La campionessa olimpica che ha fatto outing
Il suo crollo e i suoi «tanti demoni». Il volto umano e fragile di un’atleta di successo alle Olimpiadi di Tokyo. Dietro le lacrime un’esperienza orribile che la stessa Biles ha ricordato a tutti. Un pedofilo seriale condannato a 175 anni di carcere. Medico della squadra di atletica per oltre venti anni. Paghi anche chi lo ha messo lì e difeso dopo le denunce di decine di atlete. «Dormivo tutto il tempo, perché era la cosa più vicina alla morte»
La strada per rivedere la luce è lunga e sicuramente non facile, ma il cuore dei campioni fa la differenza. Sempre. Questo ha scritto la stampa a commento di quanto accaduto dell’infanzia molesta e manifestato dalla stessa protagonista, Simone Biles, campionessa olimpionica, poco dopo il suo primo flop a cinque cerchi. Non ha posto tempo in mezzo, l’atleta nera che a Rio aveva trionfato collezionando una medaglia d’oro dopo l’altra. Probabilmente quella più pesante, l’ha vinta dopo quello scivolone causato da quanto la ragazza aveva in mente mentre volteggiava davanti alle telecamere di mezzo mondo puntate su di lei. Nella sua testa c’erano i demoni di una bambina molestata costantemente dal medico della sua squadra. l’uomo che doveva prendersi cura del suo fisico e della sua mente, invece abusava del corpo di Simone. E non solo di Simone, come poi è stato provato da un’inchiesta che ha portato alla condanna di “quel medico”, Larry Nassar, osteopata della Nazionale statunitense di ginnastica dal 1996 fino al 2017, pedofilo seriale condannato a 175 anni. Non è il caso di ironizzare, ma gli americani non potranno cavarsela con un film o una serie tv. Dovranno aiutare Simone e le altre e condannare quell’uomo, messo lì non si sa da chi, per più di venti anni, che scatenava le peggiori bassezze che balenavano nella sua testa. Perché su oltre centocinquanta atlete che hanno denunciato quella vergogna, qualcuno quel Nassar, lo avrà difeso, lasciato lì a compiere le peggiori bassezze che una mente malata possa compiere.
Dunque, come scrive Fanpage. Simone, quattro medaglie d’oro olimpiche vinte a Rio de Janeiro, i diciannove ori mondiali, più un’altra sterminata quantità di argenteria messa in bacheca. A soli 24 anni la ragazza ha già avuto tutto quello che un’atleta può sognare. Il trionfo, la fama, la gloria eterna. Ma ha conosciuto anche “l’altra metà del cielo”, quella buia, quella che viene a trovarti quando di notte sei sola con i tuoi pensieri. Ed è lì che si affacciano i demoni, di cui ha parlato alla stampa Simone, che tornano ad urlare con la faccia truce del male puro. Sono passati anni, ma quel volto è sempre lì.
CROLLO IMPROVVISO
Il crollo emotivo della Biles nel concorso a squadre di ginnastica alle Olimpiadi ed il suo successivo ritiro anche dall’individuale, hanno mostrato l’aspetto profondamente umano di una giovane donna alle prese con problemi più grandi di un esercizio alla trave o al volteggio. Problemi di «salute mentale» ha spiegato la stessa ginnasta, aprendo la porta su un mondo instabile. E poi c’è il male, quel male, che torna e fa vedere tutto sotto una luce diversa: non si tratta semplicemente dell’ansia da prestazione di un’atleta o di un momento difficile che nasce e muore a Tokyo. C’è un vissuto orribile che ora la stessa Biles ricorda a tutti, ritwittando cosa le hanno fatto quando non aveva i mezzi per difendersi. Orribile.
È il messaggio di Andrea Orris, ex ginnasta trasformata in fitness trainer: eccolo quel volto che riappare nella notte, quando si vorrebbe dormire ed invece qualcosa soffoca l’anima. «Stiamo parlando della stessa ragazza che è stata molestata dal medico della sua squadra per tutta la sua infanzia e adolescenza. Quella ragazza ha subito più traumi all’età di 24 anni di quanti la maggior parte delle persone ne subirà mai in tutta la vita», scrive la Orris.
E Simone, splendida, trova la forza, ritwitta quelle parole, tracciando una linea precisa che unisce il suo doppio ritiro (diventato la Storia delle Olimpiadi) con gli abusi sessuali subiti da parte di Larry Nassar, osteopata della Nazionale statunitense di ginnastica dal 1996 fino al 2017. Un ventennio di orrori che una volta venuti alla luce sono costati una condanna a 175 anni di carcere per il medico. «Trattamenti personali» nella stanzetta di Nassar, attraverso i quali sono passate decine di ginnaste americane di altissimo livello, tra cui appunto la Biles. Ecco il nostro risentimento: chi difendeva questo orco.
AIUTACI, PER FAVORE
Simone ci aiuta a capire. Con questo ritweet la ventiquattrenne dell’Ohio fa capire quanto gli abusi che ha subìto per mano del medico pedofilo siano alla base dei problemi di salute mentale che l’hanno spinta a mettere da parte per un momento la sua carriera per concentrarsi sul proprio benessere. Sulla sua vita, la cosa che conta di più. La Biles è una delle oltre centocinuanta ginnaste che sono state abusate da Nassar: nel 2019 aveva rivelato che il trauma delle aggressioni sessuali l’aveva portata ad avere pensieri suicidi. All’epoca aveva ammesso che dormiva «tutto il tempo» perché era «la cosa più vicina alla morte», mentre era sotto terapia per cercare di lenire per quanto possibile ferite incancellabili.
Simone, oggi, riapre quella porta e mostra a tutti cos’è il male e come può devastare la vita anche di chi all’apparenza ha successo. In queste ore gli Stati Uniti si sono stretti intorno alla sua eroina sportiva e la Biles ha ringraziato tutti con un toccante messaggio. «L’amore e il sostegno che ho ricevuto – scrive – mi hanno fatto capire che io sono più dei miei successi e della mia ginnastica, qualcosa che non avevo mai creduto prima».