Don Lorenzo, parroco di Floridia invita i fedeli ad amare il prossimo

«Se siete convinti che l’ordinanza del governatore della Sicilia, Musumeci, risolva il problema delle migrazioni, non venite a messa», dice ai parrocchiani. «Forte preoccupazione e dissenso nei confronti del presidente della Regione Sicilia», l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. Infine, il Viminale spegne le ultime resistenze dei politici: «L’ordinanza non ha valore: l’immigrazione è materia di competenza statale».

«Se siete convinti che l’ordinanza del presidente della Regione Sicilia, Musumeci, risolve il problema delle migrazioni, vi do un consiglio spassionato: non venite a messa, state perdendo tempo». Don Lorenzo Russo, parroco della chiesa di San Francesco d’Assisi a Floridia, un tiro di schioppo si diceva un tempo, da Siracusa, lo abbiamo cercato, chiamato. Volevamo, intanto, ringraziarlo per aver dato voce a chi non gode della stessa benevolenza degli organi di informazione, i migranti, e poi per aver tenuto la barra dritta. «Quello che dovevo dire è riportato sul mio primo messaggio su Facebook, non ho altro da aggiungere, se non confermare il mio punto di vista». Ormai noto a tutta Italia. Ma non solo quello di un parroco di una cittadina, Floridia, appunto, un comune di ventimila abitanti situato nello spigolo più vicino alle coste africane di una regione che fino a poco tempo fa, Lampedusa docet, era stata un esempio sull’accoglienza.

Ma gli scenari cambiano, don Lorenzo non vuole entrare nel merito politico, «Ci mancherebbe solo questo…», dice. Ma con l’avvicinamento alle consultazioni elettorali, ecco che partono gli spot. Giornali, siti e social diventano uno sfogatoio che dice una cosa e dopo cinque minuti l’esatto contrario. Piatto ricco, mi ci ficco, si dice dalle nostre parti. I fratelli africani che leggono le nostre (e le loro) “storie”, non sanno forse a cosa alludiamo. Il “piatto ricco”, in senso figurato, è una posta in gioco elevata che fa gola. In senso mediatico, invece, è l’occasione per avere una vetrina elettorale su un tema che da anni interessa e fa discutere gli italiani.

AMATE IL PROSSIMO…

Ma torniamo a don Lorenzo, la sua chiesetta nel cuore di una comunità attenta, partecipe. Qualcuno i primi tempi ha accolto i ragazzi che sbarcavano sull’Isola con grande affetto. Poi un po’ meno, fino a quando qualcuno ha pensato di metterla sul confronto politico. Così le decine, centinaia al massimo, dei ragazzi in fuga da Paesi in cui si patiscono ingiustizie e fame, di colpo sono diventate migliaia. Potenza dei social. Generoso agli inizi, qualcuno è stato indotto al ragionamento inverso. Ci si è messa di mezzo la politica. Il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, ha imposto lo sgombero degli hot spot regionali. Risponde il governo, che impugna il provvedimento sui Centri di accoglienza: un presidente regionale non può farlo, le decisioni spettano solo al governo.

I fedeli, pochi in verità, ma evidentemente molto attivi sui social, provano a tenere i due piedi in una scarpa: non amerebbero il prossimo come se stessi, uno dei principali dogmi della Chiesa, ma continuerebbero andare lo stesso a messa come se nulla fosse. Respingerebbero i fratelli dalla pelle scura, mentre a parole invocherebbero Dio, confermandogli nelle preghiere massimo rispetto («sia fatta la tua volontà»).

Per restare nell’esempio ecclesiale: predicherebbero bene, ma razzolerebbero male. Dunque, la provocazione di don Lorenzo. «A quanti gioiscono per l’ordinanza di Musumeci convinti da domani di essersi liberati del problema delle migrazioni dico: non venite a messa, state perdendo tempo». Il messaggio su Facebook dopo l’ordinanza di Musumeci che imponeva lo sgombero degli hot spot siciliani.

POVERI DI SERIE “A” E “B”?

Invece, don Lorenzo. «Chiedete coerenza a chi vi circonda, imparate piuttosto voi ad essere coerenti con la fede che dite di professare». L’iniziativa del governatore siciliano, già contestata dal Viminale, per sgomberare centri e hotspot è stata criticata anche da altre voci della chiesa siciliana. Dunque: «Se dividiamo l’umanità in persone di serie A e di serie B siamo destinati al fallimento umano e politico».

La mano di un bambino nero stretta a quella di un adulto bianco, è l’immagine che accompagna dal duro post di don Lorenzo. Il concetto è rivolto principalmente a chi guarda con favore al provvedimento del presidente della Regione. L’ordinanza di sgomberare centri di accoglienza e hotspot «non ha valore: l’immigrazione è materia di competenza statale», ha chiarito subito il Viminale.

Dunque, don Lorenzo ha scritto ai suoi parrocchiani sul social più diffuso, perché il concetto fosse breve, ma chiaro. «Scrivo ai miei parrocchiani convinti, da domani, di essersi liberati del problema delle migrazioni; a quanti osannano scelte politiche che non fanno il bene dei poveri di questo mondo ma guardano solo al proprio interesse, dico: non venite a messa, state perdendo tempo!». L’amaro post del parroco punta il dito, poi, contro l’ipocrisia di alcuni fedeli, si diceva. E ancora. «La vostra ipocrisia vi precede: chiedete coerenza a chi vi circonda, imparate voi ad essere coerenti con la fede che dite di professare, sennò saremo solo come i “sepolcri imbiancati” di cui parla Gesù: che si lasciano ammirare dalla gente per la loro bellezza esteriore, ma che all’interno custodiscono solo odore di morte».

Il messaggio scatena subito diverse reazioni. «Alcuni non hanno capito che la parola di Dio è per tutti», ha scritto qualcuno. Tantissimi i messaggi di condivisione con il parroco, non mancano i distinguo: «Il problema serio è che il nostro stato chiude le porte a coloro che interpellano in quanto poveri e non certo ai turisti, concordo con padre Lorenzo», dice suor Maria Grazia D’Angelo, carmelitana di Santa Teresa del Bambin Gesù.

CONCORDE LA CHIESA SICILIANA

All’iniziativa di don Lorenzo, si sono aggiunte le reazioni della chiesa siciliana, da un angolo all’altro dell’Isola. L’ordinanza di Musumeci ha provocato le reazioni anche della Caritas Diocesana di Palermo e dell’Ufficio Migrantes, organi presieduti dall’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, che in una nota esprime «forte preoccupazione e fermo dissenso nei confronti dell’ordinanza emanata dal presidente della Regione Sicilia». «Se dividiamo l’umanità in persone di serie A e serie B, se non ci facciamo carico del dolore di tutti siamo destinati al fallimento umano e politico», scrivono i religiosi palermitani. Anche se sottolineano le premesse condivisibili che mettono in luce «l’enorme disagio in cui versano oggi la popolazione siciliana e i migranti affluiti sulle nostre coste in questi mesi estivi; i motivi: penuria di strutture idonee all’accoglienza, assenza di servizi adeguati, mancata redistribuzione in ottemperanza agli accordi europei, deresponsabilizzazione degli altri Stati membri della CE, fughe da hotspost e centri sovraffollati».

«Ma non è soffiando sul fuoco della paura e della rabbia sociale che faremo passi avanti per superare il momento complesso che stiamo attraversando», l’opinione di don Alessandro Damiano, arcivescovo coadiutore di Agrigento. Infine, Matteo Salvini. «Tutto il mio appoggio al governatore della Sicilia che difende la salute e la sicurezza della sua gente», secondo il leader della Lega. Bastasse bloccare gli sbarchi per restituire sicurezza e salute ai siciliani.