Sow Ibrahim, in arte “Manby Kapororail”, professione cantautore

“Bianco, nero, giallo, nero, nero”, un inno all’uguaglianza. «L’idea mi è venuta in mente mentre ero su un barcone: se mi salvo la scrivo, mi ripromisi; sogno di fare l’artista per mestiere, risparmio per produrmi un mixtape e un videoalbum». L’autore del tormentone dell’estate, spinto dalla web radio di Costruiamo Insieme. Fuga dalla Guinea, due anni in giro per l’Africa, infine l’Italia.

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«Tanti colori di facce perdute, forti profumi di pelli sudate; lingue mischiate, trecce di razze, mille speranze, sogni infiniti; tutti stretti dentro “Zodiac”, grande barcone, sul grande mare…». E’ l’inciso del tormentone dell’estate, “Bianco, nero, giallo, nero, nero”, che ha trovato sponda sulla web radio di Costruiamo Insieme. Protagonista di questa esplosione musicale estiva è Sow Ibrahim, guineano, venti anni. In queste settimane è noto allo sterminato popolo del web come Manby Kapororail. Potete rintracciare lui e la sua canzone più popolare anche sul suo profilo Youtube. Lì, in mezzo, altre sue creature, canzoni scritte prima che arrivasse in Italia. Altre prova a scriverne in queste settimane.

Appena venti anni, una immagine da artista, cappellino e occhialoni da sole, a Sow la folgorazione per la musica arriva relativamente tardi. «A quindici anni – racconta – dopo aver ascoltato tanta musica giamaicana, mi sono detto di provare a passare dall’altra parte, cioè a scrivere canzoni, dopo avere imparato a suonare».

La chitarra il suo primo strumento. «Non la suono da rockstar, intendiamoci: come dite voi in Italia, “la strimpello”; ma quegli accordi imparati da solo mi aiutano nelle composizioni, perché non ho scritto solo questa canzone, ne ho composte e cantate altre; ne sto preparando di nuove…».

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“BIANCO, NERO, GIALLO, NERO, NERO”

Di solito, in Italia, l’intervista al cantautore comincia con una domanda banale, ma essenziale, tanto per chi vuole raccontarti, quanto per chi vuole conoscerti. Dunque, cosa ha ispirato la scrittura di questa canzone. «Il viaggio che ho compiuto insieme con tanta altra gente dalla Libia in Italia – racconta Sow – mentre ero in mare mi sono fatto una promessa: volesse il Cielo e io e i miei compagni di viaggio dovessimo salvarci, scriverò una canzone: le parole sono venute fuori da sole; durante il viaggio verso un futuro migliore rispetto a guerre e rappresaglie quotidiane dalle quali ognuno di noi fuggiva, ho osservato tutto quello che stava accadendo dentro e intorno alla mia anima: ero una spugna, assorbivo disperazione, paura, speranza di tutta quella gente, sensazioni identiche alle mie. Così mi sono detto e ripetuto: se arrivo in Italia, scrivo questa canzone, tante facce che hanno un solo colore, quello dell’uguaglianza».

Parte dalla Guinea, Sow. «Un viaggio durato due anni, passando attraverso una decina di Stati e Regioni: Mali, Togo, Benin, Niger, Algeria… Infine la Libia: se mi chiedessi quanto tempo sono stato lì posso solo azzardare un periodo, due mesi forse; perdi il controllo dei giorni, ti mettono sottochiave in una casa, al mattino aprono, ti consegnano a qualcuno che ti fa lavorare, la sera, stanco, vieni riconsegnato ai sorveglianti e richiuso in casa».

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LIBIA, DOVE NON SAI QUANTO TEMPO PASSA…

Bande di malfattori approfittano della disperazione. «Non hai soldi per riscattare la tua libertà, ti picchiano; provano a metterti in contatto con i tuoi familiari, perché possano mandare i soldi per il tuo riscatto; quando dici che i tuoi familiari non hanno danaro, comincia la paura, la tensione: se ti va bene, sei giovane, hai forza nelle braccia, ti trovano un’occupazione; se ti va male, ti picchiano furiosamente, a sangue e si liberano di un peso: così risparmiano una fetta di pane e una razione di acqua al giorno».

Sow, ha fatto diversi lavori. «Tutto quello che c’era da fare: bracciante, muratore, addetto a qualsiasi tipo di pulizia; non mi sono fatto problemi; mi dicevo: più lavoro, più guadagno e prima parto; diciamo che più lavoravo, meno guadagnavo, mi sbattevo ma i soldi erano sempre pochi; poi, un giorno, quei pochi che avevo messo da parte sono stati sufficienti per chi stava organizzando un viaggio in mare: non so se i miei “custodi” si fossero mossi a commozione o avessero le tasche piene di me, ma un giorno spalancarono la porta di quella “casa” e mi indicarono l’uscita; sul barcone, lo Zodiac, l’ispirazione di “Bianco, nero, giallo, nero, nero”: se mi salvo, la scrivo…».

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LA MUSICA, PIU’ DI UN SOGNO

Cantautore non tanto per caso. La musica è il suo sogno, lo coltiva con la sua giovane età e qualche risparmio scaturito da lavoretti saltuari. «Voglio continuare, ho un canale Youtube sul quale ho messo le mie prime canzoni, compresa “Bianco, nero, giallo, nero, nero”; ne ho una inedita, ma non la pubblico ancora, tante volte a qualcuno venisse in mente di soffiarmela». E’ sveglio, Sow, conosce a fondo il “sistema”. Idee chiare. «Prima un mixtape – spiega, sfoggiando conoscenza dello strumento comunicativo – con sei canzoni, inedite: due in italiano, due in inglese e due in francese; poi un sogno più articolato, costoso, posto che i soldi dovrò metterceli io, di tasca mia, a meno che non trovi un produttore: a proposito, c’è un produttoreeee?».

Scherza il giovane cantautore guineano. Svela il secondo “passaggio”. «Una volta fatti un po’ di soldini proverò a realizzare un album video: spero mi aiuti “Costruiamo Insieme”, sarebbe la seconda volta che lo fa. Anzi, la terza: prima con l’avermi ospitato nel Centro di accoglienza a Modugno; oggi, la seconda, con la sua web radio che passa la mia intervista e il mio brano nel frattempo diventato popolare: citare la cooperativa nella canzone era il minimo che potessi fare per ricambiare tanta attenzione e ospitalità; la terza occasione con Costruiamo Insieme: se un domani mi trovasse un produttore, bastano poche centinaia di euro per realizzare videocanzoni e lanciarle, una per volta, sul web».

Infine, un artista italiano del quale aprirebbe volentieri un concerto. «Uno solo? Sono pronto, disponibile, finalmente libero!».