Intervista a Mimmo Cavallo, ospite di “Costruiamo Insieme”
Il cantautore pugliese parla del “Sud del pianeta”. Dei ragazzi ospiti del Centro di accoglienza e li coinvolge nei cori. Racconta la sua storia di emigrante. «Partii per Torino con mio padre, che tristezza leggere i cartelli “Vietato ai terroni”, affissi sui portoni, all’ingresso delle pensioni”. Sta realizzando un album. «Mi piacerebbe coinvolgerli, voglio unire tutti i dialetti, le voci del Mediterraneo».
«Mimmo, che ne diresti se un giorno ci regalassi la tua “Siamo meridionali”? Magari cantata insieme con i nostri ragazzi, in fondo, diceva Luciano De Crescenzo, ognuno di noi è sempre meridionale di qualcuno».
«Bella idea, sai che tempo fa per il video “Il Sud del pianeta” chiesi la collaborazione di ragazzi africani? Non mi dispiacerebbe, un domani, fare con loro un’altra produzione: promesso, non appena verrò da quelle parti, sarà mia cura avvisarvi per organizzarci».
Mimmo è stato di parola. Alcuni suoi video scivolano sui nostri cellulari. Li invio ai ragazzi che ho in memoria, trovano il progetto incoraggiante. Un’idea subito caldeggiata dal presidente, Nicole Sansonetti, e dal direttore generale, Maurizio Guarino.
Finalmente Cavallo arriva “giù”, lui che oggi risiede a Verbania, lago Maggiore. Un giorno per incontrare i ragazzi, distribuire le “parti”, come a teatro. I cori, non solo “Siamo meridionali!”, ma anche “Ghetto!”; poi perché non cantare “Uh, mammà”, altro successo del cantautore pugliese. Dunque, “So’ fratelli a noi! So’ fratelli a noi!”.
E’ fatta. Mimmo viene a trovarci, facciamo una lunga intervista. E’ l’occasione per parlare di meridione, di “Sud del pianeta”, per dirla con uno dei suoi testi dalla parte dei migranti. Lui che a undici anni “salì” a Torino, con papà, operaio della Fiat. Famiglia numerosa, un fratello, Antonio, che ha giocato nelle giovanili del Torino e tanti anni in serie A, fra Udinese e Pisa. Difficile trovare casa, allora: “Non si affitta ai meridionali”, dicevano i cartelli esposti davanti ai portoni e all’ingresso delle pensioni.
MERIDIONALI, COME ME…
I meridionali, come oggi i ragazzi che fuggono dalle guerre e da governi che poco hanno di democratico, erano visti come degli invasori. Seduto, chitarra in mano, nella sede di “Costruiamo Insieme” in via Cavallotti, Mimmo è circondato da un po’ di ragazzi. Si lascia andare a una premessa. «Intanto sono contento di stare qua, con loro vicino che restituiscono a “Siamo meridionali” il senso del pezzo. Pensate, quando scrissi questa canzone nel 1980, non riflettevo solo sulla mia esperienza di emigrato a Torino, la città più meridionale d’Italia, piena di pugliesi, calabresi, siciliani; pensavo, infatti, a un Sud allargato».
Un tema che Cavallo non ha mai licenziato definitivamente. Anzi, notizia di questi giorni. L’autore di canzoni per Fiorella Mannoia, Giorgia, la grande Mia Martini, ma anche Morandi e Zucchero, sta registrando alcune canzoni in uno studio in provincia di Taranto. «Sto facendo un lavoro su tutti i dialetti meridionali e non è detto che, fra questi, non ci sia anche l’arabo; tornando al Sud allargato, dalle letture fatte in tutti questi anni, ho scoperto quanto dal 1861 il sud del mondo fosse criminalizzato: ho fatto un album, “Quando saremo fratelli uniti”, con il quale ho realizzato uno spettacolo insieme a Pino Aprile, autore di un best seller come “Terroni”».
Dunque, ancora Sud. «Voglio contrapporre a un’idea nordica quella sudista; fatta anche di amore materno, se vogliamo, considerando che per cultura siamo legati alla mamma, noi che abbiamo anche una forte identità religiosa; Aprile nei suoi libri racconta, in quanto meridionali, fossimo indigesti sui bus, a scuola, nell’assegnazione delle case porta Palazzo, un contrappasso che, oggi, con le stesse modalità stanno vivendo i neri; sono loro, in questi anni, ad occupare quelle case vicino a Palazzo Reale, un vero ghetto, una casbah: era proprio così quando arrivai a Torino».
Sfatiamo il Nord più civile. «Quando vai nella periferia di una città settentrionale, per quanto importante possa essere, ti accorgi come anche lì vivessero nella miseria: viuzze, stradine, una casbah, altro che Taranto vecchia! Poi accade che il benessere ti fanno osservare certe cose con altri occhi e il turismo, di colpo, ti fa diventare bella una città fino a pochi anni prima dimessa».
IN PRINCIPIO ERA “SIME MERIDIONALI”
Premessa doverosa, torniamo a “Siamo meridionali”. Anzi, “Sìme meridionale”. Doveva essere questo, “alla tarantina”, il titolo del primo grande successo di Mimmo Cavallo, il cantautore lizzanese che avrebbe fatto di quel brano, ribattezzato in italiano, “Siamo meridionali”, uno dei suoi maggiori successi. Due i libri a lui dedicati, “Siamo meridionali!” (con l’esclamativo) di Antonio G. D’Errico, e “Un brigante chiamato Cavallo” di Sergio Malfatti. “Sìme meridionale”, dunque. «Lo avevo pensato – ricorda Cavallo – studiato e buttato giù così, nel nostro dialetto, poi Alfredo Cerruti, direttore artistico della Cgd e fra i fondatori degli Squallor, mi convinse a rivedere il titolo e ad intervenire sull’armonia, considerando che attaccavo proprio con quell’inciso».
Andò bene. Cavallo, al debutto, aveva accettato la dritta del suo discografico. In un primo tempo il popolare cantautore si era rivolto alla RCA, etichetta che arruolava un cantautore dietro l’altro. Non era sbocciato il feeling. Mimmo riprese la sua valigiona, la riempì daccapo di beni di prima necessità e partì daccapo per il Nord, Milano. «Mai abbattersi, credevo molto in quello che facevo; non ho mai creduto, invece, alle scuole nelle quali ti promettono di farti diventare artista: la creatività, il guizzo, ce l’hai o non ce l’hai, e la canzone è un mondo affascinante, ma misterioso».
I ragazzi, ospiti del CAS di via Cavallotti, ascoltano con molta attenzione il racconto dell’artista. Sempre in Cgd, altro aneddoto. «Pezzi forti ne avevo, ma sempre Cerruti – racconta Mimmo – mi chiese se avessi una canzone d’amore: gli feci ascoltare “Ninetta”, completata nella versione in studio dalla voce della grande Mimì (Mia Martini, ndr); nei cori anche una giovane Fiorella Mannoia alla quale in seguito regalai una mia canzone: piacque subito questo aspetto romantico del mio mondo d’autore, tanto che mi invitarono in futuro a lavorare anche in questa direzione, posto che la cosiddetta protesta come aveva avuto inizio avrebbe potuto avere una fine».
ARRIVANO SUCCESSO E TV CHE CONTA…
E, invece, no, la canzone romantica lascia spazio a un altro successo, “Uh, mammà!”. «Arriva la tv che conta, “Variety”, erede televisivo di “Odeon”: uno speciale di venti minuti, cose mai viste fino a quel momento per un esordiente; “Uh mammà!”, dunque, album e titolo fortunati; anche stavolta, però, una canzone melodica: “Anna Anna mia”, che col tempo diventerà un piccolo “cult”, piantato e germogliato spontaneamente fra decine e decine di proposte».
Quando la scrivi, non sai mai quale storia potrà avere una canzone. «C’è qualcuno – provoca Mimmo – che sappia spiegare la dinamica di una canzone nascosta fra le pieghe di un album e che improvvisamente esplode, in qualche modo a scoppio ritardato? Faccio la spola fra Taranto e Verbania, dove risiedo: ho incontrato ragazzi in un bar del posto, qualcuno mi ha riconosciuto, a questi ho regalato una raccolta delle mie canzoni: bontà loro, sono in tante ad essere piaciute, “…ma, dicevano – e non era la prima volta che ciò accadeva – “Anna Anna mia” è bellissima, l’abbiamo imparata subito”».
Anche Carlo Massarini, “Mister Fantasy” per i musicofili televisivi, si accorge di Mimmo Cavallo. «Mi chiese – prosegue Cavallo – di realizzare un video di una canzone dall’album “Stancami stancami musica” : “Giù le mani”; scelsi Taranto, chiesi un corpo di ballo, tarantino ovviamente, e di impegnare un tratto del Ponte Punta Penna, venne fuori uno dei video più richiesti del programma; anche in quell’album c’era un brano dalla parte dei neri, “La civiltà del cotone”, corsi e ricorsi storici insomma».
QUANDO SAREMO FRATELLI UNITI
Altri album, il Festival di Sanremo, lo spettacolo “Terroni”, ispirato da Pino Aprile e l’album “Quando saremo fratelli uniti”. «Belle esperienze, ma in tutto questo andirivieni nella mia storia musicale, mi piace ricordare una grande artista che non c’è più: Mia Martini; ho scritto anche per lei, ero spesso con Mimì, c’era più di un sentimento con lei, le sono stato accanto in studio e sullo stesso palco, in tournée, fino a qualche giorno prima della sua scomparsa; un grande dolore, per me come per quanti le volevano bene, e per la musica italiana, lei sì che era una grande artista».
Canzoni per Morandi, Mia Martini si diceva, Vanoni, Mannoia, che gli aveva fatto da corista al suo debutto in studio, Giorgia, Berté, Zucchero. «Con Zucchero è stato subito feeling, la mia “Vedo nero” gli è piaciuta al primo ascolto, tanto da farne il singolo trainante di un album con i controfiocchi, “Chocabeck”; le collaborazioni: una, fra le altre, con il grande giornalista Enzo Biagi, scrissi la musica su un suo testo, “Ma che storia è questa”, sigla di un suo programma televisivo di successo».
Oltre all’intensa attività di autore, Cavallo oggi. «Sto registrando le mie nuove canzoni in uno studio in provincia di Taranto, ancora un po’ di giorni, poi tornerò ad aprile: non mi sono mai fermato un attimo, sento ancora addosso la voglia di stupirmi; fino a quando ci sarà quella, la passione per intenderci, sarò sempre qui, con la chitarra a suonare, scrivere, cantare».E anche questo album potrebbe riservare sorprese. «Stando insieme con i ragazzi – conclude Mimmi Cavallo – mi sono balenate idee: c’è uno bravo nel free-style, gli chiederò di intervenire nell’album, ma anche nei cori; poi un video, magari con i ragazzi che sono qui, con me, stasera. Visto? Quando metti sensibilità a contatto, scocca la scintilla, qualcosa accade: è la magia del Sud!».