L’arcivescovo di Taranto in preghiera davanti alla statua di Gesù Morto
«Non conta chi siamo, ma chi è davanti al nostro sguardo», ha detto monsignor Filippo Santoro nella chiesa del Carmine a Taranto alludendo a virus e pandemia. La cerimonia del Giovedì santo si era aperta con il suono della troccola che scandisce le processioni della Settimana Santa tarantina annullate per il secondo anno consecutivo. «Sconfitti con le braccia tese, carichi di paure e confusione: la prova può rivelare il volto buono di Dio che non ci abbandona», ha aggiunto Sua Eccellenza.
«Signore, salvaci dal male del virus e da tutti gli altri mali: sconfitti, le braccia tese, pieni di paure e confusione; guardando il Cristo non conta tanto chi siamo, ma chi è davanti al nostro sguardo». L’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, pronuncia parole importanti durante la preghiera dinanzi alla statua di Cristo Morto nella Chiesa del Carmine. Parole pronunciate dopo l’apertura del portone della Parrocchia, sede della Confraternita del Carmine, prima della visita dei fedeli. Parole che toccano il cuore non solo dei fedeli, ma di quanti invocano il Cielo perché tutto torni com’era poco più di un anno fa, quando nessuno aveva il sospetto che il coronavirus si sarebbe abbattuto sul mondo intero come una delle più gravi sciagure degli ultimi cento anni.
La cerimonia si era aperta con il suono della troccola, lo strumento che scandisce l’andatura delle processioni della Settimana Santa tarantina, annullate per il secondo anno consecutivo a causa dell’emergenza sanitaria provocata dal virus. Anche in occasione della preghiera dinanzi alla statua dell’Addolorata, nella chiesa di San Domenico, l’arcivescovo aveva invocato una intercessione per la fine della pandemia.
«DISPERDIAMO OGNI PAURA»
«Giungiamo sconfitti – ha detto l’arcivescovo – con le braccia tese e carichi di paure e confusione: guardando il Cristo non conta tanto chi siamo, chi crediamo di essere, ora conta chi è davanti al nostro sguardo. Siamo di fronte al Figlio di Dio. La certezza di essere salvati da Lui, ci fa prendere consapevolezza della realtà, anche la più difficile e al contempo ci allarga un orizzonte che fa disperdere ogni paura, rendendo relativa ogni angustia». «La prova – ha aggiunto monsignor Filippo Santoro – può rivelare il volto buono di Dio che non abbandona; davanti al sepolcro di Gesù uniamoci in preghiera dinanzi a Dio».
Annunciare la salvezza, diffondere la speranza, l’auspicio dell’arcivescovo di Taranto, che già nel messaggio della diocesi per la Quaresima aveva apprezzato la grande dimostrazione di solidarietà dei tarantini verso quanti si sono ritrovati in situazioni di grave necessità nel lockdown. E, con queste, le sofferenze di quanti sono stati colpiti dal temibile Covid-19.
«NON DIMENTICHIAMO I POVERI»
«Nell’incertezza e nello smarrimento di una situazione sconosciuta – aveva scritto Sua Eccellenza – nella nostra diocesi è brillato un faro che difficilmente dimenticherò: la corsa alle opere buone per le famiglie in difficoltà; parrocchie, associazioni, privati, sono stati sospinti dal desiderio e dalla necessità di fare del bene ai poveri e i poveri da noi sono davvero tanti: è una fraternità che non deve essere episodica ma vissuta nei sentieri della condivisione e della presa in carico di tante fragilità».
Circa la pandemia in corso, l’arcivescovo aveva rilevato che la strada per uscire dall’emergenza sanitaria è tracciata, ma ancora lunga. Occorre dare prova di grande responsabilità e attenzione, sebbene tanti siano stati toccati anche in maniera grave dal virus, ancora c’è chi nega la gravità della situazione. L’auspicio è che il vaccino arrivi presto e per tutti, che le categorie a rischio vengano messe presto al riparo dal pericolo e che sia motivo per beneficiare di un diritto uguale per tutti.
«La Chiesa – le parole dell’arcivescovo – deve attrezzare la sua locanda proprio nel bel mezzo del tragitto di questa pandemia, per permettere l’incontro sulla strada di Gesù, Buon Samaritano, a coloro che incappano nei molti briganti di questa stagione: malattia, povertà, emergenza lavorativa, solitudine, smarrimento, cattiveria, depressione…».