Intervista esclusiva a Stefano Rossi, direttore Asl
«Mai gente nei corridoi. Fino ad oggi sfiorata la perfezione. Professionalità e una intuizione: realizzare l’Hub-Covid al “Moscati”. Un plauso al personale ospedaliero e ai tarantini, rispettosi delle regole. Distanziamento sociale, fino a quando non ci sarà un vaccino. Il presidente Emiliano, un buon padre di famiglia»
Sicurezza sanitaria. Argomento ricorrente in queste settimane affrontato quasi a contrastare e scongiurare un pericolo ancora lontano dall’essere debellato. Come stanno lavorando le Aziende sanitarie locali, attraverso presidi sanitari e personale medico e paramedico, impegnato in un inatteso, quanto logorante lavoro, fra l’altro costato la vita a molti di loro. Sicurezza sanitaria, dunque, così abbiamo provato a fare il nostro lavoro e per sito e web radio Costruiamo Insieme, abbiamo provato ad affrontare l’argomento senza tanti giri di parole.
Il Covid-19 si è abbattuto nelle regioni del Nord, il Sud ha pagato il suo tributo in vittime, ma da queste parti la Sanità ha funzionato come un orologio. Sia chiaro, pure in Meridione si sono registrati decessi, il più delle volte dovuti a patologie in anziani ricoverati in ospedali, cliniche o Rsa. I numeri, però, dicono anche che le Asl pugliesi, per esempio, hanno svolto l’attività in modo attento. Cominciando con il sensibilizzare i cittadini che, tranne i soliti rari casi, hanno posto molta attenzione a decreti e ordinanze. Della Sanità in genere e dell’emergenza, in particolare, abbiamo parlato con il direttore dell’Asl di Taranto, il dott. Stefano Rossi.
Direttore, può ritenersi soddisfatto di come stiano andando le cose in piena emergenza?
«I numeri, ad oggi, sono obiettivamente confortanti, la provincia di Taranto è quella che ha retto meglio l’onda d’urto del Covid-19 rispetto alle altre province pugliesi. Un risultato ottenuto grazie al lavoro sinergico di tutte le professionalità sanitarie e anche al rispetto che la comunità della provincia ionica ha avuto nei confronti delle regole impartite dal governo».
Abbiamo parlato spesso del SS: Annunziata, ma la scelta dell’Hub-Covid al “Moscati” si è rivelata vincente. Quali sono le cose da temere in una emergenza così inattesa?
«Le pandemie, si chiamano così, proprio perché non esistono zone franche: il virus si può solo contenere o individuare un sistema di alleggerimento nella sua diffusione. Rispetto a quanto accaduto al Nord, dove evidentemente qualcosa non ha girato nel verso giusto, qui abbiamo avuto modo di affrontare questa emergenza adottando contromisure dovute. Mi piace ricordare, a questo scopo, come la provincia di Taranto abbia fatto una scelta sicuramente forte realizzando un Hub-Covid, creando cioè un presidio interamente dedicato al contrasto del coronavirus. Al “San Giuseppe Moscati” di Taranto erano già allocate le tre discipline di base di contrasto all’emergenza: Malattie infettive, Pneumologia e la Terapia intensiva, così abbiamo pensato di partire proprio da qui. Questo ci ha consentito fin dall’inizio, dai primi numeri, piccoli – è bene ricordare che a Taranto è stato registrato il primo caso di contagio, primo anche in Puglia, lo scorso 25 febbraio – abbiamo avuto subito un approccio clinico corretto rispetto a questa patologia – subdola, in quanto dura tre settimane – che può evolversi al cospetto di altre patologie».La presenza delle tre discipline di cui diceva, all’interno del “Moscati”.
«E’ stata utile per affrontare il contrasto in modo sinergico; mi piace segnalare la professionalità del dott. Giovanni Battista Buccoliero, primario del reparto Malattie infettive, del dott. Giancarlo D’Alagni, primario di Pneumologia e del dott. Martino Saltori, responsabile di Anestesia e Rianimazione del “Moscati”: non siamo mai andati in affanno; quanto visto in riprese televisive effettuate altrove, come gente nei corridoi, qui a Taranto non si è mai verificato; anzi, abbiamo avuto pazienti giunti da altre province perché altrove avevano problemi. Tutto ciò è andato di pari passo con il lavoro epidemiologico svolto sul territorio dal Dipartimento che ha saputo tempestivamente individuare, isolare la catena dei contagi, e di questo grande merito va riconosciuto al direttore, dott. Michele Conversano».
Proviamo ad assegnare un voto a personale sanitario e ai tarantini.
«Mi piacerebbe assegnare un bel 10 e lode, ma dico 9, perché ritengo si possa fare sempre meglio».
Ha idea su come e quando si potrà tornare alla normalità?
«Alla normalità non torneremo fino a quando non sarà trovato un vaccino: dobbiamo nel frattempo abituarci a queste nuove regole che prevedono il distanziamento sociale, qualcosa che deve far parte di un patrimonio culturale della popolazione: evitare inutili contatti, strette di mano, stare vis a vis, specie in ambienti ristretti; finché non ci sarà un vaccino – se non vogliamo tornare ai picchi epidemici preoccupanti del passato – dobbiamo abituarci alle buone regole di distanziamento».
Il ruolo del presidente della Regione, Michele Emiliano, del direttore del Dipartimento regionale della Salute, Vito Montanaro, e del coordinatore scientifico della task force pugliese, Pierluigi Lopalco.
«Il presidente Emiliano ha governato l’intera crisi da buon padre di famiglia, ha partecipato a tutti gli incontri in videoconferenza, riunioni talvolta protrattesi fino a tarda ora e alle quali hanno partecipato tutti i direttori Asl della Puglia, insieme con gli stessi Montanaro e Lopalco».
Chieda un ulteriore sforzo ai tarantini, direttore.
«Per arrivare al mio posto di lavoro, a Taranto, ho visto spesso strade molto affollate, file non sempre distanziate; passo nelle vicinanze del mercato “Fadini”, per intenderci, e osservo sempre numeri importanti: la gente deve comprendere, invece, che bisogna abituarsi a rispettare le regole di distanziamento, altrimenti non se ne esce più; dobbiamo osservare le disposizioni del governo per l’interesse nostro e degli altri. Questa vicenda ci ha insegnato che tutelarsi serve anche a tutelare gli altri: non sono solo regole di igiene pubblica, ma regole di buonsenso».