Mahadi, nigeriano, ventotto anni
«Spesso l’istinto è un cattivo consigliere», spiega riferendosi a una discussione con un connazionale. «Ho litigato con un amico, questione di spiccioli, abbiamo preferito sorvolare per chiarirci con più calma. Chiedo soldi davanti a un bar, ma il virus ha provocato gravi danni, alle attività commerciali e alla gente, che ha perso il sorriso. E’ così che il denaro è diventato “piccolo” e l’affitto bisogna pagarlo lo stesso…»
Via Anfiteatro, pieno centro a Taranto. Due ragazzi, nigeriani, litigano fra loro. Da uno dei due, Mahadi, qualche minuto dopo sapremo il motivo dello scontro, verbale per fortuna, con il suo connazionale. Del quale non dice il nome. E’ ancora scosso dal diverbio, ma ha un codice, quello del silenzio e dell’uomo che di solito preferisce spiegarsi con un “faccia a faccia”.
Fa anche il diplomatico Mahadi. Questa è l’impressione che ricaviamo dal tono della sua voce che, ora, trova frequenze più o meno normali. Fino a poco prima, la discussione, aveva avuto accenti violenti. I due davano l’impressione di essere incuranti nei confronti della gente che gli passava accanto. Non che cambiasse molto, ma alle volte si fosse trovato a passare un agente di polizia, magari avrebbe chiesto loro il motivo della discussione, diciamola tutta, accesa anziché no.
Mahadi, dunque, dieci in diplomazia. «Discutevamo per una donna, un’amica – spiega – appena arrivata in Italia, di più non voglio dire: situazione complicata». Il giovanotto, ventotto anni, dice, adesso è quieto. Purché non se la prenda, gli diciamo che una spiegazione così immediata e arida di particolari, non ci convince del tutto. «Davvero, una donna…”. Sorride, adesso. Sembra più tranquillo. “Una storia legata a un’amica e, inevitabilmente, ai soldi, pochi intendiamoci, che in un periodo così complicato sono diventati più “piccoli”». Va già meglio. Proviamo ad andare dritti al nocciolo della questione. «Elemosine?».
CIRCOLANO MENO SPICCIOLI…
Si guarda intorno, come se volesse sincerarsi di essere a distanza da occhi e orecchie indiscrete. «Trovare un lavoro che sia umano – torna a spiegare, quasi volesse prendere l’argomento alla larga – non è molto semplice, allora, chiediamo ospitalità a un connazionale; quando non hai una documentazione completa – io ce l’ho, ma periodicamente mi tocca rifare la richiesta d’asilo – può scattare il ricatto, involontario, se vuoi, ma se prima l’amico ti chiedeva duecento euro al mese per un letto al caldo, magari venendo a conoscenza che il permesso di soggiorno sta scadendo, ti chiede almeno cinquanta euro in più, quasi corresse un rischio…».
E i soldi, Mahadi, dove li trova. «Elemosine, appunto – dice – scelgo un locale, un supermercato, un bar nel mio caso, e mi metto in un angolo, aspetto la gente che esce dall’attività commerciale nella speranza che abbia in una mano gli spiccioli del resto… Non appena esce, dico “Buongiorno, signore…”. Non sempre va bene, ma alle volte ci scappano i venti, trenta, ogni tanto i cinquanta centesimi: una volta che mi hanno allungato quelle monetine, “Grazie, signore, buona giornata…”».
Allora, la discussione. «Il bar davanti al quale sostavo io, ha chiuso: rifà i lavori, mi hanno detto, suggerendomi di andare a trovare un altro esercizio, perché ne avranno per almeno due mesi: all’amico stavo spiegando che doveva avere un po’ di pazienza, mancando quei pochi euro giornalieri non avevo di che pagarlo, così mi stava urlando che a lui poco importava…».
ACCENTI PIU’ FORTI
Discussione più accesa. «A un certo punto mi ha detto – ma non metterei la mano sul fuoco che stesse dicendo davvero, per questo ho fretta di incontrarlo daccapo e chiarire questo aspetto – che a lui non fregava niente, che potevo anche andare a rubare, purché gli portassi i soldi; non gli ho fatto finire il discorso, l’ho zittito con un onesto “Ma stai scherzando? Rubare per portarti quei quattro soldi che ti prendi ogni mese senza far nulla?”. La discussione a quel punto è degenerata. Non ci siamo messi le mani addosso perché siamo amici, lo siamo davvero, ma questo malessere da virus che sta interessando tutto il mondo, sta creando un malcontento: negli italiani che restano in casa, rischiano di perdere il lavoro e non hanno più tanta voglia di sorridere, men che meno di darti quei venti centesimi che a me facevano comodo».
Mahadi, prendi un bel caffè. «Preferisco un cornetto – spiega con educazione – non ho fatto colazione, devo mettere qualcosa sullo stomaco». Vada per il cornetto, accompagniamolo con una bella tazza di latte. «Vuoi sapere com’è andata – sorride il ventottenne nigeriano – vuoi “comprarmi”… L’ho capito subito, che volevi conoscere il motivo del litigio, a tutti i costi». Tutti i costi, ci sembra esagerato. Come grossa sembra “comprarti”. Non cerchiamo scoop, e questo non può esserlo, è solo una delle tante storie di cui ragazzi come te sono protagonisti, purtroppo. Facciamo a meno del finale e non perché siamo permalosi, ma perché quel certo senso di diffidenza potrebbe portarti a raccontarci qualsiasi cosa, una bugia per esempio.
Un aspetto positivo, comunque c’è. Per quanto possa esserlo un diverbio, è che Mahadi e il suo connazionale si chiariranno, senza problemi. Che ci sia di mezzo un’amica o solo un imprevisto, come la chiusura di quel bar che, dopo il Covid, proprio non ci voleva.
«Dovessimo incontrarci un’altra volta – conclude il ragazzone – ti dirò come è andata, vedrai tutto va a posto da solo: una cosa ho imparato stando qui, che le ferite le cura la saggezza, i minuti di una giornata che scorrono lenti: hai litigato al mattino? La sera hai già dimenticato, rifletterci sulle cose può fare solo bene…».