Piero Pelù, sessant’anni, si confessa
Il leader dei Litfiba ammette debolezze, ma anche quel pizzico di fortuna che lo ha tenuto per quarant’anni sulla cresta del rock. «Se penso a quanti della mia generazione non ci sono più a causa dell’eroina, mi sento un miracolato», dice l’artista in procinto di partire con “L’ultimo girone”, titolo dantesco non a caso. «Quella robaccia è stata il nostro Vietnam negli Anni 80: la odiavo e, oggi, ho come la sensazione che che stia tornando di nuovo e i ragazzi di oggi non sappiano cosa in realtà significhi quel “viaggio”».

Foto Il Messaggero
«Sessanta e non sentirli», Piero Pelù, incarnazione del rocker che più rocker non si può, ha appena superato la soglia del suo sesto decennio «vissuto più o meno pericolosamente, anzi senza “meno”: vissuto pericolosamente». Il bello del cantante dei Litfiba è che non gira mai intorno a un discorso, gli piace andare dritto al nocciolo. Al sodo, insomma. E quel c’è di sodo nel suo ultimo bilancio è una vita da rocker, fra mille tentazioni e qualche esagerazione di troppo. «L’inferno, per esempio – dice – se penso a quanti della mia generazione non ci sono più a causa dell’eroina, mi sento un miracolato». Pelù, come spesso gli accade, si è raccontato senza freni dando quelli che in gergo i giornalisti chiamano “titoli”. Impegnato con i Litfiba nelle prove del tour “L’ultimo girone”, si è raccontato al Corriere della sera. Un lungo articolo, un bel corpo a corpo, nel quale il giornalista del Corsera non si è fatto mancare nulla, dando risposta a qualsiasi interrogativo. Dall’altra parte un artista disponibile, intelligente, sensibile che vuole “dire cose” che possano essere di insegnamento ai suoi fan. Ma anche a chi legge le colonne, il sito del “Corriere” a ha voglia di sapere qualcosa di più di questo giovanotto di appena sessant’anni. «Abbiamo toccato corde che non pensavamo – confessa – ciò che sentivamo noi, sentiva il pubblico: non ho mai fatto musica per far denaro, anzi mettiamola così: era il solo modo per salvarmi dal mio disagio, dalla mia inadeguatezza, dalla mia ombrosità, dalla mia solitudine, dalla mia timidezza».

Foto Radio Capital
L’ULTIMO GIRONE…
Toscano di Firenze, come l’altra parte dei Litfiba, Ghigo Renzulli, stanno facendo le prove del tour “L’ultimo girone”, qualcosa che ha il sapore dantesco, come l’inferno. Quel girone fatto di fuoco e fiamme è la droga, la peggiore dei suoi tempi: l’eroina. Quella robaccia che ha fulminato rocker e attori, artisti che non si risparmiavano niente, anche se poteva sembrare un solo biglietto di andata.
Il tempo non passa solo per Vasco. «Lui di anni ne ha settanta: come Mick Jagger e Iggy Pop – rivela al Corriere della sera – resta un bel punto di riferimento: significa che qualche annetto posso andare ancora avanti». Parla di Sanremo, il frontman dei Lifiba. «Nel 2020, quaranta anni di carriera, volevo provare un palco sul quale non ero mai stato, e così vada per Sanremo…».
«Credo solo nel partito del rock’n’roll», risponde Pelù quando gli viene chiesto se non si sente ancora di sinistra e se non gli dispiace la rielezione di Mattarella. «A sinistra c’è rimasto solo il presidente, tutto è andato in fumo», si riferisce agli ideali, i valori. A proposito di Sanremo, più di venti anni fa proprio lì conobbe la Carrà «che mi fece fare un monologo sulle mine anti-uomo, quando non si usava parlare d’altro, come oggi: da allora l’ho amata svisceratamente, tanto più che a “The Voice”, il talent nel quale eravamo giurati, facevamo coppia fissa».

Foto InToscana
«COME FOSSIMO IN GUERRA»
Dante, la citazione, l’inferno, l’ascensore per arrivarci l’eroina. «E’ stata il nostro Vietnam negli Anni 80, a causa dell’eroina ho perso un fratello, Ringo De Palma: la odiavo e, oggi, ho come la sensazione che che stia tornando di nuovo e i ragazzi di oggi non sappiano cosa in realtà significhi quel “viaggio”».
Breve parentesi. A Taranto abbiamo incontrato Pelù insieme alla moglie, Gianna Fratta, pianista e grande direttrice d’orchestra. E pensare che non sembrava uno destinato alla vita coniugale. Invece «se trovi una donna con cui hai così tanti punti in comune, uno scambio continuo così profondo e sincero, perché non sposarsi?» Di un errore in particolare non parla, gioca al rialzo. Sarebbe sciocco ammettere di aver commesso un solo errore. E allora, vada per «…ne ho fatti talmente tanti, ma non rinnego niente: se oggi sono qua e, forse, anche a causa di quegli errori». La fortuna è saperli riconoscere al solo fiuto, al solo sguardo e svoltare fino a quando si è ancora in tempo. Ecco Pelù, l’ultimo dei rocker. A proposito di band e Sanremo, i Maneskin. «Nonostante il successo esagerato è un gruppo che si migliora sempre: impressionanti».