Sabato 21 luglio, ore 2,30 del mattino. La televisione è accesa su Rai News 24.

Prima notizia: “Il Ministro Savona è indagato per il reato di usura. Risposta del Governo: eravamo a conoscenza!”.

Penso: “Certo! Ve lo ha detto il Presidente Mattarella quando lo volevate fare Ministro delle Finanze! E vi siete costruiti la boiata delle posizioni anti euro per coprire la verità. Vabbene…”.

Seconda notizia: “Altra bufera su Trump: pagava l’appartamento ad una ragazza con cui intratteneva una relazione!”. E qua mi chiedo: qual è la notizia?

Da uno che ha costruito un impero sulla mercificazione del corpo delle donne e ha esportato il “prodotto” in tutto il mondo e oggi parla di dazi come se non avesse considerato per tutta la vita le donne “merci”, oggetto da mettere sul mercato cosa ci si può aspettare di diverso? 

E poi, il solo fatto che vada in giro con i capelli pittati di giallo per non correre il rischio che qualcuno non riconosca la presenza del Presidente degli Stati Uniti d’America, soprattutto i bambini messicani che ha tolto alle madri per metterli in carcere, mi fa ribrezzo.

Terza notizia: “Si è riunita la Commissione Europea per discutere dei migranti. L’argomento è stato rinviato. Salvini esulta: gli altri Paesi europei hanno accettato la redistribuzione. Ospiteranno 30 migranti ma i nostri porti restano chiusi!”.

Qua, inizi ad innervosirti perché ti senti preso per i fondelli.

Non c’è organo di informazione che non parli di migranti, dedicando ampi spazi televisivi e prime pagine dei giornali perché tutti ci dobbiamo convincere che è veramente un problema.

Stanno ammazzando centinaia di persone al giorno senza sparare un colpo: questo è un problema!

Se nel deserto o nel mare o sulla via balcanica non fa differenza: anche se non sparate siete assassini!

Sabato 21 luglio, ore 3,30 del mattino. Nauseato spengo la televisione ma rimane acceso il cervello.

Inizio a riflettere sul fatto che la comunicazione ha tagliato fuori interi pezzi del pianeta: sarà perché non bussano alla porta di casa?

Se non le vai a cercare, non ti capitano sotto mano, per esempio, notizie sui Paesi sudamericani.

E i pensieri iniziano a girare come fossero diventati un vortice fino a maturare una riflessione sugli atti quotidiani abituali: io leggo i giornali partendo dall’ultima pagina e lo faccio da sempre o, meglio, da quando un anziano compagno del Partito mi spiegò che nelle prime pagine scrivono cose che già sai.

E lo faccio anche con i libri: leggo prima le conclusioni e poi il resto per capire come è arrivato lo scrittore a quelle conclusioni.

Sabato 21 luglio, ore 4,30 del mattino. Finalmente ho sonno e dormirò con la convinzione che una delle battaglie da fare è insegnare alle persone la differenza fra sentire e ascoltare, leggere o leggere per capire.