«Rialziamoci…»
Michele Mazzarano, consigliere regionale, fra crisi e accoglienza
«Provvedimenti della Regione Puglia per le fasce più deboli. Immigrati, una risorsa per il territorio: l’Europa lo sa. Non alimentiamo sentimenti xenofobi. L’Italia si faccia carico dell’industria siderurgica, Arcelor-Mittal non è più attendibile. Liberiamoci dalla gabbia dell’acciaio e pensiamo alle nostre potenzialità: mare, cultura, agroalimentare, logistica, aerospazio e altro ancora»
Proseguiamo la nostra serie di confronti su temi diversi con politici e rappresentanti del nostro territorio. Temi che ci stanno particolarmente a cuore, che oscillano dal sociale all’accoglienza, dalla crisi economica a un ripartenza che non sia solo quella dell’acciaio che nelle ultime settimane mostra il fiato corto. Per parlare di questi e altri temi, abbiamo invitato il consigliere regionale del PD, Michele Mazzarano. Più volte impegnato nelle commissioni che si sono occupate di servizi, lavoro e formazione professionale, con abbiamo aperto questa conversazione parlando di politiche non solo comunitarie.
Consigliere Mazzarano, si è occupato di politiche comunitarie. Per una volta parliamo anche di quelle extracomunitarie. Qual è il suo punto di vista sul contributo di migliaia di immigrati nei campi di lavoro, e non solo.
«L’invecchiamento anagrafico della società occidentale, pone le classi dirigenti – quelle europee, innanzitutto – nelle condizioni di valorizzare accoglienza e integrazione con l’innesto di forza-lavoro degli immigrati; questo va fatto all’interno di un sistema ben definito: se però insistesse un sentimento di deregulation, assisteremmo a una deprecabile avversione nei confronti degli extracomunitari presenti nel nostro Paese; in queste ore l’Unione europea sta dimostrando di avere – forse per la prima volta nella sua storia recente – un approccio solidale verso chi più di altri hanno subito l’emergenza sanitaria e le conseguenze economico-sociali provocate dalla stessa. Ciò significa che, con politiche unitarie e comunitarie, l’Europa ha scelto di andare in soccorso ai Paesi più “frontalieri” di altri, e l’Italia è un avamposto. Penso al bacino del Mediterraneo, canale di passaggio per migliaia di immigrati; intervenire con piglio solidaristico significa sostanzialmente farsi carico di eventuali rischi, ma anche opportunità che può attivare questo fenomeno. Se gli italiani vedessero che la presa in carico del tema immigrazione fosse comunitario, di sicuro diminuirebbero sentimenti di razzismo e odio che si sono manifestati negli ultimi mesi».A causa del Covid-19, centoventicinque milioni a fondo perduto per autonomi e professionisti, uno dei provvedimenti adottati dalla Regione per sfidare una crisi di dimensioni inattese.
«L’emergenza sanitaria, economica e sociale, che stiamo attraversando ha colpito in profondità l’economia reale creando una voragine economica senza precedenti dal Dopoguerra ad oggi. Ci sono ceti produttivi, specie i più fragili – operatori economici, commercianti, autonomi con partite Iva – che dopo il colpo subito rischiano di non rialzarsi più. Prevedere a tutti i livelli, stanziamenti a fondo perduto, indennizzi e sussidi per riparare il danno subito, penso sia stato un provvedimento giusto. Bene, dunque, ha fatto la Regione Puglia a destinare una parte delle risorse previste dalla manovra finanziaria anti-Covid – 125milioni su 750milioni di euro complessivi – a fondo perduto per Partite Iva e autonomi, categorie con reddito basso. Settantamila partite Iva in Puglia, riceveranno 2mila euro di bonus per consentirne il riposizionamento sul mercato».
A proposito di lavoro, Arcelor-Mittal. Ha dichiarato che è giunta l’ora delle scelte. A cosa si riferisce in particolare?
«Per lo Stato è giunto il momento della massima responsabilità: l’Italia deve farsi carico di questa grave crisi e risolverla. Non credo ad ulteriori tentativi di responsabilità da parte della proprietà franco-indiana: finora tutti gli impegni, tanto sul versante ambientale quanto su quello industriale sono stati disattesi; i dipendenti sono stati trattati con poco rispetto, il ricorso indiscriminato – senza confronti corretti con i sindacati – alla cassa integrazione, sono stati segnali che hanno palesato le intenzioni di Arcelor Mittal; questione di giorni, settimane al massimo, penso sia arrivato il momento in cui lo Stato deve decidere su come vada prodotto l’acciaio».
Momento propizio per l’industria, secondo lei.
«Sicuramente, intanto per l’innovazione tecnologica, necessaria per rendere meno impattante la produzione di acciaio a Taranto: esistono risorse europee destinate al nostro territorio, definito non a caso “pilota” nel passaggio ad ecologico ed energetico; ciò, infatti, è contemplato dal Piano di transizione della stessa Unione europea per combattere mutamenti climatici e abbattere le emissioni in atmosfera».
Una soluzione ragionevole per dipendenti, industria e territorio.
«Primo passo: rendere compatibile la grande industria con le vocazioni di sviluppo del nostro territorio. Abbiamo bisogno di una fabbrica che produca acciaio “pulito”, esiste un sistema misto altoforni-forni elettrici – a tale scopo il governo dovrebbe consultare studi finanziati a livello europeo – condizione necessaria perché altri vettori possano far compiere il salto di qualità al nostro territorio: penso alla logistica, l’agroalimentare, l’aerospazio; finora siamo stati chiusi nella gabbia della monocultura dell’acciaio, che altro non è stato se non piombo nelle ali di un territorio che non ha mai potuto spiccare un volo in fatto di crescita; abbiamo, per esempio, il mare ma non un’adeguata consapevolezza di cosa sia la “blue economy”: ne parliamo poco e non abbiamo una strategia; riusciremo a valorizzare le nostre risorse solo se queste diventeranno compatibili con l’ambiente e con la vita dei lavoratori e dei cittadini».