Renato Ciardo, dalla Rimbamband al monologo

«Devo tutto a mia moglie e al tormentone “Ciaddì”. Il mio primo pubblico: i ragazzini che trascinarono i genitori in teatro. Dai Quarryman, coverband dei Beatles, agli Abbey Road Studios, con papà Gianni, che mi ha trasferito tempi comici e una massima…»

Renato Ciardo, ospite di “Cabaret al Tarentum”, la rassegna a cura dell’Associazione “Angela Casavola” con la direzione artistica di Renato Forte e il sostegno in veste di sponsor della cooperativa sociale “Costruiamo Insieme”.

Titolo dello spettacolo del “Rimbamband” a tempo pieno, “Solo solo”.

«Un’idea di mia moglie – risponde Ciardo – le è venuto in mente cinque anni fa, il ragionamento non faceva una grinza: considerando che tu “Canti, suoni, scrivi e reciti, perché non ti metti anche in proprio?”. E’ nato così “Solo solo”, contenitore di esperienze che ho raccolto in tutti questi anni: contrappunto le mie passioni vintage con aspetti moderni dell’intrattenimento».

Cavalli di battaglia?

«Ce ne sono, i primi che mi vengono in mente: Bruno Lauzi, Nico Fidenco, Mino Reitano, Tony Dallara. Qualcuno si interrogherà come un “ragazzo” di quarantasei anni sia cresciuto a pane e Lauzi; un po’ perché papà ascoltava queste cose ai tempi, un po’ perché sono rimasto affascinato dalla musica e dalle voci di artisti inossidabili, così eccomi qua e la gente – da non crederci, ma a me dovete credermi… – non solo gradisce, ma partecipa, canta, risponde ai miei inviti, alle mie affettuose provocazioni che rivolgo dal palcoscenico».

Totò direbbe: Ciardo, Ciardo, Ciardo, questo nome non mi è nuovo. Per giunta legato al nostro territorio.

«Certo, Gianni Ciardo – mio padre – non è solo un attore e cabarettista, a Taranto ha fatto anche l’assessore, ai tempi della Giunta De Cosmo; ricordo quel periodo, avendo la delega allo spettacolo papà fece suonare anche me e il mio gruppo di allora, i Quarryman, coverband dei Beatles…».

Papà, all’epoca, aveva in testa un’idea meravigliosa.

«Far venire a Taranto Paul Mc Cartney – secondo Ciardo jr. – ma non esistevano risorse economiche sufficienti e non se ne fece niente, così l’ex Beatles rimase solo un sogno; mi risulta, però, che Mc Cartney verrà a breve in Italia, a Napoli e Lucca, una buona occasione per applaudire uno dei miei miti».
I GIORNI CIARDO - 1 (1)Dunque, quell’estate Taranto si accontentò dei Quarryman.

«Bella formazione, bei ricordi, anche importanti, se vogliamo. Con i miei compagni partecipai ad uno dei Beatles Day che si tengono ogni anno a Brescia; ci andò bene, vincemmo e girammo per due anni l’Italia con uno spettacolo di Romy Padovano dedicato a John, Paul, George e Ringo: “Eppy”…».

Non c’è uno, senza due.

«Sempre a un Beatles Day vincemmo viaggio e registrazione agli Abbey Road Studios; quando papà seppe questa cosa s’intestardì, “Devo venire pure io!” e si aggregò, dunque foto sulle strisce pedonali famose e quant’altro. Aneddoto: quando entrammo negli Studios ci mostrarono un pianoforte al quale avevano suonato George Martin, mitico produttore dei Beatles, John Lennon, Ray Charles e tanti altri, papà non resistette alla tentazione, si sedette e accennò “Enza”, uno dei suoi cavalli di battaglia: aveva realizzato un sogno».

Detto di Ciardo papà, diciamo Rimbamband.

«Un progetto che ha compiuto tredici anni, entrato in punta di piedi, nel tempo l’idea è maturata al punto tale che non solo sopravvive al tempo, ma con Raffaello, Francesco, Vittorio e Nicolò, siamo praticamente diventati una famiglia».

Cosa ti avvicina, cosa ti allontana dalla “Rimba”?

«Mi avvicina  la forza che ognuno di noi ha e mette al servizio del compagno e, sostanzialmente, della squadra: suono batteria, chitarra, contrabbasso, pianoforte, canto, imito, recito; mi allontana il fatto che dopo una decina di giorni in tour, per fortuna in tutta Italia, ho voglia di tornare a casa, riabbracciare la mia famiglia».

“Solo solo”, lo spettacolo.

«L’idea degli spettacoli, dicevo, nasce con mia moglie che scrive i testi con me: “Ciaddì”, titolo di una canzone-tormentone e uno spettacolo, è stata la spinta per fare delle cose anche per conto mio. Questa canzone colpì per primi i più piccoli, tanto che furono questi il mio primo pubblico, fecero quello che si dice oggi gli endorser: più che spingere i genitori ai miei spettacoli, li trascinarono…».

Cifra stilistica.

«I miei miti, la musica Dallara e compagnia; per la comicità, Woody Allen, Gene Wilder, l’indimenticato Massimo Troisi. Qualcosa la devo anche a papà Gianni, lui mi ha trasferito tempi comici e una massima che condivido in pieno: per fare questo lavoro occorre farsi in quattro, svegliarsi e lavorare migliorare e migliorare. E quando sei convinto di esser arrivato al massimo, all’indomani ripartire, come se non avessi fatto ancora niente. In poche parole, devi farti il mazzo: non esistono altre scuole se non la fatica».