ore che purtroppo – da anni a questa parte – non ci racconta niente di nuovo. E soprattutto niente di incoraggiante.

Sondrio per i bambini, Gorizia per i giovani e Trento per gli anziani. Queste tre province italiane a garantire una migliore qualità della vita alle rispettive fasce d’età. E a trionfare, di conseguenza, nell’edizione 2024 degli “Indici generazionali” del Sole 24 Ore, scrivono di Marta Casadei e Michela Finizio. Ed è proprio in questa classifica che le nostre città non sono messe bene e fra i sei capoluoghi, quello ionico, risulta essere sesto.

Insomma, essere giovani a Taranto è molto complicato. Sulle centosette province italiane radiografate dal quotidiano di Confindustria, l’associazione degli imprenditori italiani. La nostra provincia, si diceva, è dunque centoseiesima nel report che considera la fascia d’età 18-35 anni.

 

 

BAMBINI, 82° POSTO

Le classifiche altro non fanno che mettere in relazione le risposte dei territori alle esigenze specifiche dei tre target generazionali più fragili e insieme strategici, i servizi a loro rivolti e le loro condizioni di vita e di salute.

Per quanto riguarda i bambini, Taranto occupa l’ottantaduesimo posto; meno peggio agli anziani, over 65, con il settantacinquesimo posto.

Taranto, fascia18-35 anni, è la peggiore per quanto attiene i laureati. Nessuno peggio di Taranto. I nostri giovani che studiano ed arrivano a titoli di studio elevati o molto elevati, si diceva, scelgono di andare a vivere altrove.

Sostanziale la differenza con Bari, quarantesimo posto a livello nazionale. Con i baresi condividiamo l’indice della disoccupazione giovanile, che evidentemente non è una consolazione. Solo Agrigento e Reggio Calabria stanno messe peggio. In fatto di lavoro, male la trasformazione a tempo indeterminato: non si va oltre il novantacinquesimo posto. Uno spiraglio dall’imprenditoria giovanile. Parziale consolazione: la provincia tarantina è al quarantasettesimo posto nella classifica nazionale.

 

 

SOLE VENTIQUATTRO ORE

Gli indici generazionali, al netto di alcuni exploit – conclude la sua disamina il Sole 24 Ore – restituiscono dinamiche ormai consolidate nella “distribuzione” del benessere territoriale in Italia. Quasi sempre le province del Sud si trovano in coda alla classifica (che, va detto, nel caso degli anziani, è chiusa anche quest’anno da Lucca). In linea con le edizioni precedenti, poi, l’indagine per fasce di età fotografa performance medie, se non basse, delle grandi aree metropolitane. Particolarmente negative quando si parla di benessere dei giovani: ad eccezione di Bologna (14° posto) e Firenze (33° posto), le grandi città italiane si posizionano tutte da metà classifica circa in poi: – Milano (45) in forte ascesa rispetto allo scorso dato. Bari, Catania, Napoli, Palermo e Roma (98) registrano i punteggi peggiori.