L’ADDIO A BENEDETTO XVI

Giovedì l’addio a Joseph Ratzinger

In Vaticano, capi di Stato di Italia e Germania. Ma anche politici e rappresentanti di altre religioni intervenuti da tutto il mondo. Duecentomila fedeli in tre giorni hanno tributato l’ultimo saluto al papa emerito scomparso a novantacinque anni. Papa Francesco: «E’ stato un grande maestro di catechesi», la folla a gran voce «Santo subito!»

pope-2073854_960_720E’ andato via con la stessa discrezione con cui ha gestito il suo pontificato, tracciando nei suoi interventi talvolta anche severi linee-guida in momenti in cui la fede sembrava come si stesse disorientando. Benedetto XVI, fra i meriti, ha avuto di sicuro quello di richiamare a sé i fedeli, per poi consegnare con le sue storiche dimissioni, un popolo nella mani sapienti del suo successore, papa Francesco.

Deceduto lo scorso 31 dicembre all’età di novantacinque anni, il papa emerito Benedetto XVI, si era dimesso nel 2013 dopo un pontificato di otto anni. Giovedì 5 gennaio si sono svolti in Vaticano i suoi funerali.

Preghiera e commozione, prima che il feretro del papa emerito Benedetto XVI lasciasse il sagrato di San Pietro, papa Francesco si è avvicinato per porre una mano sulla bara.

La salma di Benedetto XVI è stata tumulata nelle Grotte vaticane, nel posto che anni prima lui stesso aveva scelto. La basilica vaticana ha riaperto i suoi battenti lo stesso giovedì pomeriggio, ma non sarà ancora possibile visitare le Grotte vaticane per vedere la tomba di papa Joseph Ratzinger. Si attenderà il completamento dei lavori, difficile che prima di domenica i fedeli potranno tributare l’estremo saluto al papa emerito.

pope-benedict-xvi-84230_960_720GIOVEDI’ MATTINA L’ADDIO

Nella mattinata di giovedì sono giunti a San Pietro Roma, da tutto il mondo, politici, capi di Stato e rappresentanti religiosi sono arrivati per dare l’ultimo saluto a Benedetto XVI. Fra gli altri, erano presenti il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la premier Giorgia Meloni e l’ex premier Mario Draghi.

Da una prima stima, pare che i fedeli intervenuti alle esequie fossero cinquantamila circa. Prima della conclusione del rito, la folla di fedeli ha scandito più volte “Santo subito!”, a sottolineare l’affetto che Benedetto XVI, discreto, ma importante, aveva avuto nell’arco dei suoi otto anni di pontificato.

Dalle prime luci del mattino di giovedì, sventolano bandiere tedesche. Non appena il protocollo lo consente, ecco la corsa per trovare un posto a sedere. Un primo blocco davanti alla chiesa è già tutto pieno, mentre tanta altra gente sta arrivando dopo i rigorosi controlli che daranno accesso a piazza San Pietro per tributare l’ultimo saluto a papa Ratzinger.

Un interminabile applauso accoglie a Piazza San Pietro l’arrivo del feretro di Benedetto XVI. Dalle prime luci dell’alba migliaia sono già migliaia e migliaia i fedeli che parteciperanno poche ore dopo ai funerali del papa emerito.

st-peter-1128858_960_720UN OMAGGIO DURATO TRE GIORNI

Sono state almeno duecentomila in tre giorni i fedeli che hanno reso omaggio a Ratzinger, la cui salma è rimasta esposta per settantadue ore all’interno della Basilica, simbolo della cristianità. Una coda umana senza fine di fedeli, ma anche di turisti, come quella cui si è assistito nella mattinata di giovedì, quando cioè papa Francesco ha presieduto le esequie per rendere l’ultimo saluto al suo predecessore.

«E’ stato un grande maestro di catechesi», aveva detto papa Francesco nell’Aula Paolo VI, dove mercoledì aveva tenuto la tradizionale udienza generale. «Il suo pensiero acuto e garbato – aveva proseguito – non è stato autoreferenziale, ma ecclesiale, perché sempre ha voluto accompagnarci all’incontro con Gesù».

A celebrare il rito, il decano del Collegio cardinalizio, il cardinale Giovanni Battista Re. Più di mille i giornalisti accreditati, mentre tremilasettecento sono stati i sacerdoti presenti alle esequie. Presenti le delegazioni ufficiali di Italia e Germania ma anche altri Capi di Stato.

Fra gli striscioni esposti, uno fra gli altri, in lingua tedesca: «Danke Benedikt», a sottolineare la presenza massiccia di fedeli tedeschi intervenuti a San Pietro per tributare gli applausi e l’ultimo saluto a Ratzinger. Dopo la Messa esequiale, le spoglie di Benedetto XVI sono state trasferite nelle Grotte vaticane, nella tomba che fu di Giovanni Paolo II. Una traslazione delle sue spoglie con la tumulazione nel luogo che lui stesso, si diceva, aveva indicato.

«No allo sfruttamento dell’Africa»

Papa Francesco al “Corriere della sera”

«Paesi africani non sono padroni del proprio sottosuolo: dipendono ancora dalle potenze colonialiste, così è un’ipocrisia risolvere il problema dei migranti in Europa», dice il Pontefice. «Se vogliamo porre fine a questo grave tema, aiutiamo la gente nel suo stesso Paese», aggiunge. «Il Governo italiano non può fare tanto senza l’accordo con l’Europa, che scarica le responsabilità sulle sole Italia, Cipro, Grecia e Spagna»

pope-5519251_960_720Il nuovo governo, la guerra e le armi vendute che alimentano il conflitto, i migranti e la posizione dell’Europa che lascerebbe «a Cipro, Grecia, Italia e Spagna la responsabilità di tutti coloro che arrivano sulle spiagge». Papa Francesco incontra la stampa, fa gli auguri al nuovo premier, Giorgia Meloni, prima donna a ricoprire il ruolo di presidente del Consiglia, la condanna dell’Iran ancora ostile al sesso femminile.

Il Pontefice interviene su più punti, tutti condivisibili. Alla Meloni, il ringraziamento per l’incoraggiamento: nelle sue parole saggezza e carità; la Russia e il conflitto in Ucraina: è terza guerra mondiale, quando gli imperi si indeboliscono hanno bisogno di fare guerra per sentirsi forti; sull’Iran: una società che cancella le donne dalla vita pubblica si impoverisce.

E poi, altro argomento che ci sta a cuore: i migranti. Sul Corriere della sera, come su altri quotidiani, pubblicano una bella conversazione con Papa Francesco. Gian Guido Vecchi, autore dell’intervista, introduce l’argomento: quattro navi al largo della Sicilia. A bordo centinaia di donne, bambini, uomini, in difficoltà. Non tutti possono sbarcare.

«MIGRANTI, VANNO ACCOLTI»

«Il principio è che i migranti vadano accolti, accompagnati, promossi e integrati – dice il Pontefice – e non si possono fare questi quattro passi, il lavoro con i migranti non riesce ad essere buono; ogni governo dell’Unione europea deve accordarsi sul numero di migranti può ricevere, diversamente sono solo quattro i Paesi che ricevono i migranti: Cipro, Grecia, Italia e Spagna, i più vicini per i migranti del mare, e la vita va salvata. Oggi il Mediterraneo è un cimitero, forse il più grande del mondo. “Hermanito”, un libro spagnolo, narra di un ragazzo africano che, seguendo le tracce del fratello, arriva in Spagna. Ha subito cinque schiavitù prima di imbarcarsi. Molta gente, racconta, viene portata di notte alle barche: se non vogliono salire, però, sparano loro e li lasciano sulla spiaggia. La schiavitù di quella gente, il rischio di morire in mare. La politica dei migranti va concordata fra tutti i Paesi. Non si può fare una politica senza consenso. E l’Unione europea su questo deve prendere in mano una politica di collaborazione e di aiuto, non può lasciare a Cipro, Grecia, Italia e Spagna la responsabilità di tutti i migranti che arrivano sulle spiagge. La politica dei governi fino a questo momento è stata di salvare le vite, questo è vero».

pope-1248270_960_720«PIANI DI SVILUPPO»

«Credo che questo governo abbia la stessa politica – conclude Sua Santità – e abbia fatto già sbarcare i bambini, le mamme, i malati, da quello che ho sentito, almeno l’intenzione c’era. Ma l’Italia, questo governo, non può fare nulla senza l’accordo con l’Europa. La responsabilità è europea. E poi io vorrei citare un’altra responsabilità europea rispetto all’Africa. Una delle grandi donne statiste, Angela Merkel, ha detto che il problema dei migranti va risolto in Africa. Ma se pensiamo l’Africa con il motto “l’Africa va sfruttata”, è logico che la gente scappi da quello sfruttamento».

L’Europa deve cercare di fare dei piani di sviluppo in Africa. «Pensate che in Africa alcuni Paesi non sono padroni del proprio sottosuolo che ancora dipende dalle potenze colonialiste. È un’ipocrisia, risolvere il problema dei migranti in Europa: no, andiamo a risolverlo anche a casa loro. Lo sfruttamento della gente in Africa è terribile, per questa concezione. Il primo novembre ho avuto un incontro con studenti universitari dell’Africa, ma questi studenti hanno una capacità, una intelligenza, uno spirito critico, una voglia di andare avanti ma a volte non possono per la forza colonialista che ha l’Europa nei loro governi. Se noi vogliamo risolvere il problema dei migranti definitivamente, risolviamo i problemi dell’Africa, aiutiamo l’Africa».

«Santità, ecco Mozart»

Papa Francesco in un negozio di dischi a Roma

Una improvvisata in un’attività del centro. «Una grande emozione, da cardinale era nostro cliente, poi lo abbiamo perso di vista, diciamo così…», la titolare di “Stereosound”. Dalla Santa sede raccontano che Bergoglio spesso sorvola sul protocollo. In altra occasione aveva comprato scarpe e occhiali. Il cinema di Anderson e Moretti aveva raccontato sortite non proprio simili

Non è la prima volta che papa Francesco esce da Città del Vaticano per fare shopping. Sia chiaro, non con carrello e mascherina in fila in un supermercato della capitale. Lo ricorda una nota della stessa Santa sede che specifica sortite simili, aiutando addirittura la stampa nazionale e internazionale a far passare il concetto di Uomo fra gli uomini. Stavolta, papa Bergoglio, si è recato in un negozio di dischi, come ci è capitato qualche volta. Come uno di noi è entrato in questa attività commerciale, “Stereosound”, ci ha spiegato il Corriere della sera, per salutare titolare e dipendenti, lui che ai tempi in cui era cardinale e di passaggio a Roma spesso, proprio lì, acquistava incisioni di esecuzioni di Mozart.

Nel cinema già due titoli, in modo totalmente diverso, avevano avanzato ipotesi su come potesse essere una scappatella del Santo padre fra le strade di Roma. “L’uomo venuto dal Cremlino”, film americano del ’68 interpretato da Anthony Quinn diretto da Michael Anderson e “Habemus Papam” con Michel Piccoli diretto da Nanni Moretti. Nel primo, Quinn, interpreta un arcivescovo prigioniero in un gulag dell’allora Unione sovietica, ispirato a una storia vera, tanto che per liberare un rappresentante della chiesa greco-cattolica ucraina intervennero a più riprese Papa Giovanni XXIII e il presidente americano John Kennedy; nel secondo, Piccoli, ha un attacco di panico tanto da fuggire per le strade della capitale fra lo sconcerto generale.

Fonte Facebook Francesco Bergoglio

Fonte Facebook Francesco Bergoglio

DUE SORTITE AL CINEMA…

Entrambi girano per Roma in abiti più o meno civili, quasi volessero vedere di nascosto che effetto fa. Quinn dà un tratto politico, Piccoli un segno psicologico. E Francesco? Jorge Mario Bergoglio è l’Uomo fra gli uomini. In passato ha tirato le orecchie a qualcuno, dato uno strattone a una fedele che lo aveva assalito. Cose così, facendo conoscere quello che è il lato umano di un papa, che deve manifestare, se possibile, il suo tratto semplice, di persona che qualche volta può concedersi mezz’ora fuori dal comune.

Dalla Città del Vaticano hanno ricordato che a papa Francesco era capitato di uscire dalla Santa sede, accompagnato per acquistare scarpe ed occhiali. Stavolta si è trattato di dischi. Bergoglio si è concesso un’altra uscita privata fuori le mura, questa volta per recarsi in un negozio di musica, “Stereosond”, in via della Minerva, accanto al Pantheon. Uno dei primi a notarlo, il vaticanista spagnolo Javier Martínez-Brocal, direttore dell’agenzia “Rome Reports”, che trovandosi proprio lì, per strada in quel momento, ha filmato l’uscita di Bergoglio dal negozio con un disco sotto un braccio. Immagini postate su twitter e giro del mondo, aperture di notiziari, tg e prime pagine sulla stampa, con buona pace della titolare del negozio che ne ha ricavato un po’ di pubblicità che di questi tempi non può che far bene.

SANTITA’, GRANDE COMPETENZA

La titolare di «Stereosound», infatti, ha spiegato al Corriere della sera che è stata un’emozione immensa, una visita a sorpresa. «Il Santo Padre – ha dichiarato la donna – è appassionato di musica ed era già nostro cliente, anni fa, quand’era ancora cardinale e passava per Roma; poi, ovviamente, non lo abbiamo più visto. E adesso è venuto a trovarci, per salutarci. Con che disco è andato via? Con un disco di musica classica che gli abbiamo regalato volentieri».

Papa Francesco non ne parla, ma pare sia un ascoltatore competente. A padre Antonio Spadaro, nella sua prima intervista a “Civiltà Cattolica”, aveva dichiarato: «In musica amo Mozart, ovviamente. Quell’Et Incarnatus est della sua Missa in Do è insuperabile: ti porta a Dio! Amo Mozart eseguito da Clara Haskil. Mozart mi riempie: non posso pensarlo, devo sentirlo». Altroché, grande competenza Santità. «Beethoven – aveva infatti dichiarato ancora a padre Antonio Spadaro – mi piace ascoltarlo, ma prometeicamente. E l’interprete più prometeico per me è Furtwängler. E poi le Passioni di Bach. Il brano di Bach che amo tanto è l’Erbarme Dich, il pianto di Pietro della Passione secondo Matteo. Sublime. Poi, a un livello diverso, non intimo allo stesso modo, amo Wagner. Mi piace ascoltarlo, ma non sempre. La Tetralogia dell’Anello eseguita da Furtwängler alla Scala nel ’50 è la cosa per me migliore. Ma anche il Parsifal eseguito nel ’62 da Knappertsbusch».